Un'Unione dell'uguaglianza

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  Alessandro Micalef
  10 April 2021
  4 minutes, 34 seconds

La questione del razzismo è un problema radicato nelle culture di molti Paesi, se non tutti. Oltre all’“ordinario” disprezzo o timore del diverso, bisogna considerare che storicamente, nei momenti di maggiore difficoltà, le persone sono solite ritrovare in chi è differente il perfetto capro espiatorio cui attribuire ogni male. Persino in quelli che alcuni amano considerare i contesti più democratici, quasi da prendere come esempio, ci si rende conto di come in realtà sia facile abbandonare l'idea di uguaglianza e di diritti condivisi, quando il timore prende il sopravvento.

L’ultimo anno ci ha messo di fronte alla lentezza del progresso sociale della nostra società. Oltre all’uccisione di George Floyd negli Stati Uniti, ennesimo episodio di una lunga serie di violenze nei confronti di persone afroamericane, la pandemia ha risvegliato una forte ondata d’odio anche nei confronti delle persone asiatiche. Questi sono solo due esempi di episodi da associare ad un problema di razzismo diffuso. La violenza di questo tipo è l’ultimo gradino dell’intolleranza, però la scalinata è piuttosto breve.

Un secolo fa le principali vittime di un problema legato alla razza furono gli ebrei, da sempre vittime di pogrom, poi vittime delle stragi nei lager. La domanda che sorge sempre spontanea quando si rivedono vecchi fantasmi di questo tipo è la seguente: si possono fermare definitivamente? Considerando la storia, anche solo quella recente, è difficile dare una risposta affermativa. Potrebbe sembrare una risposta brusca, pessimista o semplice. Dopo il secondo conflitto mondiale sembrava volersi dire “mai più”, ma da allora la violenza razziale non è cessata, ed anzi, sembra essere aumentata negli ultimi anni. Eppure ci siamo dati delle regole a riguardo, per prevenire la ripetizione degli orrori passati e anche per agevolare una nuova visione del multiculturalismo, che vada oltre il “noi” e il “loro”. Queste regole le abbiamo all’interno di costituzioni, trattati, convenzioni ed altri strumenti. Il loro pregio è quello di concepire una società costruita su principi di uguaglianza ed autodeterminazione, il loro difetto sembra essere quello di guardare troppo avanti rispetto alla realtà che le ha fondate.

Queste premesse erano necessarie, perché evitare un confronto con la realtà impedisce anche di poterla cambiare.

È su queste considerazioni che l’Unione Europea ha deciso di fare un passo ulteriore: non ha valutato solo di proporre nuove regole per contrastare il razzismo, e tutto ciò che genera, ma ha deciso anche di adottare un piano d’azione. Ciò è avvenuto lo scorso 18 settembre, con una comunicazione della Commissione. Essa è intitolata: “Un'Unione dell'uguaglianza: il piano d'azione dell'UE contro il razzismo 2020-2025”. Non si tratta quindi di una codificazione, di una nuova “Carta”. Si tratta di un piano d’azione, che quindi deve essere un progetto per un’applicazione concreta di quelli che sono i valori fondanti l’Unione Europea. L’importanza di questa scelta è una comprensione del limite stesso delle regole, che se non vengono attuate restano lettera morta.

Questo piano d’azione si compone di una moltitudine di progetti, che spaziano in tutti gli ambiti in cui l’Unione abbia competenza: dalla formazione delle forze di polizia alla sanità, dall’istruzione allo sport. Questo progetto non comprende solamente un’azione apicale, ma richiede una partecipazione concreta di tutti quelli che sono gli Stati Membri dell’UE, a livello territoriale oltreché nazionale. A tal proposito la Commissione, tra le altre cose, incoraggia gli Stati Membri ad adottare piani d’azione nazionali contro il razzismo entro la fine del 2022.

Merita di essere sottolineato che nel documento si trova un intero capitolo, il terzo, intitolato: “Il razzismo strutturale: affrontare il problema di fondo”. In questo si incoraggiano coloro che più sono idonei a fungere da tramite, appunto da “media”, ad intervenire per costruire quello che dovrebbe essere un dibattito inclusivo ed onnicomprensivo, e che non sfoci nella banalità degli insulti e dell’hatespeech che invadono i social media. La stessa commissione ha promosso un primo “Vertice europeo contro il razzismo” (European Anti-Racism Summit) il 19 marzo del 2021, dopo averlo annunciato nel piano d’azione. In tale sede la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha riaffermato l’importanza di contrastare il razzismo non solo nei contesti quotidiani, ma anche con riferimento alle opportunità di lavoro, che vedono svantaggiate le persone appartenenti a minoranze etniche.

È previsto inoltre che venga nominato un coordinatore antirazzismo presso la Commissione, che abbia la funzione di farsi portavoce delle minoranze etniche e razziali.

Le idee contenute all’interno del piano d’azione vanno di pari passo con il Pilastro Sociale Europeo di recente presentazione, e individuano dei propositi che se realizzati potranno portare ad una società maggiormente inclusiva.

Ciò che deve essere importante ricordare, però, è che il processo per un’evoluzione sociale non possa essere pensato come una svolta radicale da attuarsi da un giorno all’altro, quanto un percorso che sia necessario coltivare e sostenere negli anni, nonostante eventuali difficoltà e battute d’arresto.

A cura di Alessandro Micalef

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Per il testo completo del “Piano d’azione dell’Unione Europea contro il razzismo 2020-2025”: https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/a_union_of_equality_eu_action_plan_against_racism_2020_-2025_it.pdf

Per il testo (in lingua inglese) del discorso della Presidente della Commissione europea al Vertice europeo contro il razzismo del 19 marzo 2021: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/speech_21_1265

Si rinvia inoltre, per approfondimenti, all’ultimo bollettino della Fundamental Rights Agency dell’UE (in lingua inglese), che si occupa della situazione dei diritti umani all’interno dell’Unione durante la pandemia: https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/fra-2020-coronavirus-pandemic-eu-bulletin-november_en.pdf

https://pixabay.com/it/photos/...

https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2021/690525/EPRS_BRI(2021)690525_EN.pdf

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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Unione Europea razzismo