Una Proteina contro il Cancro

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  Redazione
  29 March 2019
  2 minutes, 31 seconds

Come anticipato dal post dello scorso venerdì, nell’articolo di oggi andremo ad occuparci della recente scoperta effettuata dal Professor Antonio Giordano e dal suo team di ricerca presso i laboratori della Sbarro Health Research Organization di Philadelphia.

Da anni, ormai, il professor Giordano occupa le prime pagine della cronaca medica grazie al ruolo di spicco che riveste nel campo oncologico; il suo contributo nel settore, già di per sé rilevante, è divenuto ancor più significativo grazie alla scoperta avvenuta circa due settimane fa.

La scoperta è incentrata sulla proteina HNRNPD ed il ruolo fondamentale che essa ricopre nella lotta contro i tumori; dopo anni di ricerca e sperimentazioni condotte da un team internazionale, che, oltre a S.H.R.O, vede coinvolti anche l’Università di Siena e l’Istituto Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli, è stato riscontrato un nuovo ruolo ricopribile da questa proteina - già nota in questo campo per la sua funzione nella regolazione dell’espressione genetica.

Nello studio pubblicato su una delle più importanti riviste del settore, la Nucleic Acid Research, gli scienziati spiegano come, una volta che i nostri meccanismi di riparazione non funzionano più in maniera adeguata, si possono verificare gravi patologie, tra cui anche tumori. Proprio nello sviluppo del cancro, gioca un ruolo fondamentale l’abilità che hanno le cellule di riparare il DNA danneggiato.

È esattamente in questo processo che si concentra l’essenza della scoperta: come abbiamo detto, dopo il danno al DNA, le cellule attivano un processo di riparazione che, tuttavia, risulta compromesso qualora si vada a silenziare l’espressione della proteina HNRNPD; se si procede con l’eliminazione totale di questa proteina, il team di ricerca ha scoperto che si compromette la risposta cellulare al danno del DNA indotta da alcuni farmaci chemioterapici, come ad esempio la camptotecina e l’olaparib, rendendo le cellule tumorali più sensibili a questi farmaci.

Per riuscire ad identificare questa proteina, gli scienziati hanno utilizzato una struttura sintetica di DNA come “esca” per poter così catturare le proteine nucleari. Tra le proteine isolate, la scelta degli scienziati è ricaduta sulla HNRNPD, poiché la sua perdita induce senescenza cellulare e l'invecchiamento prematuro nei topi: queste sono due caratteristiche che gli esperti associano ad una risposta difettosa al danno del DNA.

Grazie a questa rilevante scoperta, che ha avuto grande risonanza a livello mondiale, l’intera équipe di ricercatori si augura di poter portare la cura del cancro ad un livello superiore. La speranza é pertanto quella di avvicinarsi sempre di più ad una soluzione finale, con l’auspicio che questa rivelazione possa essere utile non solo nell’ambito della ricerca oncologica, ma anche per la cura e la risoluzione di altre patologie gravi che affliggono il nostro organismo.

A cura di Matteo Bergamini

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