Sempre più attenzione alla sostenibilità nelle scelte promosse dalle istituzioni europee

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  Tiziano Sini
  04 March 2021
  4 minutes, 33 seconds

Dopo un lunghissimo e piuttosto tortuoso iter, trova finalmente piena realizzazione il Recovery and Resilience Facility, la parte economicamente più sostanziosa del piano per la ripresa europea, che comprende circa 672,5 miliardi dei 750 miliardi totali del Next Generation Eu. Questo a seguito dell’adozione, da parte del Parlamento europeo, lo scorso 10 febbraio, della risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza[1].

A tal proposito diventa essenziale soffermarsi sui principi che hanno guidato l’azione delle istituzioni europee.

Si è affermata da tempo la necessità di realizzare una ripresa europea fortemente sostenibile. Per questo motivo, centrale sarà la valorizzazione degli obiettivi già in precedenza programmati dall’European Green Deal.

A rendere ancora più cogente questo impegno è stata la Commissione che, lo scorso 12 febbraio, attraverso l’adozione degli orientamenti tecnici sull’applicazione del principio “non arrecare un danno significativo” contro l’ambiente, a norma dello stesso dispositivo per la ripresa e la resilienza, ha voluto introdurre un importantissimo presidio che sancisse in maniera chiara l’impegno che le istituzioni si sono preposte.

Un principio cardine, quest’ultimo, nell'ambito del virtuoso piano per la "transizione verde", recepito, per quanto timidamente, anche all’interno del Next Generation Eu.

Questo aspetto aveva sollevato però non pochi dubbi, soprattutto dopo quanto negoziato al Consiglio europeo del 17-21 luglio, proprio per il fatto che non fossero presenti forti evidenze che ne sottolineassero l’importanza centrale ed il pieno rispetto dell’attuazione, tranne un breve passaggio nel documento di intesa.

Dubbi fortunatamente fugati attraverso l’introduzione dei nuovi orientamenti tecnici, che istituiscono uno strumento chiaro che consenta di attuare il principio di “non nuocere all’ambiente”, anche all’interno dei Pnrr (Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza).

Le importantissime indicazioni fornite dalla Commissione ripropongono quanto già disciplinato dall’art.17 del regolamento della Tassonomia[2], (regolamento (UE) 2020/852 relativo all'istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili, tramite la definizione di un sistema di classificazione delle attività economiche ecosostenibili), con la finalità di delineare un sistema che garantisca il pieno rispetto di questo principio, con un ruolo essenziale sin dalla fase di programmazione degli interventi, attraverso il contributo fornito dai Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza.

Diventerà, infatti, indispensabile nella valutazione da parte delle istituzioni (Commissione e Consiglio) della piena attuazione di tale requisito nei suddetti piani[3].

Il principio sopra citato, il cui acronimo è Dnsh (Do Not Significant Harm), ripropone quindi i medesimi obiettivi della Tassonomia europea:

  • mitigazione dei cambiamenti climatici;
  • adattamento ai cambiamenti climatici;
  • uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine;
  • transizione verso un’economia circolare;
  • prevenzione e riduzione dell’inquinamento;
  • protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

In questo frangente, è ovvio come la tipologia di interventi costituirà un elemento non secondario per il pieno rispetto degli obiettivi sopra elencati, a causa della maggior possibilità di incidere negativamente nella questione ambientale. Allo stesso tempo, come ha ricordato la Commissione, l’importanza della valutazione Dnsh non deve diventare un deterrente per la limitazione di riforme ed investimenti strategici in settori chiave - come quello industriale, di traporti e nel settore energetico -, ma ne deve essere incentivo per interventi altamente sostenibili.

Proprio su quest’ultimo aspetto è molto importante tenere in considerazione un ulteriore peculiarità: la valutazione Dnsh non dovrà essere effettuata a livello del Pnrr e delle singole componenti, ma dovrà rifarsi alla singola misura, senza nessuna diversificazione fra investimenti e riforme. A ciò dovrà far seguito un’attenta attività di programmazione, che consenta di definire con chiarezza il pieno rispetto degli obiettivi a livello di target intermedi e finali.

In questa fase molto delicata, quindi, in cui gli Stati dovranno muoversi con cautela, è intervenuta nuovamente la Commissione che, per agevolare il non semplice compito di rispettare e garantire in maniera pedissequa quanto preposto, ha introdotto nell’"allegato I" una lista di supporto[4].

La decisione è finalizzata a facilitare le valutazioni condotte di fronte a ciascuna misura.

Il sistema è estremamente semplice e diretto: di fronte ad ogni tipologia di intervento, dovrà essere condotta un’analisi comparata con la griglia presentata all’interno della lista di controllo, con la peculiarità che il responso sia sempre negativo, a riprova che l’intervento non arrecherà danni ambientali[5].

In conclusione, quindi, queste ultime decisioni sembrano aver fornito la quadra sull’andamento che caratterizzerà il prossimo futuro europeo, superando quelle criticità sorte soprattutto dopo il Consiglio europeo dello scorso luglio (17-21). Questo grazie alla spinta virtuosa del Parlamento, che ha saputo recepire istanze nuove provenienti da molte organizzazioni e dalla società civile, finalizzate a realizzare un percorso virtuoso relativo alla ripresa.

Un atteggiamento che si denota, in primo luogo, dalla forte volontà di introdurre il sopracitato regolamento, ma anche di impegnare il 37% della spesa totale di ciascun Piano nazionale per il sostegno degli obiettivi climatici. Questi interventi orientano quelle che erano tendenze positive e di rinnovamento contenute nella proposta della Commissione, inerente al Next Generation Eu, valorizzando allo stesso tempo il percorso tracciato dall’European Green Deal e dall’Agenda 2030.

[1] https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/c_2021_1054_it.pdf

[2] https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/banking-and-finance/sustainable-finance/eu-taxonomy-sustainable-activities_en

[3]https://ec.europa.eu/italy/news/20210212_dispositivo_per_la_ripresa_e_la_resilienza_la_commissione_adotta_orientamenti_per_proteggere_l_ambiente_it

[4] https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/c_2021_1054_f1_annex_it.pdf

[5] https://asvis.it/rubrica-europa-e-agenda-2030/1339-9050/piani-nazionali-di-ripresa-e-resilienza-senza-lasciare-nessuno-indietro-

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