Sarà Catalogna?

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  Fabio Di Gioia
  22 September 2017
  2 minutes, 32 seconds

Una vera e propria insurrezione popolare è scoppiata a una settimana dal referendum (previsto per il 1° ottobre) che, anche se considerato illegale, potrebbe segnare una pagina importante della Spagna moderna.

Migliaia di manifestanti continuano a sfilare sulla Rambla in segno di protesta contro le "forze di occupazione" dopo che martedì la Guardia Civil spagnola, con regolare mandato, ha perquisito i ministeri dell'economia, degli affari esteri, la gendarmeria e l'esecutivo arrestando anche 14 persone tra cui Josep Maria Jové, membro del governo catalano che ora rischia fino a 15 anni di carcere.

La decisione del primo ministro del governo centrale Mariano Rajoy arriva dopo che il presidente catalano Carles Puigdemont ha dichiarato di continuare per una "nuova legalità catalana" in aperto dissenso alla decisione della Corte Costituzionale spagnola con cui il 12 settembre la stessa aveva sospeso la legge catalana che definisce il "quadro giuridico per la formazione di uno stato indipendente" (votata il 6 settembre con 72 voti a favore, 12 astenuti e 0 contrari). Rajoy ha poi giustificato dichiarando che " i giudici della Corte Costituzionale si sono espressi contro il referendum e noi come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza".

Durante l'operazione Anubis i militari hanno sequestrato la quasi totalità delle notifiche di convocazione ai seggi referendari e 10 milioni di tessere elettorali. Puigdemont ha commentato in proposito che "è stata sospesa la democrazia, il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa" e ha poi invitato i cittadini catalani a dare una risposta "ferma, con atteggiamento civile e pacifico". Anche il sindaco di Barcellona Ada Colau si è espresso in maniera fortemente negativa "è uno scandalo democratico che si requisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. difendiamo le istituzioni catalane"

In manette anche Pep Masoliver, direttore tecnico della fondazione PutCat (responsabile dell'assegnazione dei domini catalani sul web) arrestato con lo scopo di oscurare il sito che promuove il referendum.

Il 15 settembre il governo centrale aveva già tentato in prima battuta il blocco dei fondi federali per impedire che venissero utilizzati soldi pubblici per promuovere il referendum, e successivamente aveva minacciato il ricorso a "misure eccezionali".

Il Portavoce della commissione UE Margaritis Schinas ha dichiarato "Rispettiamo l'ordine costituzionale della Spagna. È in seno a questo che le questioni dovranno o potranno essere affrontate"

Con Rajoy anche l'opposizione con Pedro Sanchez e Albert Rivera leader di Ciudadanos. Podemos unico partito a favore del referendum propone comunque una linea di dialogo con il governo catalano, mentre Pablo Iglesias attacca "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".

Il movimento indipendentista nato nel 2010 sta mettendo a dura prova il sistema democratico spagnolo e si teme un nuovo sanguinoso conflitto nel paese che solo il 29 dicembre 1978 ha abbandonato il regime dittatoriale del Generale Francisco Franco.

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L'Autore

Fabio Di Gioia

Dottore in Scienze internazionali ed istituzioni europee, attualmente si sta specializzando nel corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali. È stato Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Referente di Segreteria e co-ideatore del progetto TrattaMI Bene. È ora Caporedattore e autore per la sezione Diritti Umani.

Bachelors degree in International Sciences and European Institutions, currently majoring in International Relations. He has served as Chairman of the Board of Auditors, Secretariat Liaison, and co-creator of the TrattaMI Bene project. He is now Editor-in-Chief and author for the Human Rights section.

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Spagna Referendum Indipendenza