La situazione dei bambini in Afghanistan dopo il ritorno al potere dei Talebani

  RAISE
  Rebecca Scaglia
  11 September 2021
  3 minutes, 5 seconds

In Afghanistan, le persone sfollate all'interno del Paese sono mezzo milione e oltre diciotto milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, la metà delle quali sono bambini. La siccità colpisce ancora il Paese e il dominio dei talebani sul territorio fa temere per un drastico peggioramento della situazione. Nelle ultime settimane, infatti, la guerra combattuta in Afghanistan è entrata in una fase ancora più letale e distruttiva della precedente e le immagini dei genitori che spingono i propri figli oltre il filo spinato, affidandoli ai soldati all’aeroporto di Kabul, ne sono il simbolo.

In un Paese in cui, secondo il rapporto “Preserving Hope in Afghanistan: Protecting children in the world’s most lethal conflict” dell’UNICEF – United Nation International Children Fund – del dicembre 2019

  • 3,8 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria,
  • 1 ragazza su 3 si sposa prima di compiere 18 anni,
  • 3,7 milioni di bambini in età scolare sono fuori dal sistema educativo,
  • 600.000 bambini sotto i 5 anni soffrono di grave malnutrizione,
  • il 30% dei bambini è coinvolto nel lavoro minorile,
  • 400.000 giovani afghani entrano ogni anno nel mercato del lavoro in gran parte privi delle competenze professionali necessarie,

le recenti e fin troppo tragiche evoluzioni del conflitto più distruttivo al mondo per i bambini non possono che destare una tremenda angoscia.

L’UNICEF si è detto molto preoccupato per il rapido aumento di gravi violazioni contro i diritti dei bambini e profondamente turbato dalle notizie secondo cui un numero indefinito di bambini è stato – e viene tutt’ora – reclutato dai gruppi armati nel conflitto. La situazione umanitaria del Paese, già precaria, è ormai venuta ad aggravarsi a causa di una triplice crisi: gli sviluppi della guerra, la terza ondata dell’epidemia da COVID-19 e la costante siccità. L’UNICEF ritiene che, senza un'azione urgente, entro la fine dell’anno quasi due milioni di bambini avranno bisogno di assistenza umanitaria per acqua e servizi igienico-sanitari, mentre oltre un milione di bambini sotto i cinque anni soffrirà di Malnutrizione Acuta Grave. Peraltro, per via della chiusura delle scuole dovuta al virus COVID-19 e al conflitto, ad oltre 9,5 milioni di bambini è stato negato il diritto a un'istruzione. Infine, è d’obbligo ricordare che, nel solo 2021, negli scontri tra forze governative e talebani sono morti ben cinquecento bambini e ne sono rimasti feriti altri mille e cinquecento.

Il dramma in cui sono costretti a vivere milioni di bambini assume diverse forme. Nel Panshir, dove la Resistenza ha lottato fino allo stremo delle forze – e in realtà, secondo alcune fonti, starebbe ancora lottando – all’incirca sette donne in gravidanza su dieci avrebbero scelto, già molto tempo prima che i Talebani prendessero Kabul, di non recarsi in ospedale per partorire o effettuare le visite mediche necessarie. Le conseguenze, come prevedibile, sono state disastrose, con un aumento esponenziale di complicanze e di morti durante il parto. La repressione esercitata dai Talebani nei confronti delle donne e dei loro diritti ha prodotto anche altre ripercussioni, che in buona parte hanno inciso sui diritti – già raramente rispettati – delle ragazze e delle bambine. Ad esempio, all’indomani del ritorno al potere da parte dei Talebani, a Herat ragazze e bambine sono tornate a scuola coprendosi con il tradizionale velo islamico: l’hijab. Non può che lasciare l’amaro in bocca il fatto che questo accada in un Paese in cui, da molto tempo prima del ritorno al potere dei Talebani, le ragazze rappresentavano ben il 60% della popolazione minorile esclusa dal sistema scolastico e, nelle province più colpite dal fenomeno discriminatorio, addirittura l’85%.

Le fonti sono liberamente consultabili:

- https://www.unicef.it/media/af...

- www.larepubblica.it

- www.ansa.it


A cura di Rebecca Scaglia

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