Questo mese in Europa

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  Michele Bodei
  27 May 2021
  6 minutes, 28 seconds

I contagi da Coronavirus, in Europa, sono crollati: dai 132 mila casi registrati il 6 maggio ai 76 mila del 16 maggio, un dimezzamento in 10 giorni. L’avvio alle riaperture è stato una conseguenza immediata nella maggior parte dei paesi europei, non solo per l’Italia, con il passaggio in zona gialla per tutte le regioni. La Spagna ha revocato lo stato d’emergenza in vigore da ottobre, anche se alcune restrizioni continuano su facoltà delle comunità autonome. E’ stato rimosso il coprifuoco in Belgio – dove hanno riaperto caffè, bar e ristoranti all’esterno - mentre in Francia è stato soltanto spostato dalle 19 alle 21. In Germania, sono state allentate le restrizioni nei confronti dei cittadini vaccinati, che possono incontrarsi senza limitazioni di numero. In Grecia hanno riaperto bar, spiagge e musei.

Complice di questi buoni risultati è il successo della campagna vaccinale. In Germania, Francia e Italia metà della popolazione ha ricevuto la prima dose, ma meno del 20% la seconda. In cima alla classifica degli stati Ue troviamo l’Ungheria, con il 30% della popolazione completamente vaccinata. E’ andata meglio ai paesi extra-Ue come il Regno Unito – dove sono stati vaccinati un terzo dei cittadini – ma anche la Serbia, che ha superato il 25%. La somministrazione nell’Unione è riuscita a proseguire nonostante gli intoppi: dopo aver agito legalmente contro AstraZeneca per i ritardi nella consegna delle dosi, Bruxelles ha deciso di non rinnovare il contratto di fornitura con la casa farmaceutica.

Oltre al drastico calo di contagi, in tutto il continente è sceso ancor di più il numero di casi in terapia intensiva e di morti. Il fenomeno potrebbe essere stato favorito dalle temperature primaverili, oltre che dai vaccini. Intanto, i paesi europei si preparano all’apertura al turismo internazionale, mentre l’Unione Europea sta ufficializzando il certificato che permetterà di viaggiare in sicurezza. Si chiamerà Eu Digital Covid Certificate e il Parlamento voterà le sue regole di funzionamento tra il 7 e il 10 giugno. I governi nazionali si preparano anche ad accogliere i turisti extra-Ue il prossimo mese, seppur con certe preoccupazioni: la Germania ha bandito i viaggi dal Regno Unito, nel timore della diffusione della variante indiana del Covid.

L’EUSP – European Union Space Programme – e il GSA – l’Agenzia del GNSS europeo – sono state inglobate nell’EUSPA: la European Union Agency for the Space Programme. Si tratta di un ampliamento dell’impegno europeo nel settore spaziale, poiché sono stati stanziati quasi 15 miliardi nel progetto nel bilancio 2021-2027. La nuova agenzia avrà lo scopo di implementare la sicurezza e lo sfruttamento dell’EGNOS – la rete satellitare europea – e di Galileo – il sistema di navigazione satellitare civile europeo. L’ente coopererà anche con l’ESA: l’Agenzia spaziale europea, che coinvolge anche altri paesi al di fuori dell’Unione. Bruxelles, con l’EUSPA, punta a offrire opportunità commerciali ai cittadini europei, verso la transizione verde e digitale a cui punta la Commissione.

La nuova burocrazia sulla regolamentazione della pesca post-brexit ha portato Francia e Regno Unito a schierare navi militari intorno all’isola di Jersey. Le nuove regole sulla pesca impongono ai cittadini europei di ottenere una licenza britannica per poter pescare nell’isola. Il governo francese ha ritenuto questo provvedimento tempestivo e non conforme all’accordo commerciale tra Regno Unito e Brexit, mentre la lentezza nell’ottenere queste licenze ha spazientito i pescatori francesi. La loro protesta è stata accolta dal governo dell’Eliseo, il quale ha minacciato di tagliare la corrente elettrica all’isola, alimentata da cavi sottomarini francesi. I pescatori francesi hanno bloccato il porto principale di Jersey, quindi il governo britannico è intervenuto con una nave della marina militare. In poco tempo, si sono schierate le motovedette francesi, ma l’escalation non è degenerata e si è dissolta in poche ore. Per la prima volta dopo decenni, due paesi europei – membri della Nato – cadono in un incidente diplomatico di questo livello. A causare tutto ciò è stato un cavillo giuridico di un accordo molto articolato, che tocca molti ambiti. È il caso di preoccuparsi per altre situazioni di questo tipo in futuro?

L’Antitrust europeo ha inviato contestazioni formali all’azienda Apple per abuso di potere dominante. Non è la prima volta che la società informatica finisce nel mirino della Commissaria per la concorrenza - Margrethe Vestager. Questa volta a far scattare la procedura è stato un reclamo del competitor Spotify. L’accusa è che attraverso l’app store, Apple condiziona le scelte dei servizi di streaming musicale degli utenti che utilizzano i suoi dispositivi, alterando la concorrenza. L’azienda accusata si difende evidenziando come Spotify sia oggi il fornitore numero uno di servizi musicali in streaming, mentre la proposta di pubblicizzare offerte alternative non è, di fatto, praticata in nessuno store digitale. La Commissione sta monitorando la situazione, poiché teme che Apple possa offrire i suoi servizi – mostrati in primo piano rispetto alla concorrenza – a prezzi più alti.

Se consideriamo il Mediterraneo come un confine per l’Europa, allora possiamo dire che ci sono due questioni molto importanti per la politica dell’Unione in questo momento.

Nello Stretto di Gibilterra, la Spagna è intervenuta a Ceuta - la città enclave sulle coste del Marocco - mandando l’esercito a pattugliare il confine, per fermare l’afflusso di immigrati irregolari. Sanchez intende negoziare il rimpatrio con Rabat e chiede il sostegno di Bruxelles. Il commissario agli Affari interni, Ylva Johansson, ha manifestato preoccupazione perché “i confini spagnoli sono anche confini europei”, mentre Ursula von der Leyen ha promesso di impegnarsi ad approfondire i rapporti con il Marocco al fine di aggiustare la situazione.

Lo scenario è ancora più critico dall’altra parte del Mediterraneo, dove i bombardamenti tra Israele e Palestina hanno destato preoccupazioni nell’opinione pubblica di tutto il mondo. Tra i governi europei la posizione assume sfumature diverse. La Germania ha auspicato al cessate il fuoco, ma ha espresso solidarietà nei confronti di Tel Aviv. La Francia si è dimostrata più neutrale e, insieme a Egitto e Giordania, ha avanzato una delle proposte per raggiungere una tregua, cercando di deferire la questione alle Nazioni Unite e al multilateralismo. Bisogna considerare che lo Stato di Israele è riconosciuto in quasi tutto il mondo e ha relazioni diplomatiche stabili con tutti i paesi europei, mentre la Palestina è riconosciuta dalle Nazioni Unite soltanto come membro osservatore e le relazioni con l’Europa sono scarse rispetto a quelle con Tel Aviv. I punti comuni individuati dall’Unione sono: la conferma del riconoscimento dei confini del 1967, l’invito a Israele a cessare i lavori di costruzione su Gaza – impegnandosi nella ricerca di altri metodi legali - e la condanna della violenza da ambo le parti. All’undicesimo giorno di conflitto, Tel Aviv e il governo di Hamas hanno accettato il cessate il fuoco – dopo le pressioni statunitensi e di tutto il mondo – accettando la proposta egiziana di rivolgersi alle Nazioni Unite, nella speranza che non riprenda il conflitto.

Un volo della compagnia aerea Ryanair in partenza da Atene è atterrato a Minsk, in Bielorussia, anziché in Lituania. Il pilota ha dichiarato di aver dirottato la destinazione a seguito della segnalazione di una “potenziale minaccia alla sicurezza a bordo” da parte di un jet militare bielorusso. Le autorità locali, a seguito dell’atterraggio, hanno arrestato un giornalista bielorusso a bordo, che nei mesi precedenti aveva contestato l’esito delle elezioni del 2020. Successivamente, l’aereo è ripartito ed è giunto a destinazione, ma non ha lasciato indifferenti i vertici di Bruxelles. Sia Ursula von der Leyen sia Josep Borrell hanno condannato l’intrusione della Bielorussa, considerata inammissibile. Della situazione si occuperanno anche l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile e la Nato, che intendono indagare sull’accaduto.

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Michele Bodei

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