Per fare a meno di Mosca

L’Europa vuole sostituire il gas russo con quello israeliano e aumentare l’uso di fonti rinnovabili

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  Michele Bodei
  20 June 2022
  4 minutes, 23 seconds

Sono passati quattro mesi dall’inizio della invasione russa in Ucraina. Il conflitto armato continua senza l’ombra di una conclusione all’orizzonte. Mosca è sempre più lontana dall’Europa, che ha già deliberato un sesto pacchetto di sanzioni. Una delle più grandi preoccupazioni per Bruxelles in questo momento riguarda la fornitura di energia e gas, per la quale gli stati dell’Unione hanno fino ad oggi dipeso dalla Russia e che nella crisi diplomatica in corso è diventata uno strumento di ricatto.

Le direzioni che si stanno prendendo sono due. Da un lato, è in arrivo un accordo con Egitto e Israele per sostituire sostituire le importazioni russe, mentre dall’altro, l’Europa guarda alle energie rinnovabili ed a un possibile acceleramento verso gli obiettivi del New Green Deal.

Storico accordo con Egitto e Israele per il gas

Ursula von der Leyen, durante la sua visita a Il Cairo del 15 giugno, ha firmato un memorandum d’intesa con i due paesi. In conferenza stampa, la presidente della Commissione ha dichiarato di volersi liberare della dipendenza dai combustibili fossili russi e di puntare a una diversificazione degli approvvigionamenti.

Che cosa prevede in particolare l’accordo? Nel memorandum è stato promesso l’impegno a sviluppare una fornitura regolare di gas con tutti i paesi membri, in linea con i prezzi di mercato e con gli obiettivi a lungo termine di decarbonizzazione previsti dall’Accordo di Parigi. In dettaglio, il gas fornito è israeliano, ma trasportato attraverso l’Egitto con un’infrastruttura GNL – ovvero una rete di navi container adatte al trasporto di gas liquefatto. Questo sistema per esportare il gas è già esistente e un forum internazionale è già in corso dal 2020 a implementarlo. Si chiama EastMed – o EMGF: East Mediterranean Gas Forum - e coinvolge Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Giordania e Palestina, ma un accordo che coinvolge l’Unione Europea può garantire di ridurre ulteriormente i costi e di aumentare considerevolmente la provvigione a un ritmo più accelerato. Come prevede l’accordo, la partecipazione di Bruxelles servirà anche al finanziamento e allo sviluppo di nuove tecnologie per migliorare la produzione e il trasporto del gas.

La visita in Egitto non si è limitata alla collaborazione energetica. Von der Leyen ha promesso un aiuto di 100 milioni al Cairo per far fronte alla crisi alimentare causata dalla guerra nella regione, infatti il paese dipende da Russia e Ucraina per oltre l’80% del grano consumato. La presidente ha aggiunto di voler investire nella produzione alimentare, al fine di garantire un significativo miglioramento della qualità della vita nel paese arabo.

Un’Europa più verde?

Von der Leyene ha parlato di “diversificare”, riferendosi per tanto anche allo sviluppo di fonti rinnovabili, in conformità con gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 riguardo le emissioni. La Commissione ha di recente elaborato una nuova strategia europea sul solare e ora si sta valutando anche di impiegare i fondi del Recovery Fund che non sono ancora stati utilizzati. Il Next Generation EU si rivolgeva a diverse missioni – non solo all’ambiente e alle fonti rinnovabili – ma la Commissione sta valutando di proporre agli stati membri di cambiare la destinazione dei fondi: spostando 45 miliardi dal fondo per la coesione, ma anche 7,5 miliardi dalla politica agricola comune e altri 72 dal budget generale dell’Unione.

La decisione non è ancora definitiva ed è necessario affrontare un importante processo legislativo, anche se si sta parlando di un problema imminente. Diverse fabbriche europee hanno già dovuto chiudere a causa della dipendenza dal gas russo. Un altro problema che tocca la conversione alle fonti rinnovabili riguarda i costi. I prezzi di nicchel, litio, neon gas e altri metalli necessari per la costruzione di attrezzature e impianti per la produzione di energia eolica e solare stanno aumentando proprio a causa della guerra. È un impegno a lungo termine che – per quanto indispensabile – potrà avere i suoi effetti collaterali e non avere il pieno appoggio di tutti gli stati membri.

Soluzioni a lungo termine per problemi imminenti: siamo arrivati al punto di non ritorno con la Russia?

È interessante notare gli interessi delle parti manifestati nell’accordo con Cairo e Tel Aviv. Mentre l’Europa è interessata alla fornitura di gas, Egitto e Israele hanno bisogno di rimediare alla carenza di grano: due questioni strettamente legate alla guerra in Ucraina. Stiamo assistendo alle concrete conseguenze dell’evento che è stato definito “spartiacque”. Il mondo diplomatico e i governi si stanno mobilitando a cercare soluzioni per fare a meno di Mosca. A valutare dagli impegni intrapresi – sia per quanto riguarda l’accordo sul gas, sia lo slancio verso le fonti di energia rinnovabili – la posizione europea contro Putin sembra cristallizzarsi. Bruxelles risponde alla crisi energetica scegliendo delle strade dalla quale sarà difficile svincolarsi nel lungo periodo.

Immagine: https://unsplash.com/s/photos/...

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Michele Bodei

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