La relazione problematica tra Mali e ONU continua: il 20 luglio le autorità maliane hanno espulso Olivier Salgado, il portavoce della missione delle Nazioni Unite nel paese (MINUSMA), per i commenti sull’arresto di quarantanove soldati ivoriani il 10 luglio all’aeroporto di Bamako. I militari, accusati dal governo maliano di essere dei mercenari, facevano parte del contingente della MINUSMA.
L’arresto dei militari ivoriani ha scatenato uno scontro diplomatico tra Yamoussoukro e Bamako. La Costa d’Avorio ha chiesto il rilascio immediato dei soldati, dichiarando che le comunicazioni dell’arrivo dei soldati nel paese sotto la missione ONU erano state concordate in precedenza.
La MINUSMA è la Missione Multidimensionale Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione del Mali. È stata creata dalla risoluzione 2100 il 25 aprile 2013: la sua missione è di sostenere il processo di pace in Mali. Nell'ambito del ripristino dell'autorità dello Stato maliano nei territori precedentemente sotto il controllo dei gruppi armati, la MINUSMA sta avviando numerose attività a beneficio sia delle forze di sicurezza che della popolazione.
Le autorità maliane hanno ordinato ieri l’espulsione del portavoce della United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA), Olivier Salgado, accusato di aver diffuso “informazioni inaccettabili” sul caso dei 49 soldati ivoriani detenuti da più di una settimana a Bamako. Il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione maliano ha inviato ieri a Daniela Kroslak, vice-rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU nel Paese, a capo di MINUSMA, una notifica, ordinando a Salgado, portavoce della missione, di lasciare il paese entro 72 ore. L’accusa di diffusione di “informazioni tendenziose e inaccettabili” fa riferimento alla serie di pubblicazioni di Salgado su Twitter nelle quali avrebbe dichiarato senza alcuna prova che le autorità maliane erano state precedentemente informate dell’arrivo di 49 soldati ivoriani con un volo civile il 10 luglio 2022. Il comunicato di Bamako insiste tuttavia sulla disponibilità del ministro degli Esteri, Abdoulaye Diop, a mantenere il dialogo e a proseguire la cooperazione con tutti i suoi partner internazionali, compresa la missione stessa.
La MINUSMA, alla luce dell’espulsione del suo portavoce da parte delle autorità di transizione del Mali, ha affermato di “prendere atto di questa decisione di cui si rammarica profondamente”. Salgado, cittadino franco-belga, è uno dei volti più noti della missione, presente fin dall’inizio del mandato, che vanta quindi 9 anni di esperienza nel contingente, centinaia di pubblicazioni, conferenze stampa e visite diplomatiche. Nel suddetto comunicato della MINUSMA si riconferma comunque la volontà di continuare l’impegno militare del mandato della Missione.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite, d’altra parte, deplora profondamente questa decisione e tenta di chiarire la richiesta delle autorità maliane. Severe sono state le parole del portavoce aggiunto del segretario generale delle Nazioni Unite, Farhan Haq, che ha reagito duramente all’ordine di espulsione del portavoce della Missione Olivier Salgado, emesso ieri dalle autorità maliane. «Siamo consapevoli e profondamente rammaricati della decisione delle autorità maliane di chiedere al portavoce della Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite in Mali di lasciare il Paese entro 72 ore», ha detto Haq in una dichiarazione - ascoltabile su Radio France Internationale. «È importante sottolineare che il personale delle Nazioni Unite non può essere dichiarato persona non grata. Ciò è vietato dagli obblighi della Carta delle Nazioni Unite, compresi quelli relativi ai privilegi e alle immunità dell’Onu e delle sue squadre», ha aggiunto.
Il Mali, un Paese senza sbocco sul mare nel cuore del Sahel, ha visto due colpi di Stato militari nell'agosto 2020 e nel maggio 2021. Recentemente è stato adottato un calendario di transizione per consentire il ritorno al governo civile nel marzo 2024. La giunta militare attualmente a governo si è ripetutamente scontrata con molti dei suoi partner tradizionali in seguito alle sanzioni contro Bamako, alla condanna per i ritardi elettorali e alla crescente cooperazione in materia di sicurezza con il gruppo mercenario russo Wagner. Nonostante le crescenti tensioni, la Missione Multidimensionale Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione del Mali è stata rinnovata il 29 giugno scorso dal Consiglio di Sicurezza per un altro anno: 13 membri hanno votato in favore, mentre Russia e Cina si sono astenuti. In risposta, le autorità maliane si sono scagliate pubblicamente contro le richieste delle Nazioni Unite di consentire la libertà di movimento delle forze di pace per indagare sulle violazioni dei diritti umani.
Le tensioni tra le autorità di transizione del Mali e la Francia sono arrivate al culmine a febbraio, quando la Francia e i suoi partner europei hanno deciso di porre fine alle operazioni antiterrorismo in Mali, l'Operazione Barkhane e la Task Force Takuba. L'ultimo rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sul Mali, datato 2 giugno, afferma che la partenza delle forze francesi e di altre forze internazionali rischia di creare un terreno fertile per la prosperazione dei gruppi armati terroristici. Uno degli attacchi più recenti è accaduto venerdì 23 luglio e ha preso di mira l'esercito maliano giovedì e venerdì mattina. Intorno alle 5 del mattino di venerdì, i terroristi della Macina Katiba, affiliati ad Al-Qaeda (Islamic State in Greater Sahara – ISGS), hanno provocato la morte di un soldato e di sette terroristi, oltre a sei feriti e all'arresto di otto assalitori. Il giorno prima, tre soldati e sette terroristi sono stati uccisi in attacchi nel centro e nell'ovest del Paese.
Nella lotta al terrorismo, la MINUSMA assiste le autorità centrali del Mali: questi attacchi la rendono una delle missioni di pace più pericolose dell'ONU.
Chiara Cecere