L’Unione Europea e il traffico di esseri umani: quali sono le strategie messe in campo per contrastare questo fenomeno?

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  Redazione
  17 November 2020
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A cura di Fabrizio Valerio Bongiorno

La tratta di esseri umani è da tempo uno dei più controversi e gravi crimini che l'Unione Europea si trova ad affrontare. Essa implica lo sfruttamento delle incertezze e delle vulnerabilità che persone provenienti da diversi Paesi possono manifestare.

Sebbene lo sfruttamento sessuale e del lavoro siano le forme di abuso più comune, le persone possono diventare vittime di tratta anche per altri scopi, come il trapianto di organi. Le cause del commercio di organi rientrano nella crisi economica presente in alcuni Paesi specifici, dove l'instabilità politica può creare un terreno fertile per questa forma di traffico.

L'Unione Europea nel suo insieme è impegnata ad assicurare e garantire la libera circolazione delle persone, nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali. Il piano d'azione dell'UE cerca di prevenire ogni indebita violazione delle libertà e di sostenere le vittime di questa orrenda pratica.

La tratta di persone è una violazione dei diritti umani e, secondo la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, è vietata in qualsiasi forma. Questo illecito è riconosciuto come un grave reato anche dalla comunità internazionale attraverso la Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale che pone le basi per perseguirlo.

Secondo il Global Report on Trafficking in Persons dell'UNODC del 2018, il mondo ha assistito ad un numero sempre più elevato di vittime di questo reato, sia per il fatto che la tratta è in aumento, sia per gli sforzi e gli strumenti adottati da molti Paesi, come l'Asia e l'America, per individuare questo fenomeno. Per contro, il numero delle vittime rilevate è molto bassa in Medio Oriente e in Africa, anche se la quantità di condanne legate alla tratta è molto elevata. Nei Paesi europei, al contrario, il numero di vittime è il più alto al mondo. A questo proposito, la questione è se questa incongruenza sia dovuta alla mancanza in alcuni Paesi di misure adeguate per l'individuazione delle situazioni di sfruttamento.

Secondo il Rapporto pubblicato dalla Commissione Europea nel 2018, mentre alcuni Stati membri forniscono alle autorità competenti le informazioni necessarie in materia, diversi Paesi non rispondono adeguatamente alla richiesta.

Nell'articolo 3 (a) del Protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, specialmente donne e bambini, che integra la Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale, la tratta di esseri umani è definita come "il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'accoglienza o il ricovero di persone", mediante la minaccia o l'uso della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, di frode, di inganno, di abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o del dare o ricevere pagamenti o benefici per ottenere il consenso di una persona che ha il controllo su un'altra persona, a scopo di sfruttamento.

Sebbene il traffico di esseri umani possa sembrare molto simile al contrabbando, questi due reati sono in realtà molto distanti tra loro. Il traffico di migranti è definito nell'apposito Protocollo allegato alla suddetta Convenzione, come ‘‘l'acquisizione, al fine di ottenere, direttamente o indirettamente, un beneficio finanziario o altro beneficio materiale, dell'ingresso illegale di una persona in uno Stato Parte di cui la persona non è cittadino o residente permanente’’.

Pertanto, il contrabbando è basato sul trasporto e comporta l'attraversamento delle frontiere, mentre il traffico è basato sullo sfruttamento, non comporta necessariamente alcun tipo di trasporto e può avvenire anche all'interno dello stesso Paese. La tratta è finalizzata proprio allo sfruttamento delle persone vulnerabili. Inoltre, la volontà di accettare questo status è un ulteriore elemento che separa il contrabbando dalla tratta. Mentre i migranti danno il loro consenso ai trafficanti e li pagano per passare il confine, le vittime della tratta sono schiavizzate, sfruttate e/o costrette a trasferirsi a beneficio dei loro trafficanti. Tuttavia, distinguere queste due situazioni nella vita reale può essere più difficile del previsto: Il contrabbando può perfettamente rientrare nel contesto della tratta se i migranti, dopo il viaggio, vengono sfruttati al loro arrivo.

Nel 2004 l'UE ha lanciato una strategia per l'eliminazione della tratta di esseri umani, sottolineando che quest’ultima è un fenomeno transnazionale, che ha le sue radici più profonde nella povertà, nella mancanza di democrazia, nella violenza, nei conflitti, nell'integrazione sociale e nella discriminazione, nonché nelle promesse di un'occupazione stabile o di migliori condizioni di vita.

La direttiva 2011/36/UE del 5 aprile 2011 rientra perfettamente nella suddetta strategia e identifica il principale strumento per prevenire e combattere la tratta di esseri umani e proteggerne le vittime. La direttiva, fondata sui relativi Protocollo delle Nazioni Unite e Convenzione del Consiglio d'Europa, fornisce le norme minime applicabili al reato di tratta di esseri umani. Inoltre, riconosce che le donne e gli uomini sono vittime di tratta in modi diversi e per scopi diversi, sottolineando pertanto la necessità di adottare un approccio specifico di genere, garantendo un grande sforzo per contrastare la domanda di peculiari vittime della tratta, come, tra l'altro, le donne costrette alla prostituzione. La direttiva ha inoltre fornito un contributo assistendo e sostenendo le vittime attraverso la fornitura di alloggi, nonché di cure mediche, assistenza psicologica, consulenza e informazione.

Secondo i diritti dell'UE delle vittime della tratta di esseri umani, le persone che subiscono questo crimine hanno infatti diritto all'assistenza sanitaria, al lavoro, all'accesso alla giustizia, alla difesa legale e al risarcimento. Inoltre, la Direttiva 2012/29/UE invita gli Stati membri a migliorare lo scambio di dati garantendo un migliore sostegno e una migliore protezione alle vittime. La direttiva 2004/81/CE si occupa delle vittime di tratta di esseri umani provenienti da Paesi terzi. Essa individua le condizioni specifiche in base alle quali chi subisce questo crimine può ottenere un permesso di soggiorno.

Il 25 marzo 2015 il Consiglio d'Europa ha adottato la Convenzione contro la tratta di organi umani, volta a proteggere le vittime di attività illecite relative al contrabbando di organi e a migliorare la cooperazione designando un punto di contatto nazionale per lo scambio di informazioni, sensibilizzando le persone su questo tema. Negli ultimi vent'anni la Commissione europea ha contribuito a sostenere progetti e piani d'azione volti a combattere il traffico di organi.

Il Consiglio dell'Unione europea, nelle sue conclusioni sulla lotta contro la criminalità organizzata e i gravi crimini internazionali del giugno 2013, sottolinea la necessità di tenere presente la dimensione geografica della criminalità organizzata in regioni come l'Africa occidentale e i Balcani occidentali, e l'importanza di un efficace coordinamento nazionale tra le autorità competenti. Per raggiungere questo obiettivo, il Consiglio incoraggia gli Stati membri a tenere conto delle questioni relative alla dimensione regionale, al recupero dei beni e alla tendenza dei gruppi criminali organizzati verso la poli-criminalità nell'elaborare la loro scelta delle priorità in materia di criminalità e i piani strategici pluriennali o i piani d'azione operativi.

Con la sua comunicazione del dicembre 2017, la Commissione europea invita gli Stati membri a compiere nuovi sforzi per contrastare il modus operandi dei trafficanti e fornire un migliore accesso ai diritti alle vittime. Secondo questa comunicazione, la Commissione si impegna a pubblicare una guida ben definita sulle misure specifiche di genere per aiutare e sostenere queste persone, migliorando la cooperazione tra gli Stati membri, fornendo loro strumenti specifici per condividere i dati sulle vittime della tratta, aggiornando i meccanismi di riferimento nazionali e transnazionali degli Stati membri e fornendo alle autorità nazionali nuovi concetti sulla tratta di esseri umani.

Il Parlamento europeo, come previsto dal TFUE, è responsabile della definizione delle regole e delle sanzioni volte a combattere questo reato.

Nel 2014, il Parlamento ha adottato una Risoluzione sulle donne migranti prive di documenti che delinea il ruolo problematico e vulnerabile delle donne all'interno del tema della tratta di esseri umani. Il Parlamento ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che le donne (rispetto agli uomini) hanno maggiori probabilità di essere sfruttate e di subire abusi e violenze quando si tratta di sfruttamento sessuale. A questo proposito, la Risoluzione sullo sfruttamento sessuale e la prostituzione è espressamente mirata a contenere la domanda di servizi sessuali concentrandosi sul modello nordico come modo per combattere la tratta.

Nel giugno 2015 il Parlamento ha adottato una risoluzione sulla strategia dell'UE per la parità tra donne e uomini dopo il 2015. La risoluzione esorta gli Stati membri e la Commissione a migliorare l'attuazione della direttiva 2011/36/UE, con particolare attenzione all'adozione di una nuova strategia per migliorare la lotta contro la tratta di esseri umani.

Secondo uno studio realizzato dal Parlamento europeo (DG EXPO) nel luglio 2015, il traffico di organi comprende tutte le attività illegali volte alla commercializzazione di organi e tessuti umani. In particolare, i pazienti che si recano all'estero alla ricerca di un trapianto (illegale) sono tra le principali cause del traffico di organi.

Più recentemente, nel luglio 2016, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla lotta contro la tratta di esseri umani, con particolare attenzione al traffico di organi. Essa esorta gli Stati membri a criminalizzare qualsiasi atto di sfruttamento delle vittime della tratta di esseri umani da parte dei loro cittadini, compreso il prelievo di organi, indipendentemente dal luogo in cui il reato è stato commesso. La risoluzione chiede la ratifica e l'attuazione della Convenzione del Consiglio d'Europa contro il traffico di organi umani e invita la Commissione europea ad adottare una strategia specifica sul commercio illegale di organi, tessuti e cellule.

Fonti consultate per il presente articolo:

Global Report on Trafficking in Persons, UNODC, 2018.

The problem of human trafficking in the European Union, Members’ research service, European Parliament, April 2014.

The gender dimension of human trafficking, Members’ research service, European Parliament, February 2016.

Trafficking in human organs, Policy department, European Parliament, July 2015.

Trafficking in Human Beings from a Gender Perspective, Directive 2011/36/EU, Ex-Post Impact Assessment Unit, European Parliament, April 2016.

Data collection on trafficking in human beings in the EU, European Commission, 2018.

Global Report on Trafficking in Persons, UNODC, 2018.

Trafficking in Human beings in the EU, Situational Report, Europol, 2016.

What is Domestic Violence?, Stop violence against women forum, 2013.

A Modern response to a modern slavery, Europol, 2015.

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