L’occupazione russa dell’Ucraina

Una rassegna dei presunti crimini di guerra commessi

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  Alice Stillone
  03 June 2022
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Secondo il rapporto dell’organizzazione non governativa Human Rights Watch l’esercito russo che ha controllato le regioni di Kiev e Černihiv, nel periodo compreso tra fine febbraio e marzo 2022, si sarebbe reso responsabile di esecuzioni sommarie, torture ed altri crimini di guerra.

Tuttavia, prima di analizzare le testimonianze dei civili che hanno assistito a tali violazioni del diritto internazionale e umanitario, è necessario specificare che, seppur l’ONG abbia basi concrete sulle quali fondare l’ipotesi di commissione di crimini di guerra, l’accertamento di tali crimini rimane comunque una prerogativa dei tribunali, interni o internazionali.

Nello specifico per crimini di guerra, ai sensi dell’art. 8 dello Statuto di Roma istitutivo della Corte Penale Internazionale, si intendono gravi violazioni del diritto umanitario – in particolare di norme derivanti delle Convenzioni di Ginevra e di norme consuetudinarie – poste in essere contro persone o beni protetti dalle norme delle Convenzioni di Ginevra e dei protocolli addizionali.

A titolo esemplificativo tra i crimini di guerra si citano l’omicidio volontario, la tortura, la distruzione e l’appropriazione di beni non giustificate da necessità militari e compiute su larga scala illegalmente ed arbitrariamente, la privazione volontaria del diritto ad un equo processo di un civile, la deportazione il trasferimento o la detenzione illegale, la cattura d’ostaggi.

In generale il diritto umanitario, anche detto jus in bello, postula alcuni principi imprescindibili per orientare la condotta delle parti durante un conflitto armato. Primi fra tutti assumono rilievo il principio di proporzionalità e quello di distinzione: secondo il primo, prima di sferrare l’attacco la parte belligerante deve valutare che vi sia un vantaggio militare concreto e diretto nell’azione militare in relazione alle perdite umane e ai danni della popolazione civile; secondo il principio di distinzione, invece, le parti belligeranti, in qualsiasi attacco esse sferrino, devono necessariamente distinguere tra combattenti e civili e tra obiettivi militari e obiettivi di carattere civile.

Nel caso specifico Giorgi Gogia, direttore associato per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch, ha dichiarato che gli abusi registrati contro i civili costituiscono evidentemente crimini di guerra che dovrebbero essere prontamente investigati ed appropriatamente perseguiti.

L’ONG, tra aprile e maggio, ha intervistato 65 persone e, dalle loro testimonianze ha ritenuto le forze russe responsabili di numerose violazioni del diritto umanitario che, se accertate, avrebbero potuto costituire crimini di guerra e contro l’umanità.

In particolare sono stati documentati:

-32 casi di esecuzioni sommarie che, se commesse contro la popolazione civile o i prigionieri di guerra, rappresentano serie violazioni del diritto umanitario e, conseguentemente, crimini di guerra;

-9 casi di uccisioni illegali di civili nella regione di Černihiv che, se accertate, costituiscono anch’esse crimine di guerra dal momento che ciascuna parte di in un conflitto, inclusa quella occupante, non può attaccare civili a meno che quest’ultimi non abbiano preso parte alle ostilità;

-6 casi di presunta sparizione forzata che potrebbero essere accertati se, in fase di accertamento giudiziale, verrà provato che la potenza occupante ha fallito nel comunicare ai parenti le reali condizioni in cui si trovava il detenuto;

-numerosi casi di detenzioni di prigionieri i cui standard sembrerebbero contrari alle norme contenute nella Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili durante il conflitto armato;

-alcuni casi di tortura di cui si ha testimonianza grazie ad alcuni ex detenuti secondo i quali durante gli interrogatori le forze occupanti avrebbero fatto uso di elettro shock, e altre tecniche di tortura psicologica.

In conclusione, è bene ancora una volta ricordare che i casi appena elencati, seppur supportati dalle testimonianze di coloro che hanno vissuto direttamente o indirettamente gli orrori della guerra, necessitano dell’accertamento da parte di un tribunale internazionale o interno per essere riconosciuti come crimini di guerra.

Un primo passo in tale direzione è stato compiuto da un tribunale ucraino che ha condannato all’ergastolo un comandante dell’esercito russo, Vadim Shishimarin, per aver ucciso arbitrariamente Oleksandr Shelipov, un civile di 62 anni nel villaggio di Chupakhivka il 28 febbraio. Secondo il giudice ucraino, Serhiy Agafonov, dal momento che l’omicidio commesso dal comandante russo costituisce “crimine contro la pace, contro la sicurezza, l’umanità e l’ordine legale internazionale, non è possibile prevedere una pena inferiore all’ergastolo”.

Tale sentenza costituisce un importante precedente legale dal momento che durante questa guerra, come nel corso di tutte le guerre, le violazioni gravi del diritto umanitario e la conseguente commissione di crimini di guerra è all’ordine del giorno.

Il presente giudizio pertanto potrebbe avere l’effetto di indurre la Federazione Russa ad alcuni cambiamenti operativi ma sicuramente assicura l’applicazione del diritto interno ed internazionale garantendo una punizione ai criminali internazionali che, storicamente, non di rado sono rimasti impuniti.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.hrw.org/news/2022/05/18/ukraine-executions-torture-during-russian-occupation

https://www.bbc.com/news/world-europe-61549569

https://www.ohchr.org/en/press-briefing-notes/2022/05/plight-civilians-ukraine

https://www.hrw.org/news/2022/04/21/ukraine-russian-forces-trail-death-bucha

https://www.hrw.org/news/2022/04/03/ukraine-apparent-war-crimes-russia-controlled-areas

https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-strada-bandiere-tenendo-11622833/

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Alice Stillone

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occupazione russa war crime human rights human rights watch convenzioni di ginevra