L'integrazione regionale: la Comunità andina

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  Redazione
  17 April 2021
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L’integrazione regionale dei Paesi andini è cominciata nel 1969 con l’Accordo di Cartagena, che aveva l’obiettivo di istituire un’unione economica tra Bolivia, Ecuador, Perù, Colombia e Cile. Uno degli scopi principali era - e rimane - quello di ridurre quanto più possibile le disparità economiche presenti tra i membri del Patto andino e promuovere un’equa distribuzione dei benefici derivanti dal libero scambio (i). Anche il Cile inizialmente faceva parte dell’accordo ma, a seguito della scelta di optare per politiche economiche protezionistiche attuata da Bolivia, Ecuador, Perù e Colombia, si ritirò nel 1976 (ii). Nel 1973 aderì all’Accordo di Cartagena anche il Venezuela, che nel 2006 si è ritirato, mentre invece il Cile è rientrato come associato nel sistema andino. L’Unione Europea rappresentava il modello a cui questo tentativo di integrazione si ispirava.

La Comunità andina è composta da vari organi tra cui quelli che rappresentano il potere esecutivo, legislativo e giudiziario. In particolare, è presente un Consiglio presidenziale andino, che è l’organo gerarchicamente più importante e definisce la politica di integrazione andina. Il Segretariato generale è l’organo esecutivo e agisce in funzione degli interessi dei membri. Il Segretario generale è eletto da un Consiglio dei ministri degli esteri (iii). Il Parlamento andino rappresenta il ramo legislativo, anche se in realtà è molto debole. Il Parlandino (Parlamento andino) è composto da 25 deputati. Non ha potere decisionale e gli sono assegnati solo compiti generici, come la promozione dell’integrazione della regione e l’armonizzazione dei sistemi legislativi nazionali degli Stati membri. I parlamentari sono eletti dal voto popolare (iv). Sono presenti inoltre una Commissione della Comunità andina, due Convenzioni, una per la salute e l’altra per il lavoro, una Banca per lo sviluppo, quattro Consigli consultivi (del lavoro, delle imprese, delle popolazioni indigene e dei municipi), un’università, un Tribunale di giustizia e un Fondo di riserve latinoamericano (v).

In generale, il sistema di integrazione andino sembra essere molto fragile, anche a causa delle divergenze politiche che si sono delineate nel tempo tra i vari membri (vi). Nonostante questo sistema d’integrazione regionale sia ispirato a quello europeo, sembra che non sia riuscito ad eguagliare l’efficienza del suo modello. Attualmente la CAN è composta da Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù. I Paesi associati sono Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay e Brasile e i due osservatori sono la Spagna e il Marocco.

La CAN (Comunidad Andina de Naciones), ha cercato di ampliare i propri obiettivi, estendendoli anche alla libera circolazione delle persone all’interno della medesima Comunità. Questo tentativo è stato effettuato con la Decisione 1343 del 2015. Tuttavia, tale Decisione non ha effettivamente eliminato gli ostacoli alla libera circolazione della popolazione, soprattutto per quanto riguarda lo status degli immigrati. Per esempio, per i cittadini della Comunità che hanno stabilito la propria residenza in un paese della CAN diverso da quello di provenienza, è previsto che possano avere diritto di voto, ma empiricamente l’ultima parola spetta alle norme stabilite dagli ordinamenti dei singoli membri. La Decisione 1343 quindi prevede solo una possibilità la cui realizzazione dipende dalla volontà degli Stati membri (vii).

Alcuni degli elementi che rendono debole la Comunità andina, a parte l’assenza di un progetto politico, sono la scarsità di partecipazione da parte dei cittadini al processo di integrazione, la diffusione del populismo neo liberale e la debolezza del sistema democratico dei Paesi membri. Nel 1990 è stato effettuato il tentativo di rafforzare il carattere sovranazionale della Comunità andina, ma l’obiettivo non è stato realizzato. Il Protocollo di Trujillo del 1996 modificò l’Accordo di Cartagena ed istituì la Comunità andina, andando a sostituire il Patto andino con quest’ultima. Fu istituito anche il Segretariato Generale e il Consiglio Presidenziale andino. Tuttavia, questi organi, che avrebbero dovuto rappresentare strutture sovranazionali, finirono per essere la mera espressione degli Stati membri. I governi dei Paesi membri sono quindi rimasti i veri protagonisti della Comunità (viii).

Da una parte la volontà di costruire la Comunità andina potrebbe indicare che alla base di questo disegno è presente il desiderio di realizzare il famoso sogno unitario di Simón Bolivar. La Comunità andina continua ad esistere ancora oggi, anche se l’aspetto che maggiormente la caratterizza è strettamente economico. Attualmente, il PIB della CAN ammonta a 1.363.402 milioni di dollari e cresce del 2,5 % (ix). Dall’altra parte, invece, è difficile - se non impossibile - che una tale alleanza assuma un aspetto politico. Infatti, da un punto di vista politico la Bolivia di Luis Arce è inevitabilmente legata alla figura di Evo Morales ed è vicina al Venezuela, rivale della Colombia. Quest'ultima - tra l’altro - insieme al Perù, al Cile e all’Ecuador fa parte del Prosur, altra alleanza regionale che secondo alcuni analisti rappresenta un’unione tra Paesi guidati da governi di destra (x). In ogni caso, il colore del governo ecuadoriano, così come quello cileno e peruviano potrebbe cambiare nel corso di quest’anno con il ballottaggio nel primo caso e le elezioni nel secondo e nel terzo. Da un lato, questo potrebbe incrementare la forza delle varie alleanze regionali, tra cui la CAN, o indebolirle. Dall’altro, potrebbe generare nuove alleanze.

A cura di Ginevra Ricca

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i

http://idatd.cepal.org/Normativas/CAN/Espanol/Acuerdo_de_Cartagena.pdf

ii

Espinosa Maria Angelica. (2001). The Andean Community: Reaching out to Bolivar's Dream. Law & Bus. Rev. Am. 329. Vol.7, n. 3, art. 2. https://scholar.smu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1829&context=lbra

iii

https://parlamentoandino.org/wp-content/uploads/2018/07/Protocolo-de-Trujillo.pdf

iv

Malamud, Andrés, & Sousa, Luís de. (2005). Parlamentos supranacionais na Europa e na América Latina: entre o fortalecimento e a irrelevância. Contexto Internacional, 27(2), 369-409. https://doi.org/10.1590/S0102-85292005000200005 - http://apps.eui.eu/Personal/Researchers/malamud/Chapter%205%20-%20Supranational%20parliaments%20(Malamud%20&%20De%20Sousa).pdf

v

http://www.comunidadandina.org/Seccion.aspx?id=4&tipo=SA&title=sistema-andino-de-integracion-sai

vi

http://apps.eui.eu/Personal/Researchers/malamud/Chapter%205%20-%20Supranational%20parliaments%20(Malamud%20&%20De%20Sousa).pdf

vii

Rho María Gabriela. (2018). Political Views and Perspectives of Mercosur, CAN and Unasur in the construction of a regional citizenship (2002-2016). Estud. front, vol.19, e015. http://www.scielo.org.mx/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0187-69612018000100115&lng=en&nrm=iso&tlng=en

viii

Bressan, Regiane Nitsch, & Luciano, Bruno Theodoro. (2018). A Comunidade Andina no século XXI: entre bolivarianos e a Aliança do Pacífico. Revista de Sociologia e Política, 26(65), 62-80. https://doi.org/10.1590/1678-987317266504 - https://www.scielo.br/pdf/rsocp/v26n65/0104-4478-rsocp-26-65-0062.pdf

ix

http://www.comunidadandina.org/StaticFiles/2020129154639CANencifras.pdf

x

https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2019/03/25/nasce-santiago-la-prosur-nuova-organizzazione-regionale-sudamericana/


In foto: Moray, Maras, Perù

Foto di Willian Justen de Vasconcellos su Unsplash

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