Limite al potere di veto per i 5 grandi all'ONU

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  Sofia Termentini
  07 May 2022
  4 minutes, 14 seconds

Dalla sua nascita, il consiglio di sicurezza vota secondo un meccanismo di maggioranza qualificata. Per adottare le delibere occorrono 9/15 voti, i quali devono includere il voto positivo di ciascuno dei membri permanenti. Inoltre, questi ultimi hanno anche il potere di veto. Un diritto molto influente, che spesso ha cambiato le sorti della storia, in quanto permette loro di bloccare la disposizione. Il diritto di veto ritrova le sue origini nell’antica Roma, dov’era riservato ai tribuni della plebe per bloccare i provvedimenti emessi da altre autorità che potessero danneggiare i diritti della plebe da loro rappresentata. Nella storia del consiglio di sicurezza, questa genesi non ha sempre trovato corrispondenza. Normalmente questo diritto riflette l’interesse dello stato che lo esprime piuttosto che quello della comunità internazionale, infatti più volte è stata messa in discussione la democraticità del Consiglio di Sicurezza.

Da sempre le varie proposte di mettere dei vincoli a questo sistema sono state bloccate sul nascere. Ad oggi sembra esserci uno spiraglio di speranza per un cambiamento. I 193 membri dell’Assemblea Generale hanno approvato una risoluzione che richiede ai 5 membri permanenti del consiglio di sicurezza di giustificare il loro uso del potere di veto. Questa stabilisce l’obbligo di convocare una sessione straordinaria dell’Assemblea Generale entro dieci giorni dal veto espresso, per avviare un dibattito sulla situazione. La risoluzione, proposta più di due anni fa e congelata a causa del Covid, è stata promossa dal Liechtenstein e successivamente sostenuta da altri 83 paesi cosponsor, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Italia assieme a tutti i membri dell’UE.

Una mozione nata per la “crescente preoccupazione” di vedere il Consiglio di Sicurezza in evidente difficoltà a svolgere il suo compito in sintonia con la Carta delle Nazioni Unite, di cui, secondo l’ambasciatore Wenaweser “l’uso del veto è la più ovvia espressione”. Quest’ultimo ha introdotto la mozione sottolineando come con “il potere di veto viene meno la responsabilità di lavorare per conseguire gli obiettivi ed i principi della Carta dell’ONU, in tutti i momenti”. Lo stesso segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha affermato come il veto è stato “utilizzato troppe volte a sproposito” in Consiglio di Sicurezza mentre ne andrebbe fatto un “uso moderato” per evitare che “uno scontro fra i membri permanenti portasse a un’altra guerra”. La verità nelle parole di Guterras si può riscontrare nella realtà. L’Unione Sovietica, nel 1946 utilizzò il veto per una risoluzione su Siria e Libano e da allora la Russia lo ha usato 143 volte. Quasi il doppio rispetto agli 86 espressi dagli Stati Uniti.

Bisogna osservare però, come la sua approvazione ha ricevuto una spinta decisiva con la guerra russo-ucraina. Soprattutto di fronte scenari come quello del 26 febbraio, dove, a seguito dell’invasione russa in Ucraina, il consiglio non ha trovato unità nell’approvare una risoluzione; o del 5 aprile, quando non è stato in grado di condannare in modo formale i massacri russi nella città ucraina di Bucha. Il testo non è stato appoggiato da Russia e Cina. Questa decisione ha scatenato due reazioni differenti. Da un lato chi, come i diplomatici russi, sostiene che l’iniziativa dividerà ulteriormente le “Nazioni Unite”. Soprattutto non crede alla coincidenza dell’approvazione della risoluzione con la paralisi del Consiglio di Sicurezza per fermare l’invasione russa, a causa del veto di Putin. Dall’altra, chi, come Wenaweser, ritiene che la misura “rafforzerà il ruolo delle Nazioni Unite” e sottolinea che “creerà una nuova procedura, ma non è assolutamente contro nessuno e non è diretta alla Russia. Sicuramente la crisi ucraina sta accelerando l’avvenire della storia, ma non bisogna sottovalutare l’inefficacia del consiglio di sicurezza. In teoria questo organismo avrebbe il potere di emettere il cessate il fuoco, di inviare missioni di peacekeeping, di decidere sanzioni economiche e l’embargo sulle armi. Di fatto dalla sua istituzione, nel 1945, non è mai stato in grado di farlo quando uno dei 5 membri permanenti era coinvolto.

La misura vorrebbe far pagare ai cinque grandi “un prezzo politico più alto” per l’utilizzo del potere di veto. Proprio per questo non è sicuro se questa risoluzione avrà effetti concreti. I 5 membri permanenti potrebbero architettare vie di azione differenti, ad esempio con testi controversi, per innescare una discussione internazionale. La speranza che si realizzi si ritrova faccia a faccia con un testo che non è vincolante. Sulla base di ciò, nessun paese è obbligato a dover spiegare la propria posizione, ma il rifiutarsi di farlo non sarà visto positivamente. È perciò un’iniziativa volta a evitare la paralisi del Consiglio di Sicurezza, rendendo l’Onu efficace sul terreno e non più solo sulla carta.


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ONU, arriva un limite al potere di veto: la decisione accolta fra gli applausi, La Repubblica: https://www.repubblica.it/este...

L'assemblea "limita" il potere di veto dei cinque grandi all'ONU, Avvenire: https://www.avvenire.it/mondo/...

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L'Autore

Sofia Termentini

Sofia Termentini, class 2000, is a student of a Master’s triple degree in International Management-MIEX program. She is interested in international relations that keeps alive the world,especially the economic dimemsion and she has always been interested in the area of China. In the context of Mondo Internazionale she holds the position of Junior Researcher MI G.E.O. - Economic Area.

Sofia Termentini, classe 2000, è una studentessa del Master’s triple degree in International Management-programma MIEX.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione economica e da sempre appassionata all’area della Cina. All'interno di Mondo Internazionale ricopre la carica di Junior Researcher MI G.E.O. - Area Economia.

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