Le proteste di Hong Kong

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  Alice Stillone
  10 May 2021
  4 minutes, 27 seconds

L’attuale tensione che caratterizza Hong Kong è figlia di vicende storico politiche che hanno avuto un epilogo solo recentemente, nel 1997. Il territorio di Hong Kong infatti è stato, sin dal 1842, una colonia britannica strappata all’Impero Cinese dopo le guerre dell’Oppio tra Gran Bretagna e Cina nel XIX secolo. Successivamente, nel 1898, durante un periodo estremamente complesso per l’Impero Cinese che via via vedeva i suoi territori spartiti tra le principali potenze occidentali, i britannici ottennero dalla Cina la cessione per 99 anni del territorio di Hong Kong. Nel 1997 pertanto, trascorsi i 99 anni, la Gran Bretagna “restituì” il territorio alla Cina divenuta ormai, dal 1° ottobre 1949, la Repubblica Popolare Cinese (RPC).

Considerato il lungo periodo per il quale il territorio era stato sotto controllo britannico, al momento del ritorno sotto controllo cinese, la popolazione di Hong Kong aveva inevitabilmente assunto valori e stili di vita tipicamente occidentali, la sua economia si era aperta al capitalismo ed il sistema scolastico, quello giuridico e legislativo erano modellati su quello inglese.

Avvicinandosi la scadenza dei 99 anni, il governo britannico e quello cinese decisero, il 19 dicembre 1984, di firmare una Dichiarazione congiunta sino-britannica a Pechino. Tale dichiarazione, entrata in vigore a seguito del deposito degli strumenti di ratifica il 27 maggio 1985, stabiliva la data d’inizio dell’esercizio della sovranità cinese su Hong Kong per il 1° luglio 1997. Tuttavia, stando al trattato, la Repubblica Popolare Cinese avrebbe dovuto esercitare il suo controllo sulla regione amministrativa speciale di Hong Kong secondo la formula “un paese due sistemi” con la quale da un lato si ribadiva l’unità formale della Cina ma dall’altro si riconosceva una certa diversità alla regione. Il territorio di Hong Kong infatti non sarebbe stato soggetto all’applicazione del sistema socialista tipico della RPC e avrebbe mantenuto un proprio ordinamento giuridico, politico e legislativo oltre che un diverso modello economico. Infine, tale formula, sarebbe dovuta rimanere in vigore per 50 anni, fino al 2047.

Tuttavia, la prima forma di ingerenza della Repubblica Popolare Cinese nella regione di Hong Kong non tardò ad arrivare e si manifestò
con la decisione di emanare il cosiddetto programma di Educazione Morale e Nazionale, un curriculum di studi da adottare nelle scuole di Hong Kong non diverso da quello impartito nella Cina continentale. Tale iniziativa da parte del governo cinese scatenò nell’agosto del 2012 la mobilitazione di un gruppo studentesco di attivisti chiamato Scholarism e guidato dall’allora 15enne Joshua Wong. Nell’agosto dello stesso anno il gruppo guidò l’occupazione della piazza dove ha sede il palazzo del Governo di Hong Kong per protestare contro l’adozione del programma di educazione cinese, considerato dagli attivisti come una limitazione della libertà di parola, di pensiero e di espressione, in quanto troppo improntato sugli ideali del partito cinese.

Solo un paio d’anni dopo Joshua fu tra i principali sostenitori e promotori del movimento Occupy Central with love and peace - fondato da Chu Yiu-ming, Benny Tai e Chan Kin-man il 27 marzo 2013 - che occupò la città di Hong Kong per 79 giorni al fine di ottenere un vero suffragio universale ad Hong Kong per elezioni libere. Contrariamente a ciò che i manifestanti chiedevano, il governo cinese aveva previsto che i candidati dovessero essere approvati da un’apposita commissione elettorale i cui membri erano direttamente nominati da Pechino, minando evidentemente la promessa fatta dalla Cina di instaurare una piena democrazia ad Hong Kong tramite libere elezioni.

Più recentemente, nel maggio del 2020, l’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese ha approvato la risoluzione che dà mandato all’Assemblea stessa di redigere una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong che miri ad “impedire, fermare e punire ogni atto che metta in pericolo la sicurezza nazionale come separatismo, sovversione del potere dello Stato, terrorismo … o attività di forze straniere che interferiscono negli affari di Hong Kong”. Pechino ha ritenuto che questa decisione fosse un passo necessario per riportare l’ordine in città a seguito delle proteste contro il governo cinese, accusato di andare sottraendo libertà e diritti al popolo di Hong Kong.

Il timore che attanaglia diversi osservatori internazionali è che la legge possa essere utilizzata per azzerare il movimento pro democrazia e i suoi tanti esponenti.

Joshua Wong ha iniziato a protestare contro l’ingerenza di Pechino sin dall’età di 15 anni, lottando per importanti ideali,quali democrazia e libertà. Egli, fondando il movimento studentesco, ha voluto sottolineare l’importanza della libertà d’espressione e di pensiero che Pechino, tramite i suoi programmi legislativi, continua a minacciare. Ricordiamo principalmente Joshua non perché fu l’unico a manifestare, ma perché è stato colui che dal 2012 - sin dall’emanazione del programma di Educazione Morale e Nazionale - si è esposto maggiormente, per poi continuare in prima linea con il "movimento degli ombrelli" (altro nome utilizzato per indicare il movimento di Occupy Central).

Il fatto che Joshua ed altri manifestanti siano stati più volte arrestati e poi rilasciati non fermerà le manifestazioni. Tuttavia, l’emanazione della legge sulla sicurezza nazionale da parte dell’Assemblea Nazionale del popolo rischia di essere l’ennesima, ed anche la più mirata, tattica del governo cinese per mettere a tacere coloro che lottano per la democrazia.

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Alice Stillone

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