La Libia sul sentiero delle elezioni e la visita dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea

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  Alessandro Micalef
  24 September 2021
  4 minutes, 1 second

Dopo il cessate il fuoco siglato nello scorso 23 ottobre tra Haftar e il Governo di Accordo Nazionale, la Libia sta attraversando un periodo che potrebbe portare il Paese ad essere diverso sia da come lo conoscevamo durante il lungo governo di Gheddafi, sia dallo scenario subito successivo alla caduta del precedente dittatore, che ha visto fronteggiarsi diversi gruppi disuniti. A dieci anni dalla fine della dittatura di Gheddafi, è previsto che il prossimo 24 dicembre si tengano delle elezioni libere all’interno del Paese. Tuttavia, considerata la costante presenza di tensioni all’interno del panorama libico, vi sono dei timori sull’effettivo svolgimento e sulle modalità di attuazione di quest'ultime.

Per quanto a partire dal 16 maggio 2021 si sia insediato un governo ad interim, incoraggiato dall’ONU ed avente la funzione di amministrare il Paese in vista delle elezioni di dicembre, la situazione concreta vede uno scenario in cui le componenti militari dei vari schieramenti sono ancora fortemente presenti. Inoltre, non sono state mai risolte le questioni inerenti ai beni essenziali della popolazione, che in molte parti della Libia non vengono somministrati con modalità adeguate.

Nella prima settimana di settembre l’Alto Rappresentante degli affari esteri e della politica di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, ha visitato la Libia. Tale visita è stata utile all’Alto Rappresentante per riconfermare l’importanza di trovare un equilibrio politico all’interno del Paese, al fine di garantire una maggiore sicurezza nell’intero Mediterraneo: La Libia è un attore cruciale per la stabilità del Mediterraneo, del Nord Africa e del Sahel. La nostra sicurezza e prosperità sono chiaramente interconnesse: ciò che è utile per la Libia è utile per l’Europa.”. Nonostante questa convinzione, l’Alto Rappresentante si è detto preoccupato dai possibili sviluppi nei prossimi mesi: da una parte è fiducioso per i risultati ottenuti in vista di un processo di democratizzazione dello Stato, dall’altra sottolinea come vi sia un clima di “incertezza” che domina il futuro libico. Per quanto l’Europa e la comunità internazionale possano contribuire a raggiungere traguardi democratici in Libia, l’Alto Rappresentante non è convinto che possano essere spinte esterne quelle che porteranno ad un nuovo equilibrio nel Paese: Una visione condivisa del futuro, un senso comune propositivo, e uno spirito di compromesso tra libici non può essere generato dalla comunità internazionale. Saranno i leader libici ad accogliere questa sfida per la loro nazione.” Le parole di Borrell fanno riferimento all’importanza di creare un’unità nazionale, che sicuramente è un problema che in Libia si vive maggiormente che in altri Paesi, anche tra quelli vittime di instabilità politica. Il fatto stesso che vi fossero due governi “nazionali” - uno stanziato a Tripoli e l’altro a Tobruk - manifesta come la spaccatura sia evidente nell’individuare il centro di potere. A ciò si aggiunge l’instabilità riguardante la presenza di fazioni e gruppi di mercenari in tutta la Libia - ma soprattutto nella zona meridionale - alcuni vicini agli ambienti dell’ISIS, in attesa di comprendere cosa riserverà il futuro e se nuove tensioni riaccenderanno un conflitto.

Un elemento ulteriore, centrale per l’Europa e per il nostro Paese, riguarda i flussi migratori che ogni anno spingono migliaia di migranti ad attraversare il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. La Libia è uno dei Paesi in cui si è tentato di adottare politiche utili a controllare il flusso di migranti, ma i risultati raggiunti non si possono ritenere soddisfacenti da nessun punto di vista, anche considerato che il dramma delle vite perse in mare sembra lontano da una soluzione comune ed efficace che tenga in considerazione il valore di tutte le parti coinvolte. Su questo punto Borrell si è espresso condannando l’amministrazione dei centri di detenzione libici ed evidenziando come la Libia sia un crocevia della migrazione, poiché molti migranti di nazioni confinanti attraversano i confini nazionali che sono “poco più che segni sulla sabbia” per giungere in Europa. In chiusura, Borrell si sofferma considerando come “un approccio più bilanciato alla migrazione in Libia, che sta venendo già discusso, dovrebbe includere una gestione effettiva dei confini nel Nord e nel Sud del Paese, la protezione di migranti e rifugiati vulnerabili, un’amministrazione della migrazione, in particolare per quanto riguarda i lavoratori stranieri necessari alla ricostruzione.

Le sfide che fronteggia la nuova Libia sono quindi numerose e notevoli, al punto che nemmeno una partecipazione della comunità internazionale sembra in grado di garantire il raggiungimento di un nuovo equilibrio duraturo. Il prossimo passo, quello relativo alle elezioni di dicembre, sarà fondamentale per comprendere se lo Stato libico sarà in grado di rialzarsi e sperare in un futuro migliore.

Immagine: https://pixabay.com/it/photos/...

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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