La crisi economica aumenterà il rischio di traffico di esseri umani

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  Redazione
  14 February 2021
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Il 2 febbraio 2021 l’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (UNODC) ha pubblicato il nuovo Rapporto globale sulla tratta di esseri umani 2020 nella sua quinta edizione[1]. Nel ventesimo anniversario del Protocollo sulla prevenzione, soppressione e persecuzione della tratta di persone, il Rapporto presta particolare attenzione ai “fattori strutturali che rendono le persone, in particolare donne e bambini, vulnerabili alla tratta, quali la povertà, il sottosviluppo e la mancanza di pari opportunità”[2]. Nel contesto della pandemia, la conseguente recessione globale e l'aumento delle diseguaglianze sono tra i fattori che hanno esasperato le condizioni di vulnerabilità delle persone aumentando il rischio di cadere vittima di tratta.

La criminalizzazione della tratta e la persecuzione dei trafficanti rimangono elementi centrali nel Rapporto, a sua volta inserito nel Piano Globale d'Azione per la lotta alla tratta di esseri umani. Ciò che viene sottolineato fin dall’inizio è però la volontà di comprendere quali sono i fattori innescati dalla crisi pandemica che stanno indebolendo le nostre società ed economie, e di conseguenza stanno facilitando la tratta.

Il quadro giuridico

Nel quadro delle Nazioni Unite, il contrasto del fenomeno di traffico di esseri umani avviene nell’ambito del più ampio contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, che trova fondamento nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale adottata con risoluzione dell’Assemblea Generale n. 55/25 nel novembre del 2000. In aggiunta alla Convenzione, i Protocolli addizionali per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare donne e bambini e per combattere il traffico illecito di migranti via terra, via mare e via aria disciplinano la cooperazione a livello nazionale, regionale e internazionale per punire e prevenire i tali crimini, nonché tutelare le vittime e le persone vulnerabili proteggendo i loro diritti fondamentali.

Per “tratta di persone” si intende “il reclutamento, trasporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere persone, tramite l’impiego o la minaccia di impiego della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o tramite il dare o ricevere somme di denaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento"[3]. Lo sfruttamento può essere di tipo sessuale, o può consistere in lavoro forzato, schiavitù o pratiche analoghe, nonché nel prelievo di organi. Il crimine commesso dai trafficanti si configura quindi come reato commesso nei confronti di un individuo, vittima della tratta, a differenza del “traffico illecito di migranti” che costituisce un reato nei confronti dello Stato in cui si vuole far introdurre in modo illecito la persona migrante.

Questo particolare è utile per sottolineare ulteriormente l’approccio che l’UNODC intende perseguire: da un lato contrastare attraverso la legislazione nazionale e iniziative specializzate il crimine in questione, e dall’altro proteggere i più vulnerabili attraverso azioni dirette, e indirettamente fronteggiando le sfide poste dalla pandemia da Covid-19.

I dati

Nelle sue sei parti, il Report analizza le tendenze globali del fenomeno, i fattori socio-economici e i rischi derivanti dalla recessione causata dalla pandemia di Covid-19, individua i bambini quali facile bersaglio dei trafficanti, esamina la tratta per lavoro forzato e l'uso di internet da parte dei trafficanti - definendo la c.d. caccia nel settore digitale. Infine, il Report delinea le panoramiche regionali del fenomeno a partire dai dati raccolti in 148 paesi.

Seppur basandosi su una imperfetta base di informazioni, si rileva che il 46% delle vittime è donna, il 20% uomo, il 19% bambina e il 15% bambino. Mentre le forme di sfruttamento riguardano per il 50% lo sfruttamento sessuale, per cui la maggior parte delle vittime è donna, e per il 38% il lavoro forzato, in cui gli uomini compaiono in maggior numero. La terza forma di impiego delle vittime di tratta è invece l’accattonaggio.

Dietro questi numeri si celano differenti situazioni individuali: c’è chi è disperatamente alla ricerca di un impiego perché in difficoltà economica, chi subisce forme di manipolazione emotiva – a volte del proprio partner, chi subisce violenze fisiche e psicologiche.

In questo contesto si colloca l’impatto della recessione economica generata dalla crisi Covid-19. Condizioni di fragilità economica si sono aggravate per molti e sono sorte per tanti altri. A livello microeconomico, l’incapacità di soddisfare i bisogni primari è stata e potrà essere uno dei fattori di aumento del rischio di tratta, da sommare agli altri fattori di vulnerabilità quali appartenenza a famiglie disfunzionali, o presenza di disordini mentali, comportamentali e neurologici. A livello macroeconomico invece, il Rapporto dimostra come il quadro economico di un paese sia in grado di influenzare parimenti il rischio di tratta quando si verificano alti tassi di disoccupazione e oscillazioni incontrollate del PIL, e quindi del livello di reddito pro capite.

Quale il ruolo della comunità internazionale?

Il percorso suggerito dall’UNODC a governi, parlamenti e stakeholders al fine di contrastare la tratta di esseri umani si basa su una risposta multisettoriale che deve indirizzarsi al doppio approccio già delineato: contrasto al crimine tramite applicazione delle leggi e procedimenti giudiziari, e protezione dei vulnerabili agendo sui fattori socioeconomici più rilevanti che oggi sono profondamente legati alla crisi pandemica.

Per quanto riguarda il primo aspetto, entro agosto 2020, 169 paesi su 181 avevano approvato una legislazione che criminalizza la tratta di persone in linea con il relativo Protocollo ONU, mentre dal 2003 il tasso di condanna per il reato di tratta è quasi triplicato globalmente. Il reale impatto della recessione innescata dalla pandemia sulla vulnerabilità delle persone e sull’andamento del fenomeno in questione sarà invece da valutare in futuro, così come le misure socioeconomiche che potrebbero diminuire il rischio di tratta.

a cura di Sara Squadrani 

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