La CEDU riconosce l’immunità del Vaticano

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  Michele Bodei
  17 October 2021
  3 minutes, 8 seconds

Il 12 ottobre la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è pronunciata su un ricorso presentato da 24 cittadini belga, francesi e olandesi contro il Belgio, poiché i giudici nazionali si erano rifiutati di condannare la Città del Vaticano per gli atti di pedofilia commessi da alcuni preti cattolici. La sentenza ha confermato l’immunità della Santa Sede al giudizio, ma questo esattamente che cosa significa?

I titoli di molti giornali fanno pensare che la Corte di Strasburgo abbia assolto la Chiesa per gli atti commessi dai preti, ma non è andata così. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo accoglie i ricorsi che i cittadini degli stati parte della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali presentano dopo aver terminato i vari appelli di giudizio e quando ritengono che non siano stati rispettati dei principi sanciti dalla Convenzione stessa.

I 24 cittadini avevano iniziato la causa giudiziaria presso i tribunali del Belgio nel 2011, chiedendo un risarcimento alla Santa Sede per gli atti di pedofilia. La corte di primo grado, la Corte d’Appello e la Corte di Cassazione hanno tutte e tre dichiarato che la Santa Sede non può essere giudicata da un giudice di un altro stato. Si tratta del principio di immunità degli stati, riconosciuto dal diritto internazionale consuetudinario e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulle immunità giurisdizionali degli Stati e dei loro beni – a cui il Belgio aderisce. La Santa Sede è a tutti gli effetti uno stato che esercita potere di imperio su un territorio – seppur molto piccolo - e su una popolazione – seppur molto poco numerosa – in modo indipendente. Inoltre, il Vaticano mantiene relazioni diplomatiche con 185 stati, tra i quali anche il Belgio.

I ricorrenti, insoddisfatti del giudizio, hanno deciso di ricorrere contro il Belgio alla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), in quanto secondo loro le sentenze non hanno rispettato l’articolo 6 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali, che sancisce il diritto dei cittadini a un equo processo. I ricorrenti sostengono che il riconoscimento dell’immunità della Santa Sede ha ostacolato il processo, poiché la costituzione di questo limite non ha permesso ai giudici di entrare nel merito della questione.

Il giudizio della CEDU ha confermato quanto pronunciato dalla giurisdizione belga e ha dichiarato che non c’è stata alcuna violazione del principio all’equo processo, che incontra il limite dell’immunità degli stati. Alla fine, neanche la CEDU si è espressa sulle responsabilità della Santa Sede per gli abusi sui minori commessi dai preti cattolici.

Dietro all’azione dei cittadini ricorrenti si cela senz’altro l’intenzione di sollecitare il Vaticano ad una risposta concreta riguardo le numerose accuse rivolte ai preti cattolici in tutta Europa negli ultimi anni. Anche se non fosse stata riconosciuta l’immunità, probabilmente i giudici non avrebbero ordinato al Vaticano di risarcire le vittime. I preti cattolici non sono agenti o rappresentanti che agiscono per conto della Santa Sede e nemmeno sono cittadini della città del Vaticano. La Chiesa Cattolica resta comunque un’organizzazione capillare presente in quasi tutto il mondo, con il vertice proprio alla Santa Sede. Per avere maggiore giustizia sulla questione sarebbe necessaria una negoziazione multilaterale con il Vaticano e un’importante impiego della diplomazia.

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Michele Bodei

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#vaticano Città del Vaticano Santa Sede #pedofilia InternationalLaw