Isfahan: le proteste per la crisi idrica continuano

Nuove manifestazioni per una crisi che coinvolge tutto il Paese

  Articoli (Articles)
  Redazione
  09 December 2021
  3 minutes, 39 seconds

Isfahan è la capitale della provincia omonima, situata nel distretto centrale dell'Iran. Considerata una delle meraviglie del Paese per le bellezze architettoniche e paesaggistiche, è da sempre legata soprattutto alla produzione agricola e all'artigianato, in particolare a quello dei tappeti. La sua fortuna deriva anche dalla presenza del fiume Zayandehrud, che nelle ultime settimane è stato al centro delle proteste della popolazione locale. Il motivo? Il suo prosciugamento e la mancanza di riserve d'acqua per la popolazione. Tuttavia, la grave crisi della regione non è iniziata di recente. Da diversi anni, il fiume si prosciuga completamente a periodi alterni, provocando la rabbia soprattutto dei contadini e degli allevatori che vivono lungo il suo corso. Secondo gli esperti, il cambiamento climatico e il malgoverno iraniano hanno alimentato questa crisi. Si stima che il 97% della popolazione iraniana stia attualmente affrontando gravi carenze d'acqua in quella che è considerata la peggiore siccità degli ultimi 50 anni. Nel corso degli anni, il governo di Teheran ha sempre cercato di placare i sentimenti dei suoi cittadini cercando soluzioni temporanee che sedassero le proteste quanto basta per distogliere l'attenzione dal problema. Dal 9 novembre, i cittadini manifestano pacificamente nelle strade della città contro la cattiva gestione del governo, che ha favorito il prosciugamento del fiume. Secondo invece le fonti ufficiali del governo iraniano, la siccità è dovuta principalmente alla mancanza di precipitazioni nella regione. Tuttavia, i cittadini, e in particolare gli agricoltori che vivono lungo il fiume, accusano il governo di deviare le risorse idriche del fiume verso la vicina provincia di Yazd, anch'essa duramente colpita da una grave siccità. Durante la giornata di venerdì 26 novembre, le proteste hanno avuto luogo sul letto del fiume prosciugato. Le forze governative iraniane sono intervenute, e in modo estremamente violento. Il generale di polizia Hassan Karami ha detto che tra 30.000 e 40.000 persone hanno partecipato alle proteste. Dalle immagini, tuttavia, si può vedere che la portata reale delle manifestazioni è molto più grande. Tra i presenti c'erano anche gli antirivoluzionari, ostili al governo, che intonavano cori e slogan contro Khameini e la leadership del governo. Secondo quanto riportato in un'intervista a FASR, uno dei media iraniani, il generale Karami ha affermato che gli antirivoluzionari avevano portato con sé armi da fuoco con le quali hanno sparato intenzionalmente contro la polizia che era arrivata per controllare lo svolgimento pacifico della manifestazione. Secondo fonti della polizia, 67 agitatori e organizzatori della protesta sono stati arrestati. Tuttavia, Iran Human Rights, un'organizzazione di Oslo che promuove i diritti umani del popolo iraniano, ha riferito che ci sono stati almeno 120, o più, arresti. Ciò che sta facendo scalpore - o forse non più - sono i metodi usati dalle forze di polizia iraniane, che sono stati condannati pubblicamente anche dall'opinione pubblica americana e dalla leadership di Washington, i quali danno il loro pieno appoggio ai cittadini iraniani coinvolti nelle proteste. In alcuni dei video girati dai partecipanti alla manifestazione e postati sui social network, le forze di sicurezza avrebbero usato la violenza in modo indiscriminato. Nelle immagini rilasciate, ufficiali e membri non regolari delle forze iraniane possono essere visti usare manganelli, gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Decine di persone sono rimaste ferite, alcune delle quali hanno perso la vista a causa dei danni ricevuti. A sostegno di quanto sta accadendo e della deriva violenta messa in atto dalle forze di sicurezza, tutti i canali di comunicazione regionale sono stati momentaneamente spenti. La connessione internet è stata bloccata e questo ricorda molto le proteste scoppiate quest'estate nel Khuzestan, una regione meridionale del Paese vicino al confine con l'Iraq, sempre legate alla grave crisi idrica che colpisce, come già detto, quasi tutta la popolazione iraniana da diversi mesi. Le proteste di Isfahan sono solamente le ultime di una lunga serie: dall’elezione di Raisi molte province sono state coinvolte da un’ondata di manifestazioni pacifiche che hanno viste coinvolte milioni di persone in tutto il Paese.

A cura di Emanuele Volpini

Share the post

L'Autore

Redazione

Tag

#climatechange