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Il Vaiolo delle Scimmie: un’epidemia in evoluzione?

Con l’intera società ancora scossa da due anni di epidemia dovuta al coronavirus, la comparsa di questo nuovo agente virale, anch’esso contagioso, ha destato ulteriore preoccupazione e un certo allarme sociale. Secondo i dati - in continua evoluzione – dell’ONU, l’epidemia del cosiddetto “vaiolo delle scimmie” (Monkeypox) si è estesa su 17 paesi, mentre i casi clinici acclarati sarebbero 117, in continua crescita. Il primo riscontro clinico nel territorio è avvenuto in Nigeria.

Gli approfondimenti del CDC sono per il momento i più affidabili. Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) è il massimo ente federale di controllo della sanità pubblica degli USA, operativamente legato al Dipartimento della salute e dei servizi alla società umana, ed ha la sua Direzione Generale ad Atlanta, in Georgia. Il suo obiettivo principale è proteggere la salute e la sicurezza pubblica attraverso il controllo e la prevenzione di malattie, infortuni e disabilità negli Stati Uniti e nel mondo. I suoi accertamenti e deliberati sono la principale fonte di informazione sanitaria mondiale, compreso il CTS italiano del Covid.

Quali sono gli interrogativi tra la gente e che capita più frequentemente di ascoltare?

Il Monkeypox, dove nasce?

Nel mondo scientifico nessuno è cascato dalle nuvole: il monkeypox è conosciuto da molto tempo. Nella dottrina medica è classificato come una “zoonosi” ovvero una malattia capace di trasmettersi dagli animali agli esseri umani.

Il virus è stato individuato nel 1958 nelle scimmie (macachi) della vasta area tropicale africana, nell’ambito delle foreste pluviali dei grandi laghi e dei grandi fiumi.

Il primo caso clinico nell’uomo è stato diagnosticato nel 1970.

Che virus è?

Urge sottolineare che il vaiolo delle scimmie ha davvero ben poco da condividere con il ben più pericoloso e diffusivo Coronavirus. Appartiene alla famiglia degli Orthopoxvirus ed è un virus a DNA e non a RNA, come invece è il Covid 19.

Da un punto di vista biologico, questa tipologia di genoma a DNA conferisce al virus la possibilità di controllare il proprio codice genetico per gli errori (causa delle varianti) generati ad ogni replicazione, tendendo in questo modo ad evolversi più rapidamente.

Il Monkeypox, invece, replica ad una velocità di gran lunga inferiore al virus responsabile del Covid. Da questo fattore deriva la difficoltà biologica a dar luogo a epidemie letali come quella che abbiamo appena vissuto e patito.

Esiste un vaccino?

La vaccinazione anti-vaiolosa storica conferisce immunità nel 85% dei casi - ma è gravata da gravi controindicazioni. Contro il virus esistono inoltre alcuni rimedi farmaceutici, Cidofovir e Brincidofovir.

L’unico vaccino ufficialmente sperimentato ed approvato dalla comunità scientifica internazionale per il vaiolo delle scimmie è l’ “Imvanex”, che utilizza una forma “non replicante” di vaccino, dalla quale derivano minori effetti collaterali. Anche in questo caso, il maggiore problema verte nei paesi più poveri che per ragioni economiche non possono giovarsi di tale vaccino.

L’utilizzo nell’uomo di Imvanex è stato approvato dall’autorevole Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e dall'Agenzia europea per i medicinali nel 2019, ma solo per l'uso in persone di età pari o superiore a 18 anni.

Perché si chiama vaiolo delle scimmie?

Agli esordi della malattia, le persone affette presentano lesioni cutanee a carattere vescicoloso diffuse in numerose parti del corpo, del tutto simili alle vescicole pustolose tipiche del vaiolo classico (o Variola Maior). Tant’è che i medici che per primi riscontrarono la malattia, vennero messi in forte dubbio diagnostico differenziale con l’etiopatogenesi reale. Nasce così la denominazione così errata e fuorviante di questa patologia.

Qual è la sintomatologia?

I sintomi prevalenti sono rappresentati da febbre (raramente elevata), cefalea diffusa, dolori muscolari (mialgie), e linfonodi che si ipertrofizzano in vari distretti dell’organismo.

Una volta superata l’acme febbrile, può comparire un’eruzione cutanea a carattere vescicoloso, il più delle volte con esordio nel viso per poi diffondersi al resto del corpo con maggiore concentrazione nelle palme delle mani e piante dei piedi.

La sintomatologia più grave si riscontra nei Pazienti immunocompromessi (ad esempio quelli sottoposti a chemioterapia antineoplastica) o defedati per altre gravi patologie.

Alcuni aspetti di epidemiologia

Il vaiolo delle scimmie si trasmette soprattutto attraverso lo stretto contatto interpersonale e con l’occasionale aspirazione di secrezioni infette. A seconda delle osservazioni, il periodo d’incubazione oscilla dai 6 a 21 giorni.

Gli studi epidemiologici eseguiti finora hanno dimostrato che il vaiolo delle scimmie si trasmette da un paese di endemia vaiolosa ad un altro per il tramite di una storia anamnestica di viaggiatori provenienti dall’area centro-africana, dove il vaiolo delle scimmie è endemico. Nella grande maggioranza dei casi questa singolare patologia si autolimita guarendo spontaneamente nel giro di 14-21 giorni.

Si parla di scimmie, ma dopo successive ricerche in situ, il serbatoio animale rimane ancora oggi in larga misura sconosciuto. Attualmente i maggiori sospetti vertono sui roditori e su qualsiasi forma di selvaggina.

Di questo virus sono stati sierologicamente individuati due cloni, uno dell’Africa occidentale ed il secondo del bacino fluviale del fiume Congo. L’ultimo con manifestazioni cliniche più gravi. Il tasso di mortalità in Africa occidentale è stato riscontrato del 1% mentre nel bacino del fiume Congo è stato del 10%.

Quali sono le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)? Quali sono le misure di profilassi da adottare nei paesi in cui alberga l’endemia?

• Chiunque, specie i turisti, devono evitare il contatto con animali che potrebbero trasmettere il virus del vaiolo delle scimmie (come già detto, roditori e selvaggine);

• Accurato lavaggio delle mani con acqua e sapone o disinfettante topico a base alcolica;

• Sia il vaccino specifico che un eventuale trattamento farmacologico non sono ancora diffusamente disponibili;

• Il paziente affetto da vaiolo delle scimmie deve essere al più presto isolato e sottoposto a terapia di supporto durante tutto il periodo della malattia o ritenuta tale;

• L’ordinario tracciamento tempestivo dei contatti, le misure di sorveglianza e la sensibilizzazione delle malattie emergenti impartite tra gli operatori sanitari sono notoriamente essenziali per prevenire ulteriori casi clinici secondari;

• Ciò include anche tutti i lavoratori addetti all’igiene del locali sanitari e il personale della lavanderia che possono essere esposti dalla vicinanza e dalla cura del Paziente, come la manipolazione della biancheria da letto, asciugamani o gli oggetti personali.

Viaggi e commercio internazionali

Per il momento, l'OMS non raccomanda alcuna restrizione per i viaggi.

È inoltre iniziata una poderosa azione di ricerca scientifica in tutto l’Occidente per combattere questa malattia con la massima efficacia.


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    Redazione

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