Il silenzio dell’Afghanistan

I talebani vieteranno (di nuovo) la musica?

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  Redazione
  08 December 2021
  5 minutes, 17 seconds

Dopo l’entrata e la riconquista della capitale di Kabul avvenuta lo scorso 15 agosto, a poche settimane dall’avvio delle operazioni di ritiro delle truppe statunitensi dal Paese (decise dall’amministrazione Trump con gli Accordi di Doha nel febbraio 2020, e poi confermate dalla presidenza Biden, definitivamente conclusesi il 30 agosto) e in seguito alla fuga del presidente Ashraf Ghani, l’organizzazione fondamentalista ha annunciato il 19 agosto la rinascita dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan tramite il proprio portavoce Zabihullah Mujahid, con l'obiettivo di costituire, il 7 settembre successivo, un governo ad interim – la cui legittimità, a oggi, è stata negata sia dall’UE che dall’Italia.

Allo stesso Mujahid, il 25 agosto scorso è stato affidato – tra gli altri – l’annuncio dell’intenzione di vietare la musica in Afghanistan. “La musica è proibita nell’Islam, ma speriamo che riusciremo a persuadere la gente a rinunciare, senza dover esercitare pressioni”. Queste le parole rilasciate in un’intervista al New York Times, che sembrano preannunciare il ripristino delle restrizioni vigenti nel Paese tra il 1996 e il 2001, le quali, tra le altre, non consentivano la musica in pubblico, vietavano trasmissioni radiofoniche che la contenessero ed eliminavano le sigle dai programmi televisivi. A ciò si aggiunga anche la probabile chiusura dei talent show, che erano stati tra i primi segnali di cambiamento del Paese (come Afghanistan’s Got Talent, ideato dal creatore di X Factor Simon Cowell nel 2013).

Un reportage firmato Bernat Armangue, pubblicato poco più di un mese fa su The Associated Press, scava più a fondo il problema, svelandone una natura molto più radicale di quanto possa apparire dai prospetti della stampa nazionale e internazionale. Infatti, se è vero che il portavoce talebano Bilal Karimi ha dichiarato che “[il divieto alla musica] al momento è al vaglio; quando verrà presa una decisione definitiva, l’Emirato Islamico la annuncerà”, la popolazione e i locali di musica hanno iniziato ad avvertire forti pressioni in tal senso già dal 15 agosto scorso: sale matrimoni, karaoke e sale da concerto non sono ancora stati chiusi, ma la mera presenza di combattenti talebani in questi luoghi rende l’atmosfera intimidatoria, tanto da far sì che siano gli stessi musicisti a rifiutarsi di suonare (in molti si stanno mobilitando per ottenere visti per l’estero). Alcuni di loro hanno visto i propri strumenti venire distrutti, altri hanno dovuto smembrarli in più parti per poterli nascondere più agevolmente, altri ancora sono stati costretti a sotterrarli in giardino.

L’ultimo – nonché più eloquente – episodio in questo senso si è verificato il 29 ottobre a Surk-Rod, nella provincia settentrionale di Nangarhar, dove un gruppo di talebani ha fatto irruzione a una festa nuziale aprendo il fuoco. Fonti governative parlano di tre morti e diversi feriti ma, secondo fonti locali (non verificabili), il bilancio delle vittime sarebbe almeno quadruplicato. Sempre Mujahid ha dichiarato: “Sono in corso indagini, non è chiaro come sia potuto accadere. Tra le file dell’Emirato Islamico nessuno ha il diritto di allontanare qualcuno dalla musica, ma solo di cercare di persuaderlo. Se qualcuno uccide, anche se è un talebano, sarà processato. Due sospettati sono stati arrestati in relazione all’incidente, e uno è fuggito ed è perseguito. Gli autori dell’incidente, che hanno usato il nome dell’Emirato Islamico per portare avanti faide personali, sono stati consegnati alla sharia“.

“Devo sopravvivere per essere la voce delle donne in Afghanistan. I talebani sono nemici dell’Afghanistan: solo i nemici vorrebbero distruggere la nostra storia e la nostra musica” ha detto Aryana Sayeed, popstar e giudice di The Voice of Afghanistan, che attualmente si trova a Istanbul. Il riferimento è alla tradizione musicale afghana, una tradizione forte, influenzata dalla musica classica iraniana e indiana, comprensiva però anche di una promettente scena pop che, attraverso elementi elettronici e beat dance, contamina i ritmi tradizionali. Essa si è formata nell’arco degli ultimi vent’anni anche e soprattutto grazie all’Istituto Nazionale di Musica Afghano (ANIM), fondato nel 2010 dall’etnomusicologo Ahmad Naser Sarmast (nel 2014 già accusato di ”corruzione della gioventù”, e rimasto gravemente ferito in un attentato a lui indirizzato). È un’accademia musicale che ha contribuito a strappare dalla povertà e a favorire l’integrazione di una generazione di giovani, contribuendo anche alla formazione di eccellenze quali la Zhora Orchestra, composta da sole donne, con un repertorio ibrido tra tradizione e musica occidentale e attualmente rifugiatasi in Quatar, o Negin Khpalwak, la più giovane direttrice d’orchestra dell’Afghanistan (24 anni). “Ci aspettiamo che i talebani spengano la musica. Non hanno annunciato nulla ufficialmente, ma hanno già cancellato tutti i programmi di intrattenimento dalle TV e dalle radio. L’unica musica rimasta è la sigla dei notiziari” ha dichiarato dopo essere riuscita a lasciare il Paese.

L’ex ministro dell’Interno Masoud Andarabi il 31 agosto ha inoltre denunciato la morte di Fawad Andarabi, contadino ed esponente di spicco della musica folk afghana, giustiziato davanti alla famiglia. “Era innocente, solo un musicista che dava gioia alla gente. Ma gli hanno sparato alla testa nella sua fattoria” dice il figlio Fawad.
Le storie che potremmo citare sono tante: quella dei Kabul Dreams, band alternative rock in esilio dal 2014, quella di Ramika Khabiri, unica rapper donna del Paese (oggi ritiratasi dalle scene), o ancora quella di Ali ATH, rapper che per ragioni di sicurezza ha deciso di mantenere l’anonimato. “Sono a rischio“ ha detto in un’intervista, “guadagno i miei soldi dalla musica e dai video su Youtube. È così che pago le bollette. Se i talebani scoprissero che faccio musica mi ucciderebbero. Non voglio neppure pensarci. Mi muovo poco dal mio quartiere, frequento solo le zone che conosco.”

Non sappiamo ancora se il divieto di ascoltare e fare musica in Afghanistan troverà conferma da parte del nuovo governo talebano; ciò che sappiamo è che questa eventualità rischierebbe di distruggere i “primi“ e gli ultimi vent’anni di coscienza artistica e culturale di un Paese che fino a ieri, anche attraverso la musica, stava riuscendo nella propria faticosa ripresa.

Fonti consultate per il presente articolo:
https://formiche.net/2021/08/bandiera-emirato-islamico-afghanistan/
https://www.ilpost.it/2021/09/07/governo-talebani-afghanistan/
https://www.wired.it/attualita/politica/2021/08/16/talebani-afghanistan-kabul-conquista/?refresh_ce=
https://apnews.com/article/entertainment-middle-east-music-arts-and-entertainment-afghanistan-a2ac1095df0568387d6cee15eb82a3b5
https://www.rollingstone.it/politica/afghanistan-il-paese-senza-musica/578076/
https://www.rockol.it/news-724505/afghanistan-i-talebani-vietano-la-musica-e-i-talent?fbclid=IwAR12cXgT9u7tSU4pH_QmTB8lvdPDz0YZgRgNvVUlS87jVU2QYQDtdnjH7LM
https://www.corriere.it/esteri/21_agosto_24/negin-khpalwak-direttrice-orchestra-afghanistan-talebani-4f123080-0442-11ec-aac8-7fb5454b9ae0.shtml?refresh_ce
https://video.corriere.it/esteri/afghanistan-cantante-folk-prelevato-casa-ucciso-alla-sua-famiglia/55667e4e-0a48-11ec-9ad8-3887e018c8c4
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/orchestra-zohra-femminile-in-afghanistan
https://www.repubblica.it/esteri/2021/10/30/news/afghanistan_matrimonio_talebani_uccisi_strage-324408357/

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