Il rinnovato contrasto tra Ungheria e Unione Europea

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  Alessandro Micalef
  29 June 2021
  3 minutes, 41 seconds

Periodicamente, all’interno del panorama comunitario si riaccende il dibattito su alcuni Stati che - pur membri dell’Unione - non mancano tuttavia di manifestare dei forti contrasti con essa, in particolare in riferimento al rispetto dei diritti umani e dei valori democratici. Spesso negli ultimi anni è stata l’Ungheria di Orban a finire sotto i riflettori, in quanto ha mostrato segnali autoritari soprattutto nelle politiche relative all’immigrazione. Negli scorsi giorni in Ungheria è stata approvata una legge che tenterebbe di “tutelare” i minori dalla promozione di contenuti LGBTQ+. In molti sostengono che l’ideologia sottostante a questa scelta, e ad altre fatte in passato dal medesimo Paese, sia in contrasto con i valori fondanti dell’UE e, pertanto, si possa ritenere che continuare a collaborare con questi Stati possa nuocere all’Unione.

Una prima possibilità di reazione viene offerta dalla procedura d’infrazione, ma il Trattato sull’Unione Europea (TUE) contempla anche un’ipotesi più attinente. All’interno dell’articolo 7 TUE viene previsto che il Consiglio possa constatare che “esiste un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori di cui all'articolo 2”. Tali valori comprendono: “rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”. Perché questa valutazione possa essere rimessa al Consiglio, tuttavia, ciò deve venire richiesto dalla Commissione, da un terzo degli Stati membri o dal Parlamento, che dovrà approvare la procedura indipendentemente dall’assunzione dell’iniziativa. Nel caso in cui ciò si verifichi, il Consiglio dovrà deliberare a maggioranza di quattro quinti dei suoi membri per accertare la presenza di tale rischio. Anche laddove ciò avvenga, tuttavia, il risultato che si otterrà si limiterà a constatare la presenza di tale rischio.

I due successivi paragrafi dell’articolo 7 prevedono invece una delibera all’unanimità perché venga accertata “l’esistenza di una violazione grave e persistente da parte di uno Stato membro dei valori di cui all'articolo 2”. A questa seconda possibilità, tuttavia, possono conseguire sanzioni più gravi, poiché il Consiglio a maggioranza qualificata “può decidere di sospendere alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro in questione dall'applicazione dei trattati, compresi i diritti di voto del rappresentante del governo di tale Stato membro in seno al Consiglio”. Si comprende come però questa eventualità appena contemplata sia di difficile attuazione, in quanto si richiede che venga riconosciuta all’unanimità l’esistenza di una violazione.

Se la prima parte dell’articolo 7, pertanto, prevede la possibilità di intervenire preventivamente a tutela dello Stato di diritto in presenza di un rischio, i successivi due paragrafi contemplano invece un rischio poi divenuto violazione.

Questa breve panoramica merita di concludersi considerando che non è mai stato utilizzato finora il meccanismo di cui all’articolo 7 paragrafi 2 e 3 del TUE. Tuttavia, da diversi anni a questa parte sono progressivamente aumentate le frizioni tra Ungheria e Unione Europea, pertanto non è da escludersi che vi possano essere conseguenze - anche severe - dopo l’approvazione della recente legge che potrebbe essere considerata di carattere particolarmente discriminatorio nei confronti delle minoranze. L’elemento critico, più che risiedere nel fatto che si tratterebbe della prima applicazione concreta dell’articolo 7 (paragrafi 2 e 3) - nemmeno la Brexit aveva avuto un precedente - riguarda piuttosto l’unanimità richiesta. Se la Polonia, che negli ultimi anni ha vissuto una situazione simile all’Ungheria nei rapporti con l’UE, decidesse di fare fronte comune con tale Stato, il risultato sarebbe l’immobilismo, poiché non si potrebbe accertare la violazione dello Stato di diritto con il meccanismo appena considerato.

Tuttavia, in seno ad altri Stati dell’Unione si registra un aumento nel sentimento di disprezzo per le politiche dello Stato ungherese. Lo testimonia l’episodio relativo allo stadio di Monaco di Baviera nel corso degli Europei di calcio, in cui era stato proposto di illuminare con i colori dell’arcobaleno l’impianto dove avrebbero giocato Germania e Ungheria. Lo testimonia ulteriormente la posizione di condanna espressa congiuntamente dai rappresentanti di 13 Stati membri dell’UE (tra cui l’Italia) nella seduta del Consiglio “Affari Generali” del 22 giugno.

La sensazione è che, nonostante l’Unione si trovi con le mani legate per molti aspetti poiché gli strumenti di reazione sono di difficile utilizzo, si voglia trovare un modo per contrastare la convivenza con politiche discriminatorie che ledano lo Stato di diritto.

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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