Il problema degli Stati Uniti che resterà insoluto

Dopo ogni massacro il dibattito si accende, per poi spegnersi entro pochi giorni

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  Melissa Cortese
  10 September 2022
  5 minutes, 49 seconds

Periodicamente si torna a parlare e a scrivere sulla questione armi negli Stati Uniti. Dopo ogni strage, o almeno dopo le sparatorie più drammatiche, si riaccende il dibattito politico sulla possibilità di introdurre restrizioni al commercio e alla distribuzione delle armi nel paese. Da ormai cinquant’anni la discussione tocca gli stessi punti e si spegne entro pochi giorni senza alcun risultato.

Si tratta di una battaglia politico-culturale che va avanti da decenni, condotta da un fronte convinto dell’esistenza di un legame causale tra l’alta diffusione di armi da fuoco sul territorio e l’impressionante numero di sparatorie che ogni anno scuote gli americani. Il movimento, collocabile nell’area democratica, chiede restrizioni più stringenti e background check sistematici, vale a dire controlli riguardanti la salute mentale e i precedenti penali di acquirenti e venditori di armi. Secondo un sondaggio del Pew Research Center di giugno 2021, più della metà degli americani è favorevole a leggi più severe sulle armi. Il fronte opposto, quello tradizionalmente repubblicano, si batte in difesa del Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, il quale sancisce il diritto inviolabile dei cittadini americani di possedere armi, e della sua interpretazione originalista, tendenza che da sempre ostacola la fluidità e l’evoluzione del diritto americano. Il Secondo Emendamento, che recita “essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia ben organizzata, non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi”, entrato in vigore nel 1791, andrebbe perciò contestualizzato e storicizzato: alla fine del Settecento il Paese era privo di forze armate permanenti ed esistevano milizie locali civili gestite dai singoli stati. Nacque quindi con finalità difensive in un Paese giovane e fragile, ma, nonostante ciò, è ancora oggi reputato totem della libertà individuale e dell’autodeterminazione.

Nel dibattito costantemente acceso, alimentato da frequenti e drammatiche sparatorie in tutto il Paese, nelle ultime settimane si è mosso qualcosa riguardo alla distribuzione e alla detenzioni di armi. Dopo le stragi del 14 maggio, in un supermercato di Buffalo, New York, e del 25 maggio, in una scuola elementare di Uvalde, Texas, quattro senatori hanno avanzato una proposta di legge chiamata Bipartisan Safer Communities Act, in seguito approvata da Senato e Camera e promulgata dal presidente Joe Biden il 25 giugno. La legge prevede piccole limitazioni alla vendita e al possesso di armi da fuoco: saranno intensificati i background check nei confronti dei minori di ventuno anni, mentre l’età minima per l’acquisto resterà a diciotto anni. Verranno inoltre erogati finanziamenti agli stati che adotteranno norme red flag, le quali consentono il provvisorio sequestro di armi possedute da persone potenzialmente pericolose. Ulteriori fondi verranno destinati a iniziative formative sulla salute mentale in scuole e comunità e al rafforzamento di controlli di sicurezza al loro interno. Quest’ultimo punto, che in sostanza formalizza la presenza della polizia nelle scuole, è stato oggetto di forte dibattito. Il divieto di acquisto di armi sarà ampliato nell’ambito degli abusi domestici: non riguarderà solo persone sposate, conviventi o con figli, ma anche partner ed ex partner, senza vincoli formalmente riconosciuti, colmando così la carenza legislativa chiamato boyfriend loophole. La legge prevede anche un aumento della pena per chi acquisterà e rivenderà armi illecitamente. Si tratta sostanzialmente di timidi passi, ma molto significativi se rapportati all’andatura degli ultimi trent’anni.

Mentre il Congresso discuteva e approvava il Bipartisan Safer Communities Act, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarava incostituzionale e abrogava una legge dello stato di New York che vietava la circolazione in spazi pubblici con armi nascoste in assenza di una giustificazione e di un conseguente permesso. I sei giudici che si sono espressi a favore della cancellazione hanno motivato la decisione rimandando al Secondo Emendamento. La governatrice dello stato di New York ha risposto che “è oltraggioso che in un momento di presa di coscienza nazionale sulla violenza causata dalle armi da fuoco la Corte Suprema abbia sconsideratamente eliminato una legge di New York che limita il numero di persone che possono portare addosso armi nascoste”.

“The only thing that stops a bad guy with a gun, is a good guy with a gun”. Questa è la celebre frase pronunciata dall’amministratore delegato della National Rifle Association (NRA) Wayne LaPierre. La National Rifle Association è un’organizzazione nata nel 1871 a New York con il compito di battersi con fermezza affinché il diritto dei cittadini americani di possedere un’arma sia ritenuto inviolabile; e sino ad ora ci è riuscita, diventando a tutti gli effetti un attore politico di grande importanza. La NRA investe circa cinque milioni di dollari l’anno in attività di lobbying, la sua influenza nelle campagne politiche e la sua forza nell’ostacolare l’iter legislativo di norme di restrizione e controllo sono sempre più evidenti.

Negli Stati Uniti, ogni anno, muoiono mediamente 34 mila persone a causa delle armi da fuoco, con un picco del 2017 di quasi 40 mila vittime. Si stima che siano più i civili morti dal 1970 ad oggi a causa delle armi che i soldati morti in guerra dalla Rivoluzione americana ad oggi. Da una ricerca della Small Arms Survey del 2018 emerge che nel Paese ci sono 120 armi da fuoco ogni 100 abitanti, record seguito dallo Yemen che, con un distacco impressionante, ne conta 53 ogni 100 abitanti. La cultura delle armi negli Stati Uniti è storicamente radicata nella popolazione e a dimostrarlo sono eventi come la corsa all’acquisto a cui abbiamo assistito nel 2020, agli inizi della pandemia di Covid-19.

L’amarezza lasciata dai numeri sopra riportati mette in luce un fenomeno sociale tipicamente americano, uno dei pochi elementi che lascia l’Europa decisamente distante: l’influenza degli Stati Uniti è politica, culturale ed economica, ma il vecchio continente ha compreso che, come empiricamente dimostrato, più armi in circolazione corrispondono a più morti e a un maggiore pericolo. La stessa direzione è stata presa da Canada e Australia.

Fonti consultate per il presente articolo:

“Tra vita e morte: il problema delle armi negli Stati Uniti d’America”, 2022, ius in itinere

https://www.iusinitinere.it/tra-vita-e-morte-il-problema-delle-armi-negli-stati-uniti-damerica-43123

“Il prezzo dell’autodifesa negli Stati Uniti”, 2021, IARI

https://iari.site/2021/02/24/il-prezzo-dellautodifesa-negli-stati-uniti/

“Restrizione alla vendita di armi, primo accordo negli Stati Uniti”, 2022, Euronews

https://it.euronews.com/2022/06/13/restrizioni-alla-vendita-di-armi-primo-accordo-negli-stati-uniti

“Key facts about Americans and guns”, 2021, Pew Research Center

https://www.pewresearch.org/fact-tank/2021/09/13/key-facts-about-americans-and-guns/

“Fact sheet: Biden-⁠Harris administration announces initial actions to address the gun violence public health epidemic”, 2021

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/04/07/fact-sheet-biden-harris-administration-announces-initial-actions-to-address-the-gun-violence-public-health-epidemic/

“President Biden delivers remarks on the recent tragic mass shootings”

https://www.youtube.com/watch?v=9GPtFM3KiYU

Sentenza Corte Suprema, 2021

https://www.supremecourt.gov/opinions/21pdf/20-843_7j80.pdf

“America's gun culture in seven charts”, BBC

https://www.bbc.com/news/world-us-canada-41488081

“Guns In America, By The Numbers”, 2016, npr

https://www.npr.org/2016/01/05/462017461/guns-in-america-by-the-numbers

“Guns”, 2022, Gallup

https://news.gallup.com/poll/1645/guns.aspx

https://unsplash.com/photos/_A...

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Melissa Cortese

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