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Il Nuovo Codice di Condotta Contro la Disinformazione

Un passo verso la co-regolamentazione

Lo scorso 16 giugno, la Commissione Europea ha pubblicato il Codice rafforzato di buone Pratiche dell’UE sulla Disinformazione (the strengthened Code of Practice on Disinformation). Lo strumento è il frutto del lavoro portato avanti dai 34 firmatari appartenenti a settori eterogenei, tra cui i membri della società civile, i fact-chekers, tutte quelle imprese che si occupano di servizi pubblicitari, nonché le grandi piattaforme online, tra cui spiccano Google, Meta, Twitter, Microsoft e Tiktok, mentre mancano all’appello Apple e Telegram. I firmatari si sono adoperati al fine di rafforzare l’impegno e gli strumenti volti a combattere la disinformazione, in conformità con gli “orientamenti”, o linee guida, presentati dalla Commissione Europea nel maggio 2021.

Infatti, le linee guida del 2021 avevano evidenziato alcune carenze esistenti all’interno dell’originario Codice di Condotta, quello avviato nel 2018. Secondo alcuni osservatori il codice di condotta del 2018, seppure fosse il primo strumento a livello globale impegnato nella lotta alla disinformazione, in particolare quella online, si era rivelato insufficiente per alcuni aspetti. Basato sull’autoregolamentazione degli allora 16 firmatari, il codice si presentava piuttosto approssimativo e generico per ciò che concerneva gli obblighi assunti dalle diverse piattaforme, nonché inidoneo a stabilire criteri specifici al fine di verificarne l’adempimento. Inoltre, nel maggio 2021 la Commissione richiedeva il rafforzamento dello strumento in alcune aree specifiche, tra cui quelle dell’impegno, sia di stakeholder che di paesi Membri, del meccanismo di monitoraggio, della responsabilizzazione degli utenti, dell’integrità dei servizi e della demonetizzazione della disinformazione.

È sulla base di questi obiettivi e sugli eventi degli ultimi anni, in particolare la crisi pandemica e il conflitto russo-ucraino, che si è deciso di modificare e rafforzare il Codice lo scorso giugno. Si è evidenziato, infatti, che l’esperienza della campagna vaccinale, nonché quella della guerra abbia incentivato un fenomeno già esistente, quello della disinformazione, facendo trapelare tutti i suoi effetti distortivi all’interno delle società. Come ha recentemente affermato Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione Europea per le politiche sui Valori e la Trasparenza, la disinformazione è una delle armi utilizzate dalla Russia come parte della sua aggressiva campagna militare contro l’Ucraina, ma anche come attacco alla democrazia in senso più ampio, ed è per questa ragione che l’UE necessità di un grande impegno e strumenti efficaci per ridurne l’impatto in tutti gli Stati Membri e salvaguardare la democrazia.

Una delle novità più rimarchevoli che differenzia il Codice originario da quello rafforzato è senz’altro il passaggio da autoregolamentazione verso un concetto di co-regolamentazione. Quando nel 2018 si lavorava alla creazione della prima strategia, infatti, si optò per un approccio basato sull’autoregolamentazione. Il dibattito su questa scelta ha spesso oscillato tra l’assenza di una solida base giuridica e per via di un’ingenua fiducia nella capacità autocorrettiva del libero mercato delle idee, di stampo prettamente statunitense, all’interno del quale la libera competizione delle idee favorisse un automatico isolamento delle notizie false senza necessità di particolari interventi esterni. Con la nuova stretta invece, si promuove la co-regolamentazione per tutte le grandi piattaforme online all’interno del quadro normativo sui servizi digitali. Per ciò che concerne, invece, la demonetizzazione della disinformazione, il nuovo codice rafforzato prevede misure più efficaci e stringenti, tra cui la demonetizzazione delle fake news sul web attraverso la rimozione di introiti pubblicitari. Più semplicemente, come hanno riassunto diversi titoli di giornale lo scorso mese, non sarà più possibile guadagnare diffondendo “bufale” o notizie false. Infine, tra gli elementi di spicco del codice rafforzato emerge quello che garantisce ai ricercatori un maggiore accesso ai dati, nel totale rispetto dei principi del GDPR, al fine di poter eseguire indagini empiriche sul tema della disinformazione.

In linea con quanto presentato dal Codice 2022, saranno i grandi colossi e gli altri firmatari a dover garantire gli impegni presi e a presentare, all’inizio del prossimo anno, il primo rapporto alla Commissione. A reiterare la forte volontà dell’Unione Europea di voler regolamentare la sfera digitale, vi è anche l’introduzione del Digital Service Act, approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 5 luglio. Il Digital Service Act mira a garantire maggiore ordine e trasparenza nel mondo digitale, a regolamentare i flussi di informazione, nonché a riequilibrare i diritti e le responsabilità degli utenti. La sfida più ambiziosa del DSA è data dall’intento di voler gestire, ed eventualmente sanzionare, i contenuti illeciti online in modo analogo a quelli rilevati in ambito offline. A questo proposito, le piattaforme, tra cui le Big Tech, dovranno adempiere ad obblighi più stringenti, tra cui prevenire i rischi sistemici che abbiano un impatto negativo sugli utenti e sui diritti fondamentali degli stessi, consentire loro la possibilità di non ricevere suggerimenti basati sulla profilazione, nonché garantire l’accesso a dati ed algoritmi non solo ai ricercatori ma anche alle autorità.

Fonti consultate

https://www.ilsole24ore.com/art/sulla-disinformazione-arriva-nuovo-codice-ue-AEbdnRgB

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_22_3664

https://www.italiaoggi.it/news/chi-pubblica-fake-news-in-rete-resta-senza-moneta-2567904

https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/guidance-strengthening-code-practice-disinformation

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/disinformazione-le-big-tech-aderiscono-al-codice-di-condotta-ue-azioni-norme-e-sanzioni/

https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/dma-e-dsa-ok-delleuroparlamento-stretta-sulle-big-tech/


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  • L'Autore

    Michela Rivellino

Categories

Sections Human Rights International Security


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Security human rights bigtech codicedicondotta sicurezzaonline UnioneEuropea CommissionEuropea DigitalServiceAct Trasparenza ContenutiIlleciti

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