Il new Pact on Migration and Asylum

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  Sara Scarano
  25 August 2021
  4 minutes, 20 seconds

Prende il nome di New Pact on Migration and Asylum il documento programmatico risalente al settembre 2020, con il quale la Commissione Europea ha esposto le nuove linee guida in materia di migrazione previste per prossimo quinquennio. Tale accordo emerge dalla consapevolezza dell’esistenza di evidenti falle nel sistema di gestione dei flussi migratori consolidatosi in seguito alla promulgazione del Trattato di Dublino III, carenze manifestatesi in particolar modo durante la crisi migratoria del 2015-2016. Il principale obiettivo, quindi, è quello di creare procedure più efficaci per la gestione dei flussi migratori, insieme alla necessità di raggiungere un nuovo equilibrio tra solidarietà e responsabilità che leghi insieme tutti gli Stati Membri dell’Unione. A tal fine, il nuovo patto crea un sistema di procedure integrate basato su una chiara spartizione di responsabilità, in modo da assicurare protezione a migranti e rifugiati tramite alcuni accorgimenti, quali screening obbligatori all’ingresso che accertino l’identità e le condizioni di salute dei migranti, insieme alla registrazione delle loro generalità sull’apposito database Eurodac. Contemporaneamente vengono istituite procedure più rapide di accesso alle frontiere e viene rafforzato il sistema di monitoraggio indipendente che assicuri il rispetto dei diritti fondamentali, con il supporto della nuova Agenzia Europea per l’Asilo e di Frontex.

Il rafforzamento di fiducia e collaborazione tra stati europei deriva dalla creazione del nuovo concetto di “solidarietà costante”: a seguito di apposite valutazioni compiute dalla Commissione Europea, atte a determinare l’esistenza di pressioni eccessive esercitate su una nazione, altri stati europei sono tenuti a contribuire all’alleviamento di tale pressione tramite ricollocamento di una quota di migranti nel proprio territorio nazionale, oppure assumendosi la responsabilità – per conto di un altro stato – di finanziare il ritorno nei propri paesi d’origine di individui manchevoli del diritto di restare in Europa (cosiddetto return sponsorship). Altre modalità di solidarietà spaziano dall’aiuto nello sviluppo delle capacità di svolgere procedure di asilo, al supporto operazionale, alle relazioni con paesi terzi. Tale nuovo sistema dà alla luce una rete di sostegno caratterizzata da una nuova maggiore flessibilità rispetto al sistema precedente, insieme ad un calcolo idealmente più equo del contributo di ogni singolo stato membro, basato su criteri quali grandezza della popolazione e PIL. Inoltre, il meccanismo punta al raggiungimento di una condizione di uguaglianza che tiene anche conto delle problematicità peculiari ai diversi contesti geografici e sociali. Il tutto è finalizzato al raggiungimento di uno status di coordinazione che possa rispondere molto più efficacemente a condizioni di crisi ed estrema pressione sui confini europei, come già precedentemente accaduto.

Altro punto focale è costituito dall’aumento di cooperazione tra l’Unione Europea ed alcuni Paesi extra-europei – quali, in primis, Turchia e Libia –, in modo da assicurare percorsi legali per l’immigrazione ed arginare così l’operato dei trafficanti. Tale idea prende forma concreta nel Piano d’Azione EU 2021-2025 contro il traffico di migranti: le bilanciate relazioni intrecciate con paesi di origine e di transito sono finalizzate ad ottenere benefici reciproci in vari settori, quali quello economico, di sviluppo sostenibile, educazione e sicurezza. Una cooperazione di questo genere è considerata come aspetto chiave per permettere all’Unione Europea di adempiere ai propri obblighi nel garantire protezione ai migranti: un esempio è costituito dall’importanza della Dichiarazione firmata nel 2016 tra Turchia ed Unione Europea, la quale continua a garantire fondi alle strutture europee presenti sul territorio turco, allestite per rispondere ai bisogni essenziali dei rifugiati.

Nonostante ciò, numerose sono le critiche mosse nei confronti del Nuovo Patto sulla Migrazione. In primis, la nuova immagine di “solidarietà”, così come viene concettualizzata, risulta essere giuridicamente vincolante, nella forma di un’apparente scelta dei singoli stati chiamati a decidere se utilizzare l’opzione del ricollocamento o del “return sponsorship”, con la conseguenza che il supporto garantito è, in realtà, una forzatura e non una libera decisione di cooperazione. Contemporaneamente, continuano ad essere trascurati i bisogni specifici delle persone migranti, le quali si trovano, ancora una volta, inserite in un meccanismo che solo idealmente si cura delle loro necessità, a causa delle ancor esistenti discrepanze tra le normative vigenti e quel che realmente accade sul campo. Un’altra critica è spesso rivolta al rafforzamento della cooperazione con paesi terzi, la quale, per molti, simboleggia l’ennesimo tentativo di una gestione esternalizzata dei flussi migratori, la quale si svolge prevalentemente al di fuori dei confini europei, contribuendo alla persistenza di un’opera di securitizzazione di questi ultimi. Inoltre, in tal modo viene a costruirsi una zona grigia rispetto alla giurisdizione vigente nel territorio del paese terzo in cui i migranti vengono accolti, con la conseguente necessità di rafforzare i meccanismi di monitoraggio per assicurare, innanzitutto, il rispetto dei diritti umani.

Fonti consultate per il presente articolo:

Factsheet: New Pact on Migration and Asylum (2020), new-pact-on-migration-and-asylum-package_1.pdf (europa.eu)

European Commission (2020), Communication from the Commission on a New Pact on Migration and Asylum, EUR-Lex - 52020DC0609 - EN - EUR-Lex (europa.eu)

New Pact on Migration and Asylum: Questions and Answers (2020), New Pact on Migration and Asylum: Questions and Answers (europa.eu)

RESPOND Final Conference 2020 'Five Years after: The EU Refugee Crisis & the Political Response - YouTube

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L'Autore

Sara Scarano

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Diritti Umani

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Migranti