Il Mercosur e l’accordo con l’Unione Europea

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  Michele Bodei
  11 June 2021
  2 minutes, 56 seconds

Il Mercosur – dallo spagnolo Mercado Común del Sur - è un’organizzazione internazionale regionale fondata nel 1991 da quattro stati dell’America Meridionale: Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. A questi si è successivamente aggiunto il Venezuela, ma è stato sospeso nel 2016 per aver violato le regole del mercato nel continente. Fanno parte dell’organizzazione con lo status di membri associati la Bolivia e il Cile dal 1996, il Perù dal 2003, mentre la Colombia e l’Ecuador dal 2004. Messico e Nuova Zelanda, invece, partecipano come membri osservatori.

Lo scopo dell’organizzazione è quello di concludere accordi e coordinare le politiche dei paesi membri per ottenere un mercato comune, attraverso l’abolizione dei dazi doganali e l’adozione di una tariffa doganale comune nei confronti dei paesi terzi. Il progetto è stato spesso paragonato al Mercato Comune Europeo, ma la realtà è ben diversa. Gli obiettivi non sono stati pienamente realizzati e vi sono ancora molti ostacoli alla libera circolazione di beni e servizi. In aggiunta, è necessario considerare lo squilibrio nelle capacità economiche dei membri: la somma del prodotto interno lordo di Argentina, Uruguay e Paraguay è solo un terzo rispetto a quello del Brasile, che è una delle dieci maggiori economie mondiali.

A trent’anni dalla sua nascita, l’organizzazione ricopre oggi un ruolo non di secondo piano nella comunità internazionale. Nel 2019 è stato firmato un accordo di libero scambio con l’Unione Europea, che prevede una graduale riduzione del 90% delle barriere tariffarie nei prossimi dieci anni, ma che ha scatenato la contrarietà della società civile sia europea sia dell’America Latina. Chi contesta l'accordo sostiene che incentiverebbe l’esportazione di prodotti che contribuiscono alla deforestazione della foresta amazzonica, alle emissioni di gas serra e alla violazione dei diritti umani e del lavoro. A suscitare critiche è stato anche il metodo con cui le tematiche ambientali e dei diritti sono state trattate, cioè attraverso allegati e protocolli. Infatti diversi gruppi di attivisti diffidano della credibilità del presidente brasiliano Bolsonaro, che avrebbe già sistematicamente violato le regole internazionali sulla sostenibilità sancite da altri Trattati.

L’Europa rischia di perdere alcuni dei suoi vantaggi. A due anni dalla sua firma, mancano ancora le ratifiche di Francia, Austria, Paesi Bassi, Belgio e Irlanda – il tutto aggravato da negoziati durati vent’anni. Pechino ha approfittato della lentezza istituzionale europea, ampliando il suo mercato nell’America Meridionale nell’ultimo ventennio. La Cina è oggi uno dei principali importatori di prodotti agroalimentari sudamericani. La quota di esportazioni del Mercosur verso la Cina sarebbe aumentata di 11 volte dal 2000 al 2018 – passando dal 2% al 22,1% del totale – mentre le esportazioni verso l’Unione Europea sono calate del 15% negli ultimi cinque anni. Accanto a questi dati bisogna considerare che la Cina negli ultimi dieci anni ha aumentato considerevolmente gli investimenti nel continente, aiutando anche i governi in difficoltà e guadagnando così un maggior peso strategico.

Oggi il Mercosur può essere determinante a livello geopolitico, soprattutto se continuerà il suo processo di integrazione economica. Nel 2008 c’è stato un passo ulteriore nel continente con la firma del trattato istitutivo dell’Unione delle Nazioni Sudamericane, che costituisce l’unione doganale tra il Mercosur e la Comunità Andina – un’organizzazione regionale analoga che coinvolge la parte occidentale del continente. Se gli stati dell’America Latina riusciranno a far convergere gli interessi comuni, potranno avere un peso determinante nello scenario internazionale.

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Michele Bodei

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