Il Fondo di solidarietà dell'UE e le calamità naturali

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  Alessandro Micalef
  10 September 2021
  3 minutes, 27 seconds

Ogni anno nel territorio europeo si verificano eventi metereologici o sismici imprevedibili che causano danni, anche consistenti. Negli ultimi anni, tuttavia, si è potuto riscontrare un aumento nel numero e nell’intensità di queste calamità, che potrebbero essere considerate tra le conseguenze del cambiamento climatico. Esempi concreti di questi fenomeni naturali estremi si possono trovare negli incendi forestali che avvengono nei Paesi mediterranei (Grecia, Italia, Spagna) o nelle alluvioni che si verificano in modo sempre più frequente. Per quanto in alcuni casi le cause non siano da attribuire al cambiamento climatico ma a comportamenti dell’uomo negligenti o criminali, il luglio e l’agosto del 2021 hanno visto numerosi incendi, tra i più gravi quelli verificatisi in Grecia nell’isola di Eubea ed in Italia, nelle isole e nelle regioni del Sud. Sempre nella stagione estiva, in Germania si sono verificate alluvioni di intensità senza precedenti, nei lander di Renania-Palatinato e Nordreno-Vestfalia.

L’Unione Europea si è dotata già dal 2002 di uno strumento utile a rispondere all’esigenza di “ripristino” conseguente al verificarsi di tale calamità: il Fondo di solidarietà dell’Unione Europea (FSUE). Esso è stato istituito tramite Regolamento n. 2012/2002, che nella sua prima versione riteneva al primo considerandum che “In occasione di gravi catastrofi, la Comunità dovrebbe dimostrare la propria solidarietà alla popolazione delle regioni colpite apportando un sostegno finanziario per contribuire, a ripristinare rapidamente condizioni di vita normale in tutte le regioni sinistrate.”. Affinché questo strumento possa essere utilizzato è ovviamente necessaria la soddisfazione di determinati requisiti, sia con riferimento al verificarsi della catastrofe che all’entità dei danni da questa causata. L’iter prevede una richiesta presentata dallo Stato coinvolto alla Commissione, avente la finalità di individuare l’entità dei danni e fornire gli elementi affinché questa possa valutare se concedere una sovvenzione utile a sostenere in parte le spese per ripristinare la situazione antecedente la catastrofe. A seconda della tipologia di calamità, la sovvenzione è utile a coprire le spese relative al ripristino delle reti idriche, elettriche, al coordinamento delle operazioni di soccorso, all’allestimento di alloggi provvisori per la popolazione, messa in sicurezza delle infrastrutture o ripulitura delle zone danneggiate.

È opportuno ricordare inoltre che nel marzo del 2020 è stata apportata una modifica al Regolamento, che comprende ora anche situazioni di “grave emergenza di sanità pubblica” da intendersi come “qualsiasi pericolo potenzialmente letale o altrimenti grave per la salute, di origine biologica, (…), che compromette gravemente la salute umana e che richiede interventi decisi per contenerne l’ulteriore diffusione”. Tale modifica è stata approvata in concomitanza con la diffusione della pandemia di Covid-19, avendo la finalità di evitare che un’eventuale inefficienza del sistema sanitario di uno Stato potesse compromettere la salute della sua intera popolazione.

Nella pratica, il FSUE è stato coinvolto nelle numerose situazioni drammatiche conseguenti a terremoti ed alluvioni verificatisi in tutta Europa a partire dal 2002. Stando ai dati aggiornati fino al 2020, l’Italia è di gran lunga il Paese che ha ottenuto più sovvenzioni dal Fondo. A seguito dei gravissimi danni riportati recentemente nella zona di Oristano, in Sardegna, le forze politiche stanno valutando l’opportunità di presentare una richiesta per ottenere un sostegno anche in questa circostanza. La realtà dei fatti, tuttavia, rivela che ogni anno si sta assistendo ad eventi metereologici estremi sempre più frequenti e intensi, pertanto si può comprendere come il Fondo rischi di patire oneri progressivamente più grandi col tempo e non essere più in grado di coprire tutte le sovvenzioni necessarie. La necessità prima dovrebbe concentrarsi quindi sull’evitare la diffusione ulteriore di eventi estremi e non sulla riparazione dei danni causati da questi. Sembrerebbe essere questa anche la direzione presa dall’UE, che nel maggio 2021 ha approvato tramite risoluzione del suo Parlamento un riesame del FSUE. Resta quindi da scoprire come verranno adattate le procedure ed il testo del Regolamento, nella “nuova” consapevolezza degli effetti del cambiamento climatico sul continente europeo.

Immagine: https://pixabay.com/it/photos/...

https://www.europarl.europa.eu...

https://ec.europa.eu/regional_...

https://cohesiondata.ec.europa...

Si veda anche:

https://cohesiondata.ec.europa.eu/stories/s/An-overview-of-the-EU-Solidarity-Fund-2002-2019/qpif-qzyn

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2021-0220_IT.html

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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European Union climate change