Il disarmo nucleare: difficoltà pratiche e trattati dell'ONU

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  Alessandro Micalef
  24 April 2021
  4 minutes, 46 seconds

Le armi nucleari si possono ritenere uno degli strumenti più distruttivi che l’uomo abbia mai ideato. Questa conclusione non è legata a considerazioni meramente personali, quanto ad alcune valutazioni che si possono fare con riferimento al loro precedente uso.

Siamo tutti a conoscenza dei due casi in cui tali armi sono state utilizzate: Hiroshima e Nagasaki. Il primo uso bellico, successivo alla sperimentazione avvenuta in New Mexico nel c. d. Progetto Manhattan, è avvenuto il 6 agosto 1945 sulla città giapponese di Hiroshima. Tre giorni più tardi, il 9 agosto, una seconda bomba è stata sganciata sulla città di Nagasaki. Il 15 agosto 1945, l’Imperatore Hirohito ha dichiarato la resa del Giappone, formalizzata il 2 settembre con la firma dell’armistizio. La rapidità con cui, dopo l’utilizzo delle bombe atomiche, si è posta fine ad una guerra durata circa quattro anni (il riferimento è al conflitto tra Giappone e Stati Uniti) è un elemento già impressionante.

Un elemento di ancora maggior rilievo è il numero di vittime, ancora incerto, che viene fatto oscillare tra le centomila e le duecentomila persone. Considerare le ulteriori vittime nel lungo periodo è complesso, in quanto la precisa individuazione è compromessa dalla difficoltà di ricondurre inequivocabilmente lo sviluppo di determinate patologie all’esposizione alle radiazioni. Non si ritiene elegante utilizzare questi numeri alla leggera, considerato che si tratta di vite umane. L’unico motivo per cui ciò è stato fatto è per giustificare la prima affermazione fatta nell’articolo, e da qui prendere coscienza del fatto che eventi di questo tipo non dovrebbero più verificarsi. Se si deve ritenere repellente ogni vittima civile causata da un conflitto, si consideri inoltre che in questo caso non si è trattato di perdite causate da mesi o anni di guerra, ma da pochi istanti.

Da allora, forse resi consapevoli dei danni in grado di provocare, le armi nucleari non sono state più utilizzate dagli eserciti all’interno dei conflitti; tuttavia, queste non sono scomparse. Negli anni della Guerra Fredda si ricorda la “crisi dei missili” di Cuba del 1962, quando l’Unione Sovietica tentò di rispondere al dispiegamento di armi nucleari degli Stati Uniti nei Paesi europei della NATO. Successivamente, le armi nucleari sono state utilizzate come pedine di una strategia di reciproco controllo degli Stati, talvolta accusando il possesso da parte di Stati invisi, talvolta utilizzandole per ricordare la propria presenza nel mondo.

Nel tentativo di mantenere un controllo sulla situazione, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha inizialmente predisposto un Trattato di Non-Proliferazione delle Armi Nucleari (NPT), aperto alla firma dal 1968 e in vigore dal 1970. Questo è rivolto ad incentivare la cooperazione tra gli Stati nell’utilizzo dell’energia nucleare e ad evitare eventuali escalation in materia, che costituirebbero una minaccia per la comunità globale. Esso è attualmente ratificato da 191 Stati, tra cui cinque Stati in possesso di armi nucleari, nonché Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza: USA, Russia, Francia, Regno Unito, Cina. Altri Stati che sono ritenuti in possesso di armi nucleari, invece, non sono parte del Trattato (India, Pakistan, Israele) o ne sono usciti (Corea del Nord).

A questo strumento nel 2017 si è aggiunto il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). Esso è stato approvato con risoluzione 71/258 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Come si evince dal titolo, obiettivo di questo Trattato è fare un passo ulteriore rispetto al NPT, orientandosi verso l’eliminazione degli arsenali nucleari. Questo è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, secondo l’Articolo 15 del Trattato che prevede che ciò avvenga dopo il deposito del cinquantesimo strumento di ratifica. L’Honduras è stato il cinquantesimo Paese ad aver depositato lo strumento di ratifica, il 25 ottobre 2020. Leggendo quali siano gli Stati parte del Trattato, ci si accorge immediatamente del fatto che non compaia nessuno degli Stati in possesso di armi nucleari. Considerando il peso di prendere una decisione di questo tipo, la scelta non può stupire eccessivamente. È importante anche sottolineare come Austria, Irlanda, Malta, San Marino ed il Vaticano siano gli unici Stati europei ad aver ratificato il Trattato. L’Italia è in possesso delle testate nucleari statunitensi, pertanto si trova in una situazione particolare, pur non essendo uno Stato che produce armi nucleari.

Un primo passo per il superamento delle armi nucleari è stato fatto con l’entrata in vigore del TPNW, ma perché questo non abbia solamente un carattere programmatico è necessario che vi aderiscano tutte le potenze nucleari. Tuttavia, ci si rende conto del fatto che privarsi delle armi nucleari sia una scelta che, pur nobile nel suo spirito, non assicuri necessariamente il mantenimento della pace, laddove non venga fatta all’unanimità. Questa opinione viene confermata dal Joint Statement di USA, Francia e Regno Unito, che manifesta estrema perplessità sul Trattato.

Liberarsi delle armi nucleari, per il vantaggio strategico che esse costituiscono per ogni Stato che ne sia in possesso, sembra una possibilità di difficile prospettazione, anche nel lungo periodo. Tuttavia, il fatto che gli sforzi dell’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) si siano tradotti in un Trattato in vigore, a “soli” quattordici anni dall’inizio della campagna, può già significare un cambiamento rilevante per il loro superamento.

A cura di Alessandro Micalef

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Per ulteriori informazioni sull’ICAN, insignita del Premio Nobel per la Pace 2017, si rinvia a: https://www.icanw.org

Per leggere integralmente il testo del Joint Statement di USA, Regno Unito e Francia, si rinvia a:

https://usun.usmission.gov/joint-press-statement-from-the-permanent-representatives-to-the-united-nations-of-the-united-states-united-kingdom-and-france-following-the-adoption/

Per il testo del TPNW, si rinvia a: https://undocs.org/A/CONF.229/2017/8

Per ulteriori informazioni sui fatti di Hiroshima e Nagasaki, si segnalano:

https://thebulletin.org/2020/08/counting-the-dead-at-hiroshima-and-nagasaki/

https://www.atomicheritage.org/history/survivors-hiroshima-and-nagasaki

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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