Il cammino di Israele: tra sfide esterne e tensioni interne

  Articoli (Articles)
  Michele Magistretti
  31 December 2021
  4 minutes, 6 seconds

Israele affronta un periodo travagliato. Internamente si assiste ad un aumento della tensione politica che mina la stabilità del governo e la concordia nazionale, con il leader del Likud, Benjamin Netanyahu, pronto a tornare alla rivalsa. Riguardo il quadro regionale, il paese affronta un cambio di paradigmi e numerose sfide nel futuro prossimo. Mentre approfondisce la cooperazione con alcuni partner, vede aumentare le tensioni con alcuni alleati occidentali.

Vediamo quindi alcune delle recenti iniziative di politica internazionale di Israele e alcune criticità riguardo politica interna.

La politica internazionale: tra sfide e opportunità

Nell’ultimo periodo il paese deve fare i conti con alcuni cambiamenti nel quadro della politica regionale ed internazionale. Nonostante il cambio di governo, il nuovo esecutivo rimane scettico riguardo la ripresa dei colloqui con l’Iran da parte delle potenze occidentali e dei suoi possibili sviluppi nel caso le parti decidessero di compiere dei sostanziali passi avanti. Per Israele, l’Iran rimane il principale avversario strategico, sia per opposizione ideologica sia per le capacità militari di Teheran. Il governo israeliano, infatti, deve costantemente monitorare le attività dei vari proxy iraniani in Siria e Libano, oltre che i legami e gli scambi tra Teheran ed i gruppi islamisti radicali palestinesi.

Sono sorti ulteriori punti di attrito tra Israele e i suoi alleati occidentali, in particolare con gli USA. Recentemente vi sono state delle tensioni tra l’amministrazione USA e quella israeliana riguardo la decisione di designare alcuni gruppi palestinesi per i diritti umani come organizzazioni terroristiche da parte del ministero della difesa, retto dal leader centrista Benny Gantz. Secondo il ministro, queste sei organizzazioni terroristiche sarebbero in realtà un braccio civile del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, organizzazione terroristica di estrema sinistra. Questa decisione ha comportato anche le critiche da parte delle Nazioni Unite e di altri soggetti internazionali.

Inoltre, Israele ha ricevuto numerose critiche anche per la volontà di espandere gli insediamenti nella West Bank sotto il proprio controllo. Il piano governativo prevede la costruzione di qualche migliaio di unità abitative in insediamenti preesistenti e di circa un migliaio di nuove unità in cittadine palestinesi sotto amministrazione israeliana. Per la prima volta, tra i critici europei figura anche la Polonia, che cambia quindi posizionamento su tali questioni. Anche se i rapporti tra i due paesi avevano già subito un contraccolpo a causa della decisione di Varsavia di approvare una legge che rende impossibile ai sopravvissuti dall’Olocausto e i loro discendenti la restituzione dei beni confiscati durante il periodo sovietico.

Continua invece l’intensificazione dei legami con il nuovo alleato regionale, gli Emirati Arabi Uniti. A fine ottobre, durante l’esercitazione multinazionale Blue Flag, il capo dell’aeronautica emiratina, Ibrahim Nasser Muhammed al-Alawi, ha presenziato alle esercitazioni nel deserto del Negev.

Sempre nel quadro dei cambiamenti politico-diplomatici in corso nella regione, pare che il consigliere per la sicurezza nazionale USA, Jake Sullivan, abbia discusso la normalizzazione dei rapporti con Israele durante il proprio incontro con il principe ereditario saudita, Mohammed Bin Salman. Sebbene i due paesi abbiano già da tempo scambi informali e comunque un rapporto non ostile, la casa regnante saudita mantiene per ora un atteggiamento cauto. Come custode dei luoghi sacri dell’Islam teme di subire la propaganda avversa di alcuni leader musulmani che mirano a egemonizzare politicamente la figura di guide e tutori della umma.

La politica interna: crescono le tensioni

Le decisioni governative precedentemente esposte hanno ovviamente comportato delle conseguenze anche sul piano interno, già instabile e teso. I ministri di sinistra del governo hanno criticato la decisione di Gantz nei confronti delle organizzazioni palestinesi. I laburisti e Meretz si sono dichiarati contrari a questa decisione e probabilmente iniziano a mal sopportare la distanza ideologica tra loro e le destre dell’esecutivo. Ma vi sono tensioni anche tra gli altri componenti della coalizione. Secondo alcuni analisti, vi è incertezza riguardo la possibilità di prosecuzione dell’esecutivo nel momento in cui vi sarà la rotazione della carica dall’attuale primo ministro Naftali Bennett al leader centrista Yair Lapid, attuale ministro degli esteri e vice primo ministro insieme a Gantz. Infine, il livello del dibattito politico si fa sempre più infiammato, tanto che il leader di estrema destra Itamar Ben Gvir e il leader di estrema sinistra arabo-israeliana, Ayman Odeh, si sono scontrati fisicamente nel corso di un diverbio davanti alla stanza di un detenuto palestinese in un centro medico. Non sembrano quindi diminuire la polarizzazione e il “tribalismo” all'interno del panorama politico israeliano.

Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.jpost.com/breaking...

https://www.timesofisrael.com/...

https://www.al-monitor.com/ori...

Share the post

L'Autore

Michele Magistretti

Tag

Israele