Framing the World, XLVII numero

Un'istantanea di un mondo in continua evoluzione

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  Redazione
  23 November 2020
  42 minutes, 6 seconds

In questo numero di FtW vi raccontiamo un mondo alle prese con una traballante curva dei contagi e con le incertezze economiche portate dalla pandemia. Di questo si è discusso al G20 a Riyadh e in Unione Europea, dove Macron parla di "consenso di Parigi". Raccontiamo inoltre un Medio Oriente particolarmente in contatto con gli Stati Uniti e da cui le notizie sulla morte dei leader storici di Al-Qaeda fanno fatica ad arrivare, di un Estremo Oriente che conclude importanti accordi commerciali ma che è preoccupato per una terza ondata. Se quindi tutti ci chiediamo quando finirà la pandemia, il Congo ci fa sapere che l'epidemia di Ebola, quella sì, è finita.

Tutto questo e molto di più vi aspetta nel 47° numero di Ftw.

Buona lettura!



DIRITTI UMANI

Eni, prima società nell’indice sui diritti umani del Corporate Human Rights Benchmark. L’indice è riconosciuto a livello internazionale e valuta le performance delle aziende in materia di diritti umani, in linea con i Guiding Principles on Business and Human Rights dell’ ONU (UNGP). Eni si classifica prima insieme a Unilever su 199 aziende nei settori estrattivo, agricolo, abbigliamento e ICT, con 25 su 26 punti considerando politiche, governance, processi e pratiche adottate per il rispetto dei diritti umani e per la risposta alle accuse di violazione. I miglioramenti sono stati riscontrati nel rispetto del principio di due diligence e nei processi di monitoraggio e valutazione. L’amministratore delegato Eni, Claudio Descalzi, afferma come il rispetto dei diritti umani sia “integrato nel [...] percorso per una transizione equa che consenta di dare accesso all'energia a tutti, proteggendo l'ambiente e riducendo i divari esistenti tra i Paesi".

(Sara Squadrani)

Australia, accusa per crimini di guerra in Afghanistan. Dopo 4 anni e mezzo di investigazioni e studi, il 19 novembre è stato pubblicato il Rapporto del maggior generale Paul Brereton contenente le prove a sostegno delle accuse contro le forze speciali australiane per l’omicidio di 39 civili afgani. Secondo il rapporto, nessuno di tali incidenti può essere scontato come "decisione controversa presa sotto pressione nel pieno della battaglia". In più l’inchiesta, sulla condotta delle forze australiane tra il 2005 e il 2016, rileva che ai giovani soldati veniva richiesto dai loro comandanti di pattuglia di sparare ai prigionieri – non combattenti – per registrare la loro prima uccisione. Questo episodio denuncia una cultura distorta che permea le forze militari australiane, che evidenzia più il prestigio e il potere che l’eccellenza a servizio del paese.

(Sara Squadrani)

Argentina, disegno di legge per legalizzare l’aborto. È aria di cambiamenti in Argentina sul fronte dei diritti umani; il Presidente del Paese, Alberto Fernández, aveva promesso la presentazione di un disegno di legge volto a legalizzare l’aborto, e così è stato il 17 novembre 2020 al Congresso, dichiarandolo un problema di salute pubblica da risolvere. Ancora una volta ci riprova l’Argentina che si era vista negare tale diritto quando la proposta di legge venne respinta dal Senato nel 2018. Ecco che la questione ritorna al centro del dibattito politico. Dunque, non resta che attendere il verdetto del Senato e della Camera dei Deputati che dovranno tornare a decidere sulla legalizzazione dell’aborto o continuare con tale violazione dei diritti riproduttivi della donna.

(Chiara Scuderi)

Messico, il cyberbullismo diventa diventa reato. Da vittima a precursora di un grande passo avanti per i diritti umani, Olimpia Coral Melo Cruz è stata vittima della violenza digitale dopo che, un presunto ex fidanzato, rese disponibile sul web un video personale ed intimo. Da quel momento, la ragazza divenne oggetto di scherno e molestie nella sua città, Puebla, provocandole una grave crisi psicologica fino a tentare il suicidio per ben 3 volte. Tuttavia, Olimpia non si è arresa e ha lottato affinché la violenza digitale diventi un reato, dando vita ad un’iniziativa di legge popolare nello Stato di Puebla. Il percorso non è stato semplice e solo l’8 dicembre del 2018 il reato di violazione della privacy, cyberbullismo e diffusione di contenuti sessuali entrò nel codice penale di Puebla. Ciò, però, ha scatenato un effetto a catena e ha trovato appoggio da parte degli altri stati messicani fino a raggiungere l’unione di Città del Messico. La legge “Olimpia” é stata così approvata il 5 Novembre 2020 dal Senato, diventando norma nazionale e prevedendo sanzioni per chiunque divulghi contenuti intimi.

(Chiara Scuderi)

Haiti, la FIFA interviene per porre fine agli abusi sessuali nel calcio. L’International Federation of Association Football (FIFA) il 15 ottobre scorso ha annunciato – come riporta Human Rights Watch – che una sua squadra incaricata di compiere delle investigazioni su Yves Jean-Bart, presidente della Federcalcio haitiana dal 2000, ha completato il suo lavoro. Per Jean-Bart le accuse sono di stupro e abusi sessuali su bambini e giovani donne. Il presidente della Federcalcio è già stato sospeso due volte per 90 giorni e proprio il 22 novembre scadrà la seconda sospensione. L’indagine FIFA è stata avviata dopo numerose denunce secondo le quali alcuni bambini sarebbero stati vittime di abusi sessuali. “La FIFA ha urgente bisogno di proteggere i bambini che sono ancora a rischio da Jean-Bart, garantendo che la sua sospensione venga applicata e indagando a fondo su tutti gli altri leader della Federcalcio haitiana, accusati di essere a conoscenza o di facilitare questi atti” ha affermato Minky Worden, direttore delle iniziative globali di Human Rights Watch.

(Federico Brignacca)

Myanmar: bambini usati dai militari nei combattimenti. I primi di ottobre, il Tatmadaw, ovvero l’esercito del Myanmar avrebbe costretto alcuni ragazzi di campagna ad aprire un varco attraverso le mine per le truppe. Il tutto durante un’operazione contro l’esercito ribelle di Arakan nello Stato di Rakhine. Durante i combattimenti che si sono verificati – secondo le informazioni reperibili da Human Rights Watch – due ragazzi sono stati uccisi e un terzo è rimasto ferito. Il ricorso a “scudi umani” è un crimine di guerra, così come l’utilizzo di bambini o ragazzi durante combattimenti. Immediata la richiesta da parte della task force nazionale delle Nazioni Unite di “un’indagine completa, trasparente e rapida sull’incidente e che chiunque sia responsabile dell’uso e dell’uccisione dei bambini sia ritenuto responsabile”.

(Federico Brignacca)

Sara Squadrani, Chiara Scuderi, Federico Brignacca



ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

Borse, le conseguenze di un vaccino. L’annuncio di Pfizer e Moderna di aver sviluppato vaccini efficaci ha portato i mercati a giorni euforici con rialzi superiori al 5% su quasi tutti i listini. A ciò si è affiancata una transizione strategica (in gergo ‘rotazione’) che ha portato gli investitori a vendere i titoli che hanno sfruttato le misure di contenimento, ovvero le aziende tecnologiche, e a comprare in modo massiccio le azioni di tutti quei settori pesantemente colpiti dal Covid-19: linee aeree, crociere e alberghi, ma anche aziende petrolifere, settore assicurativo/bancario e piccole/medie imprese. Nel giro di pochi mesi le economie dovrebbero tornare alla normalità e i settori più colpiti offrono le maggiori possibilità di guadagno, mentre la crescita del settore tecnologico potrebbe rallentare in modo deciso.

Regno Unito, in attesa della Brexit. Mentre si avvicina la deadline per i negoziati Brexit (31 dicembre) con le parti che sembrano distanti (soprattutto sulle politiche della pesca), il Regno Unito registra alcuni dati economici molto positivi. Nel terzo trimestre, infatti, il PIL ha segnato un nuovo record storico con una crescita del +15.5% (+78% annualizzato), salendo al -9.7% da inizio anno. Il nuovo lockdown in vigore fino al 2 dicembre dovrebbe portare a nuovi ribassi, ma nel frattempo gli indici di consumo sono positivi anche nel confronto con il 2019, trascinati ad un +53% delle vendite online, e la disoccupazione, seppur in leggera crescita, è sotto controllo al 4.8%. A giorni, inoltre, dovrebbe essere annunciato il nuovo accordo commerciale con il Canada, paese con cui l’interscambio vale €23 miliardi.

Asia-Pacifico, un accordo da record? Vede la luce, dopo 8 anni di trattative, il più grande trattato di libero scambio del mondo grazie alla platea di 2.2 miliardi di consumatori coinvolti e $26 trilioni di PILcomplessivo, ovvero un terzo dell’economia globale. Il RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership) a guida cinese include i 10 membri ASEAN e Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Sud Corea, ed è più significativo in termini politico-diplomatici che economici. L’accordo infatti non comprende il commercio agricolo né riduce i dazi doganali, dato che per lo più unifica i vari trattati attualmente in vigore e semplifica le regole sull’origine dei prodotti, e porterà ad un aumento stimato del solo 0.2% del pil dei membri. Tuttavia, l’accordo va nella direzione di creare un blocco commerciale coerente come già l’UE o il Nord America, oltre ad indebolire l’influenza americana nella regione a tutto vantaggio di quella cinese, motivo per cui l’India si era ritirata dal progetto nel 2019.

Estremo Oriente, la ripresa è confermata. Giappone, Cina e i paesi della regione sono in genere riusciti a tenere sotto controllo l’epidemia, e le loro economie ne mostrano i risultati. In Giappone il Pil cresce del 21.4% (annualizzato), ben più delle previsioni (18.9%), ed è il miglior dato dal 1980, sebbene venga dopo tre trimestri di contrazione. In Cina la produzione industriale cresce più del previsto, +6.8% ad ottobre (anno su anno), così come le vendite dell’industria automobilistica, che balzano del 12.5%. Positive, ma più deboli del previsto, le vendite al dettaglio, che si fermano a +4.3%. L’india, ben più in difficoltà a causa del virus, è invece entrata in recessione dopo aver registrato un calo del Pil del 8.6% anche nel terzo trimestre, che si aggiunge al -23.9% del Q2.

Cina, l’antitrust affonda i mercati. Il settore tecnologico cinese è in forte ribasso dopo che il governo ha rivelato la bozza delle nuove misure antitrust. L’indice Hang Seng TECH è calato di oltre il 6%, ma Alibaba e Tencent fanno peggio, rispettivamente a -9.8% e -11.4%, che si traducono in -$200 miliardi di capitalizzazione per le due società, e -$294 miliardi per il settore nel complesso. Il piano del governo mira ufficialmente a limitare il potere di mercato di queste grandi società tecnologiche e di limitare alcune pratiche come l’utilizzo di annunci personalizzati, ma per il Financial Times gli operatori di borsa di Shanghai intravedono in queste misure la stessa volontà che ha bloccato l’IPO di Ant Group, ovvero quella di riaffermare il ruolo delle autorità rispetto ad un settore privato che negli ultimi anni è diventato troppo indipendente.

UE, Amazon nei guai? La Commissione Europea ha terminato le proprie indagini contro Amazon e nelle conclusioni preliminari riscontra la violazione delle regole della concorrenza. Secondo la Commissione, i dati dei venditori indipendenti presenti sulla piattaforma sono impiegati per capire quali siano gli articoli più venduti e poi vendere gli stessi prodotti facendo loro concorrenza. Un’ulteriore indagine, relativa al trattamento preferenziale riservato alle proprie vendite e a scapito degli stessi venditori indipendenti, è già stata annunciata. Amazon ha obiettato che rappresenta una piccolissima parte del commercio al dettaglio complessivo, ma l’indagine della Commissione si concentra sul commercio online, ambito nel quale la posizione di Amazon è ben più forte. Una decisione definitiva è attesa per il 2021, ed in caso di colpevolezza, Amazon potrebbe dover pagare una sanzione fino al 10% del fatturato globale, come capitato in passato a Microsoft.

Leonardo Aldeghi



AFRICA SUB SAHARIANA

Eritrea, bombardata l’area di Asmara. Il conflitto in corso tra Etiopia e Tigray, dopo aver incendiato tutto il Corno d’Africa e aver causato massacri e migliaia di profughi, ha ora raggiunto anche l’Eritrea. Pochi giorni prima del bombardamento che ha colpito l’area dell’aeroporto di Asmara, bombardamento rivendicato dal governo della regione etiope del Tigray, il presidente tigrino Debretsion Gebremichael ha accusato l’Eritrea di aver inviato oltre il confine milizie armate e militari, che avrebbero poi attaccato con armi pesanti la città di Humera. I tigrini avrebbero, quindi, risposto con il lancio di tre missili sulla capitale eritrea di Asmara, nella giornata di sabato 14 novembre. Mentre continuano i massacri di civili (34 solo nella notte del 15 novembre), la popolazione continua a fuggire e a cercare rifugio nel vicino Sudan.

(Martina Pignatelli)

Sudan, continua l’afflusso di profughi … e arrivano anche i russi. È in corso una crisi umanitaria su vasta scala nel Corno d’Africa, così avverte l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR): decine di migliaia di rifugiati fuggono dai continui combattimenti nella regione etiope del Tigray, cercando la salvezza nel Sudan orientale. Dal 10 novembre è stato calcolato che più di 27mila persone abbiano già varcato i confini, al ritmo di quasi 4mila persone al giorno. L’UNHCR sta attivamente collaborando con le autorità sudanesi per garantire assistenza al maggior numero di persone possibile. Nel frattempo, allo scacchiere geopolitico si aggiunge la Russia, che prevede la costruzione di una base navale in Sudan: l’accordo bilaterale permetterebbe ai russi di stabilire una base logistica per la riparazione e la fornitura di navi da guerra. Putin ha già approvato il progetto che garantirebbe un punto d’appoggio militare nel continente africano.

(Martina Pignatelli)

Mali, i tweet sugli ultimi interventi francesi contro i jihadisti. Venerdì 13 novembre, Florence Parly, il ministro della Difesa francese, ha annunciato che le truppe francesi hanno ucciso Bah Ag Moussa, un alto comandante del “Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani” (GSIM), il gruppo armato maliano legato ad al-Qaeda. Sabato 14 novembre, lo stato maggiore di Parigi ha annunciato con un tweet che l’esercito francese ha neutralizzato diverse decine di jihadisti nel centro del Paese. Ad oggi, il presidente francese Emmanuel Macron sta valutando la riduzione delle forze schierate nel Sahel, rinforzate all’inizio del 2020. Nonostante i successi ottenuti, le spese per sostenere la presenza delle truppe francesi nel Paese sono ora troppo alte. Tuttavia, il ministro della Difesa si è rifiutato di commentare eventuali tagli alle truppe.

(Martina Pignatelli)

Repubblica Democratica del Congo, finalmente sconfitta l’ebola. Mercoledì 18 novembre il Ministro della Salute congolese Eteni Longondo ha avuto il piacere di annunciare la sconfitta dell’undicesima epidemia del virus Ebola, iniziata sei mesi fa in Congo. La notizia arriva dopo un’attesa durata 42 giorni, nei quali non si è manifestato nessun nuovo contagio. Per la prima volta, dopo più di due anni, la Repubblica Democratica del Congo può affermare che non c’è in corso nessuna epidemia di Ebola. L’enorme sforzo ha portato a risultati incredibili, nonostante i numerosi ostacoli: in Congo, infatti, la popolazione è molto restia a farsi vaccinare e la fiducia negli operatori sanitari è molto bassa. Spesso le persone che manifestano i sintomi non si recano nemmeno nei centri specializzati e, di conseguenza, il rischio di contagio all’interno della famiglia aumenta. Nonostante tutto, la cooperazione tra governo, comunità locali, Organizzazione Mondiale della Sanità e altre organizzazioni ha reso possibile la sconfitta dell’epidemia.

(Rachele De Simone)

Uganda, arrestato Bobi Wine. Bobi Wine, musicista e politico candidato alle presidenziali che si terranno il 14 gennaio in Uganda, è stato arrestato con l’accusa di aver violato le misure anti-Covid durante i raduni della sua campagna elettorale. Wine, il cui vero nome è Robert Kyagulanyi, è uno dei dieci candidati che sfidano il presidente Yoweri Museveni, presidente dal 1986, ed è il più popolare soprattutto tra i giovani del Paese. In seguito all’arresto sono scoppiate violenze, soprattutto nella capitale Kampala, che hanno riportato un numero ancora incerto di morti e feriti.

(Rachele De Simone)

Somalia, kamikaze a Mogadiscio. In Somalia il gruppo terroristico “Al-Shabaab” sembra aver colpito di nuovo: il 17 novembre, infatti, un kamikaze si è fatto esplodere all’interno di un ristorante vicino a una scuola di polizia della capitale Mogadiscio. Il numero dei morti risale a cinque, tra cui due agenti di polizia, mentre il numero di feriti sembra superare la decina, tra cui vi rientra anche qualche ferito grave. L’attentato potrebbe essere attribuito al gruppo islamista “Al-Shabaab” che opera nel Paese e spesso mira a colpire i civili e gli obiettivi governativi, tuttavia ancora non è stato rivendicato. Per il momento, dunque, si tratta solo di un’ipotesi.

(Rachele De Simone)

Martina Pignatelli e Rachele De Simone



AMERICA DEL NORD

Canada, tensioni tra Ottawa e Pechino. Negli anni il Canada ha assunto un atteggiamento sempre più intransigente nei confronti della Cina. L’ultimo esempio è stata la decisione del governo di garantire il visto a studenti e professionisti di Hong Kong. Secondo il Canada, con la repressione degli ultimi anni e le nuove leggi per la sicurezza nazionale che impediscono ogni dissenso verso Pechino - con eventuale estradizione sul continente per il processo - la Cina ha violato gli impegni internazionali assunti per la tutela delle libertà civili e politiche dell’ex colonia britannica. Di fatto la formula “un paese, due sistemi” è finita. L’esecutivo di Trudeau assicura la priorità del rientro dei cittadini canadesi residenti a Hong Kong. La decisione ricade nell’obiettivo più ampio di attirare nel paese nordamericano migranti qualificati.

(Lorenzo Bonaguro)

Canada, accordo di libero scambio con il Regno Unito. Entro la fine dell’anno Trudeau e Johnson firmeranno un nuovo accordo di libero scambio che andrà a sostituire l’accordo CETA, che lega Canada e Unione Europea, e che ovviamente non sarà più valido dal 31 dicembre, quando la Brexit finalmente si concluderà. La motivazione di questo nuovo trattato è quella di tutelare le imprese, di entrambi i paesi, che hanno beneficiato del CETA in questi anni. Il problema, ora, sarà il processo legislativo: l’accordo deve essere approvato dal Parlamento canadese. L’opposizione però denuncia la mancanza di tempo per concludere la procedura nei tempi giusti per tutelare le imprese canadesi. I settori toccati sono molti, tra cui: regolamenti sanitari e di investimento, norme sugli appalti, livelli di accesso ai mercati. Numerosi parlamentari, non solo dell’opposizione, lamentano le pressioni che il governo sta già facendo per velocizzare i lavori alla Camera dei Comuni.

(Lorenzo Bonaguro)

Messico, la tutela dell’autonomia nazionale in materia di giurisdizione. Dopo più di un mese dall’arresto di Salvador Cienfuegos, ex capo della Difesa di Enrique Peña Nieto, la procura di Washington ritira le accuse di traffico di droga e di riciclaggio di denaro sporco contro di lui e provvede finalmente alla sua estradizione verso il Messico, ponendolo in stato di libertà. Questa è sicuramente una delle più importanti vittorie diplomatiche per il governo di AMLO e, soprattutto, un atto di cooperazione fra Stati che rivendicano la sovranità nazionale giudiziaria. L’ex generale, infatti, era stato arrestato a Los Angeles senza dare alcun preavviso alle autorità messicane. Durante una conferenza stampa, il Ministro degli Esteri, M. Ebrard, ha voluto sottolineare che "i responsabili di crimini saranno incriminati secondo le nostre leggi, perseguiti e accusati in Messico e dal Messico e non da altri Paesi”.

(Valeria Scuderi)

Valeria Scuderi e Lorenzo Bonaguro



AMERICA DEL SUD

Brasile, Bolsonaro perde terreno alle elezioni comunali. Il 15 novembre si è votato per il primo turno delle elezioni comunali in Brasile, primo step in vista delle prossime elezioni presidenziali, previste per il 2022, e prime elezioni dalla vittoria ottenuta da Bolsonaro nel 2018. In questa prima tornata elettorale 147,6 milioni di brasiliani hanno votato per 5.567 comuni per eleggere sindaci e consiglieri. I primi risultati mostrano una parziale sconfitta sia di Jair Bolsonaro, sia del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores) fondato da Luiz Inácio Lula da Silva, ora condannato per corruzione. Per la sinistra, queste elezioni rappresentano la speranza di indebolire il progetto autoritario e fascista che Jair Bolsonaro rappresenta. Dopo la sconfitta di Donald Trump e la pessima gestione dell’emergenza Covid, Bolsonaro sta ora perdendo consenso anche nelle capitali brasiliane.

(Martina Pignatelli)

Bolivia, Evo Morales è tornato. Domenica 8 novembre Luis Arce si è finalmente insediato come nuovo presidente della Bolivia, dopo elezioni sofferte e un tentativo di colpo di stato. Il giorno dopo, lunedì 9 novembre, Evo Morales ha varcato la frontiera e ha fatto ufficialmente ritorno in Bolivia, dopo un lungo anno di esilio. L’ex presidente boliviano e leader del Movimiento al Socialismo (MaS) ha passato i confini all’altezza della località argentina di La Quiaca e di Villazon, città boliviana. Accompagnato fino al confine dal presidente argentino Fernandez, è stato poi scortato dagli amauta, figure tradizionali native note per la loro saggezza e le loro capacità predittive. Al suo arrivo, Morales è stato calorosamente accolto da una folla di persone, perlopiù nativi e lavoratori del settore minerario. Assieme a lui sono tornati nel paese anche l’ex vicepresidente Alvaro Garcia Linera e altri membri del suo governo.

(Martina Pignatelli)

Argentina, allarme nitrato di ammonio. Il 13 ottobre, l’ambasciata argentina a Londra ha ricevuto un avvertimento anonimo secondo cui una persona avrebbe trasportato nitrato di ammonio, attraversando il confine meridionale del Paraguay, per usarlo in un attentato contro la comunità ebraica del paese limitrofo. Il governo argentino ha rafforzato i controlli ai confini e aperto un’indagine in collaborazione con l’Interpol. Nonostante il caso non sia ancora risolto, si pensa già a un possibile coinvolgimento di Hezbollah, dati i precedenti attacchi avvenuti negli anni ‘90. La paura di un imminente attentato in Argentina potrebbe essere collegata all’uccisione di Abdullah Ahmed Abdullah, il numero due di Al-Qaeda, avvenuta in Iran ad agosto 2020, ma rivelata solo da poco dal New York Times.

(Ginevra Ricca)

Nicaragua, la tormenta Iota. Il Nicaragua è stato colpito duramente dall’uragano Iota, adesso divenuto tormenta tropicale. Sono circa 48.000 le famiglie sfollate. Si contano almeno ventuno morti e i danni alle infrastrutture sono ingenti. Il 16 novembre, Daniel Ortega ha partecipato a una riunione del Banco Centroamericano de Integración Económica (BCIE) per chiedere aiuti alla comunità internazionale, con lo scopo di riparare i danni subiti. La situazione è però complicata dal Nica Act del 2018, che impedisce alla capitale Managua di ottenere finanziamenti dalle organizzazioni internazionali presso le quali gli USA hanno potere di veto. La riunione della BCIE si è conclusa con l’approvazione di un programma volto a prevenire i disastri ambientali e creare opportunità socioeconomiche.

(Ginevra Ricca)

Venezuela, nuovo equilibrio per le relazioni diplomatiche con la Bolivia. Il presidente Nicolás Maduro ha nominato come nuovo ambasciatore in Bolivia il Ministro degli esteri Alexander Yáñez e ha annunciato la riapertura della sede diplomatica a La Paz, dopo l’insediamento del nuovo presidente Luis Arce lo scorso 8 novembre. Costui aveva già comunicato, il 26 ottobre, di voler ristabilire i rapporti con il Venezuela, rimasti tesi durante la presidenza di Jeanine Áñez.

In precedenza, infatti, la Bolivia e il Venezuela avevano mantenuto delle ottime relazioni diplomatiche, in particolare durante il mandato di Evo Morales (2006-2019), che ha collaborato prima con i governi chavisti venezuelani di Hugo Chávez (1999-2013) e poi con Nicolás Maduro: si tratta dei maggiori esponenti della cosiddetta “nuova sinistra latinoamericana”.

(Valeria Scuderi)

Valeria Scuderi, Martina Pignatelli, Ginevra Ricca

ASIA ED ESTREMO ORIENTE

Cina, il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). Il 15 Novembre, la Cina e altri 14 paesi asiatici hanno firmato il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), dando vita al maggior accordo di libero scambio mai esistito al mondo. Infatti, nel 2019, i paesi coinvolti in questo patto commerciale hanno rappresentato il 30% del PIL globale. Hanno aderito al RCEP la maggior parte delle potenze economiche asiatiche, ad eccezione dell’India. Con l’entrata in vigore del RCEP, i paesi aderenti elimineranno le tariffe e le quote su circa il 65% dei prodotti circolanti nella regione con l'obiettivo di migliorare lo scambio di beni e servizi. Inoltre, questo accordo sarà fondamentale per la ripresa economica dopo la pandemia di Covid-19.

(Margherita Camurri)

Corea del Nord, Kim Jong Un ha ammesso la presenza di Covid-19 nel paese a luglio. Kim Jong Un ha riconosciuto la presenza di casi di Cvid-19 in Corea del Nord durante discussioni riservate, secondo un articolo di stampa giapponese. L'Asia Press ha riferito venerdì che i commenti del leader nordcoreano, fatti durante una "riunione d'emergenza del Politburo" del 25 luglio, sono stati inclusi in un documento interno ottenuto dal servizio stampa. Il documento classificato mostra Kim che affronta la pandemia del coronavirus e la risposta della Corea del Nord alla Covid-19 dopo che Pyongyang ha chiuso il suo confine di 880 miglia con la Cina. Kim ha detto nel documento che il regime non è stato in grado di bloccare l'ingresso del virus nel paese. La data del documento indica che le ammissioni sul virus sono state fatte prima che la KCNA segnalasse un primo caso sospetto di Covid-19 in un disertore fuggito al Sud.

(Andrea Angelo Coldani)

Corea del Sud, i nuovi contagi superano i 300 per il 4° giorno consecutivo tra le preoccupazioni per la terza ondata di pandemia. Il numero di nuovi casi giornalieri di infezioni da Covid-19 ha superato i 300 venerdì, quarto giorno consecutivo, a causa di sporadiche infezioni a grappolo a livello nazionale, destando preoccupazione per la terza ondata della pandemia di coronavirus. Il Paese ha aggiunto altri 386 casi, tra cui 361 infezioni locali, portando il carico totale di casi a 30.403, secondo la Korean Disease Control and Prevention Agency (KDCA). Le autorità sanitarie hanno dichiarato che una terza ondata di infezioni virali è in corso nell'area metropolitana di Seoul, dopo la prima in febbraio-marzo a Daegu e la seconda in agosto sempre a Seoul.

(Andrea Angelo Coldani)

Giappone, i casi di Covid-19 alimentano la preoccupazione riguardo una seconda recessione. I lockdown all'estero e le rinnovate preoccupazioni per il virus in patria sembrano già avere un impatto sull'attività economica giapponese, secondo i dati PMI pubblicati venerdì. Le cifre mostrano un tasso di contrazione più rapido sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi. Mentre la probabilità di una doppia contrazione in Giappone non è ancora lo scenario principale, il rischio esterno di una tale contrazione è in crescita, poiché le prospettive a breve termine continuano a sembrare tutt'altro che chiare anche dopo aver incoraggiato i risultati dei test sui vaccini. Il governo del Primo Ministro Yoshihide Suga e le autorità metropolitane di Tokyo si sono finora astenute da qualsiasi inasprimento delle restrizioni volontarie, nonostante l'aumento delle infezioni. Mentre sembra esserci pochissima voglia di invocare un altro stato di emergenza, cresce la possibilità che si debbano adottare alcune misure.

(Andrea Angelo Coldani)

India, l’inasprimento della censura e la mancata adesione al RCEP. Il governo indiano ha annunciato che il Ministero dell’Informazione e della Radiodiffusione, oltre a continuare a controllare le notizie dei giornali e della televisione, avrà anche il compito di revisionare i contenuti dei social media e di piattaforme come Netflix e Amazon Prime. Il timore è che questa misura porti ad un inasprimento della censura. Nel 2019, l’India si è ritirata dal Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), un accordo commerciale tra 15 potenze economiche asiatiche, poiché le negoziazioni non hanno risolto alcune questioni cruciali per il paese, ma anche a causa delle crescenti tensioni con la Cina. Tuttavia, la possibilità di una nuova adesione indiana al RCEP rimane ancora aperta.

(Margherita Camurri)

Taiwan, la censura pro-Cina dell’OMS. Sono stati rimossi i filtri che non consentivano l’uso di parole come “Taiwan”, “Cina” o “Wuhan” sulla pagina ufficiale Facebook dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Alle accuse contro la mancanza di neutralità dell’organizzazione, ha risposto un rappresentante dell’OMS, confermando che i filtri sono stati inseriti da “cyber attacks”. Questo episodio di censura pro-Cina è stato intensamente criticato anche perché, attualmente, la Cina non permette a Taiwan di partecipare all’Assemblea Mondiale della Sanità, nonostante il paese si sia distinto positivamente nella sua lotta contro il Coronavirus (ha recentemente trascorso più di 200 giorni senza un caso locale di Covid-19).

(Margherita Camurri)

Margherita Camurri e Andrea Angelo Coldani


EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

Unione Europea, la proposta di Sassoli. Hanno fatto molto discutere le dichiarazioni del Presidente del Parlamento Europeo in merito alla cancellazione dei debiti contratti dagli Stati per far fronte alla crisi economica e sul MES, definito anacronistico. La Presidente della BCE Lagarde ha già fatto sapere che cancellare i debiti è contrario ai trattati e una presa di distanza è arrivata anche dal Ministro Gualtieri, sostenendo che il miglior modo per ridurre il debito è con la crescita economica. Sassoli è stato un po’ precipitoso nella sua proposta, soprattutto considerando il delicato momento di negoziazioni sul Next Generation EU. Il fatto che una proposta del genere venga da un politico italiano potrebbe far sorgere strani pensieri in quei Paesi (spesso chiamati frugali) che non hanno problemi di sostenibilità del debito e che non sono neanche particolarmente favorevoli al Next Generation EU.

Unione Europea, ancora stallo sul Recovery Fund. Dopo l’accordo trovato tra la presidenza tedesca del Consiglio e la delegazione del Parlamento Europeo, sembrava che la strada verso il Next Generatio EU si fosse finalmente spianata. Così non è stato e nuovi problemi sono sorti all’interno del Consiglio Europeo quando si è trattato di approvare il Quadro finanziario pluriennale. Polonia e Ungheria hanno messo il veto a causa della condizionalità sullo stato di diritto che bloccherebbe l’accesso ai fondi a quegli Stati che non lo rispettano. Angela Merkel e Charles Michel si sono subito messi al lavoro per cercare un compromesso che metta d’accordo tutti. Tuttavia, c’è il sospetto che la mossa di Polonia e Ungheria sia stata dettata da tattiche negoziali. Entrambe hanno bisogno di quei fondi e sanno che l’Europa deve approvarli il prima possibile.

Italia, nuova missione per Di Maio. Il Ministro degli Esteri ha incontrato il premier albanese Edi Rama per rafforzare la cooperazione fra i due Paesi. Nell’incontro, Di Maio ha avuto modo di ringraziare ancora una volta lo Stato albanese per l’aiuto dato durante la pandemia. Ha inoltre aggiunto che l’Italia continuerà a supportare l’adesione dell’Albania all’Unione Europea, cercando, nel frattempo, di convocare la prima conferenza intergovernativa anche con la Macedonia del Nord. Roma e Tirana hanno deciso, inoltre, di creare una commissione economica congiunta per aumentare le opportunità commerciali e di investimento fra i due Paesi, facendo riferimento soprattutto al settore delle infrastrutture.

Regno Unito, aumentano le spese militari. Il governo di Boris Johnson ha annunciato che aumenterà significativamente le spese militari per i prossimi quattro anni. Si parla di circa 4 miliardi di sterline in più all’anno, per un totale di £16.5 miliardi. Una parte centrale degli investimenti sarà destinata alla cyber difesa e all’aereospaziale. Johnson ha parlato di un mondo più complesso e con maggiori minacce rispetto al passato e questo richiederebbe un adeguamento della forza militare britannica. È possibile che un ruolo sia stato giocato anche dal fattore Brexit e dalla voglia di tornare ad essere un attore di primo piano nella scacchiera internazionale. Questa decisione influenzerà anche i rapporti con l’UE perché permetterà a Londra di continuare a collaborare ai progetti di difesa europei.

Francia, la “dottrina” Macron. In un’intervista rilasciata a Le Grand Continent, il Presidente francese ha toccato tutti i principali temi della politica internazionale. Alla base c’è la presa di consapevolezza che il multilateralismo fatica sempre di più a produrre soluzioni. Macron si riferisce all’azione del Consiglio di Sicurezza, ma anche all’OMS. Diventa centrale, quindi, la costruzione di un’Europa politica e strategicamente autonoma per contare di più sulla scena internazionale. Il secondo problema riguarda l’aumento delle diseguaglianze. Macron parla di un “consenso di Parigi” che permetta di superare il Washington Consensus. Il Presidente delinea un quadro internazionale costellato di fratture: ambientali, economiche, demografiche e politiche. Una situazione che rischia quotidianamente di precipitare.

Leonardo Cherici

EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

Coronavirus: “Putin mente, la situazione in Russia è allo sbando”. A parlare è Anastasia Vasilyeva, 36 anni, oftalmologo e fondatrice dell’Alleanza dei medici - organizzazione indipendente che riunisce oltre quattromila medici e infermieri in tutta la Russia, nata del 2018 ed oggi attiva per sostenere tutto il personale sanitario nella lotta al Coronavirus. “La sanità pubblica in tutta la Russia è in grande difficoltà. Forse a Mosca e San Pietroburgo il livello di qualità dei servizi è accettabile, ma appena usciamo dalle grandi metropoli, la situazione è drammatica”, asserisce la dottoressa. “Per Putin il problema non sembra essere l’emergenza da coronavirus, ma piuttosto silenziare chi come noi denuncia le inefficienze del sistema sanitario”. La dottoressa Vasilyeva e alcuni suoi collaboratori sono stati arrestati nel tentativo di portare nell’ospedale di Veliky Novgorod i vari sistemi di protezione. Il medico crede che un cambiamento radicale in Russia, se non immediato, è quantomeno prossimo, visto che l’emergenza Coronavirus sta mettendo in luce la reale situazione sanitaria russa, chiaramente in grave difficoltà.

(Arianna Giannino)

Russia: l’indice dei contagi aumenta, ma il governo boccia l’ipotesi Lockdown Nazionale. La task force per il controllo e il monitoraggio della diffusione del Coronavirus in Russia ha comunicato che dall’inizio della pandemia nel Paese sono stati registrati 2.015.608 casi di contagio, di cui 1.526.656 guariti e 34.850 deceduti. Nonostante le cifre spaventose, per il momento nei piani del governo non rientra l'ipotesi di un lockdown nazionale. Attualmente la situazione è molto difficile in 12 (su 85) regioni russe. Tra le zone più colpite ci sono Mosca città e provincia, San Pietroburgo e Carelia. Quest'ultima detiene il triste primato dell’indice giornaliero di contagiosità: 61,8 casi per 100mila persone. Intanto l'Ufficiale Sanitario Nazionale ha imposto alcune misure obbligatorie su scala nazionale: l’uso di mascherine nei luoghi pubblici e nei trasporti pubblici; la chiusura di ristoranti, bar e caffetterie dalle 23:00 alle 6:00 con il potenziamento della sanificazione in tutti i luoghi di assembramento e almeno 150 tamponi su 100 mila persone mediamente ogni settimana.

(Arianna Giannino)

Maia Sandu vince le presidenziali moldave. Maia Sandu, la leader dell’opposizione e segretaria del Partito di Azione e Solidarietà e già primo ministro nel 2019, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali contro il presidente uscente Igor Dodon con una percentuale di quasi il 58% dei voti. È la prima donna a ricoprire la carica di presidente della repubblica moldava. La sua campagna era iniziata solo agli inizi di ottobre, ma è riuscita a conquistare un vasto sostegno soprattutto fra i numerosi elettori che si trovano all’estero. A differenziarla dal presidente Dodon sono state le sue posizioni in tema di politica estera: Dodon è notoriamente filorusso e Putin stesso gli ha dato più volte l’endorsement, mentre la Sandu è sempre stata una liberale filoeuropeista. La prospettiva di avvicinarsi ancora di più all’UE è stata decisiva per il consenso: la Moldavia soffre di un’enorme diaspora, assorbita dall’Europa occidentale, e due terzi del suo export va all’UE. I moldavi hanno scelto sperando che la Sandu li guidi verso l'Europa e una maggiore prosperità.

(Lorenzo Bonaguro)

Polonia sull’orlo del disastro sanitario? La Polonia sta attraversando un periodo durissimo sia sul piano politico – proteste contro la legge sull’aborto e il braccio di ferro con l’UE – sia sulla gestione della pandemia che sembra essere fuori controllo. In estate i nuovi casi giornalieri erano meno di 1000, ora sono arrivati a 20000, con una media di 637 decessi al giorno. Un altro dato che suscita allarme è il tasso di positività dei tamponi: 48%, il più alto d’Europa. Preoccupa la tenuta del sistema sanitario che soffre cronicamente di carenze di fondi e di staff medico. Medici, paramedici, e infermieri sono allo stremo, fanno turni massacranti e si ammalano a un ritmo vertiginoso. L’equipaggiamento inizia a scarseggiare in alcune aree e i rifornimenti vanno a rilento. Ma solo in queste ultime settimane il governo ha introdotto delle restrizioni, molto blande, che non sembrano rallentare il virus.

(Lorenzo Bonaguro)

Lorenzo Bonaguro, Arianna Giannino

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

Turchia, chi si ferma è perduto. Al centro di una commistione di colpi di scena dentro e fuori i confini, appare quanto mai infragilita la coalizione al governo, dopo che il Ministro delle Finanze, nonché genero del Presidente Erdoğan, Berat Albayrak ha annunciato le proprie dimissioni in un alone di mistero. Altro capro espiatorio per lo spaventoso tracollo della lira turca (-30% in un anno) è stato il governatore della Banca Centrale. Entrambi sono stati sostituiti da figure di fiducia, ma con l’aggiunta delle tensioni con la magistratura sul caso Kavala il Presidente ha vagamente annunciato “un nuovo periodo di riforme”. Rimangono grattacapi anche sul fronte esterno, dove l’influenza postbellica nel Nagorno-Karabakh si scontra con le volontà russe e dove la passeggiata di Erdoğan sul lungomare di Cipro Nord ha acuito le inquietudini europee. Non per ultimo, la Turchia ha ringraziato l’uscente Trump prima di congratularsi con Biden, salvo poi vedere Mike Pompeo snobbare i politici turchi per incontrarsi solamente con il Patriarca ortodosso di Istanbul.

(Samuele Abrami)

Iran, massima pressione fino alla fine. Sebbene l’establishment iraniano avesse annunciato imparzialità rispetto alle elezioni americane, molto traspare dalle critiche di Rouhani alla democrazia statunitense e soprattutto dal messaggio del Ministro degli Esteri Zarif: “non affidatevi alle potenze esterne per la vostra protezione, ricerchiamo un futuro autonomo per il Medio Oriente fondato sul dialogo”. Il segnale è quindi quello che Biden possa presentare una chance per riaprire una minima finestra di dialogo e allentare la pressione. Al contempo, però, dopo la dubbia indiscrezione sul presunto assassinio di un vertice di Al-Qaeda per le strade di Teheran, sembrerebbe che Trump sia stato dissuaso dall’idea di un bombardamento un sito nucleare iraniano. Con il JCPOA in frantumi, per evitare che la “bomba esploda”, il nuovo inquilino della Casa Bianca dovrà muoversi su un terreno che quello attuale sembra però voler minare sino a gennaio.

(Samuele Abrami)

Tunisia, tra i Colloqui di Tunisi e problemi interni. A partire dal 9 novembre si è tenuto il Forum del dialogo politico libico nella città di Tunisi, dove hanno preso parte oltre 75 rappresentanti delle forze libiche selezionate dall’ONU rispettando il criterio di inclusività. L’impegno è quello di indire in Libia entro un anno e mezzo elezioni libere, eque ed inclusive. Parallelamente, in seguito alle conseguenze infauste degli attentati estremisti in Europa, la Tunisia e il Qatar cercheranno di promuovere un dialogo tra Occidente e mondo Musulmano; il Presidente Saied, in visita a Doha, ha proposto di indire una conferenza occidentale-islamica. Inoltre, sul piano interno, il 21 novembre l’Assemblea dei rappresentanti del popolo tunisino ha iniziato l’esame del bilancio dello Stato. In una situazione di estrema fragilità, si prevedono ampi aiuti al settore del turismo e un massiccio ricorso al debito estero.

(Federica Sulpizio)

Egitto, arrestati diversi attivisti. A partire dalla scorsa settimana, tre membri di spicco dell’Egyptian Initiative for Personal Right sono stati arrestati dalle forze di sicurezza egiziane con l’accusa di aver aderito ad un gruppo terroristico e di aver diffuso false notizie. I fatti hanno innestato una forte preoccupazione in gran parte della Comunità internazionale che, attraverso l’Onu, ha esortato le autorità egiziane a rivedere le sue scelte di fronte ad una società civile estremamente indebolita, dove gli attivisti vengono puntualmente additati come “fuorilegge”. Al contempo, mentre gli archeologi egiziani sottolineano di aver fatto la più grande scoperta del 2020 – con più di un centinaio di sarcofagi rinvenuti nell’antica necropoli di Saqqara – il primo ministro egiziano, Mostafa Madbouly, ha esortato la popolazione a prendere tutte le precauzioni per prevenire il contagio da Covid-19, di fronte a quello che pare essere il preludio di una seconda ondata pandemica nel paese.

(Federica Sulpizio)

Marocco, operazione militare nel Sahara occidentale. L’offensiva lanciata dalle forze marocchine nella “zona cuscinetto” (zona di Guerguerat) tra Marocco e Mauritania ha intensificato le tensioni preesistenti in quella fascia di territorio conteso, minacciando la tregua raggiunta a fatica nel 1991 grazie alla mediazione dell’Onu. Il dispiegamento delle forze sarebbe avvenuto in risposta a numerose provocazioni portate avanti dal movimento indipendentista del Fronte Polisario, che rivendica il territorio dal 1975. Tra le varie azioni intraprese dal Fronte, degno di nota è il blocco della circolazione delle merci e delle persone lungo la strada che collega il Marocco e la Mauritania. Il Marocco dichiara le sue azioni come un tentativo di ristabilire e mantenere un “cessate il fuoco” dopo l’acuirsi delle tensioni, mentre l’Onu – che mantiene in loco la missione per il mantenimento della pace “MINURSO” continua a caldeggiare la fine delle ostilità.

(Federica Sulpizio)

Libia, il dialogo si arresta. Sembra non aver portato gli effetti sperati il forum di dialogo promosso a Tunisi dal Rappresentante Speciale ad interim del Segretariato Generale ONU, l’americana Stephanie Williams. Si è infatti conclusa con un nulla di fatto l’ultima sessione del Forum di Dialogo Politico Libico. Dopo mesi di scambi positivi tra le parti e crescenti speranze, l’unica certezza rimane la data delle elezioni, prefissate per il 24 dicembre del 2021, data del 70esimo anniversario dell’indipendenza libica. Nonostante questa impasse, la Rappresentante ed UNSMIL, la missione ONU per la Libia, si augurano un rinnovato sforzo al dialogo da parte dei soggetti libici coinvolti. Nel mentre, il GNA accusa il LNA di continuare la fortificazione di Sirte, tramite il lavoro dei mercenari russi della Wagner e di quelli sudanesi.

(Michele Magistretti)

Israele, il governo vince all’esterno ma soffre internamente. Con la visita del Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, nella colonia di Psagot, in Cisgiordania vicino a Ramallah, gli Stati Uniti rompono un vecchio tabù. Era usanza impedire ai funzionari governativi di visitare le colonie, per evitare di legittimarne l’occupazione. Nello stesso viaggio, il Segretario ha parlato delle alture del Golan come “parte centrale di Israele”. Nel mentre, le autorità palestinese ha deciso di riprendere le relazioni con Israele ed il ministro degli esteri del Bahrein è giunto nel paese per rafforzare il nuovo legame tra questo ed il piccolo emirato. Nonostante i successi in politica estera i maggiori partiti di governo soffrono nei sondaggi. Il Likud, partito di Netanyahu, sembra perdere consensi in favore di Yamina, partito ultra-nazionalista.

(Michele Magistretti)

Samuele Abrami, Federica Sulpizio e Michele Magistretti



TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

Al-Qaeda, le nebulose notizie sulla morte dei due leader storici. Aymen al-Zawahiri e Abu Muhammad al-Masri, considerati i vertici storici dell’organizzazione terroristica, sarebbero morti rispettivamente a ottobre e ad agosto, ma le notizie sulla loro morte stanno trapelando soltanto in queste settimane. Secondo il NYT, al-Masri è stato ucciso da agenti israeliani per conto degli Stati Uniti in un’operazione a Teheran. Né AQ né l’Iran hanno confermato la vicenda, così come Israele e USA non hanno rivendicato l’uccisione. Sulla morte di al-Zawahiri si sa ancora meno: sembrerebbe che sia morto di cause naturali in Afghanistan, anche se l’organizzazione non ha diffuso la notizia tramite i suoi canali ufficiali. Al-Zawahiri era apparso in un video ufficiale in occasione dell’anniversario degli attacchi dell’11 settembre.

(Laura Morreale)

Afghanistan, tra terrorismo interno e tensioni con il Pakistan. Un attacco missilistico ha colpito la capitale afghana il 21 novembre, uccidendo 8 persone. La violenza nel paese sembra essere aumentata proprio in corrispondenza dei negoziati tra i Taliban e il governo centrale, che si sarebbero incontrati lo stesso giorno a Doha con la partecipazione del Segretario di Stato americano. All’inizio della settimana, gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler ritirare le proprie truppe dal paese, impegnate dal 2001 nella “guerra al terrore”. La fine della guerra non rappresenterà probabilmente la fine dell’instabilità: l’escalation di attacchi violenti negli ultimi mesi non sembra lasciar sperare in una stabilità nel breve periodo. Oltre a rappresentare un notevole problema interno, la questione terrorismo ha determinato tensioni regionali, con l’accusa del Pakistan al governo afghano di offrire appoggio territoriale all’India, che addestrerebbe milizie con lo scopo di condurre attentati in territorio pakistano. L’Afghanistan ha respinto le accuse mosse dal paese confinante.

(Laura Morreale)

Italia. Vendeva documenti falsi sui social, arrestato un 35enne di origine cecena. Secondo la sezione Antiterrorismo della Digos di Varese, Turko Arsimekov, 35 anni, nato a Groznyj, oltre alla gestione di una vera e propria rete online di fabbricazione e vendita di documenti falsi, sarebbe sospettato di aver fatto parte della cellula terroristica austriaca, rea di aver pianificato l’attentato di Vienna del 2 novembre, nel quale sono rimaste uccise quattro persone. Secondo quanto riportato dagli inquirenti, Arsimekov, in Italia come richiedente asilo, pretendeva tra i 300 e 1500€ per i suoi servizi di contraffazione, denaro che riceveva mediante il circuito Money transfer. L’ipotesi al vaglio della Procura è che parte degli introiti ricavati dalla vendita dei documenti contraffatti venisse destinata al finanziamento della cellula di jihadisti balcanici operante in Austria. Gli inquirenti puntano anche alla ricostruzione dell’intero organigramma della struttura di cui Arsimekov era alle dipendenze, al fine di individuare i vertici dell’organizzazione in Italia ed, eventualmente, anche all’estero.

(Davide Shahhosseini)

Austria. Linea dura del governo Kurz nella lotta al terrorismo: ipotesi reato di “Islam politico”. Rigidità e scetticismo; sono questi gli elementi che contrassegnano le misure di sicurezza contenute nel pacchetto antiterrorismo, allo studio della cancelleria austriaca: monitoraggio elettronico preventivo delle minacce; isolamento dei terroristi all’interno del sistema carcerario; la creazione di una speciale Procura anti-terrorismo e l’istituzione del reato di “Islam politico”. Proprio quest’ultimo punto alimenta non pochi dubbi, tanto tra le fila dell’opposizione quanto tra le associazioni per i diritti umani. I dubbi riguardano la costituzionalità di una legge che, se varata dal Parlamento, consentirebbe alle procure della cancelleria di procedere contro tutti coloro che, seppur non abbiano commesso alcun reato legato al terrorismo, siano sospettati di creare terreno fertile a quest’ultimo. Tra le altre proposte al vaglio dell’esecutivo, ci sarebbe anche la possibilità di sorveglianza elettronica a vita per coloro che cessano un periodo di detenzione per reati di terrorismo. “Questa è una forte interferenza, ma a mio parere è un passo necessario per ridurre al minimo la minaccia per la nostra popolazione”; con queste parole, rivolte alla stampa locale, il cancelliere Kurz ha motivato le scelte del suo governo.

(Davide Shahhosseini)

Davide Shahhosseini e Laura Morreale



ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

G20: pandemia, economia e clima al centro della discussione. Il vertice, che coinvolge i capi di governo di 19 paesi più la presidenza della Commissione UE, con la partecipazione dei rappresentanti di numerose organizzazioni internazionali, si è tenuto il 20 e il 21 novembre in modalità virtuale. L’Arabia Saudita, paese patrocinatore di quest’anno, ha dovuto rinunciare ad ospitare i leader mondiali a Riyadh, ma spera che il summit sia comunque un’occasione per risollevare la sua immagine a livello mondiale. Organizzazioni e attivisti per i diritti umani hanno fatto pressione sui loro governi affinché portino sul tavolo delle trattative lo status dei diritti nel regno saudita, tuttavia sembra che nessun leader mondiale sia particolarmente propenso a considerare queste istanze come una priorità.

(Laura Morreale)

L’ONU monitora l’emergenza umanitaria tra Etiopia e Sudan.

I rappresentanti di diverse agenzie ONU (UNHCR, WFP, UNICEF e UNFPA), insieme al coordinatore umanitario in Sudan, stanno lavorando per far fronte all’arrivo in territorio sudanese di migliaia di profughi in fuga dai combattimenti tra le forze del governo centrale e i combattenti del Tigray. In previsione di un possibile aumento dei rifugiati, l’ONU cerca di predisporre nuovi campi oltre a quelli di Hamdayet. Intanto, l’UNHCR esprime preoccupazione per la situazione degli IDP, data la difficoltà per gli umanitari di accedere al territorio etiope dove si svolgono gli scontri. Ancora nessuna iniziativa significativa, invece, da parte degli organi politici dell’ONU. L’Unione Africana propone invece di gestire una mediazione, subito supportata dal Segretario Generale ONU, António Guterres.

(Laura Morreale)

Consiglio d’Europa, continua la lotta per i diritti degli LGBTI. Durante una videoconferenza internazionale incentrata sulle politiche LGBTI in Europa è avvenuto uno scambio di opinioni tra il Segretario generale, Marija Pejčinović Burić, il Commissario UE per l'uguaglianza, Helena Dalli, e il Ministro Federale tedesco per gli affari familiari e i diritti degli anziani, donne e giovani, Franziska Giffey. In tale occasione sono stati sottolineati i progressi raggiunti nel riconoscimento legale e sociale delle persone LGBTI. Tuttavia, è stato anche evidenziato come siano ancora preoccupanti i gli episodi di crimini d’odio, i divieti di eventi pubblici LGBTI, nonché l’insufficienza delle denunce e delle indagini sugli attacchi alle persone LGBTI.

(Valeria Scuderi)

UNIDO, I progetti di industrializzazione inclusiva e sostenibile dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Per merito di un’iniziativa promossa dall'UNIDO, il Giappone, attraverso la sua tecnologia igienico-sanitaria, aiuterà i paesi dell'Africa e dell'Asia a limitare l'impatto della pandemia COVID-19. Invero, il Ministero degli Affari Esteri giapponese ha stanziato 4 milioni di dollari per rafforzare la capacità dei suddetti Paesi di mitigare l'impatto delle malattie infettive attraverso un appropriato trasferimento di tecnologia dal Giappone. L’Ufficio per la Promozione degli Investimenti e della Tecnologia dell'UNIDO a Tokyo ha, pertanto, selezionato le 13 aziende, registrate presso la Sustainable Technology Promotion Platform, che si occuperanno di fornire la tecnologia e la formazione tecnica ai Paesi in via di sviluppo.

(Valeria Scuderi)

L’Organizzazione Panamericana della Salute (PAHO) e l’assistenza umanitaria a favore delle comunità indigene. La PAHO insieme ad altre agenzie dell’ONU, tra cui l’UNICEF, l'OIL, l’UNHCR e l'Ufficio del Coordinatore dei residenti dell’ONU, hanno comunicato di aver preso parte ad un’importante donazione di più di 20.000 articoli igienico-sanitari, in aiuto alle popolazioni indigene di Talamanca. Nel suo discorso di apertura dell’evento del 17 novembre, la dott.ssa María Dolores Pérez, rappresentante dell’organizzazione, ha affermato: "comprendiamo che la distanza, la lingua e la cultura sono elementi che dobbiamo considerare come un pilastro nella costruzione di relazioni durature ed efficienti. Dobbiamo superare il COVID-19, ma nessuno deve essere lasciato indietro”.

(Valeria Scuderi)

Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, iniziative UNICEF in tutto il mondo. La giornata dedicata ai diritti dei bambini ricorre ogni anno il 20 novembre, giorno in cui fu adottata dall’Assemblea Generale ONU la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1956. L’UNICEF ha lanciato quest’anno un appello a tutti i governi affinché si adoperino insieme per evitare che la crisi pandemica abbia effetti negativi sui diritti e sul futuro dei bambini. Educazione e accesso alla tecnologia, salute fisica e psicologica, inclusività e cooperazione climatica sono i temi su cui l’organizzazione solleva l’attenzione dei leader mondiali. Inoltre, per l’occasione vari comitati nazionali dell’UNICEF hanno proposto iniziative simboliche e campagne di attivismo in cui i bambini sono protagonisti.

(Laura Morreale)

Valeria Scuderi e Laura Morreale



Framing The World un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Andrea Angelo Coldani: Asia ed Estremo Oriente

Arianna Giannino: Europa Centro-Orientale e Russia

Chiara Scuderi: Diritti umani

Davide Shahhosseini: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa

Federico Brignacca: Diritti Umani

Ginevra Ricca: America del Sud

Laura Morreale: Terrorismo e Sicurezza Internazionale, Organizzazioni Internazionali

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Leonardo Cherici: Europa occidentale e Unione Europea

Lorenzo Bonaguro: America del Nord, Europa Centro-Orientale e Russia

Lydia Milly Certa: Asia ed Estremo Oriente

Margherita Camurri: Asia ed Estremo Oriente

Marta Annalisa Savino: America del Nord

Martina Pignatelli: Africa Sub Sahariana, America del Sud

Michele Magistretti: Medio Oriente e Nord Africa

Rachele De Simone: Africa Sud-Sahariana

Samuele Abrami: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Squadrani: Diritti Umani

Valeria Scuderi: America del Nord, America del Sud e Organizzazioni Internazionali

Vincenzo Battaglia: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

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Redazione

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