Framing The World, Numero XIII

Le principali notizie dal Mondo, tutte in un unico post

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  Redazione
  08 July 2019
  45 minutes

Siamo tornati e nemmeno il caldo ci può fermare! Dopo aver fatto i necessari aggiornamenti del sito e aver scalato di una settimana, FtW torna sulla scena coprendo le vicende delle ultime tre settimane. Metà del 2019 è già alle spalle ed è quindi tempo dei primi bilanci, soprattutto in campo economico, dove le cose sono andate bene ma non è detto che continuino così. Grande spazio è riservato in questo numero al caso SeaWatch, che ha monopolizzato l’attenzione italiana, e al G20 di Osaka, che ha dato finalmente senso alla propria esistenza con il raggiungimento di accordi importanti (vedi sezione Asia-Estremo Oriente). In Africa, un tentativo di colpo di stato in Etiopia, un doppio attacco kamikaze a Tunisi e le violenze in Mali e Nigeria sono sintomi di instabilità irrisolte, mentre in Sud America vi segnaliamo la situazione critica di Haiti, l’esodo continuo dei venezuelani in fuga dal loro paese e un importante accordo con l’UE. Concludiamo con uno sguardo alle organizzazioni internazionali, con il ritorno della Russia nel Consiglio d’Europa dopo l’espulsione del 2014, con l’ONU che prova ad alleviare l’altissima tensione in Medio Oriente tra USA-Iran e l’UE, impegnata a scegliere la nuova Commissione Europea.

Diritti Umani

Cina, detenuti uccisi e sottoposti al prelievo forzato degli organi. Secondo un’indagine del tribunale indipendente con sede a Londra, molti detenuti per reati di coscienza continuano ad essere uccisi in Cina al solo fine di rimuovere loro forzatamente gli organi. Tra le vittime, anche alcuni detenuti praticanti del Falun Gong, un movimento spirituale e religioso cinese oggi illegale perché considerato dal Partito Comunista cinese una potenziale minaccia. Già nel 2006, le indagini avevano rivelato che i detenuti per reati di coscienza spesso sono vittime di numerosi abusi delle autorità cinesi, che includono arresti e detenzioni illegali, lavori forzati, tortura e trattamenti inumani e degradanti, e prelievi forzati di organi.

“Climate Apartheid”, una realtà sempre più vicina. Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite per la povertà estrema e i diritti umani, Philip Alston, ha denunciato che entro il 2100 milioni di persone saranno costrette a lasciare il proprio Paese a causa della cambiamento climatico. Secondo un Report delle Nazioni Unite, infatti, il riscaldamento globale provocherà durissime carestie che non lasceranno altra scelta alle persone se non emigrare per sopravvivere. L’unico modo per evitare, o quantomeno limitare nei suoi danni, il “climate apartheid” è quello di adottare politiche responsabili per l’ambiente al fine di arrestare il cambiamento climatico, ammesso che sia ancora possibile.

Italia, adozioni anche per i genitori single e senza limiti di età. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza rivoluzionaria, ha stabilito che il criterio principale da prendere in considerazione quando si decide in merito all’adozione di un minore è solo quello del benessere del bambino. Secondo quanto stabilito dalla Cassazione, infatti, non è più rilevante se chi vuole adottare il minore è single o se la differenza d’età tra l’affidatario e il bambino supera i 45 anni (come previsto dall’attuale legge), basta che l’interesse preminente del minore sia preservato. Nello specifico, l’ordinanza riguardava il caso di una donna single di 62 anni, la quale aveva preso in cura un bambino di 7 anni affetto da tetraparesi spastica che era stato abbandonato al momento della nascita dai propri genitori. Quando questi ultimi hanno chiesto la revoca dell’affido alla donna, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, decretando che la donna - sebbene single e di mezza età - avrebbe meglio provveduto alla cura del minore. Grazie a questa ordinanza, l’adozione a un genitore single - anche se di età avanzata - sarà da oggi possibile anche in Italia.

Italia, il caso della nave Sea Watch 3. Dopo 17 giorni in mare, il 28 giugno la nave Sea Watch 3 – battente bandiera olandese – è sbarcata al porto di Lampedusa, dopo aver forzato il blocco navale e speronato un’imbarcazione della Guardia di Finanza. La comandante della nave, Carola Rackete, trentenne di nazionalità tedesca, ha infatti deciso di sfidare le misure imposte dal governo italiano in base al Decreto Sicurezza Bis – dichiarato precedentemente dalle Nazioni Unite non rispettoso del diritto internazionale dei diritti umani – e di attraccare al porto di Lampedusa per far sbarcare i 42 migranti ancora a bordo. La decisione estrema della comandante della nave è stata presa dopo l’ennesimo rifiuto del governo italiano di farsi carico delle persone a bordo, le cui condizioni di salute erano sempre più precarie. Quando anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto il ricorso della Sea Watch per intimare all’Italia lo sbarco immediato dei migranti, in quanto secondo la Corte non sussistevano le “gravi condizioni di emergenza necessarie per accogliere il ricorso”, Carola Rackete ha deciso di entrare nel porto di Lampedusa. Inizialmente, la comandante della nave è stata arrestata e messa ai domiciliari con l’accusa di aver violato le norme sul blocco navale e di aver favorito l’immigrazione clandestina. L’arresto di Rackete non è stato tuttavia convalidato dal Gip di Agrigento, Alessandra Vella, che nella sua ordinanza ha anche escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, e ha ritenuto che il reato di resistenza a pubblico ufficiale fosse giustificato dalla scriminante dell’aver agito per salvare vite umane in mare. La prefettura di Agrigento ha allora firmato un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale con accompagnamento alla frontiera per Rackete, il quale tuttavia non è stato convalidato dalla Procura di Agrigento. Carola Rackete oggi è libera e dovrà aspettare il 9 luglio per essere interrogata, in quanto è ancora indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Italia, il veliero della Mediterranea segue le orme della Sea Watch 3. A pochi giorni di distanza dal caso della Sea Watch 3, il veliero Alex della ONG Mediterranea Saving Humans, con a bordo 54 migranti naufraghi, forza il blocco navale italiano ed entra nel porto di Lampedusa. Le condizioni sanitarie a bordo erano disperate: i migranti non dormivano e non mangiavano da giorni, erano ammassati uno sopra l’altro sotto il sole cocente in soli 18 metri di spazio. Inizialmente, sembrava esservi una possibilità di raggiungere Malta, ma la nave era troppo lontana e né l’equipaggio né gli ospiti erano in grado di affrontare le 11 ore di traversata necessarie per raggiungere il porto di La Valletta, con il tempo in peggioramento. La Mediterranea ha quindi chiesto a Malta di inviare una propria unità navale a prelevare i 54 naufraghi, ma Malta non si è resa disponibile. Per di più, quando Malta è stata contattata dal governo italiano, essa ha risposto che avrebbe accolto i 54 migranti a bordo del veliero Alex solo se l’Italia si fosse presa carico di altri 55 migranti attualmente sull’isola di Malta. In questa situazione di stallo, il capitano della nave, Tommaso Stella, ha quindi preso l’iniziativa, portando i migranti e il proprio equipaggio in salvo a Lampedusa. Stella è ora indagato dalla Procura per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre il veliero Alex della Mediterranea è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza.

Kirghizistan, niente più apolidia. In soli cinque anni, la Repubblica del Kirghizistan ha conferito la cittadinanza a tutti gli apolidi presenti nel Paese. L’apolidia è una condizione che colpisce oltre 10 milioni di persone nel mondo, che si ritrovano privi del loro diritto fondamentale alla nazionalità e di tutti gli altri diritti ad essa correlati. Nel solo Kirghizistan, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, vi erano oltre 13.700 apolidi (di cui più di 2000 erano minori) che avevano perso la nazionalità a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Con una svolta storica nella lotta globale contro l’apolidia, il Paese ha quindi deciso di porre rimedio a questa situazione, riconoscendo loro la cittadinanza, affinché essi possano godere degli stessi diritti di ogni altro cittadino.

Stati Uniti, donna incinta vittima di una sparatoria accusata di “omicidio colposo del feto”. Nello Stato dell’Alabama, una donna al quinto mese di gravidanza che ha perso il feto durante una sparatoria è stata accusata di essere responsabile della morte del proprio bambino. Secondo l’accusa, infatti, Marshae Jones avrebbe provocato insistentemente un’altra donna finché quest’ultima non le ha sparato cinque colpi di arma da fuoco dritto al ventre. Jones sarebbe quindi responsabile della morte del proprio bambino, e per questo motivo è stata accusata di “omicidio colposo del feto”; mentre la donna che ha sparato è libera. Il caso è stato seguito molto attentamente dalle associazioni per i diritti delle donne e per il diritto all’aborto, che si sono offerte di assistere legalmente la Jones. L’Alabama è tra i trentotto Stati che prevedono all’interno del proprio codice penale l’omicidio colposo del feto, e a maggio ha adottato una nuova legge molto restrittiva sull’aborto.

Marta Stroppa

Economia e Finanza Internazionale

Commercio, scontri e accordi. L’ottimismo dell'amministrazione Trump pre-G20 nei negoziati commerciali con la Cina, con il Segretario del Tesoro Mnuchin che avvertiva come il 90% dell’accordo fosse ormai stato conseguito, non si è tradotto in guadagni sostanziali per le borse americane, che con un +17% chiudono comunque il miglior semestre dal 1997. A preoccupare gli investitori per tutta la settimana precedente al vertice sono stati infatti i timori di uno scontro commerciale con l’India, dopo che il Presidente Trump ha accusato il paese per aver imposto dazi sui prodotti americani in risposta all’esclusione dalla lista dei paesi in via di sviluppo esentati dai dazi americani. Le tensioni sono tuttavia rientrate dopo che lo stesso Trump ha annunciato durante il vertice giapponese di aver raggiunto un “grande accordo” con l’India e con lo stesso Giappone. Inoltre, l’annuncio finale di una sospensione di nuovi dazi contro la Cina in attesa di un accordo definitivo ha spinto al rialzo i listini di Wall Street, che hanno toccato nuovi record storici.

G20, alleanza a sorpresa. A margine del G20 di Osaka, Arabia Saudita e Corea del Sud hanno annunciato di aver raggiunto un importante accordo commerciale del valore di $8.3 miliardi. L’accordo consentirà alla Corea di sostituire il petrolio importato dall’Iran (e sottoposto adesso a sanzioni) con quello prodotto da Saudi Aramco, l’azienda petrolifera statale di Riyad, e questo vale circa 6 miliardi di dollari. Le restanti somme arriveranno dall’apertura del regno saudita alle imprese coreane, che investiranno massicciamente in infrastrutture, ricerca tecnologica e nel progetto Vision 2030 per creare un polo di innovazione in una nuova città che si chiamerà Neom. Ad esempio, Saudi Aramco e Hyundai avvieranno lo sviluppo di motori a celle combustibili (idrogeno), per proseguire nella strategia di diversificazione dagli idrocarburi iniziata da Mohammed Bin Salman. Quest’ultimo una volta di più riesce a far prevalere il plauso occidentale per la modernizzazione del paese sui forti dubbi che aleggiano intorno al rispetto dei diritti umani.

Finanza, cattive notizie. Deutsche Bank, sempre più in difficoltà e apparentemente non in grado di reggere la competizione con i giganti americani e con le piccole e agili “boutique advisory firms” europee, sta valutando una riduzione del personale del 20%, pari a 15-20.000 dipendenti in meno, e la chiusura della filiale americana che opera sul mercato azionario. Restando in tema, dopo che il Financial Times ha rivelato che 1.6 miliardi di bond del fondo H2O della banca francese Natixis sono illiquidi ed emessi dalle compagnie di Lars Windhorst, imprenditore tedesco con vari problemi giudiziari, è iniziata una fuga di capitali che in tre giorni (lunedi-mercoledi scorsi) ha fatto ritirare dal fondo 6 dei 20 miliardi di asset sotto gestione. La reazione di Natixis è stata di scaricare i bond “tossici”, riducendo l’esposizione a meno di 500 milioni e cancellando le commissioni di gestione, introdotte l’anno scorso per limitare l’afflusso di denaro nei fondi dopo aver raggiunto la capacità massima di gestione, e sembra essere riuscita a fermare l’emorragia.

Banche, nuove sanzioni. Ubs ha patteggiato con l’Agenzia delle Entrate una sanzione di €111.5 milioni per non aver versato al fisco le imposte sulle commissioni percepite sulle gestioni patrimoniali, come tutte le banche estere sono tenute a fare. La Guardia di Finanza ha anche trovato dei manuali che istruivano i dipendenti di Ubs su quali precauzioni adottare quando venivano in Italia per incontrare gli investitori, situazione del tutto simile al caso di Credit Suisse nel 2014 (14 miliardi di evasione). Questo è però solo l’inizio: altre 219 banche sono nel mirino della Procura di Milano ed è probabile che nei prossimi mesi ci siano nuovi patteggiamenti, con centinaia di milioni che andranno ad aggiungersi ai 2.5 miliardi già versati da Apple, Google, Amazon e Facebook. Fondamentale ai fini di queste indagini è stata la modifica dell’articolo 2 del D.l. 167/1990, che dà agli inquirenti il potere di acquisire informazioni su movimenti transfrontalieri di denaro quando c’è il sospetto di un’attività illecita.

Cina, investimenti polari. Dopo essersi autoproclamato stato “quasi-artico”, Pechino ha progettato l’apertura di una rotta marittima artica alternativa a quella che passa per Suez, che farebbe risparmiare almeno 15 giorni di navigazione nella tratta Shangai-Rotterdam. In vista di questo obiettivo, sono stati commissionati rompighiaccio per alcune centinaia di milioni di dollari. La seconda e più preoccupante manovra è il controllo dei principali siti estrattivi della Groenlandia, in particolare di zinco, rame, ferro, uranio e “terre rare”. Negli ultimi anni infatti le quattro miniere principali dell’isola sono finite in mano a società statali cinesi e con la recente acquisizione per 1.3 miliardi del 12.5% della miniera di Kvanefjeld, la Cina si appresta a consolidare ancor più il già ferreo controllo sulla produzione delle “terre rare”, oggi superiore al 90%, fondamentali nelle produzioni industriali più tecnologiche.

Facebook, si batte moneta. A partire dal 2020 una nuova moneta virtuale chiamata Libra permetterà a chiunque abbia uno smartphone di pagare e inviare denaro anche se non ha un conto in banca (gli unbanked sono più di 1.7 miliardi). A Calibra, il consorzio che emetterà la moneta, hanno già aderito 27 aziende come Uber, Spotify, Vodafone, MasterCard, Visa e PayPal. Attenzione però ai paragoni con il Bitcoin: la nuova moneta sarà infatti appoggiata ad una riserva di asset reali e stabili, come titoli di stato od obbligazioni di banca centrali affidabili, e dovrà essere convertibile in Euro o Dollari senza repentine oscillazioni. Mancano ancora molti dettagli “tecnici” su come sarà il sistema di pagamento ma già non mancano le preoccupazioni: c’è chi dice che Libra minaccerà la stabilità monetaria dei Paesi emergenti, dimora degli unbanked, che subirebbero grossi flussi di «uscita» dalle loro valute; altri sono preoccupati di un ulteriore indebolimento degli stati a favore delle multinazionali, mentre sono ovviamente temuti fenomeni di riciclaggio e traffico illecito di capitali.

Leonardo Aldeghi

Africa Sub Sahariana

Camerun, la Svizzera in qualità di mediatore. Il Dipartimento Federale degli Affari Esteri svizzero ha annunciato il 27 giugno scorso che diverse parti del conflitto hanno richiesto il ruolo di mediatore della Svizzera per trovare una soluzione alla crisi nella regione anglofona del Camerun. Il DFAE ha annunciato anche che, nel ricercare una soluzione pacifica e inclusiva tra tutte le parti, sarà assistito dal Centro per il dialogo umanitario, un’Organizzazione basata a Ginevra.

Etiopia, eventi estremamente inquietanti. Un commando guidato dal Capo della Sicurezza della Regione degli Amara ha portato a termine una serie di attentati che hanno causato la morte di 5 individui di alto livello in Etiopia. Poche ore prima vi era stato anche un tentativo di Colpo di Stato nella medesima regione. A perdere la vita sono stati il Presidente della Regione Amara, un suo consigliere di alto livello, il Capo di Stato maggiore dell’Esercito etiope (attaccato nella sua residenza dalla sua guardia del corpo insieme a un Generale che gli stava porgendo visita). La situazione attualmente sembra essere sotto controllo e i vertici del governo sostengono che non vi siano indizi su un progetto più ampio che cercasse di prendere la Capitale Addis Abeba.

Mauritania, Mohamed Ould Ghazouani eletto presidente. Le elezioni si sono tenute il 22 giugno scorso e il neoeletto Presidente (ex Capo di Stato Maggiore) ha ottenuto la vittoria con il 52% dei voti. Pronta la risposta degli oppositori: Biram Ould Dah Ould Abeid, Sidi Mohamed Ould Boubacar, Baba Hamidou Kane et Mohamed Ould Maouloud che hanno immediatamente invocato l’annullamento da parte della Corte Costituzionale definendo le elezioni un “colpo di stato elettorale”. Di pochi giorni fa (25 giugno) è invece la notizia che il ministro degli esteri abbia ordinato decine (se non centinaia) di arresti nei confronti di cittadini stranieri colti nel protestare contro il nuovo presidente. Sono stati convocati i Ministri di Mali, Senegal e Gambia non nascondendo l’accusa che vi sia una “mano straniera” dietro le dette proteste. Lunedì 1 luglio la Corte Costituzionale ha confermato la validità dell’elezione del presidente Ghazouani.

Mali, quanta confusione e violenza. Un nuovo attacco è stato perpetrato lunedì 17 giugno nei confronti di due villaggi nel Centro del Mali, Yoro e Gangafani, ancora una volta di etnia Dogon. Il bilancio più recente parla di 41 vittime, che si somma ai 35 morti dell’attacco avvenuto il 10 giugno a Sobane Da. Pochi giorni dopo, il presidente ivoriano Alassane Ouattara ha parlato delle deficienze delle missioni MINUSMA e delle capacità limitate delle forze del G5 Sahel, i due non più in grado di mantenere la pace e la sicurezza nella regione. Di fatti, i paesi costieri dell’africa occidentale, Costa d’Avorio, Togo, Gambia, Ghana, Guinea sono fortemente preoccupati dal movimento delle forze terroriste che dal centro del Mali si stanno spostando verso il Burkina Faso spingendosi sempre più a Sud. Solo poche ore dopo l'intervento del Presidente, il Luogotenente Gen. Dennis Gyllensporre ha annunciato la creazione di un nuovo settore di competenza di MINUSMA, ossia il Settore Centro, proprio con l’intento di fronteggiare con maggiore efficacia la minaccia crescente. Nelle prossime settimane si terrà invece l’incontro Ministeriale tra l’Unione Europea e il G5 Sahel (Mauritania, Mali, Ciad, Niger e Burkina Faso) per affrontare la questione dell’operatività delle forze di polizia dell’Organizzazione e del loro coordinamento con le forze militari.

Niger, terrorismo islamico nel Sahel. Il quadro si fa sempre più complesso a seguito dell’attacco avvenuto a I-N-Ates in Niger, al confine con il Mali. Esso è stato reclamato dallo Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS) ed è stato perpetrato nei confronti di un campo militare dell’esercito nigerino causando la morte di 16 soldati. L’area corrisponde molto da vicino a quella nella quale Francia, Niger e USA hanno condotto un’operazione nella parte centrale di giugno nel quadro della missione Barkhane (francese) anti insurrezionale che opera nel Sahel dal 2014. Il Sahel è sotto i riflettori internazionali per il rapido aumento di violenza sia inter comunitaria che islamica. Con riferimento a ciò si parla infatti di terrorismo etnico, oltre che islamico, in un contesto nel quale i due si alimentano e vengono strumentalizzati vicendevolmente.

Nigeria, Boko Haram non cessa di colpire. La notizia concerne l’attacco avvenuto lunedì 16 giugno che ha provocato la morte di almeno 30 persone, ferendone altresì 40. Tre uomini si sono fatti esplodere di fronte ad un centro dove veniva trasmessa una partita di calcio nella città di Konduga nello Stato del Borno.

Repubblica Democratica del Congo, crolla la miniera. Le stime sono ancora molto vaghe. Dopo un bilancio iniziale di 19 minatori, si era passati successivamente a 39. Oggi, il governo congolese parla di circa 45 deceduti nonostante altre fonti parlino addirittura di 60/80 persone rimaste sepolte sotto il suolo. La miniera si trova nella zona della RDC più ricca di cobalto nella provincia di Lualaba nel Sud Est. La mina è in gestione alla Kamoto Copper Company affiancata dalla Glencore e Gécamines (compagnia statale).

La Corte Costituzionale ritorna sulla propria decisione. La sentenza, da parte di una camera speciale della Corte, risale all’11 giugno e imponeva l’invalidazione dell’elezione di 23 Deputati della Coalizione d’opposizione Lamuka, guidata da Martin Fayulu contro Felix Tshisekedi (poi eletto presidente). La situazione politica era dunque diventata fortemente tesa, soprattutto in seguito alla frustrazione con la quale l’opposizione ha vissuto la sconfitta. Tuttavia, a riappacificare parzialmente gli animi è stata la decisione della Corte di annullare tale sentenza per via di errori materiali nella gestione del fascicolo. 19 dei 23 Deputati sono stati riammessi.

Sudan, trovato l’accordo per la transizione. Sono trascorse più di quattro settimane da quando la situazione tra il CTM e l’ALC è precipitata a seguito della soppressione delle proteste civili. Tuttavia, nella giornata di venerdì 5 luglio sembra che la mediazione dell’Unione Africana e dell’Etiopia abbiano portato a un risultato. I dettagli dell’accordo non sono conosciuti ma pare che il periodo di transizione rimanga di 3 anni (come previsto prima della rottura dei rapporti), ma che vi sia un'alternanza tra i due attori: se 18 mesi ciascuno o diversamente ancora non è saputo. Nell’attesa di ulteriori dettagli, aleggiano molti dubbi sulla possibile efficacia di un simile accordo di condivisione del potere e sulle capacità di collaborazione tra le due parti. Tuttavia, va apprezzato il passo in avanti che coinvolge una parte civile nell’autorità che gestirà la transizione. Da ultimo, è notevole il preminente ruolo giocato dall’Etiopia nella crisi, affermazione che non può essere fatta con riferimento all’inviato Speciale onusiano che ha mostrato grossi limiti di intervento.

Marcello Alberizzi

America

Argentina, un blackout qualcosa di già sentito. Il Paese, ma non solo (anche Uruguay, Paraguay, Cile e Brasile) è stato colpito da un blackout senza precedenti. In particolare, la capitale argentina è stata colpita massicciamente. Metro e treni bloccati, mancanza di acqua per tantissime ore. Le cause sono ignote ed è stata aperta un’inchiesta. Intanto il fatto è accaduto proprio mentre l’Argentina stava concludendo l’intesa sul trattato commerciale che vede protagonisti diversi paesi sudamericani e l’Unione europea. Un successo storico raccontato nella sezione di Organizzazioni Internazionali di Framing the World.

Brasile, le intercettazione del giudice Sérgio Moro. L’arresto dell’ex Presidente Luiz Inacio Lula da Silva è noto ormai da diverso tempo. Corruzione è il capo di accusa che ha coinvolto in primo luogo l’ex presidente, ma anche diversi imprenditori brasiliani e latinoamericani. Sérgio Moro, prima giudice, ora ministro della giustizia, simbolo della lotta alla corruzione, sembra abbia abusato del suo ruolo per l’arresto dell’ex Presidente Lula. Le intercettazioni, divulgate da una fonte anonima tramite The Intercept, sembrano riportare un’influenza marcata del giudice Sérgio Moro sui pubblici ministeri. Si deve tenere conto che, oltre al carcere, le ripercussioni sull’ex Presidente sono state molteplici tra cui l’impossibilità di candidarsi alle presidenziali del 2018. Il 30 giugno, migliaia di persone si sono trovate in diverse città del Paese per sostenere il giudice messo in discussione dalle rivelazioni giornalistiche.

Canada, l’oleodotto e l’immigrazione. La fine del 2019 vede l’inizio della creazione dell’Oleodotto che servirà a trasportare il petrolio da Edmonton (Alberta) a Vancouver (sulle coste del Pacifico). Queste sono state le indicazioni del primo ministro canadese Justin Trudeau. L’oleodotto è contestato dagli ambientalisti e dalle popolazioni di nativi che vivono lungo il suo percorso. Intanto, dall’altra parte del Paese, sulla costa orientale, il Quebec ha approvato leggi sull’immigrazione. Si prevede la riduzione del numero di immigrati che può entrare nel paese e si vieta ai funzionari pubblici di indossare l’hijab e altri simboli religiosi, specificatamente indicati. Il Canada, in vista delle elezioni di ottobre, sta introducendo moltissimi cambiamenti, chi potrà essere il nuovo primo ministro? Justin Trudeau avrà qualche chances?

Colombia, 4 milioni di venezuelani nel paese. Questo è il numero di venezuelani entrati in Colombia dal 2016 secondo le Nazioni Unite. La maggior parte sono transitati dal confine riaperto il 7 giugno dal Presidente venezuelano Nicolas Maduro in seguito alla chiusura dello scorso febbraio per vietare l’ingresso di aiuti umanitari predisposti dal leader dell’opposizione Juan Guaidò. La Colombia, intanto, si trova ad affrontare diverse problematiche interne relative alle FARC e alla lotta alla criminalità organizzata, ma gli sviluppi lasciano ben sperare.

Guatemala, il ballottaggio e la lotta alla corruzione. Si è appena concluso il primo turno delle elezioni presidenziali. Sandra Torres, esponente del centrosinistra e indagata dalla Comision Internacional contra la impunidad - CICIG per finanziamento illecito alle elezioni del 2007, ha ottenuto il 25,2%. Le elezioni del 2007 vennero vinte dal marito di Torres, Alvaro Colom. Ad agosto si terrà il ballottaggio tra la candidata di centrosinistra e Alejandro Giammattei. La perdita di quest’ultimo potrebbe mettere a repentaglio l’esistenza della Commisione CICIG, organo sostenuto dalle Nazioni Unite per la lotta alla corruzione del Paese.

Haiti, la crisi non si placa. Il popolo haitiano chiede le dimissioni del presidente Jovenel Moise. Le proteste colpiscono tutto il piccolissimo paese di un’isola divisa a metà tra Santo Domingo e Haiti. Seppure sia la stessa isola, sembra di parlare di realtà completamente diverse. Il 9 giugno Haiti è stata colpita dagli scontri scoppiati a Port-au-Prince che hanno coinvolto le forze dell’ordine e i manifestanti. Ormai la situazione di crisi continua da diverso tempo ma non si vedono ancora sviluppi volti al miglioramento del contesto del paese.

Honduras, la protesta degli studenti senza tregua. La protesta trova origine nell’emanazione di due decreti, nell’aprile scorso, che, a seconda di medici ed insegnanti, privatizzeranno l’istruzione e la sanità del Paese. Da lì si estese la protesta a tutti i settori: gli agricoltori temono la privatizzazione di fiumi e boschi, i politici e le organizzazioni sociali, che vivono ancora del ricordo della rielezione di Juan Orlando Hernandez, protestano poiché secondo molti è stato eletto tramite dei brogli e i difensori dei diritti umani chiedono più diritti. I cittadini, in generale, protestano contro la corruzione e all’aumento delle tariffe dei servizi pubblici. La crisi, però, si è intensificata quando, il 19 giugno, la polizia ha scioperato chiedendo un aumento dello stipendio e gli autotrasportatori hanno paralizzato le strade del paese. Lo sciopero della polizia ha portato ad un aumento improvviso della delinquenza proprio durante le stesse ore, facendo trovare i negozi vuoti di ogni merce da vendere.

Messico, il controllo dei migranti. Il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador e l’amministrazione di Donald Trump sono giunti ad un accordo il 7 giugno 2019. La politica migratoria messicana diventa più rigida e stringente in cambio di una mancata imposizione di dazi a tutte le merci messicane esportate negli Stati Uniti. Così, il governo messicano si impegna a controllare la frontiera meridionale con il Guatemala, divenendo un paese terzo sicuro per l’accoglienza di chi fa richiesta di asilo negli Stati Uniti. Il governo messicano, fin da subito, ha usato la forza per disperdere i nuclei di persone alla frontiera giunte da El Salvador e dall’Honduras. Intanto ad un anno esatto dalla elezione del Presidente, emergono i primi segnali di frustrazione della popolazione per la situazione politica-economica del paese, ma anche per l’alto tasso di violenza e l’assenza del governo nei contesti più complicati.

Perù, l’emergenza venezuelana tocca il paese. Il 15 giugno 2019 sono entrati nel paese, secondo le autorità, più di 8.000 venezuelani. Il giorno seguente, il 16 giugno, è stato introdotto un nuovo provvedimento che prevede il visto umanitario per i migranti venezuelani che vogliono entrare nel paese. Per questo il numero così elevato di venezuelani che il 15 giugno sono passati da un paese all’altro. Ci si domanda se sia questa la soluzione per limitare le migrazioni venezuelane, sicuramente è un tampone emergenziale.

Stati Uniti, l’Africa non è poi così lontana. I fenomeni migratori che hanno toccato sino ad ora l’Europa sembra inizino a coinvolgere, si può dire nuovamente, la potenza mondiale statunitense. Dall’Africa i migranti giungono in America Latina in aereo per poi percorrere tutto il continente fino alla frontiera di Del Rio in Texas. Questo il nuovo percorso che vede protagonisti i migranti africani. I migranti provengono per lo più dal Congo Brazzaville, dalla Repubblica Democratica del Congo e dall’Angola, ma anche dal Camerun anglofono e altri paesi colpiti dalle persecuzioni. La porta di accesso è l’Ecuador dove si può giungere senza alcun visto. Da qui si parte successivamente per giungere, attraverso il Guatemala e il Messico, gli Stati Uniti. La popolazione africana scappa da stupri, assassini, torture e persecuzioni politiche. Questo fenomeno ormai è globale, non intacca più solo l’Europa, ora l’America, ma presto anche la Cina e l’Estremo Oriente, ma come verrà gestito il fenomeno?

Venezuela, un capitano della marina venezuelana ucciso. Si tratta di Rafael Acosta Arévalo, arrestato il 21 giugno, per aver cospirato contro il governo di Nicolas Maduro, è deceduto il 29 giugno. Il corpo riporta segni evidenti di tortura. Pochi giorni dopo, il 1 luglio più precisamente, l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha chiesto al governo venezuelano di aprire un’inchiesta che indagasse imparzialmente e velocemente sulla morte del capitano della marina venezuelana. Tarek William Saab, lo stesso giorno della richiesta di Bachelet, ha ordinato l’arresto di due ufficiali della guardia nazionale nell’ambito dell’indagine appena avviata.

Michele Pavan



Asia ed Estremo Oriente

Cina, navigare in acque turbolente. La Cina dovrebbe “cope with affairs calmly” per evitare qualsiasi escalation indesiderata. Queste le parole di Jia kang, precedente ricercatore al ministero della finanza cinese, riferendosi ai rischi dello scontro commerciale con gli USA. Xi e Abe si sono incontrati al G20 di Osaka, prima visita di stato del presidente cinese nel paese dal 2013, avanzando l’ipotesi di un’ulteriore meeting durante l’anno. “I want to open up a new age of Japan-China relations” ha poi detto Abe. Gli USA e la Cina pare poi che abbiano posto una tregua sui dazi e pianifichino un nuovo incontro per discuterne i termini. “any armed attack on Filipino vessels, Filipino aircraft will trigger our obligations under the Mutual Defence Treaty” ha poi ricordato Sung Kim, ambasciatore americano a Manila in riferimento al presunto affondamento di una nave filippina da parte di una nave cinese in acque contese. Infine, Xi ha visitato la Corea del Nord il 20 e 21 giugno per incontrarsi con Kim Jong-Un nell’ottica di confermarsi mediatore privilegiato tra lui e gli USA. Parlando del Mar Cinese Meridionale, gli USA accusano la RPC di aver condotto test con missili balistici anti nave nell’arcipelago delle Spratly. Il ministro della difesa cinese ha negato l’accaduto. Dopo la conferenza dei ministri delle finanze e governatori delle banche centrali dei paesi CEDEAO ad Abidjan, si paventa la possibilità di scalzare il franco Cfa con una nuova moneta ancorata allo yuan, l’Eco.

Giappone, l’ospite del G20. Il 18 giugno la guardia costiera giapponese ha respinto dalle sue acque territoriali a nord circa 300 pescherecci nordcoreani presenti in modo illegale. Il 13 giugno, il ministro dell’economia Giapponese e il rappresentante statunitense per il commercio si sono impegnati ad accelerare la stipula del loro nuovo accordo commerciale tra i due. In questi giorni nel paese si è tenuto il G20 e Abe mantiene un'agenda molto piena. I bilaterali tra i capi di stato sono fondamentali, partendo dall’incontro con Modi relativo ad un trilaterale con gli USA in merito ad una più forte cooperazione navale nell’indo pacifico. Tra le questioni trattate nell’incontro, la necessità di riformare il WTO e il problema del cambiamento climatico, al quale il Giappone aggiunge il problema della plastica. Nelle elezioni del 21 luglio per la camera alta della dieta nazionale giapponese, Kokkai, l’organo legislativo, sembra che la coalizione di Abe Shinzo sia in vantaggio in tutti i sondaggi. Questo potrebbe dargli la possibilità di revisionare alcune parti della costituzione. Il paese ha poi ripreso la caccia alle balene dopo un divieto durato 30 anni ma i dubbi sul mercato di questo prodotto, oltre che alle conseguenze sulla fauna locale, pongono seri dubbi sulla questione.

Corea del sud, una serie di accordi. Durante il weekend, successivamente al G20 in Giappone, Donald Trump ha visitato la Corea del Sud ed ha incontrato Moon Jae-In la domenica. In un tweet del 29 giugno il presidente americano aveva scritto di voler "shake [Mr Kim's] hand and say hello" in una sua ipotetica visita alla zona demilitarizzata (DMZ). Questa visita è stata confermata dall’ANSA poco tempo dopo, con l’atterraggio del presidente a Seul. “A natural partnership strengthened by historical ties” ha detto poi Raveesh Kumar, il portavoce indiano per il ministro degli esteri. “I hope companies from both nations can set up a strategic and cooperative relationship through vibrant business activity” sono le parole del principe saudita Mohammed bin Salman durante il suo incontro il 27 giugno in Corea. Tensioni con il governo giapponese che martedì ha difeso la propria decisione di regolamentare le esportazioni di materiali legati alla produzione hi-tech verso la Corea del Sud.

Corea del Nord, una serie di critiche. Japan’s move is reminiscent of the inglorious past of Imperial Japan, which expanded a war to the continent of China following the invasion of Korea” ha commentato il giornale nordcoreano Minju Joson in merito alle esercitazioni giapponesi di mercoledì 26 giugno nel Mar Cinese Meridionale. Kim ha poi criticato la Corea del Sud per le sue mediazione in merito alla questione dell’accordo sul nucleare con gli USA. Il presidente cinese ha poi dichiarato successivamente alla sua visita nel paese che la volontà di Kim Jong-Un di denuclearizzare la penisola coreana rimane invariata, ma si attendono nuove mosse da parte della controparte americana. Il presidente Trump si è poi incontrato con Kim Jong-un presso la zona demilitarizzata al 38esimo parallelo, diventando il primo presidente americano in carica ad entrare nel paese. La Cina pare osservare con piacere questa distensione nei rapporti, appuntando (anche se ancora non ufficialmente) Luo Zhaohui, vice ministro degli esteri, come referente per la questione Nordcoreana. Pare che il paese abbia poi nominato Kim Myong-gil come nuovo referente sul tema della denuclearizzazione e i rapporti con gli USA, sostituendo Kim Hyok Chol.

India, tra la siccità e il G20. Con dieci milioni di abitanti, Chennai è la prima grande città indiana ad essere ormai rimasta senz'acqua nel corso della peggiore ondata di calore nella storia del Paese. “We recognise the importance of the interface between trade and the digital economy. We also affirm the role of data for development” ha poi affermato il PM Narendra Modi durante il G20 di Osaka, schierandosi con le posizioni dei BRICS in merito alle tecnologie 5G, abbandonando la posizione USA e Giapponese. “India stands committed to further deepen economic and cultural relations with USA.” ha twittato il presidente americano durante l’incontro con Modi all’interno del G20. Un fronte unito contro il terrorismo nasce poi nell’incontro laterale al G20 tra i BRICS, oltre alla necessità di rafforzare il WTO, combattere il protezionismo e garantire la sicurezza energetica. "Prendersi la responsabilità e' cruciale per la crescita futura del nostro partito. E' per questa ragione che mi sono dimesso da presidente del Congresso" ha detto Rahul Gandhi dopo la sconfitta alle elezioni del suo partito. Un articolo della CNN, riportando una ricerca del MIT, avanza l’idea che il clima in India potrebbe diventare troppo caldo persino per gli esseri umani.

Stefano Sartorio

Europa Occidentale e Unione Europea

Unione Europea, trovato l’accordo sulla Commissione. Dopo settimane di trattative, i Paesi europei sono riusciti a trovare un compromesso sul successore di Jean Claude Juncker. I 28 si sono accordati sul nome di Ursula von der Leyen, dei popolari europei. La prima presidente donna appartiene al partito di Angela Merkel ed ha governato ininterrottamente con la cancelliera tedesca dal 2005. La sua politica estera è caratterizzata da un forte atlantismo, che ha soddisfatto i Paesi di Visegrad che guardano alla Russia sempre con sospetto. La poltrona di Mario Draghi sarà occupata da Christine Lagarde, ex direttrice francese del Fondo Monetario Internazionale. Presidente del Consiglio Europeo sarà Charles Michel, il primo ministro liberale del Belgio, mentre l’Alto Rappresentante per la politica estera il socialista spagnolo Josep Borrell. Nella sessione plenaria di Strasburgo, il Parlamento Europeo è riuscito ad eleggere David Sassoli (del gruppo dei S&D) come presidente che, nel discorso di insediamento, ha insistito sull’importanza di rivedere il regolamento di Dublino.

Italia, rimane alta la tensione sull’immigrazione. La nave Sea Watch dopo aver passato due settimane al largo di Lampedusa in acque internazionali ha deciso di entrare in acque territoriali italiane anche senza il permesso delle forze dell’ordine. A bordo della Ong, battente bandiera olandese, si trovavano 40 persone salvate in acque libiche. Nella notte fra il 28 e il 29 giugno, la comandante della nave, Carola Rackete, ha deciso di attraccare nel porto di Lampedusa nonostante gli alt ripetuti della Guardia di Finanza. Attimi di tensione sono stati raggiunti quando la Sea Watch ha rischiato di schiacciare contro la banchina una motovedetta delle Fiamme Gialle dopo che questa aveva cercato di bloccare lo sbarco. I migranti sono stati fatti scendere e la comandante è stata arrestata con l’accusa di “resistenza e violenza contro nave da guerra”. La vicenda ha nuovamente polarizzato l’opinione pubblica fra sostenitori e detrattori dell’operato della Ong. Ciò che emerge, però, è l’assordante silenzio degli altri Paesi Europei sul tema dell’immigrazione. Di seguito la comandante è stata rimessa in libertà e le accuse sono cadute.

Unione Europea, pochi progressi sul cambiamento climatico. Il Consiglio Europeo non è riuscito a trovare un accordo sull’obiettivo di un’Europa a zero emissioni nette entro il 2050. La proposta scandinava trovava il sostegno della maggior parte dei Paesi UE, ma ha incontrato la strenua opposizione del gruppo di Visegrad. Ad opporsi è stata soprattutto la Polonia, la cui energia è tratta per un 80% dal carbone. Il premier polacco sostiene che un obiettivo del genere causerebbe ingenti danni all’economia e che la transizione sarebbe troppo costosa rispetto a Paesi che non dipendono dal carbone come, ad esempio, la Francia.

Commissione Europea, accordo commerciale con il Sud-America. Dopo 20 anni di trattative, è stato raggiunto un accordo commerciale fra l’UE e i paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay). Come sostiene la Stampa, quest’accordo, per Bruxelles, ha un valore politico, non solo economico. Nel momento in cui l’America di Trump mette dazi e incrina il commercio internazionale, si è riusciti a trovare una soluzione che va nella direzione opposta. I Paesi latinoamericani applicavano infatti delle tariffe abbastanza alte per tutta una serie di prodotti che venivano dal Vecchio Continente. Secondo il Commissario al commercio, l’accordo permetterà alle imprese europee di risparmiare 4 miliardi di dazi. Come sempre in questi casi, c’era apprensione e paura per la tutela dei nostri prodotti di qualità, in particolare per quanto riguarda quelli alimentari. Il Mercosur tutelerà 357 prodotti (di cui 52 italiani) rispettando le certificazioni europee Dop e Igp. Il Commissario all’agricoltura ha assicurato che il mercato europeo verrà aperto ai prodotti sudamericani con “quote attentamente gestite” per non causare disagio agli agricoltori, spaventati da una possibile invasione.

Leonardo Cherici

Europa Centro-Orientale

Mosca rientra nel Consiglio d’Europa. Dopo cinque anni dall’inizio della crisi in Ucraina, il Consiglio d’Europa ha deciso di riammettere la Russia all’interno del proprio organo; un successo per Mosca dovuto anche all’approvazione della mozione che prevede che a nessuna delegazione possa essere ritirato il diritto di voto anche in caso di sanzione, come era invece successo per la delegazione russa nel 2014. Una notizia molto importante che tuttavia ha suscitato una forte reazione d’ira da parte di Kiev, che ha richiamato in patria il proprio ambasciatore presso il Consiglio stesso, per discutere su come comportarsi ora che la delegazione russa è stata riammessa nell’Assemblea Parlamentare.

Mosca ribadisce la sua vicinanza a Teheran. “Iran is not alone”, queste le parole di Zamir Kabulov, inviato speciale del Ministero degli Esteri russo per gli Stati dell’Asia, tra cui rientra anche l’Iran. Le parole, pronunciate in occasione di un forum sulle relazioni russo-iraniane a Mosca, dimostrano che la Russia non vuole fare marcia indietro rispetto alle posizioni espresse in precedenza sul suo alleato in Medio Oriente. Quale potrebbe essere il vero ruolo di Mosca in caso di una escalation militare tra Iran e Stati Uniti rimane ancora da definire.

Inguscezia, si dimette il Presidente Yevkurov. Si torna a parlare della Repubblica di Inguscezia, la più piccola all’interno della Federazione Russa. La notizia delle dimissioni del Presidente inguscio ha aggravato ancora di più il terremoto politico che sta travolgendo la Repubblica, a fronte di un accordo controverso sulla cessione di una parte dei territori alla Cecenia. Ora, la Inguscezia si trova a dover affrontare una situazione di difficoltà interna ancora più delicata, che potrebbe esplodere a causa dell’assertività della Cecenia, interessata di più a un rimodellamento dei propri confini.

Ucraina, un passo in più verso la NATO. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha comunicato la riforma delle forze armate entro l’inizio del 2020, per raggiungere gli standard per l’ingresso nell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. Il Presidente ha anche ribadito la necessità e l’urgenza di una riforma di tutto il sistema militare dell’Ucraina, per accrescere il prestigio della nazione e migliorare la gestione dei sistemi difensivi.

Georgia, forti proteste contro Mosca. Forti proteste a Tbilisi, capitale della Georgia, dopo l’intervento nel Parlamento nazionale di Sergei Gavrilov, deputato russo. Da qui una escalation di proteste, culminate poi in manifestazioni di piazza e scontri con le forze dell’ordine per chiedere le dimissioni del governo attuale e nuove elezioni; l’opposizione accusa l’attuale governo di favorire gli interessi russi e l’ingerenza di Mosca negli affari interni del paese. L’85% della popolazione georgiana, secondo i dati del 2018, vede la Russia come una minaccia politica, a causa della forte instabilità portata nel paese dal conflitto del 2008, in particolare nelle regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia. La risposta di Mosca non si è fatta attendere: è stato stabilito il blocco dei voli provenienti e diretti verso la Georgia, che ora rischia di minacciare l’economia turistica del paese.

Mar Baltico, una prospettiva per le energie rinnovabili. Nove paesi, confinanti con il Mar Baltico, stanno implementando misure all’avanguardia per un’energia più pulita. Una strategia per il 2025, che consentirebbe di ridurre, o quasi azzerare, la dipendenza dalle forniture russe grazie all’installazione di pale eoliche nel Mar Baltico; il tutto è già stato siglato con la Commissione europea l’anno scorso. Un’alleanza tra i paesi baltici insieme all’Unione europea e la Polonia, in risposta anche all’installazione del gasdotto Nord Stream 2, per ridurre la dipendenza energetica europea e portare avanti una politica più attenta ai cambiamenti climatici. Inoltre, il Baltic Energy Market Interconnection Plan (BEMIP) prevede una maggior integrazione anche dal punto di vista economico, creando un mercato più connesso tra Unione europea e i paesi che si affacciano sul Baltico per ridurre l’isolamento energetico che hanno affrontato in questi anni.

La Macedonia maggiormente vicina alla NATO. Durante il forum del German Marshall Fund di Bruxelles tenutosi tra il 27/29 giugno, il ministro della difesa della Macedonia del Nord Radmila Šekerinska ha dichiarato come il proprio paese è intenzionato ad essere un nuovo membro della NATO entro il summit di Londra del prossimo dicembre. Il ministro ha inoltre affermato come la Nord Macedonia è stata recentemente inserita nella lista degli stati maggiormente impegnati per il rafforzamento della pace e della sicurezza. Tali dichiarazioni portano una ulteriore accelerazione per l’inserimento di Skopje all’interno dell’organizzazione atlantica, di cui 20 membri hanno già ratificato il protocollo di annessione della Nord Macedonia.

Andrea Maria Vassallo e Mario Ghioldi

Medio Oriente e Nord Africa (MENA)

Iran, abbattuto un drone statunitense. Che la situazione tra Stati Uniti e Teheran fosse tesa, si era ben percepito dagli ultimi avvenimenti nel Golfo dell’Oman la cui colpa - secondo gli USA - era direttamente attribuibile all’Iran. Una chiara svolta negativa si è avuta però il 20 giugno, quando i Guardiani della rivoluzione iraniana hanno annunciato di aver abbattuto un drone spia statunitense intento a violare lo spazio aereo della Repubblica islamica (provincia di Hormozgan), sottolineando a gran voce che un’intrusione nei confini territoriali equivale, per il paese, al superamento della loro “linea rossa”. La reazione statunitense non si è fatta attendere: all’inizio c’è stata la totale negazione della presenza di un drone nell’area, in seguito è stato dichiarato che l’abbattimento si è verificato mentre il drone da ricognizione era nello spazio aereo internazionale sopra lo stretto di Hormuz. Trump, etichettando quello iraniano come un gesto sconsiderato, ha confessato di essere stato sul punto di scagliare un attacco militare contro l’Iran: 3 interventi mirati contro delle postazioni missilistiche. Il ripensamento del Presidente statunitense ha radici in una stima: l’attacco avrebbe ucciso potenzialmente 150 persone, una risposta non proporzionale all’abbattimento di un drone.

Iran-Usa, dalle parole ai fatti. Al di là della momentanea “sospensione” dell’attacco armato statunitense contro l’Iran, l’abbattimento del drone ha comunque avuto una serie di ripercussioni. Difatti, gli Stati Uniti hanno scatenato una guerra informatica contro la Repubblica Islamica. A riportarlo è stato il New York Times: la cyber offensiva è stata attuata nei confronti di un gruppo di intelligence iraniano, sospettato di aver pianificato l’attacco alle petroliere nel Golfo dell’Oman. Pur essendo stati pianificati da diverse settimane, gli attacchi online hanno rivendicato sia la vicenda delle petroliere, sia quella del drone; non a caso, si sono verificati lo stesso giorno in cui Trump ha fermato l’offensiva militare. In seguito, sono scattate nuove sanzioni contro l’Iran, mirate a negare l’accesso a risorse finanziarie al leader supremo iraniano Ali Khamenei e al suo entourage. Mentre per gli USA si tratta di una risposta “forte e proporzionata”, l’autorità iraniana ha sottolineato l’incoerenza americana: “fanno appello alla ripresa di negoziati, mentre impongono nuove sanzioni”. L’immediato futuro potrebbe essere ricco di risvolti inaspettati.

Iran, annuncio arricchimento uranio. Dopo la scadenza dell’ultimatum dato ai paesi dell’Unione Europea per cercare di aggirare le sanzioni commerciali imposte dagli Stati Uniti, l’Iran ha dichiarato di voler ufficialmente contravvenire all’accordo nucleare siglato nel 2015, aumentando l’arricchimento del livello di uranio oltre il limite stabilito del 3,67%. A confermarlo è il portavoce del governo Ali Rabiei, in una conferenza stampa dove ha ribadito che il governo darà altri ultimatum all’UE (della durata di 60 giorni) e, se alla scadenza la situazione rimarrà inalterata, il paese aumenterà progressivamente il livello di arricchimento (ora al 5%). La Repubblica islamica è decisa a voler intrattenere scambi economici con l’UE, attraverso la vendita del suo petrolio o la messa a punto di una linea di credito per il paese.

Libia, colpito un centro di detenzione di migranti. Il 2 luglio, le truppe del maresciallo Haftar hanno perpetrato un raid contro un centro di detenzione a Tajoura, a est di Tripoli. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il bilancio dell’attacco è di 53 morti e 153 feriti. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto a tutte le parti coinvolte una "urgente de-escalation" e "l'impegno per un cessate il fuoco". L’Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, ha condannato in termini forti il raid, auspicando “una qualsiasi missione di accertamento dei fatti intrapresa dall'Onu”. La situazione in Libia è pertanto sempre più caotica e gli sforzi della comunità internazionale per superare la crisi non hanno prodotto sino ad ora effetti concreti. Intanto, dall’inizio delle ostilità (4 aprile) il numero dei morti è arrivato quasi a 1000.

Turchia, alle amministrative di Istanbul vince nuovamente l’opposizione al governo. Sembra che Ekrem Imamoglu, candidato del partito repubblicano turco, sia destinato a ricoprire la carica di sindaco di Istanbul per un periodo ben più lungo di 18 giorni. Difatti, dopo che l’Authority delle elezioni aveva annullato il risultato delle amministrative del 31 marzo (che lo vedevano vincitore ad Istanbul) a causa della denuncia per frodi elettorali del partito al governo (Akp); la giornata del 23 giugno (data fissata per la ripetizione dei voti) ha visto trionfare nuovamente l’opposizione ad Erdogan. Proprio il Presidente è stato tra i primi a congratularsi con Imamoglu per aver letteralmente “conquistato” la città, raccogliendo più del 54% delle preferenze. Nel puntare alla vittoria, durante la seconda campagna, Imamoglu non si è limitato a denunciare i problemi interni di Istanbul (come nella prima) ma, al contrario, ha preferito criticare Erdogan e tutto il suo sistema di potere. Proprio per questo, il successo che ha ottenuto nella metropoli potrebbe rappresentare un messaggio velato al Presidente in carica: in Turchia sta soffiando un vento di democrazia.

Bahrain, la conferenza economica di Manama. Dure critiche sono state destinate alla conferenza di due giorni tenuta nella capitale del Bahrein, soprattutto da parte dei palestinesi. L’incontro, avvenuto tra il 25 e il 27 giugno, era stato organizzato dall’amministrazione Trump per favorire una convivenza pacifica tra Israele, Gaza e Cisgiordania attraverso il miglioramento delle loro economie. Difatti, all’incontro erano presenti personalità di rilievo come Christine Lagarde (amministratore delegato del Fondo Monetario Internazionale) e altri rappresentanti di diversi gruppi bancari. Il piano economico “Peace to prosperity”, presentato alla conferenza, non ha però riscosso molto successo; gli Stati Uniti si sono detti pronti a rilanciare l’economia stagnante del popolo palestinese e dell’intera regione destinandogli 50 miliardi di dollari. La risposta delle autorità palestinesi, avallata anche dal Libano, è risultata secca e cinica: la pace non si compra con il denaro.

Vincenzo Battaglia e Federica Sulpizio

Organizzazioni Internazionali

MERCOSUR - Mercado Comùn del Sur/Mercado Comum do Sul, l’accordo storico.L’Unione Europea e i paesi del MERCOSUR (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) hanno raggiunto l’intesa sul trattato commerciale dopo quasi venti anni di trattative. Si parla di vantaggi di miliardi di euro. Infatti, verranno rimossi gran parte dei dazi sulle esportazioni UE nei paesi della regione garantendo risparmi per oltre 4 miliardi di euro. Inoltre, sono previsti alti standard elevati sull’ambiente e sui diritti dei lavoratori per il pieno rispetto degli Accordi di Parigi, vantaggi per il “Made in” delle parti contraenti per la lotta alla contraffazione e punti di svolta per i settori industriali strategici per i paesi firmatari.

ONU - Nazioni Unite, la denuncia iraniana contro gli Stati Uniti. L’Iran ha presentato una protesta al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per aggressione da parte degli Stati Uniti dichiarando che un drone statunitense, abbattuto dalle forze di Teheran, è entrato nello spazio aereo iraniano. Secondo gli Stati Uniti, il drone è stato colpito mentre sorvolava acque internazionali in prossimità del confine iraniano. Intanto, le Nazioni Unite lanciano un allarme: “il pianeta rischia un apartheid climatico”. Si pensa che 120 milioni siano i nuovi poveri entro il 2030 e il relatore speciale Philip Alston ritiene inadeguate le misure adottate dall’ONU. Secondo Alston i ricchi riusciranno a gestire facilmente la situazione, mentre i poveri saranno sempre più in difficoltà.

OSCE - Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, la Federazione Russa continua a collaborare. L’Osce ha evidenziato lo spirito positivo della Russia per quanto concerne le attività di demilitarizzazione dell’area del Donbass e la volontà di Mosca di continuare a collaborare per la piena attuazione degli accordi raggiunti a Minsk. Questi prevedono: un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti di ambedue le parti; infine, riforme costituzionali che conferiscano degli statuti speciali alle autoproclamate repubbliche.

Michele Pavan

Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Tunisi, due attentati nella Capitale. Giovedì 27 giugno la capitale tunisina è stata protagonista di due attacchi, i quali avevano come obiettivo le forze dell’ordine tunisine. Un agente ha perso la vita e altre otto persone, tra le quali diversi civili, sono rimaste ferite a seguito dell’atto suicida di un kamikaze. Quest’ultimo ha colpito un veicolo delle forze di sicurezza fermo nei pressi dell'ambasciata francese, all'incrocio tra l'avenue Charles de Gaulle e l'avenue de France. Solo qualche minuto dopo l'attacco in centro, un altro kamikaze ha tentato di entrare nella sede dell'antiterrorismo tunisino (nella caserma di El Gorjani) e nel momento in cui è stato fermato dai militari di guardia, si è fatto esplodere provocando il ferimento di quattro agenti. La responsabilità del duplice attentato è stata successivamente rivendicata dall’ISIS.

Il terrorismo è una minaccia anche per l’Italia? "Il terrorismo internazionale continua a costituire una minaccia preoccupante e l'Italia deve contribuire alle iniziative tese a contrastare le molteplici forme in cui esso si manifesta". È quanto si legge in una nota del Quirinale dopo la riunione del Consiglio Supremo di Difesa, presieduto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "L'Alleanza Atlantica, l'Ue e l'Onu rappresentano in nostri riferimenti in materia di difesa", si precisa. Proprio per la minaccia esistente per l’Italia, i reparti speciali del Nocs della Polizia di Stato e del Gis dell’Arma dei Carabinieri hanno svolto un’esercitazione marittima congiunta per testare le loro specifiche capacità di reazione in caso, ad esempio, di un abbordaggio di una nave passeggeri lungo la rotta di navigazione Palermo-Livorno - in particolar modo nel tratto costiero riguardante le località di Ostia e Civitavecchia.

Arrestato attentatore del Bataclan. Uno dei presunti autori dell'attacco terroristico di Parigi del novembre 2015 è stato arrestato, come annunciato dalla Procura di Dresda. Si tratta di un trentanovenne bosniaco, destinatario di un mandato di cattura europeo. Egli è attualmente in custodia provvisoria in attesa di estradizione, con l'accusa di avere legami con i jihadisti responsabili dell’attacco al Bataclan. L’arresto è stato condotto dalle forze speciali della Criminalpol a Bad Dürrnberg, a sud di Halle. Alla cattura del terrorista si è arrivati nell’ambito di un’indagine in materia di violazione della normativa sulle armi nei confronti di due suoi connazionali.

Autobomba esplode in Turchia. Sono almeno 3 le vittime siriane e altre 2 le persone rimaste ferite nell'esplosione di un veicolo, venerdì 5 luglio 2019, a Reyhanli, nella provincia meridionale turca di Hatay, al confine con la Siria. Le cause dell'esplosione, avvenuta a circa 750 metri dall'ufficio del governatore locale, non sono ancora chiare. Lo ha riferito il prefetto locale, Rami Dogan. «C'era una bomba nel veicolo. Le indagini al momento indicano che potrebbe esserci un legame con il terrorismo». Si attendono ulteriori aggiornamenti per capire chi abbia compiuto l’atto terroristico e se appartenga a qualche gruppo terroristico.

Nel maggio 2013 Reyhanli fu teatro di un grave attacco terroristico con l'esplosione di due autobomba che provocarono 53 morti. I tribunali turchi hanno comminato diversi ergastoli per l'attentato. Situata a circa 5 chilometri dal confine, la città è uno dei principali valichi di frontiera con la Siria.

Laura Vaccaro Senna e Vincenzo Battaglia

Indirizzo postale dell'editore: Via Marco Polo, 31, Gallarate (VA) 21013

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