Framing The World, Numero LXIV

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  Redazione
  19 July 2021
  45 minutes, 24 seconds

Nel nuovo numero di Framing the World raccontiamo degli sviluppi e delle turbolenze che stanno attraversando il Sudafrica, l'Etiopia, Cuba e il Libano. Mentre l'India è alle prese con il contenimento del virus Zika, quello del Covid costringe il Giappone a precludere gli ingressi nel paese in vista delle Olimpiadi. Parliamo inoltre delle decisioni importanti che ricadono sulle Banche centrali, di quella della Commissione Europea contro le politiche polacche e ungheresi nei confronti delle persone LGBT+, e di quelle che dovrà prendere Israele dato il riemergere della crisi sanitaria.

Tutto questo e molto altro nel 64° numero di FtW!

DIRITTI UMANI

Varsavia, a rischio l’indipendenza degli organi giudiziari. Il tribunale costituzionale polacco, in data 14 luglio, ha stabilito l’incostituzionalità di una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Tale misura mirava a proteggere l’indipendenza dei giudici polacchi dal proprio governo. Così facendo, il tribunale ha dato il via libera ai giudici polacchi di ignorare qualsivoglia direttiva provenga dalle istituzioni dell’UE. Pare evidente come il governo polacco stia cercando in tutti i modi di distaccarsi dalle direttive legali stabilite dall’Unione, e di come stia sempre più scomparendo la separazione democratica dei poteri in alcune zone del continente. I giudici che cercheranno di fare affidamento alle direttive europee potranno ora rischiare molto, sia da un punto di vista lavorativo che legale.

Tokyo, associazioni per i diritti umani protestano contro progetti immobiliari a Myanmar. Da quando il Myanmar è caduto sotto il colpo di stato della giunta militare, i casi di abusi di diritti umani si sono moltiplicati. Il governo giapponese aveva da tempo intrapreso una collaborazione per realizzare un complesso immobiliare nell’ex Birmania, chiamato “Y-Complex”, che prevede un centro commerciale e vari spazi da affittare. In seguito agli eventi che hanno caratterizzato il Myanmar di recente, molti attivisti e associazioni si sono mosse affinché il governo rinunci a questa cooperazione. Il complesso dovrebbe venir realizzato su un terreno gestito direttamente dall’esercito. Ad oggi, solo una delle principali aziende giapponesi coinvolte, la Tokyo Tatemono, ha sospeso la propria partecipazione nelle operazioni.

Parigi, autorità francesi indagano sul coinvolgimento di alcune aziende nello sfruttamento degli uiguri in Xinjiang. I pubblici ministeri francesi stanno indagando sulle accuse rivolte a dei marchi di moda che hanno acquistato beni realizzati con il lavoro forzato da musulmani uiguri in Cina. Uniqlo, il proprietario di Zara Inditex e la società tessile francese SMCP negano le affermazioni, mentre Skechers ha rifiutato di commentare. La Cina continua a respingere con forza le accuse di violazioni dei diritti umani nella regione. Già a marzo, Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Canada avevano imposto sanzioni ai funzionari cinesi, citando gli abusi nello Xinjiang. Ciò ha chiaramente inasprito i rapporti con Pechino, che ha risposto perpetrando le proprie sanzioni. Le autorità francesi hanno aperto l'indagine dopo le denunce dell'Istituto europeo uiguro e di altri gruppi di pressione secondo cui i rivenditori avrebbero usufruito del lavoro forzato nei campi di lavoro.

Edoardo Cappelli



ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

Wall Street, settimane in altalena. Dopo sette chiusure consecutive in positivo, l’S&P 500 e gli altri indici di Wall Street sono tornati in territorio negativo per i timori legati ad un peggioramento della pandemia a causa della variante delta, una preoccupazione che ha portato gli investitori a spostarsi nei più sicuri titoli di stato, spingendo i rendimenti dei titoli Usa a 10 anni fino ad un minimo di 1.24%, quando solo due mesi fa si aggiravano intorno all’1.7% (controintuitivamente rispetto ai timori inflazionistici). Il pessimismo sui mercati è stato brevemente sopraffatto dalla conferma che i vaccini proteggono anche da questa variante e il rimbalzo è stato guidato dal Nasdaq e dai big della tecnologia come Apple e Amazon, che solo nell’ultimo mese sono cresciuti di circa il 10%, ma la settimana si è comunque chiusa in negativo per i timori legati all'inflazione.

Inflazione, basteranno le rassicurazioni? Se la FED e il segretario al Tesoro Yellen insistono che qualsiasi fenomeno inflattivo è transitorio, i consumatori e le aziende probabilmente non la pensano allo stesso modo e vedono in prima persona le spese aumentare e i profitti diminuire. A giugno, i prezzi alla produzione crescono del 7.3%, principalmente a causa dell’aumento delle materie prime negli scorsi mesi, mentre l’indice dei prezzi al consumo è salito del 5.4% annuo, oltre le previsioni e al passo più rapido dal 2008 (anche se si escludono prodotti volatili come energia ed alimentari), a segnalare che le aziende passano sui consumatori i maggiori costi sostenuti. Seppure più contenuti, i prezzi sono cresciuti anche in Europa: del 2.7% in Spagna e del 4.3% nel Regno Unito. Le rassicurazioni di Powell e Yellen per il momento mantengono la calma sui mercati, ma quando i confronti annuali non avverranno più con i mesi peggiori del 2020 la situazione potrebbe cambiare.

Cina, la “stretta” digitale. Le autorità di mercato cinesi continuano nella loro stretta nei confronti delle compagnie tecnologiche con sanzioni e restrizioni nell’ottica di una revisione delle politiche di cybersicurezza. A inaugurare il nuovo corso della “Cyberspace Administration of China” è stata l’eliminazione dagli store digitali dell’app di DiDi (-25.6%), il rivale cinese di Uber, avvenuta pochi giorni dopo la sua quotazione a Wall Street (la società ha nascosto agli investitori di essere sotto esame e per questo affronterà una causa civile negli USA), accusata di raccogliere illegalmente i dati degli utenti. In rapida successione sono poi arrivate le indagini su Full Truck Alliance (-18%) e Kanzhun (-5%) per gli stessi motivi, seguite poi dall’avviso del governo che le misure potrebbero far parte di un piano più ampio contro le società quotate negli Stati Uniti. A risentirne anche i colossi cinesi come Baidu, JD.com, Tencent Music e, soprattutto, ByteDance, che ha sospeso indefinitamente la propria quotazione in borsa a NY.

Banche centrali, decisioni importanti. In Cina, nonostante una crescita del Pil del 7.9% nel secondo trimestre, la banca centrale è cauta per alcuni dati in controtendenza (come il calo delle vendite di auto a giugno del 15% rispetto al 2020 e i prezzi in forte rialzo) e ha deciso di ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria dello 0.5%, una decisione che libera circa € 130 miliardi di liquidità a vantaggio di piccole e medie imprese. Dopo 18 anni, invece, la BCE ha alzato il proprio target relativo all’inflazione, passato da “sotto, ma vicino al 2%” ad un 2% con la possibilità di sforare se le condizioni economiche lo permettono, un cambiamento che consentirà alla banca di perseverare nella politica di tassi ultra bassi e di acquisto di bond a supporto di un’economia europea che rimane vulnerabile. Notizie arrivano anche dalla FED il cui presidente, Jerome Powell, in audizione al Congresso ha confermato che l’inflazione di questi mesi, seppure più elevata e duratura di quanto previsto, rimane un fenomeno transitorio.

USA, sfida alla BRI. È passata sotto silenzio, ma una delle decisioni più importanti dell’amministrazione Trump (e una delle poche condivise dai democratici) è stata la rivitalizzazione di un’agenzia governativa, l’International Development Finance Corp (FDC), con l’obiettivo di competere con i progetti di espansione geopolitici cinesi noti come Belt and Road Initiative (BRI). Nel 2019 Repubblicani e Democratici hanno ristrutturato l’agenzia, le hanno dato un budget da $60 miliardi e l’obiettivo di investire per rafforzare la sicurezza nazionale e offrire dei termini migliori rispetto a quelli ritenuti coercitivi, offerti dai capitali cinesi. Sono diversi i progetti già finanziati: la costruzione di un cavo sottomarino in fibra ottica tra Stati Uniti, Singapore, Indonesia e Palau, un finanziamento per lo sviluppo della rete telefonica in Etiopia (ma a rischio sanzioni da parte degli stessi USA per le violazioni dei diritti nel Tigray), e un prestito ad un produttore di vaccini indiano per il raddoppio della sua capacità di produzione del vaccino J&J.

Leonardo Aldeghi



AFRICA SUB SAHARIANA

Etiopia, continua la guerra civile nel Tigray mentre Ahmed vince le elezioni. Recentemente le forze tigrine hanno lanciato una nuova offensiva, intensificando così gli scontri armati nella regione. L’importante città di Alamata è caduta così nelle mani di quelle che per il governo centrale sono le forze ribelli del Tigray. Questa notizia è stata confermata dal portavoce del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè, Getachew Reda. Nel contempo, è anche stato proclamato ufficialmente il risultato delle elezioni nazionali tenute lo scorso 21 giugno. Quasi tre settimane dopo la data delle votazioni è stata dunque confermata la - scontata - vittoria del partito del primo ministro Aby Ahmed, che così si assicura il secondo mandato. Questa vittoria è stata aspramente criticata da diversi osservatori internazionali per la poca trasparenza e per il fatto che in diverse regioni, tra cui il Tigray, non si è potuto votare. L’Etiopia attualmente sta attraversando un periodo estremamente delicato della sua storia che desta preoccupazione per la grave condizione sociale di gran parte della popolazione e per le atroci violazioni dei diritti umani che sono state riportate da più fonti.

(Andrea Ghilardi)

Sudafrica, gravi proteste a seguito dell’arresto dell’ex presidente Zuma. Il recente arresto di Jacob Zuma, ex presidente del paese, condannato a 15 mesi di carcere per oltraggio alla corte durante un processo per corruzione, ha scatenato violente proteste. L’ex presidente gode infatti ancora di una certa popolarità, i suoi sostenitori affermano che il processo per corruzione a suo carico sia in realtà fondato su motivazioni politiche. Le proteste proseguono ormai da una settimana in diverse città sudafricane. Esse si sono contraddistinte per una forte componente violenta che ha portato ad atti di vandalismo e a saccheggi di negozi, causando inoltre la morte di circa 70 persone. Il governo del Paese ha disposto l’intervento dell’esercito a fianco della polizia per tentare di fermare quelle che da molti sono considerate le proteste più violente nel paese dagli anni novanta.

(Andrea Ghilardi)

Un fondo da 100 miliardi di dollari per la ripresa economica: la richiesta dei paesi africani alla Banca Mondiale. Undici Capi di stato africani riuniti ad Abidjan in Costa d’Avorio hanno richiesto un finanziamento di 100 miliardi di dollari alla Banca Mondiale finalizzato al rilancio delle economie minate dai devastanti effetti della pandemia da COVID-19. Le misure restrittive applicate dai governi in diverse parti del mondo hanno infatti trascinato diversi paesi dell’Africa subsahariana verso la recessione. Nella capitale commerciale di Abidjan, dunque, i Capi di stato africani hanno rilasciato una dichiarazione, firmata da 23 paesi, in cui richiedono il finanziamento alla International Development Association (IDA) per un periodo di tre anni, dal 2022 al 2025; un fondo per offrire aiuto in particolare ai paesi più in difficoltà e a basso reddito. L’IDA, al momento, è la sezione della Banca Mondiale più coinvolta nella lotta alla povertà e alla cooperazione, con ben 39 paesi beneficiari all’interno della propria lista. La lotta alla pandemia è, infatti, ancora piuttosto complessa in Africa e dunque un finanziamento da 100 miliardi di dollari, eventualmente il più ampio mai raccolto dall’organizzazione, costituirebbe un efficace supporto visto l’impatto della pandemia nel continente.

(Giulio Ciofini)

In arrivo nei prossimi giorni dagli Stati Uniti le prime dosi di vaccino in Africa. Nei prossimi giorni, dagli Stati Uniti sono in arrivo le prime spedizioni di vaccini per il COVID-19 verso l’Africa. L’obiettivo è quello di raggiungere le 25 milioni dosi entro la fine dell’estate a circa 50 paesi africani. Stando ai dati forniti dalla Casa Bianca, i primi paesi destinatari di queste prime dosi donate saranno Etiopia, Gibuti e Burkina Faso. La prima riceverà 453,600 dosi mentre le ultime due vedranno l’arrivo di circa 151,200. Il vaccino spedito sarà il siero monodose Johnson & Johnson.
L’evoluzione della pandemia in Africa sta destando preoccupazione con soltanto il 3% della popolazione vaccinata con almeno una dose di vaccino ed una terza ondata che pare alle porte. Questo carico di 25 milioni previsto in queste settimane rientra nelle 80 milioni di dosi annunciate dal Presidente statunitense Joe Biden, che dovevano partire per la fine di giugno ma che ancora, per problemi logistici e regolamentari, non sono state spedite.

(Giulio Ciofini)

Costa d'Avorio, morto il diplomatico Charles Gomis. Era molto vicino al presidente Félix Houphouët-Boigny - al potere dal 1960 al 1993 - ed era soprattutto uno degli ambasciatori più rilevanti del Paese. Charles Gomis aveva 81 anni ed è deceduto il 16 luglio a Parigi. Ha iniziato la sua carriera nel 1967 nell'amministrazione pubblica, terminata durante il suo mandato di ambasciatore in Francia iniziato nel 2013. Quest'anno il Presidente Alassane Ouattara lo aveva nominato senatore, significando il profondo rispetto che il Paese - e specialmente la classe politica - prova verso di lui.

(Sara Squadrani)

Andrea Ghilardi, Giulio Ciofini e Sara Squadrani



AMERICA DEL NORD

Canada, continua lo stop agli arrivi dei non-vaccinati. Il primo ministro canadese Justin Trudeau, durante un comizio nella provincia della British Columbia, ha ribadito che i confini canadesi rimarranno chiusi per coloro che ancora non hanno effettuato il vaccino contro il Covid-19. Il premier ha affermato che il governo non vuole gettare al vento gli enormi sacrifici che il popolo canadese ha fatto in più di un anno di pandemia. Per il momento, quindi, solamente chi è vaccinato e ha residenza in Canada potrà superare i confini. Anche il confine con gli Stati Uniti rimarrà chiuso, almeno fino al 21 luglio, come concordato con il US Department of Homeland Security.

(Emanuele Volpini)

Canada, nuovi ritrovamenti vicino a istituto cattolico. Nei pressi della Kuper Island Industrial School, soprannominata l’“Alcatraz del Canada”, sono state ritrovate altre 160 tombe. È l’ennesimo ritrovamento nei pressi di una scuola cattolica che si verifica ormai da maggio. La tribù Penelakut ha fatto la terribile scoperta all’interno del proprio territorio, vicino alla sede dell’ex scuola cattolica, rimasta in attività dal 1880 al 1975. Anche questa, come le altre scuole coinvolte in precedenza in simili casi, si trova nella regione della British Columbia. Dopo questi fatti, le tribù indigene canadesi hanno chiesto alla Chiesa Cattolica di collaborare con le autorità mettendo a disposizione tutte le informazioni in loro possesso.

(Emanuele Volpini)

Colorado, il governatore dichiara la fine dello stato d’emergenza. Jared Polis, governatore democratico dello stato del Colorado, ha annunciato in un video messaggio la fine dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. Secondo gli ultimi dati, il 70.2% della popolazione adulta del Colorado avrebbe completato il ciclo vaccinale, rendendo lo stato il ventesimo a raggiungere la quota del 70% della popolazione vaccinata. In totale, il 53.3% dei cittadini del Colorado ha ricevuto il vaccino, ponendolo tra i migliori stati del paese. Ad allarmare, tuttavia, è la nuova variante Delta, che ha fatto registrare un aumento significativo dei casi, rendendo il Colorado uno dei nuovi epicentri per la diffusione della variante negli Stati Uniti.

(Emanuele Volpini)

Washington, senatori Democratici richiedono un’indagine riguardo l’elusione fiscale da parte del ceto più abbiente. Due importanti membri della Commissione del Tesoro al Senato hanno chiesto al governo federale di indagare sulle inadempienze fiscali da parte degli ultraricchi nel paese, in seguito ad una serie di documenti rilasciati dal sito di giornalismo d’inchiesta indipendente ProPublica. In particolare, Elizabeth Warren (Massachusetts) e Sheldon Whitehouse (Rhode Island) hanno messo l’accento su come l’attuale sistema permetta ai più facoltosi di evitare il pagamento delle tasse approfittando di vari cortocircuiti legali. La richiesta è quella di porre rimedio a tali vuoti legislativi, in modo da poter evitare un impatto negativo sull’economia nazionale che impedisca di investire nei servizi e i bisogni dei cittadini.

(Edoardo Cappelli)

Washington, gli Stati Uniti pianificano la consegna di oltre 25 milioni di vaccini in Africa. L’amministrazione Biden ha dichiarato che a breve gli Stati Uniti invieranno 25 milioni di dosi di vaccini anti-Covid verso il continente africano, in particolare verso paesi in estrema difficoltà quali Burkina Faso, Gibuti ed Etiopia. I vaccini coinvolti saranno ovviamente quelli di produzione statunitense: Moderna, Pfizer e Johnson&Johnson. L’annuncio arriva in concomitanza con gli sforzi sostenuti dal governo americano per convincere gli scettici in patria ad aderire alla campagna vaccinale, vista la recente flessione delle dose somministrate quotidianamente, ma potrebbe anche essere una manovra da parte di Washington per togliere (almeno in parte) alcune nazioni africane dall’influenza in costante crescita di Mosca e Pechino.

(Edoardo Cappelli)

Ottawa, l’intelligence avverte: possibili interferenze cyber nelle prossime elezioni. Gli elettori canadesi rischiano di trovarsi davanti a numerosi attacchi hacker e intromissioni informatiche a ridosso delle prossime elezioni nazionali. L’establishment per la sicurezza delle comunicazioni (CSE) è allarmata dalla possibilità di infiltrazioni come avvenuto per gli Stati Uniti, con una conseguente diffusione di notizie false. Si teme che gli hacker possano approfittare della persistenza della pandemia da Covid-19 e far leva su essa, installando timore nella popolazione riguardo le nuove modalità di voto, come l’introduzione delle schede elettorali da inviare per posta per evitare assembramenti alle cabine. La CSE ha sottolineato che con molta probabilità tali interferenze potrebbero provenire da individui o gruppi russi, iraniani o cinesi.

(Edoardo Cappelli)

Edoardo Cappelli e Emanuele Volpini

AMERICA LATINA

Bolivia, processo all'ex presidente Añez. È stata confermata l’apertura di una causa contro l’ex Presidente golpista Añez per le stragi di Sankara e Sacaba del 2019, perpetrate durante il colpo di stato contro Evo Morales, presidente indigeno della Bolivia per tre mandati consecutivi. Numerosissime furono le manifestazioni represse nel sangue da polizia ed esercito: repressioni autorizzate dall’autoproclamata presidente. Durante le manifestazioni il governo della Presidente approvò il Decreto Supremo 4078 che esenta dalla responsabilità i militari: occasione per la consumazione della repressione del popolo bolivariano. La richiesta di accusa, la quarta contro la Añez, è stata presentata da vari cittadini (e appoggiata dalla Procura Generale) alla Camera Penale della Corte Suprema di Giustizia. Affinché tale accusa abbia successo, è indispensabile il sostegno di un settore parlamentare della destra bolivariana così da raggiungere la maggioranza dei 2/3 dell’Assemblea legislativa plurinazionale.

(Elisa Maggiore)

Colombia, morta Yeisi Campo, leader sociale. In Colombia non si esauriscono i pericoli per coloro che denunciano attività illecite e combattono gli abusi: la violenza della criminalità locale pare essere indomabile e punisce con la morte chiunque abbia il coraggio di denunciare le continue violazioni dei diritti umani. Si allunga la lista di uomini e donne leader e difensori dei diritti umani assassinati quest’anno. Nello specifico il dipartimento del Cauca è una delle regioni con le cifre più alte per gli omicidi di dirigenti in Colombia. Le autorità colombiane hanno riferito che il corpo senza vita di Yeisi Campo, ex presidente del Consiglio di azione comunitaria di El Playón e leader del Consiglio comunitario di La Fortaleza, è stato trovato in una zona rurale del comune di Morales, vicino al “Crucero”, nel villaggio di Altamira. Ferite da arma da fuoco sembrerebbero le cause della morte. Altri leader della zona sono stati minacciati impedendogli di eleggere il nuovo consiglio comunitario. Inoltre hanno denunciato scontri tra gruppi armati.

(Elisa Maggiore)

Cuba, il popolo invade le strade. È la fine della dittatura comunista? La situazione che Cuba sta vivendo in queste ore è drammatica. La popolazione non è vaccinata, soprattutto i più giovani. Il numero delle morti ha raggiunto cifre altissime. Le medicine non si trovano più. I cubani sono sempre più costretti a importarle dall’estero pagando tasse doganali che non possono permettersi. Gli ospedali non hanno le attrezzature, sebbene il personale sanitario rappresenti un’eccellenza su scala mondiale. Chi può, prova a scappare, ma lasciare Cuba non è semplice. I voli sono interrotti. Le compagnie aeree non si fermano più a L’Avana. Chi ha parenti, amici o conoscenti prova ad organizzare aiuti umanitari con ONG per portare un minimo di supporto ai propri cari. Anche il cibo sta finendo. In un paese provato economicamente a causa del bloqueo e di una dittatura comunista che non permette la liberalizzazione dei prezzi, l’impiego di manodopera diversificata, il libero mercato e lo sviluppo, il presidente Miguel Diaz-Canel succeduto a Raul Castro, continua a ritenere gli USA gli unici responsabili del fallimento della situazione politico-economica di Cuba. Per la prima volta, l’11 luglio, le persone hanno invaso le strade dando voce al loro dolore e al malcontento che vivono. Mai prima d’ora la popolazione era insorta contro le pattuglie della polizia, aveva insultato il presidente, stracciato fotografie di Fidel Castro e assediato le sedi locali del Partito comunista. Gli esuli intellettuali festeggiano qualcosa che avevano lungamente atteso. «Cuba è finzione, i cubani no: la mia gente senza libertà ora ha scelto una strada nuova» le parole dello scrittore Carlos Manuel Álvarez.

(Giulia Patrizi)

Haiti, attentato fatale al presidente. Grave la moglie. Il 7 luglio 26 mercenari colombiani hanno organizzato un’incursione armata presso l’abitazione privata di Pelerin 5 a Port au Prince del Presidente haitiano Jovenel Moise il quale ha pagato con la vita per i colpi d’arma da fuoco ricevuti. Il servizio di protezione personale di Moise, presente durante i tragici eventi, non è intervenuto. Questo fatto ha destato profondo stupore ed è da qui che sono partite le indagini preliminari della polizia. La moglie è stata ricoverata d’urgenza in un ospedale di Miami, Florida. Ha riportato gravissime ferite ma, grazie alle sue condizioni tutto sommato stabili, ha potuto rilasciare un’intervista inviando un messaggio vocale su Twitter, dicendo che «l'attacco è avvenuto così rapidamente che mio marito Jovenel non è stato in grado di “dire una sola parola”. In un batter d'occhio, i mercenari sono entrati in casa mia e hanno crivellato mio marito di proiettili». I responsabili dell’attentato sono colombiani. Ci sono anche due statunitensi. Il generale Jorge Luis Vargas, direttore della polizia colombiana ritiene che siano coinvolti 17 ex soldati colombiani. Christian Emmanuel Sanon, medico di Haiti, ritenuto il mandante dell’operazione, è stato arrestato pochi giorni fa.

(Giulia Patrizi)

Venezuela, arrestato l’oppositore Freddy Guevara. Guevara è uno dei principali alleati del leader dell’opposizione Juan Guaidó e recentemente anche uno dei promotori di un nuovo dialogo con il governo di Nicolás Maduro. Guevara stava guidando in autostrada quando è stato arrestato da agenti del Servizio di Intelligence bolivariano, a Caracas. Jorge Rodríguez, presidente dell’Assemblea nazionale, ha fatto trasparire presunti messaggi tra i leader dell’opposizione e bande criminali a Caracas. L’oppositore è dunque accusato di essere legato a “gruppi estremisti e paramilitari associati al governo colombiano” e inoltre di “reati di terrorismo, attentato all’ordine costituzionale, associazione per delinquere e tradimento”. Dopo tre giorni dal suo arresto, il tribunale ha confermato il centro detentivo Helicoide, struttura all’interno della quale sono detenuti coloro accusati per casi simili a quelli di Guevara e nella quale sono stati denunciati diversi atti di maltrattamenti e violazione dei diritti dei detenuti. L’avvocato di quest’ultimo, Juan González, sostiene che l’arresto sia avvenuto per motivi politici e non terroristici.

(Elisa Maggiore)

Elisa Maggiore e Giulia Patrizi



ASIA ED ESTREMO ORIENTE

Corea del Sud, in aumento i casi COVID-19 derivanti dalla variante Delta. Lo scorso venerdì, il governo di Seul ha annunciato nuove misure restrittive al fine di limitare il più possibile una potenziale nuova ondata di casi di COVID-19 generati dalla più contagiosa variante Delta. Secondo le autorità governative, sono mediamente 1500 i nuovi casi giornalieri affetti dalla nuova variante, la maggior parte dei quali provenienti dalla regione al di fuori della capitale e il 30% (da campioni presi tra il 4 e il 10 luglio) sono risalenti alla variante Delta. “È probabile che il numero continuerà a salire nell’immediato futuro”, ha affermato Jeong Eun-kyeong, direttore del Centro di Controllo e Prevenzione Malattie (KDCA). Secondo le nuove direttive, saranno vietati gli assembramenti con più di otto persone, e sarà inoltre imposto un coprifuoco, in vigore dalle 23:00, per bar e ristoranti. In un comunicato stampa, il primo ministro Kim Boo-kyum ha richiesto alle autorità locali e regionali di standardizzare le regole di assembramento dopo le 18:00 anche nelle aree non-metropolitane, confermando inoltre l’introduzione di ulteriori, e più rigide, restrizioni e regole nell’immediato futuro.

India, nuovo focolaio di Zika. La scorsa settimana, le autorità sanitarie dello Stato del Kerala hanno dichiarato lo stato di allerta per tutti i distretti dopo aver identificato 14 nuovi casi di Zika: tutti quanti operatori sanitari. Il ministro della Salute dello Stato di Kerala, Veena George, ha affermato che la causa scatenante del nuovo focolaio del virus sia stata, con molta probabilità, il passaggio dei forti monsoni nella regione, i quali hanno creato “un terreno fertile per le zanzare”. Il virus Zika è principalmente trasmesso tramite la puntura delle zanzare, ma può essere trasmesso anche tramite rapporti sessuali. I sintomi associati al virus includono febbre, eruzioni cutanee e dolori alle articolazioni: di questi ne soffre all’incirca una persona su 5. Nonostante non sia letale per la maggior parte delle persone che ne sono affette, non esiste una cura per il virus; l’unico strumento è la prevenzione dalla puntura di zanzare e il trattamento dei sintomi che causa.

Giappone, governo chiede lo stop delle vendite dei biglietti aerei. Il governo giapponese ha chiesto alle compagnie aeree di bloccare le nuove prenotazioni per i voli in arrivo nel Giappone durante il periodo in cui aumentano gli arrivi di atleti e funzionari della delegazione per le Olimpiadi di Tokyo. A una settimana dall’inizio delle Olimpiadi, il Ministero dei Trasporti sta cercando di limitare il numero di arrivi per condurre senza problemi i test COVID-19, e altri controlli alle frontiere nei cinque aeroporti giapponesi, proprio per prevenire la diffusione del virus. Il Ministero ha quindi chiesto alle compagnie aeree di sospendere le nuove prenotazioni per tutti i voli in arrivo presso i cinque aeroporti (Haneda di Tokyo, Narita vicino alla capitale, Chubu nel Giappone centrale, Kansai nel Giappone occidentale, e Fukuoka nel Giappone sud-occidentale), durante questo periodo così affollato. Nel caso ci fosse un aumento delle prenotazioni, nonostante la richiesta di bloccarle, il Ministero avrebbe la facoltà di chiedere alla compagnia aerea il motivo dell’aumento e pretenderne la cancellazione, nel caso in cui dovesse ritenere che la compagnia non stia seguendo l’esortazione.

Cina, 14 operai intrappolati in un tunnel. È in corso un’operazione di salvataggio per salvare 14 operai che, lo scorso giovedì, sono rimasti intrappolati sotto a un bacino idrico all’interno di un tunnel autostradale a Zhuhai, nella provincia del Guangdong. Alcuni operai avevano sentito strani rumori a circa 1 km all’interno del tunnel. Successivamente, un ordine di evacuazione è stato comunicato intorno alle 03:30 locali (19:30 GMT di mercoledì), ma l’acqua aveva già cominciato a sgorgare nel tunnel, e 14 dei lavoratori non sono riusciti a uscire. “Ci sentiamo estremamente colpevoli e ci incolpiamo profondamente”, ha detto Yan Dawu, vice direttore generale della società di costruzioni. I vigili del fuoco hanno inviato 19 veicoli e 100 persone per le operazioni di soccorso e un quartier generale di salvataggio è già stato allestito sul posto.

Birmania, le truppe del nuovo governo militare incendiano un villaggio. Nella sera di martedì 15 luglio, delle truppe governative hanno bruciato la maggior parte delle case del villaggio di Kinma (avente una popolazione di circa 1.000 abitanti), nel cuore del Paese. Secondo fonti indipendenti, l’azione sembra essere un tentativo di sopprimere la resistenza contro la giunta militare. Diverse foto e video del villaggio devastato, circolati sui social media, mostrano come gran parte di esso sia stato completamente distrutto dal fuoco, e anche alcuni corpi carbonizzati di animali da allevamento. Un abitante del villaggio ha riferito che solo 10 delle 237 case sono rimaste in piedi. Inoltre, ha aggiunto che la maggior parte dei residenti era già fuggita quando i soldati che sparavano con le armi sono entrati nel villaggio poco prima di mezzogiorno di quel martedì. Sempre secondo questo abitante, le truppe stavano cercando i membri della milizia di difesa locale, istituita per proteggersi dalle truppe della giunta e dalla polizia, e grazie alla quale gli abitati sono stati avvertiti con un certo preavviso per poter evacuare il villaggio.

Francesco Ancona

EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

Germania e Belgio, drammatiche alluvioni. Più di 100 vittime. Un fronte di bassa pressione ha portato nei giorni scorsi piogge intense e persistenti nella regione della Germania nord-occidentale e del Belgio. A causa delle forti precipitazioni nella regione, diversi fiumi sono esondati, causando alluvioni e frane. Questi fenomeni meteorologici sono considerati tra i peggiori ad aver mai colpito la regione della Renania-Palatinato. Questo appare evidente osservando gli enormi danni causati dalle esondazioni e, soprattutto, il numero di vittime. In Germania infatti più di 100 persone hanno perso la vita, in Belgio 12. Circa un migliaio di persone sono tuttora disperse. Nelle aree più colpite sono attualmente al lavoro circa 15 mila soccorritori per aiutare la popolazione. La cancelliera tedesca Merkel ha affermato che solo nei prossimi giorni si potrà stimare l’effettiva entità dei danni. Questo avvenimento sottolinea come sia ormai necessario affrontare seriamente dal punto di vista politico il problema dei cambiamenti climatici, che sempre più spesso causano avvenimenti meteorologici straordinari che impattano tragicamente sulla vita delle persone.

(Andrea Ghilardi)

Francia, proteste per le nuove regole sul Green Pass. Il governo di Parigi da qualche giorno ha annunciato nuove misure volte a contenere la diffusione delle nuove varianti del virus. In particolare, il presidente Macron ha confermato che la Francia renderà obbligatorio il vaccino per gli addetti sanitari. Inoltre, ha anche comunicato che dal mese di agosto sarà necessario avere un pass che confermi l’avvenuta vaccinazione o un tampone negativo per entrare nei bar e ristoranti, per visitare musei, accedere ai cinema o viaggiare su aerei e treni. L’annuncio di queste misure ha subito causato delle reazioni molto forti. Il 14 luglio, festa nazionale in Francia, più di 50 manifestazioni si sono svolte in diverse località del Paese. Numerose anche le proteste violente, accompagnate da tafferugli, scontri con la polizia e danni a cassonetti e vetrine.

(Andrea Ghilardi)

Paesi Bassi, giornalista investigativo assassinato. Lo scorso 6 luglio, nelle strade della capitale olandese, il noto giornalista investigativo Peter R. de Vries era stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco. Aveva appena lasciato lo studio di RTL Boulevard, dove stava registrando una trasmissione di cui era ospite. Successivamente, è stato trasportato in ospedale in gravi condizioni. Nulla hanno potuto i medici, e a distanza di qualche giorno dall’attacco il giornalista è morto a causa delle ferite riportate. Aveva 64 anni. La famiglia ha ricordato Peter affermando che ha sempre vissuto secondo la sua convinzione: “In ginocchio non c’è modo di essere liberi”. La notizia della morte del famoso giornalista, come spesso accade quando un esponente dei media viene colpito, ha sconvolto l’intero paese.

(Andrea Ghilardi)

Insulti razzisti contro i giocatori della nazionale inglese. In seguito alla finale del campionato europeo di calcio svoltasi domenica 11 luglio, Jadon Sancho, Marcus Rashford e Bukayo Saka sono stati vittime di attacchi razzisti sul web. I profili social dei tre giocatori sono stati riempiti da messaggi d’odio ed emoji con la faccia della scimmia. Inoltre, a Manchester un murale che ritrae il giocatore Rashford è stato imbrattato con ulteriori insulti razzisti a seguito della partita, successivamente coperti con messaggi di sostegno. Il primo ministro Boris Johnson ha dichiarato in Parlamento la decisione di adottare nuove misure per modificare le regole che gestiscono il sistema di interdizione agli eventi calcistici. In questo modo, sarà possibile far scattare il divieto d’ingresso allo stadio per tutti i responsabili di insulti razzisti online.

(Giorgia Avola)

La Commissione europea avvia due procedure di infrazione contro Polonia e Ungheria per le loro politiche contro le persone LGBT+. La procedura consiste nell’invio di comunicazioni ufficiali a seguito delle quali i governi dei due Paesi avranno due mesi di tempo per rispondere in maniera soddisfacente. Se ciò non avverrà, verrà avviata una seconda fase, che consisterà nell’invio di un parere motivato e nel successivo deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Nel caso dell’Ungheria, la procedura è stata avviata a seguito della nuova legge approvata lo scorso 15 giugno, che prevede il divieto di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati da minori, la possibilità di vietare o censurare libri per ragazzi che parlano apertamente di omosessualità, così come la diffusione di campagne pubblicitarie a favore dell’inclusione. Infine, sarà possibile limitare l’attività delle organizzazioni non governative che fanno sensibilizzazione sui temi legati ai diritti della comunità. Per quanto riguarda la Polonia, la Commissione europea richiede una risposta più chiara sulle cosiddette “zone libere” dall’ideologia LGBT+.

(Giorgia Avola)

Una nuova legge norvegese introduce l’obbligo di segnalare le foto ritoccate sui social networks. L’11 giugno la Norvegia ha bandito l’uso di filtri per ritoccare il proprio corpo. Con l’introduzione di questa nuova legge – parte del Marketing Act votato il 2 giugno – sarà vietato postare foto ritoccate, a meno che non sia stata chiaramente dichiarata l’alterazione dell’immagine. L’obiettivo dichiarato dei legislatori norvegesi è quello di limitare l’ossessione per il corpo perfetto tra la popolazione più giovane. Inoltre, questa nuova legge mira a contrastare la bassa autostima e l’insicurezza sociale e ad arginare l’impatto negativo che le immagini ritoccate dai filtri possono avere, soprattutto sui bambini e sugli adolescenti.

(Giorgia Avola)

Andrea Ghilardi e Giorgia Avola



EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

Bulgaria, vincono i populisti. Slavi Trifonov, conduttore televisivo e cantante, fondò nel 2020 un partito dal nome “C’è un popolo così” (ITN). Vinse inaspettatamente le elezioni l’11 luglio con il 23,9% dei voti totali, in contrasto con le elezioni di aprile, che videro assegnare la vittoria al partito di Borisov GERB. I risultati furono: ITN 17,7%, GERB 26,2%. A luglio: ITN 23,9%, GERB 23,7%. Da ciò si evince chiaramente quanto la vittoria di Trifonov sia sottile. In aprile Borisov, presidente da oltre un decennio e filoputiniano, non era stato in grado di formare un governo. In questi giorni Trifonov ha reso nota la creazione di un governo tecnico di minoranza. Borisov è stato investito dalle proteste e dagli scandali di corruzione lo scorso anno e ciò ha fatto crollare la sua popolarità. Trifonov è un volto noto ai media e per questo ha raccolto consensi. Vuole introdurre un sistema maggioritario completo per eleggere i rappresentanti ma non ne farà parte, inoltre non ha presentato alcun programma e non ricoprirà la carica di Primo Ministro né quella di deputato. Si definisce europeista ed ha criticato la posizione anti-LGTBQ+ di Orban. I bulgari lo ritengono conservatore. Ha proposto Nikolai Vassilev come Primo Ministro, che ha già ricoperto il ruolo nel 2000 in governi di destra, insieme a ministri tecnici.

Bosnia-Erzegovina, La Russia si oppone a Christian Schmidt. L’ambasciatore russo Vasily Nebenzya ha nuovamente espresso contrarietà alla imminente nomina di Christian Schmidt come Alto Rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina, durante il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nebenzya motiva la sua preoccupazione ritenendo Schmidt non adatto al ruolo e non sufficientemente appoggiato sul piano politico; ciò potrebbe costituire un potenziale rischio per i progressi di pace e la stabilità della regione balcanica. Il Viceambasciatore statunitense Richard Mills sostiene invece che Schmidt goda di tutto il prestigio necessario al pieno svolgimento delle sue mansioni, dimostrando ancora una volta quanto Biden sia interessato a ricoprire (di nuovo) un ruolo di primo piano nella stabilità dei Balcani. La Russia, grande alleata della Serbia e dell’Entità serba in Bosnia, fa eco alle parole di Milorad Dodik da sempre contrario alla carica ritenendo che debba essere abolita poiché ha solo funzioni antiserbe all’interno della Bosnia.

Grecia, dov’è l’Unione Europea a Lesbo? L’isola di Lesbo, per la posizione geografica che occupa, funge da spartiacque tra l’UE, terra di diritti ambita da chi cerca una vita migliore, e tutto ciò che è “altro” poiché dista appena 9 km dalle coste della Turchia. Le politiche di Bruxelles per Lesbo non sono sufficienti, tant’è che l’argomento è quasi considerato un tabù tra le istituzioni europee. Per gestire le migliaia di arrivi che ogni anno interessano questa zona è stato creato il primo campo profughi di Moria. Ben presto è diventato il più grande d’Europa. La capienza massima è di 3500 individui, ma nel 2020 ne ospitava 20.000. I richiedenti asilo sostano per anni prima che la loro pratica completi l’iter necessario. Attualmente i migranti sono 6500 suddivisi per provenienza. Le tende vertono in condizioni terribili, con fogne a cielo aperto. La Grecia ha ridotto dell’80% gli sbarchi violando il diritto d’asilo con respingimenti illegali, rimpatriando gli immigrati. Aegean Boat Report ha raccolto migliaia di segnalazioni e testimonianze da 15 mila immigrati fatte arrivare a Bruxelles, che non ha ancora commentato la vicenda o attuato provvedimenti per contrastare questo fenomeno.

Moldavia, elezioni anticipate: vince l'europeista di centrodestra Maia Sandu. Il 10 luglio i sondaggi davano favoriti i candidati del partito di centrodestra. Le elezioni anticipato sono state indette in aprile dalla Presidente Maia Sandu, ex economista della Banca Mondiale, convinta europeista con il sogno di arrestare la corruzione nel suo Paese. Alle elezioni di novembre aveva superato il filorusso Igor Dodon, suo successore fortemente sostenuto in Parlamento anche dopo le elezioni. Alle elezioni hanno partecipato 20 partiti divisi in due blocchi. La soglia per entrare in Parlamento è del 7% per governare quattro anni. Il partito di Sandu, il Pas, ha ottenuto 63 seggi su 101 con il 52,6% di voti contro il 27,2% della coalizione guidata da Dodon. Le tensioni con Mosca non tarderanno ad arrivare ma intanto, per la prima volta ha vinto un partito esplicitamente europeista. Sandu promette riforme e il rispetto delle misure chieste dall’UE in cambio di aiuti da Bruxelles.

Russia, Kerry vola a Mosca per parlare del clima. Il 12 luglio 2021 l’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti - ora inviato speciale del presidente per il clima - John Kerry, è volato a Mosca per un incontro sul clima. In questo summit bilaterale, della durata di tre giorni, gli oggetti della discussione sono stati le strategie che dovrebbero essere approvate da entrambi i Paesi per contrastare il cambiamento climatico. Hanno partecipato anche alcuni esponenti del governo russo. La Russia è preoccupata dall’uso delle rinnovabili, soprattutto per gli effetti che il loro impiego potrebbero comportare alla loro economia. È ben noto infatti quanto molto del benessere russo derivi dalla vendita e all’esportazione di combustibili fossili. Kerry ha avuto modo di incontrare Sergej Lavrov, Capo della diplomazia di Mosca, e Anatolij Čubais e Ruslan Edelgeriev, rappresentanti speciali del Cremlino alle organizzazioni internazionali e per il clima. L’UE vuole introdurre una tassa sul carbone per disincentivare il mercato, la quale avrebbe anche un effetto positivo per l’economia di Bruxelles che vedrebbe un aumento dei suoi profitti di 10 miliardi di euro. Inoltre, proprio l’UE è la prima cliente degli idrocarburi russi e sarebbe proprio la Russia a subire gli effetti di questa “carbon border tax”.

Giulia Patrizi

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

Turchia, anniversari pesanti. Lo scorso 15 luglio è ricorso l’anniversario del tentato golpe militare del 2016, uno dei grandi spartiacque della recente storia turca. Oltre alle consuete commemorazioni istituzionali e non, quest’anno la ricorrenza è coincisa – forse non a caso – con importanti cambi di passo nell’agenda dell’attuale governo. In primis, per mezzo di decreto presidenziale, Erdoğan ha esautorato dalla propria carica il rettore che lui stesso aveva nominato, cedendo di fatto alla resistenza civile di accademici e studenti della Boğaziçi University contro tale fiduciario (kayyum) di partito. Altra svolta eclatante è la concessione di un ritorno al suo posto di parlamentare dell’attivista di sinistra Ömer Faruk Gergerlioğlu e membro dell’HDP. Sul fronte esterno, prosegue invece il tentativo di mediazione di Ankara nel merito della questione afghana tra il nuovo “amico” Pakistan e le richieste dei taliban in ascesa. Tali mosse arrivano certamente in un periodo delicato e in una data simbolica, ma effimere o meno, non sono prevedibili provenienza e destinazione.

(Samuele Abrami)

Iran, eredità radioattiva dal governo uscente. Come mai di recente, l’ultima settimana ha visto emergere voci e dati rispetto a concreti cambi di passo nell’accordo sul nucleare con gli Stati Uniti. Alquanto rilevante è soprattutto un rapporto che il ministro degli Esteri uscente Zarif ha presentato al parlamento iraniano. Due i corollari più significativi: per rilanciare il paese dentro e fuori confine occorre liberarsi delle sanzioni più stringenti; per farlo, occorre un passo indietro rispetto a posizioni massimaliste. L’impressione generale è che, alla luce dell’imminente ascesa al potere dei conservatori con Ebrahim Raisi, il governo uscente abbia poco da perdere e che possa quindi tentare di ricomporre i pezzi del JCPOA per lasciare un “dolce ricordo” del proprio operato. Da Washington non sono arrivate smentite sonore, il che farebbe presagire la possibilità che si possa quantomeno giungere a una soppressione delle sanzioni imposte dopo l’uscita dall’accordo di Trump. Pertanto, dopo tempi di scontri muscolari, un Iran allo stremo sembra poter volgere al pragmatismo.

(Samuele Abrami)

Israele, nuove difficoltà e nuove opportunità all’orizzonte. Mentre non accenna a calmarsi la polemica politica tra le opposizioni guidate da Bibi e l’eterogenea coalizione di governo, Israele torna a dover fare i conti con il riemergere della crisi sanitaria, che sembrava ormai appartenere al passato per i cittadini del paese. Il primo ministro, Naftali Bennett, ha ammesso in conferenza stampa che i vaccini da soli potrebbero non bastare ma per ora esclude il ritorno di quarantene generalizzate. Nel mentre, il presidente turco Erdogan ha avuto un colloquio telefonico con il neoeletto Hertzog, con il quale si è congratulato per la nomina e con il quale ha prospettato una ripresa di rapporti cordiali tra i due paesi. Inoltre, nel quadro della strategia di riappacificazione con i paesi arabi, ha stretto un nuovo accordo di cooperazione riguardo la sicurezza cibernetica.

(Michele Magistretti)

Libia, le incognite per la transizione permangono. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dopo la sessione presieduta dalla Francia, ha confermato il proprio supporto al governo di unità nazionale e ha sollecitato le varie fazioni libiche a proseguire sulla strada della riconciliazione. Rimangono aperti alcuni dossier. Le forze mercenarie in campo non sembrano sul punto di smobilitare e questo compromette fortemente la sovranità del governo di unità nazionale. Inoltre, il Forum di dialogo politico libico e le rispettive fazioni che rappresenta non hanno raggiunto un accordo riguardo la legge elettorale. L’inviato speciale dell’ONU, lo slovacco Jan Kubis, ha sottolineato anche la necessità di procedere all’unificazione del sistema bancario.

(Michele Magistretti)

Siria, non si arresta l’inflazione. Continua incontrollato l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e medicinali e delle risorse energetiche nel Paese, fomentato dall’iniziativa del Presidente Bashar al-Assad. Assad infatti, tramite gli ultimi decreti presidenziali, ha determinato una crescita dei salari nel settore pubblico del 50%, fissando un importo minimo di 71,515 lire siriane al mese; un incremento del 40% dello stipendio invece per il settore militare e i soldati in pensione. Tale strategia, volta a consolidare l’instabile potere del presidente, determinerà però un peggioramento della crisi economico-finanziaria del Paese e delle tragiche condizioni di vita della popolazione civile. L’aumento dei salari ha generato una spinta dei prezzi di beni di prima necessità (raddoppiati) e di petrolio (triplicati), già alle stelle; in particolare, la scelta di alzare il costo degli idrocarburi servirebbe – in ottica governativa - per controbilanciare le carissime importazioni dall’estero e dare uno slancio all’economia post-guerra. Ciò però intaccherà il sistema agricolo e industriale, rendendo il risanamento del tessuto produttivo del Paese ancora più irraggiungibile.

(Sara Oldani)

Iraq, incendio all’ospedale di Nassiriya. La scorsa settimana si è consumata l’ennesima tragedia presso l’ospedale di Nassiriya, importante centro COVID-19 nel sud dell’Iraq: al momento la conta è di 92 vittime, alcune delle quali sono ancora da identificare tramite test del DNA e oltre 100 feriti. L’incendio, dovuto a alla mancanza di basilari norme di sicurezza, sembrerebbe originato dall’esplosione di una tanica di ossigeno mal riposta. Questo è il secondo caso di negligenza dopo soli 3 mesi dal precedente, per cui scontata è stata la reazione di rabbia e frustrazione dei familiari delle vittime e in generale della società civile irachena. Il premier al-Kadhimi ha definito l’incidente come una profonda ferita nella coscienza di tutti gli iracheni, pertanto ha proceduto ad aprire un’inchiesta e ha ordinato l’arresto del direttore dell’ospedale e di altri 13 ufficiali locali. Il problema però è sistemico, di fatti la corruzione e la mala gestione del sistema sanitario (ma non solo) sono all’ordine del giorno, acuite da decenni di crisi economica e di guerra civile.

(Sara Oldani)

Libano, senza governo e alla deriva. Il designato premier Saad Hariri ha rassegnato le dimissioni, di fatto senza entrare in carica, dopo tentativi durati per 8 mesi. La sua decisione è avvenuta durante un meeting con l’attuale Presidente della Repubblica Michel Aoun, che lo ha accusato di non essere venuto incontro alle sue richieste sul cambio di alcuni incarichi ministeriali; dalla sua parte invece, Hariri ha controbattuto affermando che i ministri sono stati scelti per la miglior esperienza, soprattutto in ambito economico. Il designato premier sunnita ha inoltre accusato Aoun, cristiano maronita, di voler assecondare gli interessi di Hezbollah con cui ha dei legami in seno all’esercito. Senza un governo e con una crisi economico-finanziaria disastrosa, il sistema settario e la corruzione regnano sovrani.

(Sara Oldani)

Samuele Abrami, Sara Oldani e Michele Magistretti



TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

Italia, mancata risposta agli obblighi di cooperazione per lotta al terrorismo e al crimine organizzato: avviata procedura di infrazione. La Commissione europea ha chiamato in causa il governo italiano dinanzi alla Corte di giustizia Ue, affermando che l’Italia non ha garantito agli altri paesi dell’Unione l’accesso ai dati come impronte digitali, DNA e targhe dei veicoli, come previsto dagli accordi di cooperazione di polizia e di indagine. Queste misure sono considerate necessarie per attuare una politica comune di contrasto a terrorismo e criminalità organizzata. L’Italia aveva già ricevuto una comunicazione nel 2017, da parte della Commissione, in cui si chiedeva di rispettare gli accordi e fornire un parere motivato su questa lacuna. Con la procedura dinanzi alla Corte Ue, l’Italia rischia delle sanzioni economiche se non si adeguerà agli obblighi internazionali in materia.

(Laura Morreale)

Siria orientale, scontri tra SDF e miliziani: arrestato un comandante ISIS. Fonti locali riferiscono di un’operazione militare delle Forze Democratiche Siriane, con il supporto della coalizione internazionale, durante la notte tra mercoledì e giovedì nel villaggio di al-Zir. L’azione, cui è seguito uno scontro a fuoco, avrebbe portato all’arresto di vari combattenti e affiliati a cellule dell’ISIS, tra cui un comandante locale di nome Abu Sumaya. Durante la mattina di mercoledì, alcuni miliziani avrebbero colpito una postazione delle SDF, a seguito dell’operazione organizzata in risposta all’aumento di attacchi contro i propri ufficiali. Il rif orientale del governatorato di Deir Ezzor resta una zona insicura, dove, in alcuni villaggi, l’ISIS sta cercando di instaurare nuovamente delle forme di controllo territoriale.

(Laura Morreale)

Italia, arrestato a Latina un cittadino tunisino evaso in Francia. E’ stato rintracciato in un appartamento di Terracina (Latina) il cittadino tunisino di 40 anni evaso dal centro psichiatrico di Bassens lo scorso 29 maggio. L’uomo è accusato dalle autorità francesi di apologia del terrorismo, reati contro la persona e traffico di droga. Lo stesso, in passato, aveva anche esaltato l'operato di Mohamed Merah, l'autore degli attentati di Tolosa e Montauban del 2012. La sua cattura è avvenuta mediante una complessa attività investigativa condotta dalla Digos e dal personale specializzato del servizio per il contrasto al terrorismo esterno della direzione centrale della polizia di prevenzione/Ucigos.

(Davide Shahhosseini)

Italia, Roma di nuovo nel mirino di Daesh. Le minacce nei confronti dell’Italia e del ministro degli Esteri Di Maio, riportate nel numero del settimanale dell’Isis Al Naba, arrivano a seguito dell’incontro avvenuto a Roma tra quest’ultimo e il segretario di Stato statunitense Blinken. Al centro dei colloqui tra i due vi è stata la preoccupante espansione dello Stato islamico nel Sahel, regione dove l’Italia opera all’interno della coalizione anti-Isis al fianco di altri paesi europei. L’obiettivo della coalizione, come affermato dallo stesso Di Maio, è quello di stabilizzare un’area considerata vitale per la sicurezza dei confini europei.

(Davide Shahhosseini)

Afghanistan, fotoreporter ucciso sotto il fuoco dei talebani. Danish Siddiqui, reporter e fotografo di Reuters, è stato ucciso mentre seguiva i combattimenti tra forze nazionali e talebani a Spin Boldak (distretto di Kandahar), località strategica al confine con il Pakistan. Durante la sua carriera, Siddiqui aveva ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Pulitzer per la fotografia nei reportage sui rifugiati Rohingya. Nel frattempo, continua l’avanzata dei Taliban, che hanno annunciato di aver conquistato la summenzionata località di Spin Boldak. Negli ultimi mesi, gli studenti coranici avrebbero assunto il controllo effettivo del 50% dei territori afghani, quasi l’85% se si contano anche le zone contese, dove l’esercito afghano non è in grado di assicurare gli standard minimi di sicurezza. Inoltre, sono sempre di più i soldati che fuggono nel confinante Tagikistan, per evitare di scontrarsi con i talebani.

(Vincenzo Battaglia)

Davide Shahhosseini, Laura Morreale e Vincenzo Battaglia



ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

OIM, circa 1.146 persone hanno perso la vita in mare nei primi 6 mesi del 2021. Questo dato è contenuto nel nuovo Report dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e riguarda i migranti che volevano raggiungere l’Europa (896 persone di 1.146 stavano tentando di attraversare il Mediterraneo). Il numero complessivo è raddoppiato rispetto a quello registrato nel primo semestre del 2020, considerando inoltre che la stima potrebbe essere stata calcolata per difetto. Il documento riporta anche l’aumento delle operazioni di intercettazione di migranti nel Mediterraneo compiute dalle autorità nordafricane, che hanno comportato il trasferimento in Libia di migliaia di persone. "L'OIM ribadisce l'invito agli Stati a prendere misure urgenti e proattive per ridurre le morti lungo le rotte migratorie marittime verso l'Europa e rispettare quelli che sono gli obblighi definiti dal diritto internazionale", afferma il Direttore Generale António Vitorino.

(Sara Squadrani)

UNICEF, nuovo accordo con Janssen Pharmaceutica per inviare 220 milioni di dosi all’Unione Africana. L'8 luglio il Fondo per l'infanzia delle Nazioni Unite ha annunciato la firma di questo accordo che assicura la distribuzione di milioni di dosi ai 55 Stati membri dell'Unione Africana (UA) entro il 2022, così da tentare di garantire l'equità nell'accesso ai vaccini contro il Covid-19. 35 milioni di dosi saranno già distribuite entro la fine del 2021. L'UNICEF ha siglato questo accordo al fine di implementare l’Impegno di acquisto preventivo firmato nel marzo scorso tra la l’African Vaccine Acquisition Trust (AVAT) e la Janssen. L'AVAT è stata costituita dall'UA a novembre 2020 con lo scopo di vaccinare il 60% della popolazione di ogni Stato membro. Si tratta di uno dei canali attraverso cui l'UNICEF si impegna nella distribuzione di vaccini nel continente, accanto all'iniziativa COVAX.

(Sara Squadrani)

UNCTAD, contro la carbon tax Ue: “colpisce i paesi in via di sviluppo”. L'agenzia ONU per il commercio e lo sviluppo ha espresso dei dubbi sul CBAM, la nuova misura europea che penalizza le importazioni da territori extra UE di materiali provenienti da settori ad alto impatto ambientale, quali acciaio, cemento e fertilizzanti. La tassa mira a evitare che le aziende europee trasferiscano la produzione in paesi dove non ci sono standard stringenti come quelli europei sulla riduzione delle emissioni, e più in generale a favorire i prodotti ottenuti nel rispetto dei criteri UE in materia di lotta alle emissioni inquinanti. Ma secondo l'UNCTAD, l'impatto ambientale sarebbe minimo, mentre le conseguenze per le economie di paesi in via di sviluppo che esportano verso l'Europa sarebbero più gravi. L'Europa dovrebbe, secondo gli esperti ONU, affiancare a questa misura delle politiche di supporto allo sviluppo di tecnologie meno inquinanti al di fuori dell'Unione, per ridurre il gap tra i suoi membri e i paesi in via di sviluppo.

(Laura Morreale)

ECOSOC, a 75 anni dalla fondazione la sua missione è "più rilevante che mai". Durante una sessione tra il 13 e il 16 luglio, l'Organismo Economico e Sociale dell'ONU ha ospitato una discussione sul suo ruolo nella ripresa post-pandemia e sullo stato attuale degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Gli obiettivi che le Nazioni Unite hanno proposto di raggiungere entro il 2030 sono infatti stati messi a dura prova dall'emergenza COVID-19. Per questo il panel ha discusso le strategie per riattualizzare gli obiettivi, tramite il multilateralismo e la cooperazione globale. L'ECOSOC può avere un ruolo centrale in questo processo, lavorando a stretto contatto con gli altri organismi dell'ONU, organizzazioni intergovernative e altri attori impegnati nei settori sociale, economico e ambientale.

(Laura Morreale)

ICC, al via il processo per Ali Kushayb per crimini di guerra commessi in Darfur. Venerdì 9 luglio la Camera Preliminare II (Pre-Trial Chamber II) della Corte Penale Internazionale (ICC) ha confermato l’avvio del processo di Ali Kushayb per "crimini di guerra". La Camera Preliminare ha emesso una decisione unanime che conferma tutte le 31 accuse di “crimini di guerra”, e “crimini contro l'umanità” contro Ali Kushayb, confermando l'invio a processo davanti alla Camera di Giudizio. Si ritiene che Kushayb, l’ex leader dei Janjaweed del Darfur Ali Muhammad Ali Abd-Al-Rahman, abbia commesso i crimini di guerra tra il 2003 e il 2004. L’ ICC aveva emesso un mandato di arresto nei confronti Kushayb nel 2007, e solo nel giugno 2020 l’uomo si è consegnato volontariamente alle autorità della Repubblica Centrafricana, dove poi è stato trasferito alla custodia della ICC presso l’Aia.

(Francesco Ancona)

NATO, l’Allied Joint Force Command Norfolk raggiunge piena capacità operativa. Il nuovo comando operativo NATO, fondato nel 2019 come parte della riforma strutturale di comando, è il primo quartier generale interamente dedicato all’Atlantico dal 2003. La missione del Joint Force Command Norfolk è quella di proteggere le linee marittime di comunicazione strategica tra l’Europa e l’America del Nord. Come affermato dal Vice Ammiraglio Lewis durante il discorso inaugurativo del comando, “il JFC Norfolk dimostra la dedizione della NATO alla sicurezza e alla stabilità nella regione e invia un forte messaggio di rassicurazione sia ai nordamericani che agli europei, mentre serve come un potente segnale per scoraggiare qualsiasi potenziale avversario". Il JFC Norfolk contribuirà alla pianificazione strategica in seno all’alleanza, sviluppando capacità di risposta rapida a crisi, assicurando una struttura di comando coerente con gli obiettivi NATO.

(Francesco Ancona)

Laura Morreale, Sara Squadrani e Francesco Ancona






Framing The World è un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.


Andrea Ghilardi: Europa occidentale e Unione Europea

Davide Shahhosseini: Terrorismo e Sicurezza Internazionale, America Latina

Edoardo Cappelli: Diritti Umani, America del Nord

Elisa Maggiore: America Latina

Emanuele Volpini: America del Nord

Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa

Federico Brignacca: Diritti Umani

Francesco Ancona: Asia ed Estremo Oriente, Organizzazioni Internazionali

Ginevra Ricca: America Latina

Giorgia Avola: Europa Occidentale e Unione Europea

Giulia Patrizi: America Latina, Europa Centro-Orientale e Russia

Giulio Ciofini: Africa Sub-Sahariana

Laura Morreale: Terrorismo e Sicurezza Internazionale, Organizzazioni Internazionali

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Lorenzo Bonaguro: America del Nord

Michele Magistretti: Medio Oriente e Nord Africa

Samuele Abrami: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Oldani: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Squadrani: Africa Sub-Sahariana e Organizzazioni Internazionali

Vincenzo Battaglia: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

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L'Autore

Redazione

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Geopolitica