Eutanasia - Il supporto alla famiglia

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  Redazione
  15 July 2021
  3 minutes, 36 seconds

A cura di Francesca Oggiano

Pat Patfoort, intellettuale ed attivista, nel suo libro “Mamma viene a morire da noi stasera” racconta l’incredibile sofferenza alla quale vengono sottoposti i familiari delle persone che scelgono di smettere di soffrire con l’eutanasia. La Patfoort racconta come per i parenti sia spesso più facile girarsi dall’altra parte coprendo il dolore con qualche dono per la persona in questione invece di andare incontro alla richiesta dolorosa e ad una volontà chiara com’era quella della sua mamma. Eppure i motivi della signora Patfoort erano molto espliciti: voleva mettere fine ai dolori fisici e alla necessità di ricevere dosi di morfina in quantità sempre più alte; per via della cecità e della sordità quasi totale si trovava in un completo stato di isolamento, sommata alla sofferenza psicologica del non avere un minimo di indipendenza fisica.

A supporto e totale sostegno della persona malata vi sono i familiari che spesso per anni sono costretti a rinunciare ad una vita lavorativa ed interpersonale. Uno studio del governo francese ha attestato come in una percentuale pari al 50% dei Caregiver soffra di gravissime forme di depressione.

Purtroppo è capitato che i familiari, non avendo una vera tutela per il parente, abbiano preso delle decisioni particolarmente estreme. Tra le tante storie strazianti che si potrebbero riportare, quella di Elena Moroni racconta lo strazio che può portare un familiare ad agire e quando in materia il giudizio sia particolarmente complicato. Nel 1998 Elena viene ricoverata per una malattia sanguigna e finisce in coma irreversibile. Il marito entra nel reparto di rianimazione armato di pistola, rivelatasi poi scarica, e compie quello che definirà un “estremo gesto d’amore”. L’uomo stacca il respiratore alla moglie e la lascia morire. Viene arrestato e condannato a sei anni e sei mesi di carcere per omicidio perché i giudici consideravano la donna cerebralmente viva nel momento in cui il marito è entrato in reparto. Questa sentenza fu totalmente ribaltata in appello: il marito di Elena venne assolto pienamente perché fu considerato impossibile stabilire se la donna, trovandosi in coma irreversibile, fosse realmente viva nel momento in cui il marito le ha tolto il respiratore.

Chi sono i Caregiver?

I Caregiver sono, tradotto in lingua italiana, coloro che si prendono cura del congiunto ammalato e/o disabile, prestando assistenza gratuita e quotidiana ad un proprio parente non autosufficiente fisicamente e/o mentalmente. E’ questo il caso del Caregiver informale. Esiste anche il Caregiver formale che invece ricopre il ruolo di badante, dietro compenso.

Il Caregiver può operare:

- Accompagnando il malato nei luoghi di cura oppure prestando assistenza in ospedale;

- tenendo rapporti con i medici e facilitando la comunicazione tra loro e il paziente;

- aiutando il malato a prendere le medicine per assicurare il pieno rispetto delle prescrizioni e a gestire gli eventuali effetti collaterali;

- aiutando il malato a svolgere le principali attività di vita quotidiana, dall’igiene personale alle esigenze pratiche di fare la spesa o le faccende domestiche, provvedere ai pagamenti, eccetera)

- fornendo sostegno morale e psicologico e, in caso di necessità, anche economico.

Queste mansioni sono considerate dal legislatore, ad oggi, facenti parte dei lavori gravosi di modo che i Caregiver, essendo a tutti gli effetti dei lavoratori, possano avere degli indennizzi di tipo pensionistico. Ad esempio i Caregiver che operano da almeno sei mesi e con almeno trent’anni di contributi hanno diretto ad ottenere l’”APe Social”, ossia un tipo di pensione anticipata a costo zero. Per diventare Caregiver a tutti gli effetti bisogna che il malato abbia avuto il riconoscimento dello stato di handicap grave, attraverso l’accertamento di invalidità dell’INPS che convocherà il malato, dopo aver fatto richiesta, per una visita medica presso l’Asl competente.

Se sussistono le condizioni, il Caregiver può avvalersi di premessi lavorativi, scelta della sede di lavoro e trasferimento, congedo biennale, che può essere a sua volta congedo straordinario retribuito oppure congedo per gravi motivi familiari non retribuito, in cui il familiare conserva il suo posto di lavoro pur essendo autorizzato a non prestare alcun tipo di esecuzione lavorativa.

Le fonti utilizzate per il presente post sono liberamente consultabili:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/22/leutanasia-e-un-diritto-per-il-malato-e-per-chi-lo-accudisce/2845479/

https://www.pmi.it/tag/caregiver

https://www.wired.it/attualita/politica/2017/03/17/storie-fine-vita/

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