Esseri umani (?)

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  Redazione
  20 January 2021
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Lo scrittore italiano Primo Levi compose questi versi in uno dei periodi più truci della storia dell’uomo, versi che sarebbero diventati il simbolo, la testimonianza tangibile di quanto l’essere umano possa essere in grado di spingersi oltre i limiti della "ferocia". Era il 1947. Oggi, 2021, questi versi riecheggiano nella realtà più che mai. E ciò fa paura. A distanza di 74 anni, la storia si ripete, ancora. Dopo 74 anni, gli uomini sono nuovamente in grado di procurare dolore e sofferenza ad altri uomini, loro fratelli. A distanza di 74 anni, l’umanità vive ancora bloccata nel buio delle sue convinzioni.

Bosnia, 23 Dicembre 2020. Il campo profughi di Lipa, villaggio che sorge a circa venti chilometri dalla città di Bihać, l’unico terreno messo a disposizione dalla municipalità locale durante l’emergenza Coronavirus, viene raso al suolo da un violento incendio, costringendo migliaia di profughi, respinti dalla Croazia, dalla Slovenia e dall’Italia, al rigido inverno balcanico.

I profughi, originari in gran parte del Pakistan e dell’Afghanistan, si mettono in fila per ricevere un pasto, l’unico della giornata, distribuito dalla Croce Rossa e da alcuni volontari venuti dalla Turchia. Si riparano con quello che hanno: coperte e sciarpe. Alcuni di loro hanno ai piedi solo delle ciabatte di gomma. Raccattano quello che possono dalle macerie carbonizzate di quella che sarebbe dovuta essere la loro casa, almeno momentaneamente. Una casa, sì, ma una casa abusiva, dal momento che il campo profughi di Lipa non era adeguato ad ospitare così tanta gente. Esso, infatti, non possedeva le attrezzature adatte, non c’era acqua, non c’erano fognature, né tantomeno elettricità.

Per cui, poco stupisce il fatto che proprio quel 23 Dicembre, il campo profughi bosniaco sarebbe comunque stato chiuso, come era stato precedentemente annunciato dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), organizzazione che si occupa proprio della gestione del suddetto campo. Ma nonostante ciò, i migranti non sono stati trasferiti in altre strutture: chi voleva allontanarsi, dopo il rogo, è stato fermato dalla polizia e rimandato indietro, perché le autorità locali hanno deciso che i profughi debbano rimanere fuori dalla città di Bihać. Sono lasciati così: spogli di ogni avere, spogli della loro stessa umanità, trattati come bestie, lasciati al freddo, sotto gli indifferenti occhi di Bruxelles e degli altri Stati Membri dell’Unione Europea.

Il campo profughi di Lipa è chiuso ormai da settimane, ma nessuna soluzione è stata trovata per queste persone. Inizialmente, dopo l'incendio, i migranti si sarebbero dovuti trasferire in un ex caserma a Bradina, a Sud di Sarajevo. A causa delle proteste della popolazione bosniaca da un lato e quelle della polizia dall’altro, ciò non è accaduto. Si è allora deciso il trasferimento nel centro di accoglienza di Bira, che si trova sempre a Bihać: si tratta di una struttura che ha ricevuto 3,5 milioni di euro di aiuti dall'Unione Europea, ma che ancora non viene utilizzata. E anche in questo caso, di fronte al rifiuto delle autorità locali e dei residenti, i profughi sono rimasti senza un posto dove stare.

A cura di Arianna Giannino

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