Dove finiscono i rifiuti dell'Europa?

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  Nadia Dalla Gasperina
  02 December 2021
  4 minutes, 22 seconds

L’immagine che l’Unione Europea promuove di sé è quella di un’organizzazione forte, che dedica speciale attenzione al rispetto dei diritti umani e alla salvaguardia dell’ambiente promuovendo legislazioni innovative e che spingono i suoi Paesi Membri a contribuire a un futuro più equo e verde. In pratica, però, essere una delle regioni più sviluppate del mondo, con uno stile di vita elevato, significa produrre grandi quantità di rifiuti. L’Europa fatica a gestire lo smaltimento di una tale quantità di rifiuti, che vengono quindi mandati all’estero, talvolta in Paesi poveri che sottostanno però a regole di larga manica e violano il diritto alla salute dei loro abitanti.

Chi sono i responsabili?

Stando agli ultimi dati di Eurostat, nel 2018 cittadini e industrie hanno prodotto più di 2 miliardi di tonnellate di rifiuti. I principali responsabili sono l’edilizia, l’industria mineraria, l’industria manifatturiera, e le acque di scarico. I Paesi che ospitano la maggior parte di tali industrie sono dunque i grandi produttori di rifiuti a livello europeo: in Estonia, Bulgaria, Finlandia, Lussemburgo, e Svezia, grande parte dei rifiuti sono minerali, cioè provengono dalla costruzione e demolizione di edifici e da attività estrattive. Un altro grande problema è la produzione di rifiuti tossici e dannosi per la salute, difficili da smaltire. Per quanto riguarda i rifiuti urbani, ogni cittadino è responsabile per la produzione di circa 502 chili all’anno di rifiuti (dati 2019) e il trend va a salire. Danimarca e Lussemburgo si posizionano ben oltre la media, mentre Romania e Polonia la abbassano.

Grazie a nuove leggi, la maggiore produzione di rifiuti è accompagnata da più riciclo. Tuttavia, parte dei rifiuti europei vengono spediti in Paesi terzi. Sempre secondo Eurostat, l’esportazione di rifiuti sta aumentando e nel 2020 circa 33 milioni di tonnellate sono state disposte da Paesi fuori dall’Unione. Sebbene sia solo una frazione della produzione totale di rifiuti, va comunque ad impattare i recipienti che sono principalmente Turchia (ben davanti a tutti gli altri), India, Regno Unito, Svizzera, Norvegia, Indonesia, e Pakistan. Più della metà dei rifiuti sono metalli, specialmente ferro e acciaio. Carta e plastica occupano rispettivamente il secondo e terzo posto; la loro esportazione è soggetta a critiche in quanto sono materiali facilmente riciclabili domesticamente.

L’Unione Europea sta facendo abbastanza?

La Commissione ha appena approvato una nuova iniziativa legislativa che riguarda il trasporto di rifiuti fuori dall’UE con particolare attenzione ai rifiuti tossici e pericolosi, prendendo come fondamento un regolamento precedente e la Convenzione di Basilea che promuove pratiche di smaltimento consapevoli ed ecologiche. Se l’iniziativa verrà approvata da Parlamento e Consiglio, il trasporto di rifiuti sarà soggetto a controlli e obblighi di trasparenza, soprattutto se fuori dall’OECD. L’esportazione di plastica sarà proibita se non per essere riciclata, così da evitare che Paesi terzi la trattino in maniera insostenibile.

Nonostante tutte le accortezze legislative, è ancora poco chiaro cosa succede ai rifiuti una volta arrivati in un altro Paese. Se prendiamo come esempio la Turchia, vediamo come la maggior parte della plastica importata venga di fatto non riciclata come impongono le regole, ma sepolta in discariche o bruciata. Manca la capacità per riciclare le grandi quantità di rifiuti provenienti dall’Europa. Il Paese aveva annunciato un divieto di importare alcuni derivati della plastica, ma la sua implementazione è durata molto poco e ora il divieto è stato rimosso, mentre l’UE stessa ricicla solamente il 32.5% della sua plastica. Ciò significa mancanza di circolarità dovuta anche al fatto che è più conveniente produrre nuova plastica piuttosto che riciclarla.

Perché si importano i rifiuti?

Il mercato dei rifiuti offre la possibilità di guadagno: dai trasporti e dalla compravendita di materiali, alla creazione di posti di lavoro nell'industria del riciclo e allo sviluppo di nuovi e migliori impianti. Inoltre, spesso c’è domanda di materiali di scarto: riferendosi sempre alla Turchia, vediamo che è assidua importatrice di rottami metallici. Essi vengono usati nell’industria automobilistica e per produrre elettrodomestici. Un mercato così importante lascia però anche spazio a esportazioni illegali di materiali tossici, uno dei problemi principali a cui l’Europa vuole far fronte con la nuova legge sul trasporto dei rifiuti.


Da una parte, dunque, il mercato dei rifiuti è un’importante componente dell’economia europea; dall’altra, però, l’Europa si rende corresponsabile di pratiche poco ecologiche e non si applica abbastanza nel riciclare i suoi rifiuti internamente: l’economia circolare dell’Unione è ancora poco sviluppata e ridurre l’esportazione di rifiuti rappresenta un’opportunità per espanderla. Una corretta gestione del riciclo dei rifiuti, in Europa e altrove, è la base per una crescita economica etica e sostenibile.

Fonti consultate per il presente articolo:

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L'Autore

Nadia Dalla Gasperina

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Ambiente e Sviluppo

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rifiuti Unione Europea esportazioni Economia