Donne Star per il cambiamento dell’Africa

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  Redazione
  08 July 2019
  7 minutes, 33 seconds

In giro per il mondo ci sono donne che aspirano a fare la differenza. E anche l’Africa non ne è esente. Nel continente africano il ruolo delle donne sta cambiando sempre di più. Le donne si laureano, lavorano e raggiungono grandi traguardi, spinte dall’aspirazione a fare la differenza. Dietro a questo grande processo di cambiamento, ci sono ragazze e donne comuni che si stanno rendendo il motore di una grande rivoluzione.

Questo importante processo inizia dalle basi, da quella che è l’educazione e lo studio. Grazie all’istruzione la donna diventa indipendente e in grado di prendere decisioni. Difatti, l’educazione è uno di quei fattori determinanti per rendere una persona più colta e più forte. Ed il rispetto che deriva da questa è una delle principali conquiste.

Ochola Pamella, una donna ugandese che ha deciso di prendere in mano la sua vita, ha raccontato la sua esperienza in un’intervista a Vanity Fair uscita a febbraio di quest’anno: «Quando ero piccola vedevo mia mamma, casalinga, dipendere da mio padre in tutto. Sono cresciuta giurando a me stessa che il mio futuro sarebbe stato diverso. È il motivo per cui sono così favorevole all’educazione delle bambine». Pamella ne ha due: le ha lasciate a sua madre, mentre lei termina gli studi in Pediatria per poter poi salvare migliaia di bambini dalla malaria e altre malattie che colpiscono il Paese.

Essere donna, oggi più di prima, è una sfida nella sfida, e le donne che si danno da fare per vincerla sono sempre di più. Ma a contrastare i loro sforzi vi sono soprattutto i pregiudizi sociali, che sono insiti nelle famiglie e nelle tradizioni. Spesso, difatti, sono i genitori a pensare che non sia necessario dare un’istruzione alle bambine. Sister Angioletta, un’altra donna ugandese intervistata da Vanity Fair, oggi è una delle direttrici dei servizi infermieristici del suo paese. Tuttavia, prima di arrivare a ciò, ha dovuto lottare a lungo. «Quando dissi ai miei genitori che volevo diventare infermiera, mio padre venne criticato dall’intero villaggio. La pressione era così forte che mia sorella ed io andammo a vivere da uno zio che credeva molto nella educazione femminile».

Detto ciò, l’istruzione e l’educazione non sono gli unici elementi verso cui focalizzare l’attenzione. Alcune nazioni vivono ogni giorno gravi problemi quali la fame, la povertà, la repressione, la guerra, le gravi malattie e altro ancora.

Ora le cose stanno cambiando pian piano, ma nonostante il processo di cambiamento sia ancora lungo e difficoltoso, le donne di oggi sembrano voler lottare fermamente per un domani migliore. Le grandi difficoltà hanno fatto capire a molte donne che il futuro risiede nel dire ‘no’ alla sofferenza e ‘sì’ alla vita.

Alcune di loro, per le temerarie sfide che portano attualmente avanti, sono diventate delle star. Riconosciamone alcune.


Un volto ben conosciuto oggi in tutto il mondo è quello di Lupita Nyong’o, una giovane attrice di origini keniane, che nel 2014 ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista per l’interpretazione nel film 12 anni schiavo di Steve McQueen. È apparsa nei film campioni d'incassi, quali Il risveglio della Forza (2015), Queen of Katwe (2016), Star Wars, Gli ultimi Jedi (2017) e Black Panther (2018). Nel 2014, la rivista People l’ha nominata «la donna più bella del mondo», e nel 2015 ha debuttato a Broadway con il ruolo della protagonista nello spettacolo teatrale Eclipsed. È inoltre degno di nota il fatto che, oltre alla carriera come attrice, Lupita sia anche regista, doppiatrice e produttrice cinematografica.

Angélique Kidjo, del Benin, è una donna dalla voce potente, eclettica ed attivista per i diritti civili. Ha ereditato l’appellativo di “Mama Africa”. Il suo ultimo album, Spirit Rising: My Life, My Music, dedicato alle donne del continente africano, oltre a celebrare una carriera di successi, è un omaggio ad ogni donna che si appresti a lottare e a vincere qualcosa nella vita. Oggi Angélique Kidjo alterna il suo tempo tra concerti, studi di registrazione e impegni umanitari a favore dell’UNICEF.

Noëlla Musunka Coursaris, della Repubblica Democratica del Congo, è una modella che alterna sfilate d’alta moda a New York e Parigi a missioni umanitarie nei villaggi più poveri del Congo. Nel suo Paese natale ha altresì creato la Fondazione Malaika per sostenere le donne più bisognose. Gran parte dei suoi soldi sono stati investiti in scuole e iniziative sociali.

Un’altra congolese è Solange Lusiku Nsimire. Intrepida giornalista di 42 anni, con sei figli di cui prendersi cura, combatte ogni giorno per la libertà di stampa. È fondatrice, editrice e direttrice di Le Souverain, l’unico giornale della sua provincia. Per via del suo attivismo ha ricevuto svariate minacce e intimidazioni volte a scoraggiarla, ma nulla che l’abbia intimidita. Quel che pensa è che lottare per la libertà di stampa e per la libertà di espressione sia una delle strade per il raggiungimento di una migliore convivialità.

Leymah Gbowee, donna dalle mille lotte in Liberia, nel 2011 riceve il Premio Nobel per la Pace assieme ad altre due donne, Ellen Johnson Sirleaf, Presidente della Liberia, e Tawakkul Karman, pacifista yemenita. Dopo aver studiato negli Stati Uniti ed esser rientrata in Liberia, la sua vita è stata dominata e stravolta dalla guerra civile liberiana (1989-2003), un conflitto lungo e sanguinoso che l’ha privata di parenti e amici. Ma anche di sogni e speranze.
Giovane madre di sei figli, e moglie di un marito violento, Leymah ha deciso di impegnarsi in prima persona in attività umanitarie e a favore della pace. Insieme a Comfort Freeman ha fondato l’Associazione Wipnet, impegnata nella costruzione della pace. Tale Associazione è stata determinante nel porre fine al conflitto in Liberia e, inoltre, ha spianato la strada all’elezione della prima donna Presidente della Liberia: Ellen Johnson Sirleaf. Nel 2003, nel momento più drammatico del conflitto civile, Leymah ha istituito e diretto la Women of Liberia Mass Action for Peace, mettendo in atto una serie di iniziative pubbliche e non violente per la liberazione dall’oppressione.

Un’altra attivista coraggiosa è Obiageli Ezekwesili. Ex-Ministro dell’istruzione e Vice-Presidente della Banca Mondiale, si è data da fare in prima persona anche in un fatto sconvolgente che ha colpito il suo Paese, la Nigeria. La sera del 14 aprile 2014 ci fu il rapimento di 270 studentesse da parte di alcuni terroristi che attaccarono una scuola nel Nord della Nigeria. Obiageli, visto il suo interesse per i diritti umani, e dato il suo ruolo di fondatrice dell’associazione anticorruzione Transparency International, lanciò un appello nel web: “Riportateci le nostre ragazze”. Pochi secondi dopo, l’hastag #BringBackOurGirls divenne un messaggio virale, nonché lo slogan di una campagna mondiale di mobilitazione della società civile. A Obiageli va il merito di aver portato il caso alla ribalta dei media internazionali e di aver esercitato pressioni sul Governo nigeriano. Grazie a lei gran parte delle ragazze sono state liberate, mentre per le altre, tuttora prigioniere in luoghi sconosciuti, si lotta ancora oggi.

Fatou Bensouda, giurista gambiana e madre di tre figli, nel 2012, è stata eletta Procuratore capo della Corte Penale Internazionale. Con la carica a lei riconosciuta, Fatou Bensouda ha rappresentato la prima donna africana ad assumere un ruolo così importante nella giustizia internazionale. Così, dal tribunale dell’Aja (accusato in passato di essere “al servizio dell’uomo bianco occidentale”) la giurista gambiana persegue con determinazione genocidi e crimini di guerra.

Lalla Salma, 41 anni, Principessa consorte del Re Mohammed VI del Marocco, è la prima consorte di un sovrano marocchino ad essere pubblicamente riconosciuta con un titolo onorifico. Lalla rende la famiglia reale del Marocco tra le più moderne di tutta l’Africa; giocando in sneaker con la sua piccola Lalla Khadija, girando in incognita le sfilate di moda a New York, frequentando Letizia di Spagna e Bernadette Chirac, ma soprattutto capendo di essere al centro di una sottile operazione di potere. Accusata però di occuparsi solo di beneficenza e di presenziare ad eventi reali, ha dimostrato invece che la situazione ad oggi è cambiata: «Noi donne siamo l’avvenire dell’Africa», ha sostenuto qualche anno fa a un vertice Onu, dove ha turbato qualche capo africano e islamico. Lalla Salma non parla di politica, ma ha imparato a testimoniarla. La sua emancipazione, i suoi valori, e le lotte di cui si fa guida contribuiscono allo sviluppo di un Paese che si sta rendendo fra i più moderni del Maghreb.


Le seguenti fonti consultate per la redazione di questo contributo sono liberamente consultabili:

- 10 Top Female Business Leaders

https://www.africa.com/top-african-female-business-leaders/

- Coraggio e impegno delle donne africane

https://www.africarivista.it/coraggio-e-impegno-delle-donne-africane/76125/

- Lady Africa

https://d.repubblica.it/attualita/2015/09/07/news/politica_africa_donne_potere_fadumo_dayib_samia_nkrumah-2747988/

- Lalla Salma: la first lady borghese tra caftani, viaggi e paparazzi

https://www.corriere.it/cronache/16_giugno_17/lalla-salma-first-lady-borghese-caftani-viaggi-paparazzi-6e396682-34d0-11e6-a005-48b005e90baf.shtml

- La rivincita delle donne africane

https://www.vanityfair.it/mybusiness/donne-nel-mondo/2019/02/28/la-rivincita-delle-donne-africane-trovare-lavoro-in-africa-fondazione-corti

- Nigeria: candidata alla presidenza la donna che ha salvato ragazze rapite dai terroristi?

https://thedailycases.com/nigeria-candidata-alla-presidenza-la-donna-che-ha-salvato-ragazze-rapite-dai-terroristi/

- The Nobel Peace Prize 2011: Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee, Tawakkol Karman

https://www.nobelprize.org/prizes/peace/2011/gbowee/facts/


A cura di Sofia Abourachid

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