Donne e tentativi di ascesa politica in Africa

Le donne africane e il loro coinvolgimento nella vita politica dei loro Paesi. Alcuni esempi e il caso del Sudan.

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  Redazione
  22 July 2019
  5 minutes, 41 seconds

Al di là dei pregiudizi che portano a vedere l’Africa come un continente arretrato, si scopre che le cose non sono come sembrano. Basta conoscere qualche dato per scoprire meglio il mondo africano, un mondo diverso da quello che molto spesso, per disattenzione o pregiudizi, si tende ad immaginare.

Il problema per le donne che appartengono al continente africano risiede non solo nella disparità di genere nel raggiungimento e nell’esercizio di posizioni di comando, ma altresì nell’ostacolo dato dalla corruzione. Infatti, sono numerose le accuse concernenti l'uso improprio di denaro pubblico, anche se, in realtà, l’appropriazione indebita e la corruzione non sono di certo un’esclusiva dei Paesi africani.

Tuttavia, quel che vogliamo esaltare è il ruolo primario delle donne nel settore pubblico africano; un ruolo capace di stupire il resto del mondo.

La questione dell’uguaglianza di donne e uomini in politica è una questione assai complessa e remota, tanto che, prima dei processi di indipendenza dei territori africani, sono state molte le donne leggendarie attive ai vertici delle loro società. Pertanto, le donne africane, fin dalle origini del continente, hanno rivestito un ruolo fondamentale nella società, e soprattutto oggi, molti Paesi africani le vedono rivestire un ruolo primario nel settore politico.

Riportando dati più recenti e importanti, si può ricordare Carmen Pereira, della Guinea Bissau, che nel 1984 è salita al potere seppur rimanendo in carica solo per tre giorni come Presidente ad interim. Il suo incarico ha rappresentato la prima volta di una donna nella storia della politica dell’Africa indipendente. Un’altra donna nominata Presidente ad interim, oltre che Primo Ministro, è stata Sylvie Kinigi, nel Burundi, a cavallo fra il 1993 e 1994. A durare più di un anno, invece, è stata Ruth Perry, che dal 1996 al 1997 ha rivestito il ruolo di portavoce del Consiglio di Stato in Liberia. Sempre la Liberia ha rappresentato la prima nazione con un Capo di Stato donna eletta nel 2006. Ellen Johnson Sirleaf ha rappresentato questo primato africano per ben tredici anni, vedendola concludere il suo mandato nel 2018. Ivv Matsepe-Casaburri è stata Capo di Stato ad interim in Sud Africa in due differenti occasioni, nel 2005 e nel 2008, oltre che Ministro. Agnès Monique Bellepeau è stata Primo Ministro, Vice-Presidente e Presidente ad interim della Repubblica di Mauritus dal 2010 al 2016.

Vanno ricordate inoltre: Joyce Hilda Banda, che ha ricoperto la carica di Presidente del Malawi dal 2012 al 2014, oltre che quella di Vice-Presidente e Ministro degli Affari Esteri; Catherine Samba-Panza, Presidente ad Interim della Repubblica Democratica del Congo, e tante altre donne che oggi rivestono incarichi importanti quali quelli di Capo di Stato o Capo di Governo. Tutte queste storie mostrano come le donne abbiano sempre fatto parte della politica africana, anche se a fasi alterne e con divari tra un Paese e l’altro.

Nell’Africa post-coloniale si è affermata una concezione patriarcale dei ruoli, introdotta dal patriarcato occidentale e scambiata per una presunta ideologia africana. Purtroppo, il patriarcato coloniale è stato sostituito dal patriarcato post-coloniale, e così le donne hanno finito per essere escluse dalla politica.

Spostando l’attenzione verso la composizione dei Parlamenti, la classifica mondiale della presenza femminile riporta dati che evidenziano alcuni Paesi africani tra i primi posti. Esaminando la classifica più recente dell’IPU – Organizzazione mondiale dei Parlamenti, si scopre una situazione diversa da quella di pochi anni fa. Nella Top-10 i Paesi scandinavi, conosciuti per grandi percentuali di donne in politica, mantengono ancora buone posizioni ma non sono più in vetta. Al vertice oggi è presente il Ruanda, seguito dalla Bolivia e da Cuba. Questi primi 3 Stati rappresentano le Nazioni con maggior presenza di donne in Parlamento. A seguire, l’Islanda, il Nicaragua, la Svezia, il Senegal, il Messico, la Finlandia ed infine il Sud Africa.

Malgrado l’incremento della partecipazione delle donne alle attività politiche rispetto agli anni passati, permane il divario di genere, che vede le donne in generale partecipare meno degli uomini alla vita politica del proprio Paese.

Nell’effettivo, donne e uomini tendono ad avere preferenze politiche diverse. Il divario di genere in Africa è spesso ritenuto essere il risultato del patriarcato e delle cattive condizioni economiche del continente. Ciò nonostante, queste condizioni non possono spiegare come alcuni Paesi si stiano indirizzando verso un maggiore coinvolgimento femminile mentre altri no.

Nel tentare di capire più nello specifico quali siano i fattori che condizionano l’accesso delle donne in politica, qui di seguito si riportano alcune considerazioni riguardo un caso preso in esame, quello del Senegal.

Facendo affidamento ad alcuni dati, come quelli dell’Afrobarometer, un survey dell’opinione pubblica condotto in 31 Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, si può notare come il Senegal sia passato da un divario di genere alquanto ampio nel 2005, con una partecipazione delle donne del 72% circa, ad un divario che si è ridotto di molto con l’aumentare della partecipazione femminile al 89% rispetto a quella maschile nel 2015. Questo mutamento nella partecipazione alla vita politica è stato causato, in parte, anche dal tentativo del Governo senegalese di istituire una quota di genere incisiva che ha portato all’aumento della presenza femminile nella legislatura nazionale da un 22% ad un 43%.

Sembrano essere questo tipo di sforzi in campo politico e il sostegno del governo ad aver incoraggiato l’aumento delle donne nel mondo politico. Questi grandi passi verso una maggiore partecipazione femminile hanno, quindi, determinato un periodo di grande mutamento per un Paese come il Senegal che, ad oggi, ricordiamo essere uno tra i 10 Paesi al mondo per presenza femminile in Parlamento.

Quel che si comprende è che le nazioni di oggi non possono cambiare la storia di ieri, ma possono cambiare le loro attuali istituzioni politiche, così come gli stereotipi ed i pregiudizi umani. Partire da iniziative governative e/o legislative, accompagnate da tentativi di cambiamento sociale, può essere un buon inizio per aprire le porte ad un mondo che coinvolga uomini e donne in una grande sinergia.

Le donne africane sono attive e sono pronte a grandi ascese.



Le fonti consultate per la redazione di questo contributo sono liberamente consultabili:

- African women are more active in politics in some countries than others

http://theconversation.com/african-women-are-more-active-in-politics-in-some-countries-than-others-97328

- Donne a capo di una nazione, in Africa si può

https://vociglobali.it/2016/11/10/donne-a-capo-di-una-nazione-in-africa-si-puo/

- Le donne africane possono cambiare il continente

https://www.internazionale.it/opinione/nanjala-nyabola/2018/05/04/africa-donne-politica

- Lista di donne che hanno fatto la storia

http://www.guide2womenleaders.com/womeninpower/Africa.htm

- Ruanda, Bolivia e Cuba sul podio per presenza di donne in Parlamento

https://www.agi.it/estero/donne_parlamento_ruanda_bolivia_cuba_scandinavia-1815807/news/2017-05-28/

A cura di Sofia Abourachid

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