Disgelo in Medio Oriente: un nuovo vento di cambiamento dal Golfo?

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  Michele Magistretti
  15 October 2021
  3 minutes, 10 seconds

Dopo anni di forte contrapposizione, molti degli attori principali del panorama mediorientale stanno valutando maggiormente la risoluzione diplomatica delle divergenze al posto dello scontro militare indiretto e dei toni belligeranti del passato. I pesi massimi del golfo, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti (EAU), stanno muovendo alcuni passi verso la riconciliazione con gli antichi rivali, tra cui il duopolio Ankara-Doha e il vecchio nemico persiano.

Vediamo, quindi, come si è concretizzato questo riavvicinamento e le incognite che potrebbero minare una piena e completa pacificazione.

Disgelo in Medio Oriente: cambio di paradigmi o fragile tregua?

Negli ultimi mesi vi sono stati diversi segnali di riconciliazione tra vari attori della regione. A metà agosto, Tahnoun bin Zayed Al Nahyan, Consigliere per la sicurezza nazionale degli EAU, ha compiuto un viaggio in Turchia dove ha incontrato il presidente Erdogan e successivamente, a fine mese, il presidente turco ha avuto una conversazione telefonica con il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed al-Nahyan (MbZ). I due leader sono tornati a parlarsi dopo anni di serrata competizione in diversi scenari regionali. Complice la crisi economica e pandemica, i due Paesi sembrano ipotizzare una maggiore cooperazione in ambito economico e finanziario e gli Emirati stanno valutando una serie di progetti di investimento in terra turca, anche nell’ottica di una diversificazione economica necessaria per sganciarsi dalla dipendenza da petrolio e gas naturale.

Il consigliere per la sicurezza nazionale è stato partecipe di altri importanti meeting istituzionali: a fine agosto, ha incontrato a Doha l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, segnando un ulteriore passo avanti nel processo di riconciliazione iniziato a gennaio con il vertice di Al-Ula. L’incontro che ha destato più notizia è però quello di metà settembre nella città saudita di Neom tra il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman (MbS), l’emiro del Qatar e il consigliere per la sicurezza nazionale emiratino. Incontro immortalato da una foto dei tre in tenuta casual e sorridenti.

Questi avvenimenti vanno letti in chiave prospettica ed analizzando le ragioni alla radice del mutamento, forse solo temporaneo e tattico, della postura di Riad e Abu Dhabi nei confronti dei vecchi rivali. Riad, in particolare, deve fare i conti con un sempre maggiore disinteresse americano negli affari mediorientali. Un ulteriore segnale è venuto dalla decisione del presidente Biden di ritirare le batterie di missili Patriot dal suolo saudita. Riad si è affrettata ad approfondire quindi nuove collaborazioni militari con altri partner, tra i quali la Grecia, che infatti ha stabilito proprie batterie Patriot in Arabia Saudita. Essendo venuto a mancare il pieno sostegno americano, i due paesi del Golfo stanno optando per un processo di graduale pacificazione con i diversi competitor regionali. Anche con l’Iran, infatti, vi sono da alcuni mesi segnali distensivi. Riad è particolarmente interessata al raffreddamento delle tensioni nel Golfo, crocevia delle rotte commerciali e petrolifere, e al suo confine meridionale, nello Yemen, da dove i ribelli houthi minacciano i siti petroliferi sauditi.

Dunque, i principali attori mediorientali arabi, la Turchia e l’Iran sembrano sulla strada di un management più disteso delle rispettive rivalità, che non sono però annullate. Le divergenze permangano e se ne profilano di nuove - come la competizione economica tra sauditi ed emiratini -, ma il periodo di estrema e totale contrapposizione sembra ormai passato. L’attuale tregua è, tuttavia, dovuta in buona parte a fattori esogeni più che ad una sincera volontà di riappacificazione.

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Michele Magistretti

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Geopolitica Arabia Saudita EAU qatar #GCC Iran