Dati per raccontare tutto e il contrario di tutto

La scienza dei dati come le raffinerie del greggio. Come da un caos di numeri si può estrarre un patrimonio informativo

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  Redazione
  12 April 2021
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I dati per la tecnologia sono l’equivalente del carburante per una macchina. Nella loro forma basica i dati sono numeri ordinati secondo diverse logiche, piene di variabili e codici identificativi, forme e link. Nella loro forma finita si mostrano al pubblico sotto forma di grafici e istogrammi molto semplici da comprendere. Ma cosa accade durante il processo di raffinazione e perché è importante essere scettici circa i grafici che ci vengono presentati?

I social media sono pieni di opinionisti. Da quando la possibilità di condividere la propria vita on-line è diventata una necessità per avere affermazione, le piattaforme virtuali, da piazze di condivisione sono diventati luoghi in cui poter dire di tutto a tutti senza doversi aspettare delle conseguenze. Oltre a quelli caratterizzati da commenti razzisti, omofobici e misogini, una grande percentuale dei post negativi è rappresentata dalle semi-verità. Esse sono delle vere e proprie statistiche che vengono utilizzate per influenzare l’opinione pubblica per le motivazioni sbagliate. Cercano cioè di convincere il lettore di qualcosa dando come prova una statistica decontestualizzata o cherry-picked (cioè talmente specifica da perdere ogni sua significatività statistica). Da qui la necessità di essere scettici nei confronti delle dashboard, dei grafici e delle conclusioni affrettate. É infatti necessario essere scettici e non cospirazionisti, avere un atteggiamento critico verso le motivazioni addotte e non teorizzare alternative prive di base fattuale. La linea di demarcazione possiamo tracciarla direttamente sull’affidabilità dei numeri che ci vengono dati dai governi, dalle aziende pubbliche o private e dagli enti di ricerca.

Un trend preoccupante è la crescita della sfiducia, da parte della popolazione, verso le statistiche ufficiali, qualunque esse siano. Da un lato, vi sono coloro che ritengono queste statistiche fondamentali, in quanto forniscono un'idea della società nel suo complesso e permettono di andare al di là della prospettiva individuale. Dall’altro, alcuni considerano le suddette statistiche come elitarie, manipolate, senza senso; per costoro le statistiche non riflettono in realtà quello che accade nella vita di ogni giorno. Il piano comune, che i dati provvedevano a fornire e sul quale intavolare un dibattito, è stato politicizzato, e l’opinione pubblica non ha più dei riferimenti sui quali potersi basare, ma si lascia convincere da coloro che fanno appello al loro stato emotivo. E questo è un problema. Come può un governo fare una politica equa se non conosce la situazione nel suo territorio? Come può organizzare la sanità se i dati sulla salute sono errati? Come può esserci un giusto dibattito pubblico sull'immigrazione se non si concorda nemmeno sui flussi di persone in entrata nel paese?

La tecnologia dietro alla ricerca statistica ha fatto passi da gigante da quando la capacità computazionale degli elaboratori di dati è crescita e da quando la raccolta dei dati si è fatta più semplice. Istituzioni come l’ISTAT sono riuscite a quantificare tutta una serie di cambiamenti grazie ai sondaggi elettronici. Di pari passo, la psicografia (la parte della psicologia che si occupa dello studio, del riconoscimento e dell’influenza dei processi mentali e del carattere di un individuo) ha implementato strategie di comunicazione per indirizzare l’opinione pubblica.

E dove è possibile trovare grandi quantità di dati ed individui facilmente raggiungibili e manipolabili? Nei social media. È sempre bene ricordare che le piattaforme social non sono il canale corretto per informarsi, su qualsiasi cosa. Facebook, Instagram e anche il nuovo Clubhouse non sono fonti d’informazione affidabile. Chiunque potrebbe scrivere un post, scattare una foto o aprire una room ed affermare cose non vere. Perfino noi stessi, in buona fede, o terzi con un obiettivo specifico. Un esempio di ciò è l’effetto di Dunning-Kruger, in forza del quale molte persone tendono a sopravvalutare il loro livello di conoscenza e comprensione di un argomento specifico. Questa percezione di superiorità illusoria viene quasi sempre da persone che non hanno gli strumenti per rendersi conto di non sapere quello che non sanno. Questo a sua volta rende ancora più difficile separare le fake-news dalla realtà.

In conclusione, nonostante il settore della data technology abbia permesso di migliorare le performance delle industrie, di conoscere meglio l’ambiente nel quale viviamo e i nostri effetti su di esso, ha anche dato il via ad una crisi comunicativa, dove dati che contraddicono altri dati vengono forniti all’opinione pubblica che non sa più a chi dare ascolto. La necessità della data literacy diventerà (o forse già lo è) fondamentale non solo per avere una corretta informazione, ma soprattutto per agire coerentemente con le informazioni che si hanno a disposizione.

A cura di Andrea Radaelli

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https://www.theguardian.com/politics/2017/jan/19/crisis-of-statistics-big-data-democracy

https://www.verywellmind.com/an-overview-of-the-dunning-kruger-effect-4160740

https://www.pexels.com/photo/black-and-grey-casio-scientific-calculator-showing-formula-220301/

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