C'è chi vorrebbe due CSM

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  Francesco Marchesetti
  24 November 2022
  5 minutes, 19 seconds

CSM: cos’è e come è nato

Nelle ultime settimane si è tornati a parlare del CSM in merito alla questione dei “corvi” (il termine fa riferimento ai mittenti di lettere anonime, e risale ai primi anni Novanta, quando il “corvo di Palermo” spedì varie lettere prive di firma al palazzo dei veleni volte a screditare Giovanni Falcone).

Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di Consiglio Superiore della Magistratura? Il CSM è l’organo di autogoverno della magistratura italiana: ha infatti il compito di garantire l’autonomia del potere giudiziario da quello esecutivo e legislativo. Possiede inoltre competenze in materia di assunzioni, assegnazioni e trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati ordinari (competenze regolate dall’articolo 105 della Costituzione).

Il Consiglio è composto da 27 membri, tra cui il Presidente della Repubblica (che lo presiede di diritto) e due cariche della Corte Suprema di Cassazione: il primo presidente e il procuratore generale. I restanti 24 componenti si dividono in 16 membri togati (magistrati eletti da un’assemblea di magistrati ordinari) e 8 membri laici (professori di materie di diritto o avvocati di grande esperienza eletti dal Parlamento).

La nascita del CSM risale al periodo monarchico: venne infatti introdotto nel 1907 sotto il governo Giolitti III, sostanzialmente come organo consultivo. Fu però con l’istituzione della Repubblica e con la stesura della Costituzione che il Consiglio si sganciò dalle dipendenze del Re e venne trasformato in un organo di governo autonomo della magistratura.

Il caso Palamara

Il CSM è da qualche anno al centro di un’accanita disputa tra magistrati, che vede nel caso Palamara del maggio 2019 un punto di svolta, con lunghi strascichi anche nel presente.

Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ed ex consigliere del CSM, è stato infatti dimesso dal vertice dell’ANM e rimosso dalla magistratura (per decisione proprio del CSM) a causa dell’inchiesta della procura di Perugia che lo vede al centro di un vero e proprio sistema di corruzione.

Il “sistema” (titolo, fra l’altro, del best seller libro-intervista di Alessandro Sallusti all’ex magistrato) avrebbe visto Palamara ricevere soldi e regali da Fabrizio Centofanti, collaboratore del lobbista romano Francesco Bellavista Caltagirone, in affari con gli avvocati Giuseppe Calafiore e Piero Amara (lo stesso che negli scorsi giorni ha parlato della fantomatica “Loggia Ungheria”). Come spiega Carlo Bonini su Repubblica, Palamara avrebbe infatti tenuto vivo, in quanto componente della commissione disciplinare del CSM, un opinabile esposto disciplinare che Amara aveva montato contro Marco Bisogni, il pm di Siracusa che stava indagando su di lui; esposto di cui il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto l’immediata archiviazione.

Palamara avrebbe inoltre cercato di pilotare la nomina del nuovo procuratore capo di Perugia, a cui competono le indagini sui magistrati di Roma.

Tramite Luigi Spina (consigliere CSM) e Stefano Fava (pm di Roma), Palamara era stato informato della trasmissione degli atti a Perugia - da cui è iniziata l’indagine a suo carico - ad opera dei procuratori di Roma Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo.

L’interesse di Palamara per la procura di Perugia era dunque doppia, secondo le accuse: nominare qualcuno che fosse sensibile all’indagine a suo carico e che allo stesso tempo potesse danneggiare Pignatone e Ielo. Questo “interesse” sarebbe poi stato confermato dalle chat presenti sul telefono di Palamara, che gli inquirenti hanno potuto leggere grazie ad un software spia inoculato dalla procura di Perugia.

La separazione delle carriere

Il caso Palamara riapre un dibattito infinito all’interno dell’universo della giurisprudenza: quello riguardante la separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura.

La Costituzione prevede infatti un unico CSM, il quale provvede alla nomina tanto dei magistrati giudicanti quanto dei pubblici ministeri, dal momento che nel 1947 nessun giudice voleva sobbarcarsi l’onere di svolgere il compito “antipatico”, ma assolutamente indispensabile, di pm. Da quel momento è nato il mito della “unità della cultura della giurisdizione”, portato avanti dalla magistratura come vessillo per giustificare la tradizionale contrarietà alla separazione delle carriere, a cui invece è solitamente favorevole l’avvocatura.

Paolo Borgna, importante ex pm antimafia e saggista, afferma che il caso Palamara rappresenta un importante precedente in questo dibattito, perché conferma la preponderanza dei pm in ogni aspetto della vita e della carriera dei giudici, che pone anche un problema di reale indipendenza dei giudici stessi. Borgna cita infatti una chat del 17 ottobre 2017 riportata da molti giornali, in cui un pubblico ministero di Milano, membro del direttivo dell’ANM, conversa con Palamara (allora consigliere del CSM) e, parlando di una certa collega giudice, dice: “Se riuscite a fot**re la *** sarebbe un bel colpo”.

Borgna, per sostenere la proposta della separazione delle carriere, in quanto mossa da problemi grandi e nuovi rispetto a quelli che poteva incontrare un magistrato di mezzo secolo fa, afferma:

“Per decenni abbiamo detto che bisogna tenere unite le carriere per far sì che la cultura del processo e della prova del p.m. sia la stessa del giudice. Dobbiamo ormai chiederci se non si sia verificato l’effetto opposto. [...] Parlo di un’inevitabile attrazione dei giudici nel mondo culturale del pubblico ministero.”

Analoga la posizione del pm Henry John Woodcock che in un articolo sul Fatto Quotidiano del 14 aprile scrive:

“Dopo il terremoto Palamara è ancora più urgente che le decisioni diventino conoscibili e trasparenti sia quando riguardano la carriera dei magistrati sia quando si tratta di genesi e gestione delle inchieste.”

Inoltre, Woodcock sostieneche oggi i pm si sono abituati a “vincere facile”, in quanto il loro compito è convincere un giudice già in perfetta sintonia con i loro argomenti, dato che si frequentano e chiacchierano agli stessi convegni, agli stessi matrimoni, sulle stesse chat.

Anche diversi magistrati si aprono quindi all’ipotesi di costituire due CSM, che riguardino l’autogoverno delle rispettive cariche magistratuali auspicando che questa mossa possa portare ad una maggiore autonomia decisionale dei giudici, e al rafforzamento di un potere, quello giudiziario, che da qualche anno in Italia sta conoscendo una forte crisi.

Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.csm.it/web/csm-internet/in-breve

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2019/05/30/news/giustizia-227595693/

https://www.famigliacristiana.it/articolo/loggia-ungheria-annessi-e-connessi-riassunto-per-non-addetti-ai-lavori.aspx

https://www.ilpost.it/2019/05/31/indagine-luca-palamara/

https://www.ilriformista.it/bene-la-proposta-di-ermini-sulla-qualita-dei-magistrati-ma-serve-anche-la-separazione-delle-carriere-206309/?refresh_ce

https://www.ilsussidiario.net/news/woodcock-separazione-carriere-magistrati-svolta-pm-dopo-palamara-serve-riforma/2157449/

https://www.ildubbio.news/2021/05/09/separazione-delle-carriere-avere-due-csm-non-risolve-il-problema/

https://www.iusinitinere.it/separazione-delle-carriere-e-la-volta-buona-20551/amp

https://dirittodidifesa.eu/separazione-delle-carriere-dei-magistrati-di-paolo-borgna/

https://www.giurisprudenzapenale.com/2020/07/28/separazione-delle-carriere-al-via-lesame-della-proposta-di-legge-costituzionale/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/04/14/la-giustizia-va-riformata-serve-piu-trasparenza/6165169/

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L'Autore

Francesco Marchesetti

Studente di Lettere Moderne.
Aspirante giornalista, certo che l'informazione libera debba essere un diritto universale.

Student in Modern Literature.
Aspiring journalist, certain that freedom of information should be a universal right.

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Palamara Magistrature