Compromesso tra stato e intimità: il matrimonio in Cina

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  Redazione
  28 March 2019
  3 minutes, 19 seconds

Analizzando il ruolo della donna nella società cinese, ci sono diversi aspetti che possono essere studiati. Negli articoli precedenti, si è analizzato il tema della riproduzione con riferimento alla legge del figlio unico, nonché il ruolo della donna nella propaganda della Rivoluzione Culturale. In questo articolo si prenderà in considerazione un’istituzione sociale che caratterizza la cultura occidentale come quella cinese nel XX secolo: il matrimonio. Protagonista di questa istituzione è anche la donna e, pertanto, diventa fondamentale capire come questa pratica sia cambiata e in che modo questo abbia influenzato la sua figura in Cina.

Il matrimonio si è modificato nel tempo e, un'universale e comprensiva definizione, potrebbe risultare semplicistica. In questo articolo si definisce il matrimonio come un contratto legalmente vincolante tra due persone ma anche come un patto con la comunità. Il matrimonio regola il rapporto tra due individui all’interno della società, conferendo privilegi e legittimazione. Quest’istituzione è vista come una proiezione del potere dello stato nell’intimità delle persone, ovvero indica il riconoscimento pubblico di specifici rapporti. Si pensi, per esempio, ai matrimoni tra minorenni e maggiorenni (in specifico al fenomeno delle spose bambine) o ai matrimoni combinati, fino ai matrimoni eterosessuali e omosessuali. Tutte queste unioni indicano una specifica politica e/o visione della coppia da parte dello stato e una sua volontà di imporre sul territorio una particolare concezione di amore.

Il caso specifico: il matrimonio in Hui'an

Nello Hui’an, contea del sud-est della Cina, esisteva l’usanza per le donne di non trasferirsi direttamente nella casa del marito una volta sposate. Qualche giorno dopo la cerimonia, queste tornavano a vivere nelle loro case natali ed effettuavano delle visite periodiche presso le famiglie dei mariti. Questa pratica catturò l’attenzione dello stato cinese quando, i residenti della Contea di Hui’an, furono obbligati a rispettare le norme generali dettate dallo stato socialista cinese e non poterono più seguire le loro tradizioni. Questo successe perché gli abitanti della contea non furono riconosciuti ufficialmente come minoranza e furono obbligati a seguire i costumi della etnia maggioritaria (Han). Per lo stato, l’istituzione del matrimonio collegò la sfera pubblica e la sfera privata, permettendo di promuovere la propria visione di società. Il matrimonio divenne un passo fondamentale per la creazione di una società socialista civilizzata e le donne delle figure chiave per implementare una nuova idea di intimità coniugale. Furono condotte delle campagne intense per il ritorno delle donne nelle case dei mariti ma, molte di queste giovani spose, si rifiutarono di seguire questa pratica. Questo potrebbe risultare molto strano poiché la legge del matrimonio del 1950 insisteva sulla libertà della donna di scegliere il proprio sposo, sulla legalizzazione dell’età per sposarsi e sulla normalizzazione rispetto alla convivenza coniugale. Nonostante ciò, i legislatori non avevano tenuto conto che stavano imponendo a queste donne un modello di intimità che per loro era spaventoso, togliendole la possibilità di affidarsi alla propria famiglia natale e al gruppo di donne di cui si fidavano. Solo nella metà degli anni ‘90, queste pratiche vennero interiorizzate dalle donne locali.

Compromesso tra stato e intimità, perchè?

Nello studio del ruolo della donna nella società cinese, l’analisi dell’istituzione del matrimonio fornisce un punto di vista privilegiato: attraverso questa pratica, si può comprendere come il ruolo della donna sia cambiato in base ai nuovi obiettivi politici-sociali e quanto questa visione influenzi altresì il modo di percepire l’intimità e le relazioni. Questo dimostra come lo stato sia interessato a definire l’unione di due individui, non solo per motivi religiosi, come può essere il matrimonio nella cultura cristiano-cattolica (visto come relazione esclusiva tra uomo e donna), ma anche per dare una forma alla società. Attraverso questa istituzione, lo stato separa il convenzionale dal deviante, ovvero ciò che la società è disposta o meno ad accettare.

A cura di Silvia Passoni

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