Combattere lo spreco alimentare

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  Redazione
  26 March 2021
  5 minutes, 50 seconds

Chi può dire di non essere stato rimproverato durante la propria infanzia davanti ad un piatto che non voleva finire, in nome dei “bambini che muoiono di fame dall’altra parte del mondo”? Questi ammonimenti, frutto di una saggezza popolare semplice ma non priva di profondità, forse ancora memore di un’epoca in cui la fame era un flagello anche nelle nostre terre, esprimono con chiarezza l’immoralità del gesto.

Lo spreco del cibo è un problema etico, sociale, economico ed ecologico

Secondo la FAO, oltre un terzo del cibo prodotto al mondo va perso. Gli alimenti sono persi o sprecati lungo l'intera catena di approvvigionamento alimentare: nell'azienda agricola, durante la trasformazione e la lavorazione, nei negozi, nei ristoranti e in ambito domestico.

Lo spreco aumenta la domanda di cibo, causando un aumento dei prezzi sul mercato le cui conseguenze vengono pagate dalle regioni del mondo meno sviluppate, dove le popolazioni non hanno i mezzi economici per far fronte all’inflazione. Quando buttiamo del cibo dobbiamo sempre riflettere sul fatto che non stiamo sprecando semplicemente quello che buttiamo, ma anche tutte le risorse impiegate per produrre e distribuire quel bene: il suolo e l’acqua, l’energia. Senza contare le emissioni di CO2, di altri gas a effetto serra e di polveri sottili. Inoltre, lo smaltimento stesso dei rifiuti è causa di inquinamento ambientale. Se il fenomeno dello spreco alimentare globale fosse una nazione, sarebbe la terza al mondo per emissioni di gas serra al mondo [1]. In Italia questo fenomeno comporta l’emissione di circa 3,4 milioni di tonnellate di CO2eq (vale a dire circa lo 0,01% delle emissioni totali) - che arrivano a 5 milioni se si considera anche lo smaltimento dei rifiuti - ed è responsabile del 3% dei consumi finali di energia [2].

Il problema ha assunto dimensioni tali che da ormai diversi anni anche la politica ha rivolto maggiormente la sua attenzione a queste tematiche: nel 2015 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha definito gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030; tra questi, il dimezzamento degli sprechi alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatore. Nelle istituzioni italiane questo impegno si è tradotto nell’approvazione di diversi progetti a favore della sensibilizzazione intorno al problema e della promozione di iniziative volte alla distribuzione delle eccedenze alimentari a persone indigenti [3].

Dove avviene lo spreco?

Secondo uno studio della FAO realizzato nel 2011, il 22% degli sprechi alimentari avvengono a livello domestico. Un’indagine Waste Watcher ha misurato che in Italia tra il 2018 e il 2019 ogni giorno sono stati gettati via circa 100 grammi di prodotti alimentari, per un totale di ben 2 miliardi e 200 milioni di tonnellate in un anno. Nel 2020 WW ha stimato in Italia uno spreco settimanale medio di €4,90 per nucleo familiare che ci porta a un dato nazionale di circa 6,5 miliardi di euro. Questa cifra, sebbene spropositata, rappresenta un progresso lungo la strada del contenimento di questo fenomeno: essa certifica un calo del 25% circa rispetto al Rapporto 2019, nel quale si ritrovava un valore medio di €6,60 settimanali per nucleo familiare, per un totale di circa 8,4 miliardi di euro [4].

Quali sono le cause e quali le possibili soluzioni?

Il cibo viene acquistato in quantità eccessive e si aspetta troppo a lungo prima di consumarlo; di conseguenza, spesso si ammalora e deve essere eliminato. Esistono però tanti piccoli accorgimenti che si possono adottare per invertire la tendenza.

In primo luogo, prima di andare a fare la spesa, è importante controllare cosa si ha già in frigorifero e di cosa si ha bisogno, magari aiutandosi con un piano alimentare settimanale, per capire quanti pasti effettivamente verranno consumati a casa. Dopo aver fatto questo rapido check, conviene scrivere una lista della spesa, in modo da fare acquisti mirati e necessari. È inutile fare scorte di cibo se sappiamo che non lo consumeremo!

Al supermercato, possiamo scegliere di acquistare frutta e verdura ammaccata, che normalmente verrebbe scartata, ma in realtà è buonissima; oppure possiamo optare per prodotti più maturi, se sappiamo che verranno consumati subito.

Un altro problema è quello della data di scadenza riportata sulle confezioni degli alimenti; questa va intesa più come una promessa di qualità da parte del produttore, che come una prescrizione al consumo. Circa il 10% dello spreco alimentare si genera perché viene gettato cibo ancora perfettamente commestibile che ha superato la data di scadenza. Il consiglio è quindi quello di affidarsi molto all’olfatto, alla vista e al gusto dopo che un prodotto ha superato la data indicata per il consumo: se i nostri sensi non registrano niente di anomalo, significa che quell’alimento può ancora essere consumato.

Per gli alimenti non confezionati, come frutta e verdura, accade spesso che dopo qualche giorno di permanenza nei frigoriferi, questi perdano il loro aspetto turgido e invitante, e tendano ad ossidarsi o ad aggrinzirsi. Ma questo non vuol dire che non siano più commestibili! Esistono tantissime ricette per reinventare questi prodotti quando non sono più freschissimi.

Nel caso in cui ci accorgiamo che le derrate alimentari non sono proprio più in condizione di essere consumate, possiamo dare loro un’ultima chance: possono essere utilizzate diversamente. Per esempio, il caffè macinato può essere usato per un peeling di bellezza sotto la doccia; l’olio rancido può servire a trattare mobili in legno esposti agli agenti atmosferici. Le idee di questo tipo sono tantissime, basta solo informarsi!

Molto dello spreco è legato anche al disordine nelle credenze e nei frigoriferi. Qui dovremmo seguire l’esempio dei professionisti di logistica, “First in, first out”: i prodotti acquistati per primi devono essere spostati avanti, ben visibili, ed essere consumati prima di quelli acquistati successivamente. I prodotti vanno conservati sempre al fresco, possibilmente in contenitori chiusi ermeticamente.

Quando ci accorgiamo di aver comprato o cucinato troppo, niente paura! Si può congelare tutto, per poi all’occorrenza scongelare e avere a disposizione qualcosa di buono, pronto in pochi minuti.

Un po’ di attenzione in più da parte di tutti può determinare il cambiamento. Tu cosa aspetti per cominciare?

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a cura di Chiara Natalicchio 

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