Cambiamento climatico ed epidemie - la prevenzione sta nel rispetto ambientale

Le epidemie stanno diventando sempre più frequenti anche se le condizioni igenico-sanitarie sono migliorate in tutto il mondo

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  Redazione
  07 February 2020
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Nell’ultimo secolo le distanze tra le nazioni si sono sempre più accorciate. Questo grazie allo sviluppo economico, che ha permesso di stringere legami commerciali, nonché al progresso nel settore dei trasporti, non solo delle merci ma anche delle persone. Molto spesso, la globalizzazione viene indicata "colpevole" della più frequente manifestazione delle epidemie che, in caso di assenza di questa rete di scambi, non ci sarebbero. La verità è che la globalizzazione ha poco a che fare con l’origine e l’eventualità delle infezioni, anche se gioca un ruolo fondamentale nella loro diffusione e trasmissione.

Sono le variazioni ambientali, incluso il clima, le cause della riemergenza e del potenziale epidemico di diverse malattie infettive. In alcuni casi, i collegamenti sono relativamente semplici, come l'esposizione della popolazione umana e altri tramiti biologici a patogeni sconosciuti o innocui perché normalmente non raggiungibili. In altri casi, le relazioni sono assai più confuse, come ad esempio le migrazioni, i disturbi ecologici, la resistenza ai farmaci, i rari casi di doppia infezione e la malnutrizione. Queste sfide sanitarie sempre più ricorrenti, come la Sars, l’Influenza aviaria, il Mers-Cov, l’Ebola, la Febbre suina e il Coronavirus - tutte verificatesi nell’ultimo ventennio - stanno guidando risposte innovative che coinvolgono tecnologie emergenti, nonché nuovi approcci sistematici nel processo che apre nuove strade per la ricerca diagnostica e misure preventive.

Alcuni casi semplici che mettono in relazione i cambiamenti climatici con la maggiore frequenza di malattie infettive sono:

  • Manifestazione di eventi estremi e catastrofi naturali (comprese ondate di calore, tempeste, inondazioni);
  • Cambiamenti ambientali che riguardano lo spostamento della fauna come la deforestazione;
  • Malattie di origine alimentare;
  • Urbanizzazione e cementificazione;
  • Malattie trasmesse dall'acqua per pericoli di contagio delle falde acquifere;
  • Malattie trascurate ed emergenti.

Il riconoscimento che la salute delle persone, degli animali selvatici e domestici e dell'ambiente siano strettamente interconnesse in un approccio interdisciplinare è un punto di partenza essenziale per affrontare questi problemi.

Una ricerca condotta dalla Environmental Foundation for Africa durante la manifestazione del virus Ebola nel 2015, mostra che la distruzione delle foreste aumenta il rischio di trasmissione del virus dagli animali agli umani e anche di tutte le altre malattie a trasmissione animale. Secondo il rapporto, il continuo sgretolamento delle foreste in Liberia, Guinea e Sierra Leone ha contribuito alla diffusione del virus nella regione poiché, quando la foresta si riduce, ci sono il 75% di possibilità in più di interazione tra animali e umani.

In occasione di un lancio ufficiale in Monrovia, Tommy Garnett, direttore dell’EFA, ha dichiarato che la sua organizzazione ha lavorato nel settore ambientale in Africa dallo scoppio dell’epidemia ad oggi, creando consapevolezza sui problemi ambientali che l’Africa occidentale sta affrontando. L’EFA ha lavorato in collaborazione con gli attori dello sviluppo economico, indicando di essere in grado di capire come le varie attività di sviluppo hanno contribuito a migliorare l'ambiente o a minarlo. L'organizzazione ha altresì sottolineato che è necessario che ogni attività economica disponga di una forte componente di protezione ambientale, per garantire che la vita dei cittadini non sia messa in pericolo ogni volta che viene attuato uno sviluppo in termini economici.

"Se ci fosse stata una forte componente di protezione ambientale nella maggior parte dei ministeri, molte fabbriche non si troverebbero dove invece si trovano ora, perché gran parte delle sostanze chimiche che utilizzano hanno un impatto sull’ambiente e influenzano la salute delle persone" disse Garnett.

La relazione tra la diffusione delle infezioni da virus Ebola e la deforestazione raccomanda l'integrazione della gestione delle risorse naturali e dell'ambiente come elementi chiave per lo sviluppo socioeconomico.

La relazione inoltre suggerisce ai responsabili politici di applicare un approccio precauzionale ai piani di ripresa economica, così da ridurre il rischio di futuri focolai. Questa ricerca è stata svolta dall’EFA con il sostegno del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP).

Garnett ha affermato che al culmine della crisi dell'Ebola molti hanno perso la vita, mentre i superstiti, specialmente in quei paesi forestali, hanno deciso di dare un'occhiata più da vicino all'area della foresta. Questo per vedere in che misura la frammentazione stava creando una regione per i pipistrelli, dai quali ci si aspettava potessero trasmettere l'EVD all'essere umano.

Allo stesso tempo, il Global Manager di ERUM, ha affermato che il risultato dei tre nuovi focolai di Ebola in 3 paesi diversi è stato prodotto dalla risposta dei pipistrelli a paesaggi forestali frammentati, indicando che in tali condizioni è possibile che diverse specie di pipistrelli, altri animali e umani che normalmente non sarebbero in contatto, vi entrino. Lo studio ha inoltre rivelato che i risultati dell'epidemia nei tre paesi colpiti, ovvero la Liberia, la Sierra Leone e la Guinea, ha provocato oltre 11.000 morti, massicci sconvolgimenti sociali e miliardi di dollari persi nell'attività economica.

I cambiamenti climatici si riferiscono a cambiamenti a lungo termine delle condizioni meteorologiche e ai modelli di eventi meteorologici estremi. Ciò può portare a radicali cambiamenti nell’habitat microbiologico, che può a sua volta sfociare nella minaccia per la salute degli esseri umani, moltiplicando i problemi di salute esistenti. Come agente attivo, l’essere umano può controllare i relativi effetti sulla salute del cambiamento climatico adottando misure proattive. Tra queste è compresa una maggiore conoscenza dei modelli di cambiamento climatico e degli effetti sulla salute, oltre che un'allocazione efficace di tecnologie e risorse per promuovere stili di vita sani e consapevolezza pubblica.

A cura di Andrea Radaelli

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Ambiente e Sviluppo

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