Ambiente: un settore sempre più attraente per la criminalità organizzata

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  Redazione
  11 May 2021
  5 minutes, 39 seconds

I crimini ambientali sono in preoccupante espansione: ad affermarlo è la stessa DIA (Direzione Investigativa Antimafia) nella relazione relativa al primo semestre del 2019. Già da alcuni decenni le organizzazioni criminali hanno compreso la portata del business e la loro infiltrazione nei settori ambientali è sempre più evidente. La DIA osserva infatti che “il crimine ambientale è un fenomeno in preoccupante estensione proprio perché coinvolge, trasversalmente, interessi diversificati. Il prodotto di tali comportamenti illeciti interferisce sull’ambiente e sull’integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita, con conseguenti rilevanti costi sociali[1].

Il fenomeno dell’ecomafia

Ecomafia” è un termine coniato da Legambiente nel 1994; esso indica il “settore della criminalità organizzata che gestisce attività illecite di dannoso impatto ambientale[2]. Le principali attività ecomafiose riguardano il traffico di animali esotici, l’abusivismo, il furto di reperti archeologici e, soprattutto, lo smaltimento illegale di rifiuti. È questa l’attività considerata più lucrativa, tanto che qualche boss mafioso l'ha addirittura definita come più redditizia del traffico di droga. “Trasi munnizza e n’iesci oro”: furono queste le parole usate per evidenziare la rimuneratività del fenomeno, individuate in un’intercettazione telefonica di qualche decennio fa.

Ma vediamo nel dettaglio le caratteristiche di ciascuna attività.

Smaltimento illegale di rifiuti

Lo smaltimento illegale di rifiuti può essere messo in atto in vari modi: si passa dalle discariche abusive alla sparizione dei rifiuti che dovrebbero essere trattati e invece vengono bruciati o interrati in zone abbandonate dai cosiddetti broker (mediatori). Un'altra attività praticata è quella della miscelazione di rifiuti tossici con materiali che non lo sono, in modo da confonderli con i rifiuti non pericolosi: ovviamente, il risultato non è altro che l’avvelenamento del territorio. Tutti questi processi non vedono la presenza di un solo tipo di attori ma di varie categorie, tra cui gli enti pubblici che assegnano i servizi di raccolta, i produttori dei rifiuti, i trasportatori, gli impianti di stoccaggio e gli smaltitori.

Questo tipo di mercato illegale, tuttavia, va oltre i confini nazionali; spesso infatti si tratta di un traffico internazionale. A dimostrarlo è la recente operazione globale ambientale, pianificata dall’Interpol ed eseguita durante il marzo scorso. Essa è stata rinominata ’30 days at sea’ e ha visto il coinvolgimento di 67 Paesi (tra cui l’Italia). L'operazione si è occupata dell’inquinamento marino e dell'inquinamento delle zone costiere, ma ha anche portato alla luce traffico illegale di rifiuti diretti in Turchia e in Senegal nel porto di Augusta (Siracusa). Dall’operazione è emerso inoltre che, data la situazione pandemica e i minori controlli effettuati da parte delle forze dell'ordine, per gli attori criminali è stato più facile sfruttare le vulnerabilità ambientali.

Il traffico illegale di animali esotici

Un altro business in continua crescita è quello del traffico illegale di animali esotici che, a causa delle organizzazioni criminali globali, sta diventando tra i più redditizi di sempre. Basta una nuova moda, un animale esotico visto come piacevole compagnia per creare un business: un esempio può essere fornito dal pappagallo cenerino, un uccello famoso per essere in grado di imitare la voce umana e nativo dell’Africa Equatoriale. Oggi, il pappagallo cenerino fa parte della Red List della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura).

Anche in questo caso parliamo di un traffico internazionale. Nel 2018 l’Interpol ha coordinato, insieme alla World Customs Organization (WCO), un’operazione internazionale rinominata Operazione Thunderstorm. Nell’operazione sono stati coinvolti 92 Paesi, europei e non, e l’Italia era tra questi. Dalle indagini è emerso quanto il mercato stia diventando sempre più lucrativo - raggiungendo i livelli del traffico di droga - e di come, a differenza di quest’ultimo, sia difficile da contrastare a causa delle poche sanzioni previste.

Abusivismo

Uno tra i problemi che può definirsi tutto italiano, invece, è sicuramente l’abusivismo edilizio. “L’abusivismo edilizio è un fenomeno illegale consistente nella costruzione di edifici e manufatti edilizi in violazione delle regole all’uopo imposte dalla legge. Due sono i presupposti che generano il suddetto fenomeno: per un verso, la costruzione di un immobile o l’esecuzione di interventi edilizi in mancanza o in difformità dagli atti abilitativi richiesti dalla legge (permesso di costruire, denuncia di inizio attività o s.c.i.a.); per altro verso, l’edificazione di opere in violazione dei vincoli paesistici, ambientali, storici, archeologici, stradali e ferroviari[3].

Secondo il Rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente, gli abusi edilizi realizzati in un solo anno ammontano a oltre 17mila. Sempre l’associazione Legambiente, ha stimato un giro d’affari di 2,3 miliardi di euro. Inoltre, le aree più coinvolte sono quelle costiere.

Tuttavia, sembra si stia delineando una svolta nella lotta a questo fenomeno, rappresentata dall’approvazione - risalente allo scorso settembre - dell’emendamento all’articolo 41 del DPR 380/2001 proposto da Legambiente. Tale emendamento è andato a intervenire sul meccanismo delle demolizioni di edifici costruiti illegalmente, in modo da dare a queste ultime una spinta decisiva.

Furto di reperti archeologici

Anche per questo tipo di traffico è stato coniato un neologismo, ovvero “Archeomafia”, definito come il “settore della criminalità organizzata che gestisce traffici illeciti di opere d’arte e di reperti archeologici[4].

Il settore dell’arte è un settore che attrae molto la criminalità organizzata in quanto è un mercato ricchissimo. Inoltre, il valore dei beni che fanno parte della categoria "manufatti artistici", ha subito un notevole aumento negli ultimi decenni, fatto che ha reso il settore ancora più attraente. E, dato il patrimonio culturale italiano, il nostro Paese è tra i più colpiti.

Il mercato è caratterizzato dalla presenza di molteplici soggetti organizzati in una struttura gerarchizzata: alla base della piramide troviamo la manodopera, i cosiddetti “tombaroli”, i quali agiscono per conto di alcuni intermediari nazionali che, a loro volta, fanno riferimento ad altri intermediari internazionali. Al vertice della piramide invece troviamo prestigiosi musei, gallerie d’arte, collezionisti e accademici facoltosi, spesso definiti come “tombaroli dal colletto bianco”.


a cura di Lorena Radici 

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