Agenda 2030 delle Nazioni Unite – Mondo 2021: cenni sullo stato dell'arte

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  Alessandro Fanetti
  06 December 2021
  15 minutes, 48 seconds

Questo è l’ultimo scritto del 2021 sull’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli “stato dell’arte".

Per questo, si cercherà di dare un quadro sintetico e chiaro della situazione, rispondendo a due “semplici” domande:

  • A che punto siamo?
  • E dunque, in base ai titoli degli obiettivi dell’Agenda 2030 - elencati qui sotto - quanta strada resta ancora da fare?

Prendendo in considerazione i 17 fini dell’Agenda, dunque, dedicherò qualche riga a ciascuno di essi:

  • Sconfiggere la povertà: il coronavirus ha aumentato del 40% le persone bisognose e “manca la volontà politica di agire”.[1] Tutti gli indicatori principali fanno pensare che il 2021 vada ad aprire un nuovo decennio di povertà e disuguaglianze, confermando il trend negativo iniziato nel 2020.[2]
  • Sconfiggere la fame: già prima dell’emergenza sanitaria che ha colpito i Paesi di tutto il mondo, si era ben lontani dal raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda ONU 2030. Tra questi, garantire l’accesso a cibo sicuro, nutriente e sufficiente per tutte le persone e sradicare ogni forma di malnutrizione. [...] Il nuovo rapporto della FAO - uscito nel 2021 - non lascia alcun margine di interpretazione: cresce il numero di persone denutrite a livello globale, al punto che da 720 milioni si sale a 811 milioni nel mondo; [...] quasi una persona su tre (2,37 miliardi) non ha [...] accesso a un’alimentazione adeguata e continuativa, soprattutto per ragioni di carattere economico [...].
  • Salute e Benessere: “assicurare salute e benessere per tutti e per tutte le età” - questo recita il sito delle Nazioni Unite e tutti i punti precedenti e successivi dimostrano che siamo ben lontani dal raggiungimento dell’obiettivo.
  • Istruzione di qualità: i dati a livello globale – aggravati dalla crisi in corso – mostrano i limiti e le mancanze dei sistemi educativi e delle politiche a questi connesse. [...] Oggi [...] siamo ben lontani dal raggiungere i livelli prefissati per il 2030. [...] Secondo l’Istituto di statistica dell’UNESCO (UIS), infatti, nel 2018 circa 258 milioni di bambini e adolescenti si trovavano esclusi dal sistema, sia perché non vi hanno accesso, sia per abbandono scolastico. [...] Di cui la maggioranza viene rilevata nell’Africa subsahariana [...] e nell’Asia meridionale [...]. Il dato generale, nonostante alcune note positive come la diminuzione del gender gap, non è variato negli ultimi anni e si prevede, anzi, che peggiorerà a causa della crisi in corso. Nel 2020 si è infatti calcolato come il 90% degli studenti sia rimasto a casa in ottemperanza alle misure preventive anti-contagio e che almeno 500 milioni di studenti siano stati, e siano tuttora, privi di accesso alla didattica a distanza. Questi due dati bastano a rendere chiaro quanto sia a rischio il futuro di milioni di bambini, bambine, ragazzi e ragazze, per cui la garanzia del diritto all’istruzione rappresenta l’ultimo riparo contro esclusione, marginalizzazione, sfruttamento e violenze.[3]
  • Parità di genere: Il Covid ha riportato indietro le lancette, allontanando di altri 36 anni il momento in cui a livello globale dovremmo raggiungere l’uguaglianza di genere: ci vorranno più di 135 anni. In testa alla classifica ancora i Paesi nordeuropei, a partire da Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia. Germania e Francia si piazzano undicesima e sedicesima, gli Usa 30esimi.[4]
  • Acqua pulita e servizi igienico-sanitari: Ancora nel 2021 ad una persona su 3 nel mondo manca l’acqua pulita e oltre una su 2 non dispone di servizi igienico-sanitari puliti.[5]
  • Energia pulita e accessibile: Il momento più significativo è stato quello della Cop26, dove sono stati messi dei paletti al riscaldamento globale e all’inquinamento, anche se come sempre “fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. I risultati non sono certamente soddisfacenti per il globo e per chi lo abita, anche se dei passi in avanti almeno “sulla carta” sono stati fatti:
  • Taglio del 45% delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010.
  • Zero emissioni nette intorno alla metà del secolo.
  • Invito ai Paesi a tagliare drasticamente anche gli altri gas serra (metano e protossido di azoto) e a presentare nuovi obiettivi di decarbonizzazione (Ndc, National Determined Contributions) entro la fine del 2022.
  • Invito ai Paesi ad accelerare sull'installazione di fonti energetiche rinnovabili e sulla riduzione delle centrali a carbone e dei sussidi alle fonti fossili.
  • Varate le linee guida per tre previsioni dell'Accordo di Parigi che finora erano rimaste inattuate: il mercato globale delle emissioni di carbonio (articolo 6), il reporting format con le norme con cui gli stati comunicano i loro risultati nella decarbonizzazione (trasparenza) e le norme per l'attuazione dell'Accordo di Parigi (Paris Rulebook).[6]
  • Ancora prima della pandemia, circa un miliardo di persone non aveva accesso all’elettricità e tre miliardi non avevano accesso a sistemi di cottura puliti.[7]
  • Lavoro dignitoso e crescita economica:
  • Circa 152 milioni di bambini sono ancora vittime dello sfruttamento dato dal lavoro minorile.[8]
  • Secondo una nuova analisi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), la crisi del mercato del lavoro innescata dalla pandemia di COVID-19 è lungi dall’essere finita e le perdite occupazionali non verranno recuperate almeno fino al 2023.[9]
  • La pandemia da Covid-19 ha avuto un effetto devastante sull’economia globale, causando una dura recessione per la maggior parte dei Paesi del mondo.[10]
  • Le ferite “economiche” della crisi sono profonde e da rimarginare con forti interventi pubblici. “Il mondo sta attraversando una ripresa vigorosa grazie alle misure decisive assunte dai Governi nel momento più acuto della crisi. Ma come osservato per la distribuzione dei vaccini, i progressi sono diseguali. Affinché la ripresa sia sostenuta e generalizzata, bisogna agire su più fronti [...]” ha affermato il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, nel 2021.[11]
  • Imprese, innovazione e infrastrutture: Oggi non c'è quasi un angolo del pianeta che non sia coperto da rete telefonica [...] e già nel 2018 il 96% della popolazione mondiale viveva entro il raggio di un segnale mobile [...]. Nonostante ciò, nei Paesi meno sviluppati la popolazione che usa realmente, ad esempio, internet, è appena il 20% del totale [...]. Dunque, una situazione del tutto squilibrata fra i vari territori del mondo, con i Paesi in via di sviluppo che spesso non hanno adeguate infrastrutture, reti idriche, elettriche, di trasporto e comunicazione; in più, hanno un limitato accesso ai mercati e alla possibilità di formazione, riducendo i posti di lavoro e impedendo la crescita delle imprese piccole e medie [...]. In questi Paesi meno di un terzo della produzione agricola locale viene lavorato, mentre nei Paesi ad alto reddito si arriva al 98%: nei Paesi poveri vi sarebbero quindi ampi spazi per la nascita di industrie locali agroalimentari.[12] In alcuni Paesi africani, la carenza di infrastrutture riduce del 40% la produttività delle aziende [...]. Nell’Asia orientale e sudorientale, in Europa e nel Nord America quasi la metà del valore di mercato proviene da settori ad alta tecnologia. Invece nell’Africa sub-sahariana questo indice corrisponde solo al 14,9%.[13]
  • Ridurre le diseguaglianze: Secondo il World Social Report 2020 di UNDESA, la disuguaglianza nel mondo è in crescita negli ultimi 30 anni, in particolare nei paesi ad alto e medio sviluppo. Più del 70% della popolazione mondiale vive in paesi dove la disuguaglianza è in crescita, e nel 60% dei paesi la quota di ricchezza concentrata nelle mani dell’1% più ricco della popolazione è aumentata. [...] Il World Inequality Report pubblicato nel 2018 (valido senza dubbio ancora oggi) suggerisce che una delle più influenti cause dell’aumento delle disuguaglianze sia dato dal passaggio della ricchezza pubblica in mani private. Negli ultimi venti anni, vi è stata una forte spinta alla privatizzazione del patrimonio dello Stato e questo avrebbe portato una diminuzione di risorse in mano ai governi per combattere le criticità che portano alla disuguaglianza. [...] Per limitare questi effetti, il rapporto presenta alcuni strumenti di contrasto alle disuguaglianze proposti in diversi studi economici realizzati negli ultimi anni: un sistema progressivo per il pagamento delle tasse, una tassazione più gravosa per le rendite finanziarie in modo tale da dare una spinta all’economia reale, un miglioramento nell’accesso all’istruzione, un incremento nell’offerta di servizi pubblici e l’adozione di un salario minimo garantito. Tutti strumenti che richiedono un deciso intervento pubblico spesso non gradito a chi detiene il potere economico-finanziario (e la ricchezza) e difficile da attuare in un contesto di scarsità di risorse pubbliche e di limitazioni poste alla spesa pubblica. Il World Social Report di UNDESA sottolinea in particolare come l’accesso universale all’istruzione sia la vera chiave per prevenire e contrastare le disuguaglianze (come abbiamo visto precedentemente ora purtroppo non è così). Tuttavia, occorre che il sistema educativo sia davvero accessibile a tutti altrimenti il rischio è di esacerbare le disuguaglianze.[14]
  • Città e comunità sostenibili: Lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto senza trasformare in modo significativo il modo in cui costruiamo e gestiamo i nostri spazi urbani. La rapida crescita delle città, risultato dell’aumento della popolazione e della migrazione, ha portato ad un boom nelle megalopoli, specialmente nei paesi in via di sviluppo, e gli slum stanno diventando una caratteristica sempre più significativa. Bisogna garantire una mobilità sana e sostenibile, come camminare o andare in bicicletta, attraverso una migliore pianificazione urbana e migliorando l’accessibilità e l’attrattiva dei sistemi di trasporto pubblico. Un’altra sfida riguarda gli impatti ambientali negativi delle città, come le elevate emissioni di anidride carbonica o le grandi quantità di rifiuti generati nelle aree urbane.[15] Ad oggi, circa 883 milioni di persone vivono nei bassifondi (baraccopoli) e la maggior parte di loro si trova nell’Asia orientale e sud-orientale. Secondo recenti dati dell’OMS, circa il 90% degli abitanti delle città respira aria non pulita e non beneficia di spazi di verde pubblico. Oltre la metà della popolazione urbana mondiale è esposta a livelli di inquinamento atmosferico almeno 2,5 volte superiori agli standard di sicurezza. Progettare uno sviluppo urbano compatibile con l’ambiente ha quindi anche un significato preventivo in campo sanitario.
  • Consumo e Produzione responsabili: Ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto, corrispondente a 1,3 miliardi di tonnellate, per un valore pari a circa mille miliardi di dollari, finisce nella spazzatura dei consumatori e dei commercianti, oppure va a male a causa di sistemi di trasporti o pratiche agricole inadeguati.
  • [...] Se la popolazione mondiale utilizzasse lampadine a risparmio energetico, si risparmierebbero 120 miliardi di dollari all’anno.
  • [...] Se la popolazione mondiale raggiungesse 9,6 miliardi all’anno entro il 2050, servirebbero tre pianeti per soddisfare la domanda di risorse naturali necessarie a sostenere gli stili di vita attuali.
  • [...] Circa 2 miliardi di persone nel mondo sono sovrappeso o obese (contro miliardi che non hanno cibo a sufficienza).
  • [...] Entro il 2020 (andava raggiunta) la gestione eco-compatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti durante il loro intero ciclo di vita, in conformità ai quadri internazionali concordati, e (andava ridotto) sensibilmente il loro rilascio in aria, acqua e suolo per minimizzare il loro impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente [...][16] (nella sostanza, chi ha visto queste cose?).
  • Lotta contro il cambiamento climatico: In conseguenza dei cambiamenti climatici nel 2030 150 milioni di persone avranno bisogno di aiuti umanitari, 50 milioni in più rispetto a oggi. Il 2021, dunque, conferma l’andamento negativo del 2020. I progressi (modesti e diseguali nel mondo) fatti negli ultimi anni e volti a raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030 hanno segnato una battuta d’arresto con l’arrivo del Covid-19.[17]
  • Alla Cop26 è stato fissato un tetto di aumento della temperatura globale di 1,5° entro il 2030, anche se sarà tutto da dimostrare e viste le posizioni di giganti come l’India tutto ciò lascia dei forti dubbi.
  • Sempre in questo consesso sono stati promessi 100 miliardi ai Paesi più poveri per raggiungere gli obiettivi prefissati, ma di concreto ancora c’è da vedere qualcosa anche in questo campo.

Ad oggi, è da sottolineare che quelli che dovrebbero “tirare la cinghia” sono in primis l’1% della popolazione più ricca del pianeta, la quale da sola produce il 16% circa del totale di anidride carbonica consumata in un anno da tutti gli abitanti del globo. Un consumo 30 volte superiore a quello sostenibile.[18]

  • La vita sott’acqua: Mari e oceani forniscono circa la metà dell’ossigeno necessario alla vita e assorbono un terzo dell’anidride carbonica in atmosfera; gli oceani contengono approssimativamente 200.000 specie identificate; gli oceani rappresentano la più grande riserva di proteine al mondo, con più di 3 miliardi di persone che dipendono dagli oceani come risorsa primaria di proteine; il 40% degli oceani del mondo è pesantemente influenzato dalle attività umane, il cui impatto comprende l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita di habitat naturali lungo le coste.[19] A fronte di tutto ciò, lo sforzo per difendere le nostre acque deve essere titanico, in quanto la situazione è drammatica:
  • Rispetto al periodo preindustriale l’acidità degli oceani è aumentata del 26% e, stando alle previsioni, entro il 2100 si assisterà ad un aumento del 100 – 150%.[20]
  • Una ricerca della Commonwealth Industrial and Scientific Organization riporta un dato impressionante: ci sono circa 14,4 milioni di tonnellate di microplastiche sul fondo degli oceani. Si tratta di più del doppio della quantità di plastica rispetto a quella presente sulla superficie terrestre.
  • L’ultimo report del Wwf sul tema dello Sviluppo sostenibile lancia l’allarme sul fallito raggiungimento dell’Obiettivo 14. Solo per 2 target sui 6 previsti ci sono progressi in atto e riguardano la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse marine. Allo stesso tempo la mancanza di un monitoraggio e di una rendicontazione accurata rendono difficile valutare il successo nel raggiungimento degli obiettivi.
  • A questo ritmo, entro il 2050 l’oceano ospiterà più plastiche che pesci.[21]
  • La vita sulla terra: Le risorse naturali hanno subito, dagli anni ’50 ad oggi, un declino senza precedenti:
  • Il 52% del terreno utilizzato per l’agricoltura è moderatamente o gravemente affetto da deterioramento del suolo.
  • A causa della siccità e della conseguente desertificazione, ogni anno si perdono circa 12 milioni di ettari di terreno almeno potenzialmente coltivabile.
  • Delle 8.300 specie di animali conosciute, l’8% è già estinto e il 22% rischia di esserlo nei prossimi anni.[22]
  • L’urbanizzazione, unitamente alla continua espansione agricola e industriale, hanno portato alla perdita di oltre l’85% delle zone umide nel mondo, alterando il 75% della superficie terrestre e colpendo il 66% dell’area oceanica. Il continuo sfruttamento di piante e animali attraverso la raccolta, il disboscamento, la caccia e la pesca, sta riducendo la biodiversità e portando il Pianeta sull’orlo della sesta grande estinzione di massa. Il tutto in un mondo progressivamente sempre più caldo e in balia di eventi meteo estremi.[23]
  • Pace, giustizia e Istituzioni solide: L’obiettivo numero 16 degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile è dedicato alla promozione di società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, e si propone inoltre di fornire l’accesso universale alla giustizia, e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli. A tal proposito, alcuni dati generali al 2021:
  • Tra le istituzioni più affette da corruzione, vi sono la magistratura e la polizia.
  • Corruzione, concussione, furto ed evasione fiscale costano ai Paesi in via di sviluppo circa 1,26 mila miliardi di dollari l’anno; questa somma di denaro potrebbe essere usata per sollevare coloro che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno al di sopra di tale soglia per almeno sei anni.
  • La percentuale di bambini che lasciano la scuola primaria nei Paesi colpiti da conflitti ha raggiunto il 50% nel 2011, comprendendo 28,5 milioni di bambini; ciò dimostra l’impatto che le società instabili hanno su uno dei principali obiettivi inseriti nell’agenda del 2015: l’istruzione.
  • Lo stato di diritto e lo sviluppo sono caratterizzati da una significativa interrelazione e si rafforzano a vicenda, rendendo tale compresenza necessaria per lo sviluppo sostenibile a livello nazionale ed internazionale.[24]
  • Come ben specificato dal Segretario Generale dell’ONU a fine 2020: “Ogni anno, migliaia di miliardi di dollari – l’equivalente di oltre il 5% del PIL globale – vengono pagati in tangenti o sottratti attraverso pratiche corrotte che minano seriamente lo stato di diritto e sostengono attività criminali quali i traffici illeciti di persone, droga o armi”.
  • Poco meno di tre quarti (73%) dei bambini sotto i 5 anni di età in tutto il mondo hanno registrato le loro nascite. Dunque, in pratica molti sono con zero diritti; “non esistono”.
  • Le Nazioni Unite hanno registrato nel 2018 ben 397 uccisioni di persone che difendevano i diritti umani. Si trattava di attivisti, giornalisti e sindacalisti che vivevano in Paesi particolarmente a rischio sicurezza e che si battevano per costruire una società più giusta e inclusiva.
  • Questa cifra non è purtroppo molto diversa da quelle degli anni precedenti, quando gli omicidi di questo tipo si sono verificati con una frequenza simile.[25]
  • Partnership per gli obiettivi: Il Goal 17 dell’Agenda 2030 mira a rafforzare i mezzi di cooperazione internazionale per facilitare il raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030, anche nei Paesi in via di sviluppo. I traguardi globali possono essere raggiunti solo se tutti i soggetti coinvolti collaborano attivamente. Sono necessari investimenti e sostegno internazionali per garantire uno sviluppo tecnologico nel segno dell’innovazione sostenibile, un commercio globale equo e un accesso diffuso al mercato, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. [...] L’obiettivo è ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo sia incrementando gli aiuti per lo sviluppo forniti soprattutto dai 35 Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sia promuovendo la cooperazione e il partenariato di governi, settore privato e società civile, rafforzando la partnership globale per lo sviluppo sostenibile. L’emergenza sanitaria del 2020, con la pandemia di Covid-19, ha reso molto problematico il raggiungimento di questo e di tutti gli altri obiettivi dell’Agenda, con cui questo Goal è strettamente connesso. A tal proposito, i dati forniti dalla Banca Mondiale sugli aiuti economici internazionali mostrano una situazione ancora poco soddisfacente. [...] Infatti, tra gli Stati più avanzati, soltanto sei hanno raggiunto o superato la percentuale dello 0,7% del reddito nazionale lordo (GNI) destinata agli aiuti pubblici allo sviluppo (ODA).[26] E' fondamentale dunque rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare le partnership di collaborazione per creare sviluppo sostenibile.[27] Il “modello” Cop26 è la strada giusta, anche se le occasioni di vero confronto vanno moltiplicate e, almeno su questioni esistenziali, tutti dovrebbero remare dalla stessa parte.

In conclusione, dunque, possiamo dire che a distanza di 6 anni dalla firma dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite da parte dei Paesi del mondo, la situazione è ancora molto critica. Acuita drammaticamente dalla pandemia che ci ha travolti dal 2020.

Questi 9 anni che ci restano prima di arrivare al 2030 sono fondamentali: o il mondo da una sterzata decisa verso un sistema più giusto ed equo (come gli obiettivi dell’Agenda promuovono)[28], oppure una situazione drammaticamente irreversibile ci porterà verso mete molto difficili e tristi per tutti.

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L'Autore

Alessandro Fanetti

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