Agenda 2030 – America del Nord: cenni sullo “stato dell’arte”

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  Alessandro Fanetti
  14 July 2021
  2 minutes, 53 seconds

Il grande continente americano è “da sempre” fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sia per la presenza in questo territorio della grande potenza con capitale Washington, che per le enormi riserve di materie prime, soprattutto nel centro–sud.

Se nello scritto precedente ho trattato la parte meridionale del continente [1], in questo mi concentrerò su quella settentrionale.

Per quanto riguarda il Canada, il governo di questo Paese mostra da sempre grande attenzione alle tematiche poste nel 2015 dalle Nazioni Unite, ma nel concreto la situazione stenta decisamente a migliorare.

Come è possibile notare andando sul sito ufficiale dell’amministrazione, infatti, gli aggiornamenti stentano ad essere effettuati e i dati presenti non mostrano un miglioramento sostanziale della situazione reale.

Se dunque la presenza di un sito così dettagliato e semplice da usufruire garantisce una certa trasparenza, nel concreto il lavoro da fare è ancora enorme.

Alcuni esempi a sostegno di queste considerazioni:

  • La spesa per lo sviluppo è diminuita sensibilmente.
  • Le emissioni di CO2 pro capite sono rimaste invariate fra il 2016 e il 2017 (ultima data disponibile).
  • Il valore prodotto dall’industria a media e alta tecnologia è diminuito, in percentuale rispetto a quello totale.
  • La percentuale di persone abitanti nelle città che necessita di una casa è aumentata negli ultimi anni [2].

Per quanto riguarda gli Stati Uniti d’America, invece, l’avvento al potere di Biden ad inizio 2021 ha modificato la situazione rispetto alla Presidenza Trump. Almeno a giudicare dai primi mesi di lavoro.

In primo luogo, abbiamo assistito a un rinnovato impegno verso il multilateralismo, principio cardine per raggiungere gli obiettivi tanto ambiziosi quanto globali proposti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Multilateralismo dimostrato fin da subito con un fatto tanto simbolico quanto significativo nel concreto: il rientro negli Accordi di Parigi sul clima.

Di contro, però, la trasparenza inerente gli step verso il raggiungimento degli obiettivi non è garantita e su alcuni punti il ritardo è sostanziale:

  • La diseguaglianza economica è in aumento, a maggior ragione con il Covid-19 che ha escluso parti importanti della popolazione da qualsiasi possibilità di ottenimento di un lavoro [3].
  • Ancora a fine 2020 gli USA erano di gran lunga il primo Paese al mondo a inquinare il mare con la plastica [4].
  • Circa il 35% di tutto il cibo disponibile sul mercato USA è stato sprecato [5].

In conclusione, dunque, è possibile affermare che la strada verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è ancora lunga e irta di ostacoli.

La collaborazione fra Stati è ancora troppo debole e all’interno di ogni singola entità gli sforzi sono ancora troppo marginali.

Manca la giusta consapevolezza fra la popolazione, e i governanti hanno ancora troppa difficoltà a trasformare le belle parole in fatti concreti e tangibili.

Il tempo ancora c’è, ma tutti i Paesi, a partire proprio da quelli più industrializzati come Canada e Stati Uniti d’America, devono fare la propria parte per salvare il nostro pianeta e renderlo maggiormente vivibile per la totalità della popolazione mondiale.

Fonti consultate per il presente articolo:

[1] [2] Per" class="redactor-autoparser-object">https://mondointernazionale.co... una lettura completa di tutti i punti, accedere a questo link: https://www.canada.ca/en/employment-social-development/programs/agenda-2030.html

[3] https://forbes.it/2020/10/09/ricchezza-e-poverta-in-usa-cresce-la-diseguaglianza-economica/

[4] https://sciencecue.it/usa-inquinamento-plastica-leader-mondiali-no-riciclo/23211/

[5] https://refed.com/?sort=economic-value-per-ton

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