MARIE CURIE

  Domina
  Chiara Andreoli
  06 novembre 2022
  6 minuti, 6 secondi

“Questo tipo di cose passano così frequentemente nella storia della scienza che il fatto di minimizzare il talento, l’intelligenza ed il contributo delle donne scienziate dovrebbe essere considerato un errore sistemico.”

Per amore della fisica - Walter Lewin

Le parole di Lewin si riferiscono alla storia di alcune donne del panorama scientifico, come Lise Meitner, che aiutò a scoprire la fissione nucleare; Rosalind Franklin, che contribuì ad individuare la struttura del DNA; e Jocelyn Bell, che scoprì le pulsar e che avrebbe dovuto condividere nel 1974 il Premio Nobel che fu consegnato invece al suo supervisore, Anthony Hewish.

Sono parole che raccontano l’emarginazione dell’universo femminile da un campo che ha sempre privilegiato gli uomini: secondo i numeri, in 120 anni, sono stati conferiti 583 premi Nobel in discipline scientifiche e, di questi, solo 18 hanno premiato delle donne.

Tra queste scienziate ve n'è una che, di premi Nobel, ne ha vinti addirittura due: Marie Curie.

Marie Skłodowska Curie, di origine polacca, è stata una chimica, fisica e matematica naturalizzata francese. Si trasferisce a Parigi per poter studiare e, dopo non poche difficoltà, nel 1891 inizia a frequentare la Sorbona, dove si laurea in fisica e matematica. Nella primavera del 1894, dopo aver conseguito la laurea in fisica, incontra Pierre Curie, fisico e matematico francese che all’epoca studia i fenomeni della piezoelettricità. Nell’autunno successivo, dopo un’estate passata in Polonia - grazie ad una borsa di studio - Marie torna alla Sorbona, dove consegue una seconda laurea, questa volta in matematica.

Nonostante questi risultati, in una lettera indirizzata al fratello, la scienziata scrive:


“Non ho bisogno di dire quanto sono contenta di essere tornata a Parigi… Quello che c'è in gioco è tutta la mia vita. Mi sembrava, però, che avrei potuto stare qui senza rimorsi di coscienza."

Marie si riferisce con queste parole alla famiglia d’origine, più che altro al padre (la madre era morta molti anni prima di tubercolosi) il quale si sente in obbligo di aiutare negli anni della sua vecchiaia. Marie si sente in colpa per aver lasciato il padre per poter proseguire gli studi; un senso di colpa per aver seguito i propri sogni, le proprie abilità e non aver fatto “quello che si doveva" - per non aver compiuto con le tipiche obbligazioni femminili, come la cura della famiglia. Nonostante questo, fortunatamente Marie prosegue con gli studi e le ricerche, i cui risultati sono ampiamente noti ed apprezzati.

Nel 1898 Marie e Pierre Curie scoprono due nuovi elementi radioattivi, il polonio (chiamato così in onore della terra d’origine della scienziata) ed il radio. Durante quattro anni di lavoro estenuante Marie sviluppa un procedimento per l’isolamento del radio; un lavoro senza alcun tipo di precauzione dato che al tempo ancora non si conoscono gli effetti contaminanti del materiale. I Curie si rifiutano di brevettare il procedimento, convinti che i risultati di questa scoperta debbano essere a disposizione di tutti.

Nel 1903, quando quattro illustri scienziati inviano una lettera ufficiale per proporre a Pierre Curie ed a Henri Becquerel il premio Nobel di Fisica di quell’anno per la scoperta del polonio e del radio, il nome di Marie non è nemmeno menzionato. Dopo essere stato informato, Pierre risponde scrivendo che, se la proposta è seria, non potrebbe accettare il premio senza includere Madame Curie. Dopo non poche discussioni si inserisce quindi anche il nome di Marie, ma il denaro ricevuto grazie al premio continua ad essere intestato a Pierre; ed è sempre Pierre l’unico a salire sul palco al momento di pronunciare il discorso per il Nobel, che dà l’intero merito a sua moglie, seduta tra il pubblico. Come disse lo scienziato Frederick Soddy, “la principale scoperta di Pierre Curie fu Marie Slowdoska. La maggiore scoperta di Marie fu… la radioattività.”

La questione del Nobel del 1903 termina in modo relativamente positivo, ma non mancano ulteriori discussioni e problemi: nel 1911, l’Accademia della Scienza rifiuta la candidatura di Marie, a seguito della campagna inferocita che i giornali di destra portano avanti contro la scienziata, definendola come “qualcuno di pericoloso, una specie dalla volontà perversa e un’ambizione inappropriata che potrebbe risultare nociva per l’Accademia”. Insomma, la colpa di Marie è quella di essere una donna, oltretutto ambiziosa e capace, in un ambiente maschilista e chiuso.

Successivamente alla morte del marito Pierre, Marie deve continuare il lavoro di ricerca da sola; l’aiuto e la compagnia del marito sono stati una costante nel lavoro scientifico di Madame Curie, ed ora, oltre a dover gestire la propria famiglia, le figlie e la ricerca scientifica, Marie vuole anche dimostrare le sue abilità ad una maggioranza di scienziati scettici che non la reputano in grado di proseguire il lavoro scientifico. Marie decide di dedicare tutta la propria energia all’investigazione medica e biologica; si concentra sullo studio della misurazione delle sostanze radioattive, crea un servizio di autenticazione di queste misure e definisce il modello internazionale del radio, essenziale non solo per le industrie, ma soprattutto per l'applicazione medica. Infine, si impegna ad ottenere il metallo puro del radio.

Dopo essere rimasta vedova, a Marie viene offerta una pensione ufficiale, che lei rifiuta; a quel punto la Sorbona è spinta ad assegnarle la cattedra del marito Pierre e Marie accetta, diventando la prima donna ad insegnare all'università. Il 6 novembre del 1906 scrive a proposito nel suo diario:


“Ieri impartì la mia prima lezione sostituendo il mio Pierre (...). Forse è anche il desiderio di dimostrare al mondo e soprattutto a me stessa che quella che tu amasti veramente valeva qualcosa."

Nel 1911, grazie all'essere riuscita ad isolare il radio sotto forma di metallo, vince un secondo premio Nobel, questa volta per la chimica, diventando così la prima ed unica donna a vincere due premi nobel nell’ambito della scienza, ed oltretutto in due discipline differenti. In ogni caso, a Marie viene chiesto di non andare a ritirare il premio in Svezia, questo perché erano state pubblicate precedentemente delle lettere intime scambiate tra la scienziata e Paul Langevin, fisico francese e uomo sposato, che rendono pubblica una relazione amorosa. Marie Curie, con la tenacia ed il coraggio che le hanno permesso fin da subito di farsi strada su questo sentiero pieno di porte chiuse, risponde:

“Mi sta chiedendo di fare una cosa che credo sia un grave errore da parte mia. In realtà il premio mi è stato assegnato per la scoperta del radio e del polonio. Credo che non ci sia nessuna connessione tra il mio lavoro scientifico e la mia vita privata (...).”

Alla fine Marie si reca di persona a ritirare il premio.

Per ottenere questi risultati Marie si espone però ad un livello di radiazioni incalcolabile. Muore nel 1934 a causa di un’anemia aplastica, contratta molto probabilmente come conseguenza della continua esposizione a radiazioni. Dopo la sua morte, Marie Curie è anche la prima donna ad essere sepolta al Pantheon di Parigi per meriti propri. Il suo corpo viene trasferito lì nel 1995, accompagnato da un discorso di Mitterand che enfatizza la “lotta di una donna esemplare” in una società dove “ le funzioni intellettuali e le responsabilità pubbliche erano riservati agli uomini.”

Le fonti impiegate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

Condividi il post

L'Autore

Chiara Andreoli

Categorie

Tag