(Dis)integrazione europea

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  Redazione
  29 gennaio 2020
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“La fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea è sempre stata un fatto prevedibile tanto quanto il suo ingresso nella CEE. È sempre stata solo una questione di tempo, di momento e di equilibri geopolitici, mondiali ed europei.” [1]

Gli Ambasciatori presso l’UE hanno approvato, il 22 gennaio, i principi per la trasparenza nei negoziati post-Brexit e, solo due giorni dopo, i presidenti Charles Michel e Ursula von der Leyen hanno firmato l'accordo di ritiro. Successivamente, a Londra, il documento è stato firmato dal primo ministro Boris Johnson il quale lo ha definito “a fantastic moment for the country”.

Il Parlamento europeo voterà quindi l'accordo il 29 gennaio 2020. Una volta che il Parlamento avrà dato la sua approvazione, il Consiglio adotterà, con procedura scritta, la decisione sulla conclusione dell'accordo a nome dell'UE. L'accordo di ritiro, dopo essere stato adottato, entrerà in vigore al momento dell'uscita, ovvero il 31 gennaio 2020 a mezzanotte. Il Regno Unito rimarrà nel mercato unico e nell'unione doganale dell'UE, ma in nessuno degli organi decisionali, fino alla fine del 2020.

Il Parlamento di Westminster lo aveva già definitivamente approvato, spianando la strada alla storica uscita del Regno Unito. L’accordo raggiunto da Boris Johnson con Bruxelles è già legge nel Regno Unito a partire dal momento in cui il monarca, la Regina Elisabetta II, ha posto la sua firma sotto il testo dello European Union Withdrawal Agreement Act, ilquale ha concluso l’iter di ratifica parlamentare a Westminster a tre anni e 7 mesi dal referendum del 2016.

At times it felt like we would never cross the Brexit finish line, but we’ve done it,” B. Johnson.

A tal proposito, guardando a ritroso questo triennio di negoziati ci si scontra con molteplici analisi che insistono sugli errori che sono stati compiuti. Primi fra tutti l’indizione, del premier Cameron, di un referendum sull’uscita o la permanenza nell’UE, l’adozione del voto singolo trasferibile che ha fatto vincere schieramenti estremisti ed infine l’aver anteposto l’avvio di un esecutivo senza che le parti avessero prima scritto una narrazione del futuro condivisa e accettata. Ciononostante, sono convinzioni errate; quello di errore, in politica, è un concetto sbagliato. Per poter sostenere che una decisione è sbagliata occorre dimostrare che un’altra è giusta, ma qui entra in gioco il realismo e l’eterogenesi dei fini che semplicemente ci ricordano che in politica dal bene non discende necessariamente il bene e dal male non discende necessariamente il male. Si prenda consapevolezza però, che dopo il 31 gennaio, il Regno Unito lascerà questa Unione, nella quale resteranno Stati che hanno partorito personalità quali Robespierre, Napoleone, Hitler, Mussolini, Franco, Salazar, Ceausescu, Tito e Milošević. Andrà via, dunque, lo Stato che ci ha regalato la democrazia.

A cura di Giada Pagnoni

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