Diplomazia degli ostaggi tra Cina e Stati Uniti

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  Giulia Pavan
  26 ottobre 2021
  4 minuti, 20 secondi

La concomitanza del recente rilascio della detenuta cinese Meng Wanzhou e dei detenuti canadesi Michael Kovrig e Michael Spavor è descritta come un caso di diplomazia degli ostaggi tra Cina e Stati Uniti. Gli arresti risalgono al 2018 ed entrambi con l’accusa di spionaggio. Dopo anni di tensioni politiche, Cina e Stati Uniti sembrano aver fatto uno scambio vantaggioso per entrambi.

Il caso Huawei

Meng Wanzhou, figlia del fondatore di Huawei e direttrice finanziaria dell’azienda, è tornata in Cina dopo 3 anni di arresti domiciliari in Canada. Detenuta con l’accusa di frode bancaria e altri reati, la donna si è sempre dichiarata innocente. Il suo rilascio è avvenuto il 25 settembre 2021 in seguito a un accordo raggiunto con il dipartimento di Giustizia statunitense che ha acconsentito al rientro della donna nella sua madrepatria. Il ritorno in Cina di quella che è stata soprannominata “principessa di Huawei è stato trionfale: una folla adorante e le autorità cinesi l’hanno accolta all’aeroporto.

L’arrivo in Cina di Meng Wanzhou è la conclusione di un caso giudiziario che ha notevolmente inasprito i rapporti tra Washington e Pechino. La vicenda iniziò il 1° dicembre 2018 quando la donna venne arrestata all’aeroporto di Vancouver su richiesta di Washington. Il governo americano la accusò di aver violato delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale all’Iran, nello specifico di aver venduto illegalmente tecnologie Huawei al governo Iraniano. L’arresto scatenò una crisi diplomatica tra Cina e Stati Uniti.

Ad oggi, dopo il ritorno di Meng Wanzhou, la Cina dichiara che le accuse di frode sono una storia puramente inventata dal governo statunitense per indebolire l’azienda cinese sul piano globale. La direttrice si proclama sempre non colpevole, ma si assume la responsabilità di aver fatto false dichiarazioni e aver omesso l’esistenza di attività commerciali di Huawei in Iran.

Le tensioni pregresse tra Cina e Stati Uniti

I rapporti tra il governo americano e l’azienda cinese Huawei si erano già complicati a partire da gennaio 2018, quando la rete americana cancellò un importante accordo per la vendita di dispositivi Huawei negli Stati Uniti. Dopo qualche mese, il governo americano accusò l’azienda di spionaggio; il governo cinese declinò qualsiasi tipo di coinvolgimento dell’azienda in attività illecite, ma le accuse vennero poi rivolte direttamente alla direttrice Meng Wanzhou. Il caso Huawei è diventato così l’espressione concreta delle tensioni esistenti tra Cina e Stati Uniti: l’ex presidente americano Donald Trump si contendeva strenuamente la supremazia tecnologica a livello globale con il leader cinese Xi Jinping.

Il caso dei due Michael

Il compromesso implicito tra Cina e Stati Uniti si è attuato a poche ora dall’arrivo a Shenzhen della “principessa di Huawei”. Il governo cinese ha rilasciato due cittadini canadesi, l’ex diplomatico Michael Kovrig e l’uomo d’affari Michael Spavor, detenuti in Cina da quasi tre anni. Il loro arresto avvenne alla fine di dicembre 2018 con l’accusa di spionaggio, nello specifico di aver diffuso illegalmente foto e video di attrezzature militari cinesi, ritenute segreti di Stato di secondo livello in Cina.

Ad annunciare il loro rilascio è stato il primo ministro canadese Justin Trudeau, appellandosi alla resilienza e al coraggio di questi due uomini detenuti per più di 1.000 giorni in carcere. Il loro processo si era svolto a porte chiuse e nonostante fossero stati inviati a Pechino diversi contingenti diplomatici per il loro rilascio, nulla era valso fino ad oggi. Per quanto Pechino neghi da sempre qualsiasi tipo di collegamento tra l’arresto di Meng Wanzhou e la detenzione dei due canadesi, il tempismo dell’azione cinese fa pensare a uno scambio di negoziato internazionale.

Il desiderio di collaborazione

Ora le intenzioni dei due Paesi sembrano quelle di voler ricostruire un rapporto pacifico e volto alla reciproca collaborazione. Alla base ci sono principalmente interessi di natura economica, in particolare il Canada mira a recuperare i rapporti con Pechino per favorirne l’adesione al CPTPP (Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership Agreement). L’accordo è uno strumento cruciale per sostenere i commerci tra l’area asiatica e il continente americano.

La Cina, dal canto suo, con il rilascio dei due detenuti canadesi sembra propensa a riappacificarsi con Washington, complice anche la telefonata inaugurale avvenuta di recente tra Joe Biden e Xi Jinping. I due leader si sono detti pronti a collaborare per fronteggiare le sfide globali e le problematiche che interessano ambedue le nazioni; le differenze tra Cina e Stati Uniti devono essere gestite attraverso il dialogo e il rispetto reciproco.

Una prospettiva futura di pace

Le rispettive scarcerazioni mostrano come la politica abbia improvvisamente preso il sopravvento sulla giustizia per il raggiungimento di un compromesso. Ciò che tutti auspicano, sul piano internazionale, è che la competizione che esiste da sempre tra Cina e Stati Uniti non si trasformi in un conflitto. La ripresa delle relazioni bilaterali tra i due Paesi potrebbe segnare un nuovo inizio per l’equilibrio internazionale, all’insegna della pace e della prosperità nell’Indo-Pacifico.

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Giulia Pavan

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Società

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