Dalla tormentata Brexit alla prospettiva di una nuova Europa a 28 Paesi

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  Tiziano Sini
  09 gennaio 2021
  4 minuti, 47 secondi

Il 2020, un anno dei più funesti nella storia, si è concluso con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Il dibattuto referendum per la Brexit del 2016 ha infatti trovato finalmente compimento, mostrando in maniera chiara uno dei risultati più sorprendenti del populismo europeo, sintomatico di uno stato perentorio di criticità in cui l’Unione versa ormai da tempo: una certa incapacità d'intervento nella risoluzione dei problemi endemici non ha fatto altro che alimentare un forte malessere nella popolazione[1].

Una situazione straordinaria che ha generato un fortissimo dibattito postumo alla votazione, in cui un ruolo essenziale è stato giocato proprio dalle negoziazioni sull’uscita. Ad onor di cronaca, questa frattura ha portato al susseguirsi di ben due Primi Ministri e di numerosi slittamenti per quanto riguardava l’uscita stessa, proprio a causa delle numerose difficoltà.

Il 1° gennaio 2021 però la fatidica data è finalmente giunta e, come definito da Boris Johnson nel messaggio di fine anno, “abbiamo la libertà nelle nostre mani e sta a noi sfruttarla al meglio”, apostrofando così l’uscita del Regno Unito[2].

Uno scenario positivo, quello rappresentato, se non fosse che la situazione per il Paese è tutt’altro che semplice. Questo nonostante il superamento delle problematiche fortemente enfatizzate dall’opinione pubblica: la questione della pesca, il cui apporto economico è quantificabile in poche decine di milioni, ed il blocco dei negoziati sul commercio, che sembrava far propendere per un’uscita senza accordo. Sembra infatti molto chiaro come dietro questo traguardo si celino problematiche importanti il cui impatto e la difficoltà a trovare soluzioni porteranno a considerarle in breve tempo tematiche assolutamente rilevanti. Ad esempio le sorti di uno dei settori trainanti come quello finanziario, il cui indotto costituisce circa il 7% del Pil ed il 70% della struttura economia britannica, generando un giro di affari con l’Unione Europea quantificabile in circa 33,2 miliardi. Oppure ancora il problema della necessità di negoziare un numero consistente di nuovi accordi, che non si fermano solo al Mercato Unico, ma che intercedono nella regolamentazione di tantissimi settori[3].

La questione scozzese

Da uno scenario estremamente negativo e destinato a generare ulteriori problematiche, forse ancora più profonde rispetto a quelle che hanno caratterizzato i negoziati attuali, emergono anche altri aspetti interessanti.

Uno di questi è il rapporto che si sta delineando fra Regno Unito e Scozia. Quest’ultima è guidata dal Primo Ministro Nicola Sturgeon che, in controtendenza con il governo di Londra, ha accolto il nuovo anno pubblicando un messaggio inequivocabile: una vecchia foto del palazzo della Commissione europea a Bruxelles su cui erano state proiettate le parole “Europe” e “Scotland”, a cui ha fatto seguito una didascalia altrettanto chiara sul futuro “La Scozia tornerà presto, Europa”, “tenete la luce accesa[4].

A questo proposito lo scenario più plausibile, visti gli interessi in gioco e i soggetti che ne portano avanti le istanze, sembra essere una vera e propria rottura. Questa porterebbe alle rivendicazioni da parte della Scozia di un nuovo referendum per l’indipendenza, che a questo punto potrebbe ribaltare le sorti di quanto decretato nel 2014. Il “no” in quella circostanza, infatti, vinse con il 55,30% delle preferenze. Un dato che in futuro dovrà essere rapportato a quanto emerso durante le votazioni sulla Brexit, in particolare al peso elevato dei voti a favore del “Remain” che, in quell'occasione, superarono il 60%.

Un indice molto importante che, a detta degli analisti, sembra non essere cambiato dal 2016. Al contrario, esso troverebbe un ulteriore rafforzamento, con l’interesse da parte della Scozia di continuare a preservare la propria posizione all’interno dell’alveo comunitario, dove la specificità culturale scozzese godrebbe di maggiori garanzie e tutele.

In questa intricata scacchiera un peso specifico sarà determinato dalle prossime elezioni di maggio in Scozia. L’attuale Premier Nicola Sturgeon, guida dello Scottish National Party, che sembra godere di un netto vantaggio e di una larga maggioranza, propenderà per indire un nuovo referendum per l’indipendenza e la conseguente adesione all’Ue.

A rafforzare la posizione della Premier Scozzese vi è stata inoltre la grande autorevolezza guadagnata durante la pandemia che, come testimoniano i sondaggi, ha visto ben il 61% degli Scozzesi approvare la sua gestione politica del Covid nel Paese[5].

Invece, la posizione che il Premier inglese Boris Johnson ha a più riprese espresso sembra di tutt’altro tenore, rafforzando la volontà di non concedere nessun nuovo referendum. “Un altro referendum sull’indipendenza scozzese non dovrebbe svolgersi fino al 2055”, sono state le parole espresse in merito.[6]

Da quanto appare quindi la resa dei conti sembra inesorabile, rafforzata in questo caso da una duplice condizione per la Scozia: ottenere la propria indipendenza da Londra e allo stesso tempo promuovere il suo ritorno in Europa, questa volta in una veste totalmente diversa e soprattutto in completa autonomia[7].

Non sarebbe quindi più un miraggio immaginarsi una nuova Unione Europea a 28 Paesi, dopo un lasso di tempo relativamente breve. Fantapolitica o meno, un elemento risulta estremamente importante: se questo scenario dovesse avverarsi avrebbe delle implicazioni prorompenti, soprattutto dal punto di vista politico. Infatti, garantirebbe all’Ue un rafforzamento non solo strutturale e strategico, ma soprattutto valoriale, favorendo il pluralismo e la democrazia che ormai da molti anni, almeno dal punto di vista teorico, sono diventati manifesto dell’Unione Europea.

[1] https://www.internazionale.it/notizie/jacopo-ottaviani/2016/06/24/regno-unito-brexit-grafici

[2] https://it.euronews.com/2021/01/01/brexit-a-regime-il-premier-johnson-abbiamo-la-liberta-nelle-nostre-mani

[3] https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Brexit-primo-giorno-della-Gran-Bretagna-fuori-da-Unione-Europea-dubbi-su-futuro-premier-Scozia-noi-torneremo-presto-031ca311-9f3c-4cba-b96c-e435ab05cea4.html

[4] https://www.reuters.com/article/uk-britain-eu-scotland-idUSKBN2951W0

[5]https://www.repubblica.it/esteri/2021/01/01/news/scozia_contro_tutti_dopo_lo_strappo_brexit_ma_l_indipendenza_e_una_corsa_a_ostacoli-280763418/

[6] https://www.ilsole24ore.com/art/la-scozia-chiede-secondo-voto-sull-indipendenza-entro-l-anno-prossimo-ADzVhy4

[7] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2021/01/01/era-post-brexit-inizia-senza-caos-ma-scozia-dice-no_f946f7eb-6c89-4364-84ae-e60f1685ad8b.html

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