Il Rio Tinto è un fiume che scorre tra le montagne della Sierra Morena, nella bellissima regione spagnola dell’Andalusia. Il nome, che in italiano significa “Fiume Rosso”, non è casuale. Questo deriva infatti dall’insolita colorazione rossastra delle sue acque, dovuta alla forte presenza di ferro disciolto, accentuata da una grande quantità di altri materiali pesanti. Non si tratta di inquinamento, ma di una caratteristica della zona. Il corso d’acqua scorre di fatto su rocce ricchissime di ferro il quale, sciogliendosi, viene trascinato dalla forza dell’acqua, colorandola di rosso.
La particolare ricchezza di metalli e minerali di questo territorio era famosa sin dall’antichità e i suoi giacimenti venivano già sfruttati dai Fenici. Ma fu il XIX secolo il periodo di massimo utilizzo delle miniere di ferro: il suolo venne sfruttato talmente tanto che le particelle di ferro si insinuarono dentro le falde acquifere e dentro il corso del fiume. Gli scienziati hanno tuttavia dimostrato che, in ogni caso, il bacino aveva caratteristiche molto particolari già da prima che l’uomo si servisse di questa ricca area mineraria. Le sue acque hanno infatti una chimica molto complessa, caratterizzata da un pH molto acido, con un alto contenuto di metalli pesanti. Al suo interno sono stati trovati batteri e funghi ma, non essendoci ossigeno, non vi sono pesci. I microrganismi che vivono nelle sue acque si nutrono solo di minerali, hanno la capacità di respirare il ferro e si adattano ad habitat estremi!
Questo luogo è tanto affascinante quanto pericoloso. Infatti, a causa di questi metalli, l’acidità delle acque del fiume è di 2.2, un livello molto elevato. Per cui, i materiali tossici assorbiti dal suolo circostante non permettono alcun tipo di vita animale e vegetale. Insomma, è un paesaggio che si presenta come un mondo alieno. Questo luogo, è dotato di una forte somiglianza con il pianeta Marte e, per questo motivo, è stato scelto come oggetto di studio dagli astro-biologi della NASA, interessandosi ai suoi microrganismi, forme di vita batteriche che possono vivere in assenza di ossigeno. Lo studio, con la partecipazione del Consiglio superiore per la ricerca scientifica, ha confermato la possibilità che alcuni tipi di organismi possano sopravvivere nelle condizioni restrittive del pianeta Marte.
Davide Ridulfo