Formata dall’unione dei kanji moku (黙, “silenzio”) e satsu (殺, “uccidere”), Mokusatsu (黙殺) può significare “ignorare” o “trattare con tacito disprezzo”, ma anche indicare l’intenzione di non voler continuare una discussione. Tale termine è passato alla storia per essere stato usato il 28 luglio 1945 dal Premier giapponese Kantarō Suzuki in risposta all’ultimatum contenuto nella Dichiarazione di Postdam, ritenuta una mera riproposizione delle richieste di resa già avanzate dagli Alleati con la Dichiarazione del Cairo del 1943 e, pertanto, da ignorare col silenzio. Nelle intenzioni del Premier c’era la volontà di non piegarsi alle richieste nemiche (trasmesse via radio e con lancio di volantini dal cielo) e resistere con dignità, anche per compiacere i vertici delle Forze Armate. Mokusatsu ha di per sé una natura ambigua ed è tuttora di uso molto raro tra i giapponesi; tuttavia, ha ispirato un omonimo film prodotto in Europa e vincitore di diversi premi, che ha come tema centrale proprio la scelta del silenzio. La traduzione che arrivò al Presidente statunitense Truman fu però quella di un “tacito disprezzo”, fatto che accelerò i preparativi per l’utilizzo delle bombe atomiche, in quanto ritenuto l’ennesimo atto di arroganza da parte di un nemico ormai sconfitto.

Mokusatsu
Culturalmente Imparando
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Mario Rafaniello
Mario Rafaniello Vice Responsabile della rubrica “Culturalmente Imparando”. Partecipa anche all’entusiasmante progetto “Japan 2020” e si interessa di arte, cultura e letteratura.
Laureato in Giurisprudenza e laureando in Relazioni Internazionali. Attualmente collabora con diversi portali online.